La terapia extracorporea con onde d’urto mediante litotripsia (ESWL:
Extracorporeal Shock Wave Lithotripsy) è uno dei
trattamenti della calcolosi renale più utilizzato perché non invasivo. Si basa sulla metodica ad
onde sonore – prodotte da un macchinario chiamato litotripsore – che focalizzate e dirette sul calcolo – dall’esterno, quindi senza toccare i tessuti – sono in grado di frantumarlo. Il termine
litotripsia, infatti, deriva dal greco antico ed è composto dal sostantivo tripsia (o trissia), che significa frantumazione, e da lithos, ovvero pietra. Non a caso la calcolosi renale, una delle patologie a carico dei reni più diffusa e dolorosa, è anche detta litiasi. I calcoli suscettibili a questo tipo di trattamento sono quelli di
dimensioni ridotte, ovvero non superiore ai 2 cm, perché una volta frantumati grazie alle onde d’urto vengono espulsi per via naturale dal paziente, ovvero attraverso le urine. Calcoli più grandi si frantumerebbero in pezzi troppo grossi che a loro volta potrebbero ostruire i condotti urinari e provocare un blocco. Pertanto in questi casi si preferisce la via chirurgica.
Terapia con onde d'urto focali mediante apparecchio di litotripsia: a cosa serve?
L’apparecchio litotripsore, o litotripsia, si utilizza per il trattamento della
calcolosi renale e uretrale, quando i calcoli abbiano una dimensione inferiore ai 2 cm. La percentuale di successo maggiore (inteso come eliminazione completa dei frammenti) si ottiene con i calcoli inferiori al cm di diametro, mentre fattori come la
durezza degli stessi, la
sede in cui si formano e persino la
morfologia dell’apparato urinario del paziente, così come il suo
peso e le sue
dimensioni, possono influenzare negativamente il buon esito di una terapia ESWL. In generale il trattamento ha una percentuale di successo variabile tra il 30 e il 60% considerando tutti i fattori succitati, e talvolta è necessario ripetere la terapia in più sedute. Quindi la ESWL è senza dubbio una scelta ottimale per il minimo rischio che comporta e per la
totale assenza di invasività. Non è dolorosa, non prevede anestesie o terapia farmacologica. Ha però delle criticità che sono rappresentate dalla non sicurezza dell’esito, e dal fatto che spesso l’eliminazione dei frammenti litiasici, che avviene naturalmente con le urine, può implicare l’insorgenza di coliche dolorose.
Terapia con onde d'urto focali mediante apparecchio di litotripsia: come si svolge?
La terapia con onde d’urto-litotripsia extracorporea si svolge con
sedute di breve durata, di norma tra i
45 minuti e l’
ora, e non prevede nessuna specifica preparazione. Il paziente viene fatto sdraiare sul lettino di fianco, in modo che le onde sonore prodotte dal macchinario litotripsore possano dirigersi in modo preciso verso la
zona lombare in corrispondenza del rene in cui sono localizzati i calcoli (o il calcolo), da frantumare. Per una massima precisione l’operatore procede ad una
ecografia del rene o dell’uretra, o ad una
radiografia a raggi X attenuati (fluoroscopia), in questo modo si ottiene il puntamento del calcolo. Il paziente quindi si può sistemare sul lettino collegato con il macchinario litotripsore e le onde sonore meccaniche verranno trasmesse all’interno del rene o dell’uretra grazie ad un
cuscinetto ad acqua che verrà poggiato sul fianco (o sull’addome in caso di calcolosi uretrale) del paziente stesso. La potenza delle onde d’urto focalizzata sul calcolo è in grado di frantumarlo in un tempo relativamente breve. La
frequenza delle onde sonore viene
aumentata gradualmente, per valutare la reazione del paziente, fino a raggiungere la potenza massima che dipende dal tipo di macchinario. L’operazione in sé è indolore, ma le persone particolarmente sensibili possono avvertire una sensazione di fastidio nel punto colpito dalle onde d’urto. In questi casi basta un semplice analgesico da banco per dare sollievo. La terapia ESWL, tuttavia, ha delle controindicazioni e dei possibili effetti collaterali. Nel primo caso sono
esclusi dal trattamento le
donne in gravidanza, chi abbia
infezioni delle vie urinarie in atto, sia portatore di
difetti e
deviazioni gravi della colonna (scoliosi), sia affetto da grave
obesità o da
aneurismi a carico dei grossi vasi renali. Le complicanze dipendono dai microtraumi che l’effetto delle onde d’urto può provocare, di cui la più seria à l’ematoma renale, che di norma si riassorbe nel giro di sei mesi ma rende impossibile la reiterazione della terapia.
Cosa succede dopo
Una seduta tipo di terapia ESWL si effettua in
modalità ambulatoriale (day-hospital), ha una durata variabile – tra la mezzora e l’ora, non di più – e subito dopo il paziente viene invitato a restare a riposo in struttura ancora per qualche ora. Una volta rientrato a casa potrà osservare nelle
urine dei giorni successivi al trattamento la presenza dei frammenti del
calcolo frantumato. Questa espulsione potrebbe però anche avvenire in modo doloroso, con delle coliche. Inoltre sempre nei primi 2-3 giorni dopo la terapia, si verifica di norma un’
ematuria, ovvero
presenza di sangue nelle urine. Ciò è normale ed è dovuto ai microtraumi che le onde d’urto producono sui bacinetti renali. Il fenomeno è del tutto passeggero, solo se l’ematuria perdura oltre i 3 giorni dalla terapia è bene informare lo/a specialista. Il paziente può riprendere fin da subito la sua vita normale, e solo se ha dolore assumere
antidolorifici. È anche consigliato
bere molta acqua per facilitare l’espulsione dei frammenti e per eliminare le tracce di sangue dalle urine.