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Coprocoltura: a cosa serve
L’esame colturale delle feci (anche noto come coprocoltura) viene eseguito su un campione di feci allo scopo di diagnosticare la presenza di batteri responsabili di infezioni gastrointestinali. 
Viene prescritto in caso siano comparsi sintomi che suggeriscono la presenza di una gastroenterite infettiva, quali:

La procedura ha lo scopo di identificare il microorganismo responsabile e la cura. Se l’esito dell’esame è negativo l’infezione non è presente. Se la coprocoltura è positiva è presente un’infezione.
L’esame non presenta rischi e non è doloroso.
Il costo dell’esame dipenda dalla struttura e dal regime in cui viene eseguito (con SSN o privatamente). 

Come si raccolgono le feci per coprocoltura
Ti servirà un contenitore sterile per la raccolta delle feci, che in genere viene fornito dallo stesso laboratorio presso il quale hai fissato l’appuntamento per l’esame. Se non riesci a reperirlo presso questo canale, puoi acquistarlo in farmacia.

Cosa non fare prima. Non è richiesta una specifica preparazione, ma ricordati di non assumere assunti lassativi prima della raccolta, neppure sottoforma di clistere. Non sarà opportuno che ti sottoponga all’esame se di recente hai eseguito una radiografia con mezzo di contrasto a base di bario (pasto baritato).

Come si fa. Per eseguire correttamente la raccolta, dovrai defecare in un contenitore pulito, dal quale preleverai con l’apposita spatolina annessa al tappo del contenitore un campione di feci, riponendolo all’interno dello stesso. Il contenitore non deve essere riempito (è sufficiente una piccola quantità), né contaminato con acqua o urina. Porta poi il contenitore presso il laboratorio per la consegna entro 2 ore dalla raccolta. 

Nei bambini, l’esame colturale delle feci viene effettuato tramite tampone rettale.

Cosa si vede con la coprocoltura
Il campione viene sottoposto ad una prima osservazione di tipo macroscopico, mirata ad evidenziarne alcune caratteristiche:

  • Colore;
  • Odore;
  • Consistenza.

Successivamente, vengono effettuate valutazioni di tipo chimico e microbiologico e prodotto un antibiogramma, ovvero una lista degli antibiotici ai quali il batterio eventualmente presente risulta sensibile.

Quali batteri si individuano con la coprocoltura
I batteri ricercati appartengono alle famiglie Shigella (contaminano alimenti e acqua e possono essere trasmessi da un soggetto ad un altro se non vengono rispettate le norme igieniche), Escherichia coli (possono produrre tossine in grado di provocare la sindrome uremico-emolitica, una condizione di estrema gravità), Salmonella (possono essere presenti in uova crude contaminate, pollame crudo e verdure crude) e Campylobacter (presenti nel pollame crudo o poco cotto, sono correlati alla comparsa di complicanze quali l’artrite settica e la sindrome di Guillain-Barrè).

Alla coprocoltura, che studia gli eventuali batteri presenti (e diversi da quelli che compongono il microbiota dell’ambiente intestinale), possono essere associati esami che hanno lo scopo di rilevare la positività ad altri microorganismi quali virus, funghi e parassiti.

La coprocoltura non permette di capire se sono presenti tossine, sostanze con effetto tossico che si esplica a diversi livelli sull’organismo e che vengono prodotte da alcuni batteri (fra cui alcune specie di Escherichia coli e di Clostridium difficile). 

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