Protesi della spalla: come scegliere la struttura sanitaria?
Per l’intervento chirurgico di protesi di spalla il Ministero della Salute indica il numero di interventi effettuati dalla struttura presa in considerazione,
indice di esperienza della struttura. In particolare, è preferibile optare per strutture che effettuino almeno
15 interventi l'anno.
Approfondisci l'indicatore relativo al numero di interventi chirurgici di protesi alla spalla
La spalla
L’articolazione della spalla è costituita da due ossa: l’omero, simile a una sfera nella sua parte finale, e la scapola, che parte dalla schiena e finisce articolandosi con l’omero tramite la sua porzione più esterna che, seppur di forma conica, non include interamente la testa sferica dell’omero, permettendo a quest’ultimo un’ampia libertà di movimento. Per questo motivo le braccia riescono a effettuare movimenti più o meno in ogni direzione, contrariamente a quanto avviene per tutte le altre articolazioni che hanno limitazioni molto più grandi (ad esempio anca-femore, gomito-avambraccio, caviglia-piede). A stabilizzare la testa i movimenti delle braccia ci pensano i muscoli della spalla (cosiddetta “cuffia dei rotatori”) e la cartilagine dell’articolazione stessa, che è il normale rivestimento delle articolazioni. La cartilagine mantiene l’elasticità e la fluidità di tutte le articolazioni, fungendo da ammortizzatore tra le due ossa.
Quando è indicato l’intervento di protesi della spalla?
L’intervento di
protesi della spalla è indicato soprattutto nelle persone che soffrono di determinate patologie.
La più frequente di queste è l’
artrosi, che comporta la perdita delle cartilagini di rivestimento e la conseguente riduzione dello spazio articolare presente tra le due ossa che lo compongono, ovvero l’omero e la scapola. Vi è inoltre la deformazione delle superfici articolari e la formazione di escrescenze ossee dette osteofiti: a volte avviene spontaneamente con l'invecchiamento, altre volte è favorita e condizionata da danni precedenti all’articolazione. Altre condizioni minori le malattie
reumatiche come l’
artrite reumatoide e l’artrite psoriasica, e la
necrosi della testa omerale, in cui una porzione della testa non riceve più apporto di sangue, con conseguente distruzione del tessuto osseo.
Vi è la indicazione all’impianto di una protesi quando una delle malattie elencate porta ad un
dolore intenso e non controllato con i farmaci, con
perdita importante dei movimenti della spalla, per cui il paziente non è più in grado di svolgere le sue attività quotidiane. Inizialmente il dolore è associato solo alle attività giornaliere più pesanti ma che regredisce con il riposo. Successivamente, a causa dell’infiammazione che si viene a creare, il dolore può accentuarsi e comparire anche a riposo o di notte. Oltre al dolore, può comparire poi rigidità, quindi totale impossibilità a muovere l’articolazione, non permettendo a volte la buona riuscita di esercizi semplici come lavarsi o vestirsi.
L’intervento di protesi della spalla viene generalmente effettuato in anestesia generale. Le ossa, o le loro porzioni, interessate nell’articolazione vengono rimosse e sostituite con impianti protesici.
Diagnosi
Di solito si giunge alla diagnosi agevolmente con una semplice visita e una radiografia della spalla. A volte può essere necessaria una TAC o soprattutto una risonanza magnetica che permettono, oltre alla diagnosi, di valutarne la gravità e la necessità di intervento chirurgico.
I tipi di protesi ed intervento
Si parla di protesi anatomica quando le protesi che vengono inserite riproducono fedelmente l’anatomia normale della spalla ed è composta da due parti: la componente glenoidea e la componente omerale di forma emisferica. Nei pazienti che presentano, oltre alle problematiche all’articolazione, anche lesioni ai muscoli della spalla, il medico può optare per un intervento alternativo, ovvero l’inserimento di una protesi inversa, che permette il normale movimento del braccio anche in presenza di danneggiamenti ai muscoli. Questa protesi ha la caratteristica rendere il muscolo deltoide più attivo per compensare gli altri tendini danneggiati.
Una spalla protesizzata può durare dai 12 ai 20 anni. Quella inversa in genere ha una minor sopravvivenza e generalmente viene proposta
dopo i 70 anni.
Generalmente viene effettuata una piccola incisione nella regione anteriore della spalla, vengono rimosse le porzioni rovinate dell’omero e della cavità glenoidea e sostituite successivamente con le componenti della protesi
Decorso post-operatorio
I rischi generali dell’intervento di protesi di spalla sono quelli comuni a tutte le protesi, in particolare le infezioni intorno alla protesi, o a spostamenti della protesi dalla propria posizione, o ancora fallimenti a distanza di tempo legati a problematiche muscolari che non permettono più la stabilizzazione della protesi.
Altre complicanze comprendono la formazione di ematomi (cioè di raccolte di sangue nella sede operata) e la paralisi temporanea di un nervo (dovuta principalmente a stiramenti.
Il decorso post-operatorio è caratterizzato dal mantenimento di un tutore di spalla per circa 1 mese, ma con libertà di movimento. Alla rimozione del tutore è necessario seguire un protocollo riabilitativo dedicato per il recupero della funzione completa.