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Protesi della spalla: come scegliere la struttura sanitaria?
Per l’intervento chirurgico di protesi di spalla il Ministero della Salute indica il numero di interventi effettuati dalla struttura presa in considerazione, indice di esperienza della struttura. In particolare, è preferibile optare per strutture che effettuino almeno 15 interventi l'anno
 

L’intervento chirurgico di protesi alla spalla
Quando l’articolazione della spalla è molto danneggiata, generalmente a causa dell’artrosi, può essere necessario un intervento di sostituzione della spalla con una protesi, generalmente in anestesia generale. Le ossa, o le loro porzioni, interessate nell’articolazione vengono rimosse e sostituite con impianti protesici.
Si parla di protesi anatomica quando le protesi che vengono inserite riproducono fedelmente l’anatomia normale della spalla, e la si utilizza in quei pazienti che non presentano, oltre alle problematiche all’articolazione, anche lesioni ai muscoli della spalla. In fatti, in quest’ultimo caso, il medico può scegliere per un intervento alternativo, ovvero l’inserimento di una protesi inversa, che permette il normale movimento del braccio anche in presenza di danneggiamenti ai muscoli.
Una spalla protesizzata può durare dai 12 ai 20 anni. Quella inversa in genere ha una minor sopravvivenza e generalmente viene proposta dopo i 70 anni.
 
La spalla
L’articolazione della spalla è costituita da due ossa: l’omero, simile a una sfera nella sua parte finale, e la scapola, che parte dalla schiena e finisce articolandosi con l’omero tramite la sua porzione più esterna che, seppur di forma conica, non include interamente la testa sferica dell’omero, permettendo a quest’ultimo un’ampia libertà di movimento. Per questo motivo le braccia riescono a effettuare movimenti più o meno in ogni direzione, contrariamente a quanto avviene per tutte le altre articolazioni che hanno limitazioni molto più grandi (ad esempio anca-femore, gomito-avambraccio, caviglia-piede). A stabilizzare la testa i movimenti delle braccia ci pensano i muscoli della spalla (cosiddetta “cuffia dei rotatori”) e la cartilagine dell’articolazione stessa, che è il normale rivestimento delle articolazioni. La cartilagine mantiene l’elasticità e la fluidità di tutte le articolazioni, fungendo da ammortizzatore tra le due ossa.
 
Descrizione della malattia
La causa in assoluto più frequente di sostituzione dell’articolazione della spalla con la protesi è l’artrosi, ovvero la graduale perdita della cartilagine. Questo comporta che l’articolazione perde progressivamente il suo ammortizzatore più importante, determinando il contatto diretto tra le due ossa.
Più raramente l’intervento chirurgico viene effettuato per malattie reumatiche come l’artrite reumatoide, l’artrite psoriasica e altre, per la necrosi della testa omerale, esiti di fratture che non si sono ben consolidate.
 
Sintomi
L’attrito che si viene a creare tra le ossa determina in prima battuta dolore, il sintomo principale dell’artrosi di spalla. Inizialmente il dolore è associato solo alle attività giornaliere più pesanti ma che regredisce con il riposo. Successivamente, a causa dell’infiammazione che si viene a creare, il dolore può accentuarsi e comparire anche a riposo o di notte. Oltre al dolore, può comparire poi rigidità, quindi totale impossibilità a muovere l’articolazione, non permettendo a volte la buona riuscita di esercizi semplici come lavarsi o vestirsi.
 
Diagnosi
Di solito si giunge alla diagnosi agevolmente con una semplice visita e una radiografia della spalla. A volte può essere necessario un’ecografia o soprattutto una risonanza magnetica che permettono, oltre alla diagnosi, di valutarne la gravità e la necessità di intervento chirurgico.
 
Decorso post-operatorio
I rischi generali dell’intervento di protesi di spalla sono quelli comuni a tutte le protesi, in particolare le infezioni, intorno alla protesi, o a spostamenti della protesi dalla propria posizione, o ancora fallimenti a distanza di tempo legati a problematiche muscolari che non permettono più la stabilizzazione della protesi.
Il decorso post-operatorio è caratterizzato dal mantenimento di un tutore di spalla per circa 1 mese, ma con libertà di movimento. Alla rimozione del tutore è necessario seguire un protocollo riabilitativo dedicato per il recupero della funzione completa.
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