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Protesi d'anca: come scegliere la struttura?
Per l’intervento chirurgico di "protesi di anca" il Ministero della Salute indica il numero di interventi effettuati dalla struttura presa in considerazione, indice di esperienza della struttura. In particolare, è preferibile optare per strutture che effettuino almeno 100 interventi l'anno
 
Quando si fa la protesi d'anca?
L’anca è l’articolazione più grande del corpo umano: collega infatti il tronco agli arti inferiori. Questa articolazione può essere oggetto di diverse patologie, che potrebbero richiedere l'intervento chirurgico di protesi d'anca. Tra queste patologie vengono incluse:
Il comune denominatore di queste patologie può essere l’infiammazione (che nel tempo può cronicizzarsi) della membrana sinoviale, la quale ricopre l’articolazione e ha il compito di lubrificarla, impedendo così all’attrito di usurare l’articolazione stessa, oppure il danneggiamento o logoramento a carico della cartilagine articolare.

Quindi, lo scopo dell’intervento chirurgico è quello di inserire una protesi che andrà a sostituire l’osso o la cartilagine che sono stati danneggiati.
 
I tipi di protesi
Esistono vari modelli di protesi che possono durare dai 15 ai 20 anni. La scelta della protesi viene effettuata dal chirurgo in base al quadro clinico del paziente - anche se ci sono molti altri fattori da tenere in considerazione come età, peso corporeo, presenza di allergie verso alcuni dei metalli della protesi e, logicamente, la tipologia di patologia che interessa l’anca (alcune protesi sono maggiormente indicate per curare alcune patologie rispetto ad altre).

In base al materiale impiegato si possono distinguere due tipologie di protesi:
  1. non cementate: costruite in lega di titanio a diretto contatto con l’osso;
  2. cementate: presentano uno strato di cemento acrilico, una specie di colla, che fa da “cuscinetto” di modo che venga impedito il contatto tra la protesi e l’osso.
La durata e l’usura della protesi dipendono dal tipo di materiale scelto.
 
L'intervento di protesi d'anca
L’intervento si esegue quasi sempre in anestesia totale (raramente viene effettuata un’epidurale) e ha una durata di circa un’ora e mezzo.
Esistono tre tipologie di intervento:
  1. la sostituzione totale (artroprotesi) che prevede l'intervento su entrambe le componenti articolari: il femore e l’acetabolo (ovvero la cavità dell’articolazione destinata ad accogliere la testa del femore);
  2. la sostituzione parziale (endoprotesi) che preserva l’acetabolo;
  3. la protesi parziale che prevede la conservazione del collo del femore (solo per pazienti giovani e in assenza di osteoporosi).
Una quarta e nuova tecnica d’intervento è stata adottata recentemente ed è conosciuta come tecnica mini-invasiva. Questa tecnica prevede una piccola incisione cutanea, della dimensione di 7 cm rispetto ai 15 cm delle tecniche chirurgiche tradizionali. I vantaggi che questo intervento apporta sono molti: innanzitutto, il paziente prova meno dolore nei giorni a seguito dell’operazione, in secondo luogo la cicatrice è piccola e meno visibile e, infine, i tempi della convalescenza sono dimezzati.

Per conoscere in modo più approfondito come viene effettuato l'intervento e la scelta del tipo di protesi da impiantare consulta l'Approfondimento scientifico di doveecomemicuro.it sulla "Protesi d'anca".
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