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Tumore maligno all'utero: come scegliere la struttura sanitaria?
Per l’intervento chirurgico per tumore maligno dell’utero il Ministero della Salute fornisce il numero di interventi effettuati in un anno dalla struttura presa in considerazione, indice di esperienza dell’ospedale.
 
Approfondisci l'indicatore relativo al numero di interventi chirurgici per tumore maligno dell'utero
 
Che cos'è il tumore all'utero?
Il tumore maligno all’utero rappresenta tra le neoplasie maligna più diffuse tra le donne – il primo è il cancro della mammella, seguito da tumore al colon retto e al polmone – e di solito si forma a carico del collo dell’utero, ovvero della cervice uterina, oppure a partire dalle cellule endometriali. La cervice uterina è la parte terminale dell’utero, che è un organo cavo (il suo compito è, infatti, quello di ospitare il feto nei nove mesi della gestazione umana), per la precisione il punto di raccordo tra questo e la vagina. L’endometrio, invece, è la mucosa che riveste internamente l’utero e che si sfalda nella fase finale del ciclo mensile provocando il flusso mestruale.
Di tumore maligno al collo dell’utero vengono effettuate in Italia, in media, 2.500 nuove diagnosi ogni anno (1,3% di tutti i tumori incidenti nelle donne, più frequente nella fascia giovanile), mentre più diffusi sono i tumori endometriali (o del corpo uterino), di cui in Italia si registrano oltre 10.200 nuovi casi ogni anno (5,5% di tutti i tumori femminili; terza neoplasia più frequente nelle donne nella fascia di età 50-69 anni). In futuro, ci si aspetta un aumento di quasi il 40% nei tassi di insorgenza tra il 2020 e il 2040.
Il tumore dell’endometrio colpisce soprattutto le donne in post menopausa, tra i 60 e i 70 anni di età, mentre il cancro della cervice uterina può presentarsi in età più precoce. In entrambi i casi, la diffusione dei test di screening per la diagnosi precoce avviata da tempo dal SSN e recepita in molte regioni italiane ha permesso di aumentare in modo significativo le aspettative di vita e ridurre i tassi di mortalità associate a queste forme neoplastiche.
 
Quali sono i sintomi del tumore all'utero?
Entrambi i tipi di tumore dell’utero (per lo più carcinomi), si manifestano in modo ritardato rispetto al loro esordio, con sintomi in parte sovrapponibili. Vediamoli entrambi.
 
Sintomi di tumore maligno del collo uterino (cervice uterina):
  • sanguinamento anomalo (intraciclico per le donne in età fertile, o dopo la cessazione dell’attività ovarica e del ciclo mestruale nelle donne in menopausa);
  • sanguinamento dopo i rapporti sessuali;
  • altro tipo di perdite vaginali “strane”;
  • dolore durante i rapporti sessuali.
Sintomi di tumore maligno all’endometrio:
  • sanguinamento anomalo (specie quando si verifica dopo la menopausa);
  • sanguinamento durante o dopo i rapporti sessuali;
  • dolore al basso ventre (sintomo avanzato);
  • aumento significativo di perdite vaginali;
  • senso di spossatezza;
  • dimagrimento inspiegabile.
 
Quali sono le cause e i fattori di rischio del tumore all'utero?
Per quanto riguarda il tumore della cervice uterina, quasi la totalità dei casi (99%) ha origine da una infezione virale, causata dal Papilloma virus umano (HPV), che si trasmette per via sessuale. Per questo tipo di infezione è attualmente disponibile un vaccino molto efficace (l’ideale sarebbe vaccinarsi entro l’età puberale, ma ci si può immunizzare sempre). Altri fattori di rischio sono l’aver contratto altro tipo di infezione venerea (es. la Chlamydia), la familiarità, il fumo, l’obesità.
Per quanto riguarda, invece, le cause e i fattori di rischio del tumore maligno all’endometrio, i principali sono:
  • squilibri ormonali successivi o collegati con la menopausa (in particolare alti livelli di estrogeni e bassi livelli di progesterone);
  • essere over 50 (la fascia di età più a rischio, come anticipato, è quella tra 50 e 70 anni);
  • essere diabetiche;
  • essere obese;
  • familiarità con questa forma tumorale o in generale con tumori all’apparato riproduttivo;
  • assunzione per almeno 5 anni di farmaci oncologici con azione anti estrogenica tra cui il Tamoxifene per la cura e la prevenzione del cancro al seno;
  • Lynch syndrome, una sindrome ereditaria, che aumenta il rischio di vari tipi di cancro, inclusi quelli all'endometrio
Come si diagnostica il tumore all'utero?
Entrambi i tumori dell’utero si possono diagnosticare con buona precocità. Per quanto riguarda il cancro della cervice uterina, il principale strumento diagnostico disponibile è il PAP test, oggi associato all’HPV test (per rilevare un’eventuale infezione da Papilloma virus), che permette di capire se esiste un rischio di tumore o se sia già in atto una mutazione cellulare anomala, e di che tipo. Se gli esiti del PAP test risultassero dubbi, è possibile ottenere maggiori informazioni sullo stato della cervice uterina attraverso la colposcopia, esame indolore che si esegue ambulatorialmente, che permette però al/la ginecologo/a di visionare accuratamente, direttamente e con ingrandimento al microscopio la zona interessata. L’HPV è un esame molecolare per identificare ceppi di Papillomavirus ad alto rischio oncogeno associati al carcinoma della cervice uterina. Si prelevano cellule dal collo dell'utero per analizzare la presenza del virus. Non garantisce la presenza di un tumore, ma aiuta a identificare le donne a rischio ed è raccomandato per donne dai 30 ai 65 anni ogni 5 anni. Di fatto è più sensibile e specifico del Pap test ma non è consigliato prima dei 30-35 anni a causa dell'alta frequenza di infezioni che regrediscono spontaneamente. Altri esami utili in caso di sospetto tumore al collo dell’utero sono: la TC, la PET (Tomografia a emissione di positroni) o la RM (risonanza magnetica).
Per quanto attiene al tumore maligno all’endometrio, gli strumenti diagnostici sono la biopsia endometriale che consente di prelevare (per via vaginale) pochi frammenti di tessuto dell’endometrio da far analizzare in laboratorio, e la dilatazione uterina con curettage, un esame più invasivo, che si effettua previa sedazione e che consiste nell’introdurre in utero uno strumento che “raschi” la parete interna dell’organo. Altro esame utile è l’isteroscopia, che si effettua per via endoscopica e che consente di visualizzare l’interno della cavità uterina grazie ad una videocamera presente nell’isteroscopio (sonda a fibre ottiche introdotta per via vaginale) e di effettuare una biopsia.
 
Come si cura il tumore all'utero?
Le cure per il tumore maligno dell’utero, sia quello alla cervice uterina che all’endometrio, si distinguono a seconda dello stadio di gravità e di diffusione della neoplasia.
Partendo dal tumore al collo dell’utero, le terapie prevedono:
  • intervento chirurgico con asportazione della zona neoplastica se localizzata. Questo tipo di operazione viene definita “conizzazione”. Quanto la lesione sia particolarmente circoscritta, è possibile avvalersi di tecniche mininvasive tra cui il laser e la criochirurgia (ablazione della parte malata con il “freddo”, che in pratica brucia le cellule neoplastiche);
  • isterectomia. In alcuni casi, quando il tumore abbia invaso tutto l’utero o buona parte di esso, ma è ancora localizzato all’interno di questo solo organo della riproduzione, la soluzione è rappresentata dall’asportazione totale;
  • radio-chemioterapia. Sono consigliate quando la malattia sia in stadio avanzato localmente, anche come supporto ad un intervento chirurgico per “ripulire” la zona dalle cellule neoplastiche che siano potute sfuggire alla rimozione. Per quanto riguarda la chemioterapia, i farmaci vengono somministrati singolarmente o in combinazione per via endovenosa, mentre la radioterapia può essere tradizionale oppure somministrata per via interna, con l’inserimento direttamente in utero di piccole pastiglie che emettono radiazioni a basso dosaggio (brachiterapia).
Le cure per il tumore maligno dell’endometrio, invece, includono (a seconda della diffusione della malattia):
  • isterectomia, con asportazione dell’utero e della cervice uterina o, nei casi avanzati, anche di ovaie, linfonodi e tube. Questo tipo di intervento si rivela risolutivo in buona parte dei casi;
  • radioterapia esterna e/o interna (brachiterapia);
  • chemioterapia e/o immunoterapia oncologica con anticorpo monoclonale;
  • somministrazione di ormoni o di farmaci che ne blocchino la produzione in caso di tumori ormono-sensibili.
Fino a poco tempo fa, le pazienti ad alto rischio di recidiva di cancro dell’endometrio avevano a disposizione limitate opzioni terapeutiche. Tuttavia, recentemente, l'opportunità di intervenire sulle specifiche caratteristiche molecolari dei tumori e l'introduzione di farmaci immunoterapici hanno aperto nuove prospettive terapeutiche.

Le pazienti ad alto rischio di carcinoma dell'endometrio hanno fino al 40% di probabilità di sviluppare una recidiva. Il trattamento standard iniziale per la malattia avanzata/metastatica è la combinazione di carboplatino e paclitaxel. L'uso di immunoterapia come pembrolizumab o dostarlimab insieme alla chemioterapia a base di platino ha dimostrato di aumentare significativamente la sopravvivenza senza progressione (PFS) in tutte le pazienti, con maggiori benefici nelle pazienti con instabilità microsatellitare (MMRd). In caso di progressione alla prima linea, le opzioni di seconda linea includono doxorubicina e paclitaxel settimanale. L'ormonoterapia è preferita per i tumori di grado 1 a crescita lenta. Per il carcinoma dell'endometrio con instabilità microsatellitare, sono stati approvati due farmaci immunoterapici, dostarlimab e pembrolizumab. La combinazione di lenvatinib e pembrolizumab ha dimostrato benefici nella seconda linea dopo platino, ottenendo l'approvazione EMA e la disponibilità in Italia tramite la legge 648.
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