Rivascolarizzazione dei vasi degli arti inferiori: come scegliere la struttura sanitaria?
Per l’intervento chirurgico di rivascolarizzazione degli arti inferiori il Ministero della Salute fornisce il numero di interventi effettuati in un anno dalla struttura presa in considerazione, indice di esperienza dell’ospedale.
L’intervento di rivascolarizzazione dei vasi degli arti inferiori
Esattamente come avviene per le ischemie al cuore, i pazienti con arteriopatia obliterante cronica periferica che non ottengono benefici migliorando lo stile di vita (la dieta ad esempio), con
trattamenti riabilitativi (programmi di cyclette e camminate) o che presentano una sintomatologia molto grave che non si arresta nemmeno con i farmaci, possono essere presi in considerazione per gli interventi di rivascolarizzazione dell’arto inferiore:
angioplastica o
by-pass chirurgico, opzioni entrambi efficaci ma che hanno indicazioni diverse. Il medico sceglie l’opzione più conveniente sulla base delle caratteristiche della malattia e delle condizioni del paziente.
L’
angioplastica è solitamente la più indicata e la più frequente. Si tratta di inserire un tubicino nell’arteria interessata per rimuovere il trombo che ostruisce.
Il
by-pass chirurgico è indicato per le forme più gravi o quando l’angioplastica non è indicata o non è stata efficace. Si tratta di creare un ponte tra la porzione dell’arteria a monte e quella a valle dell’ostruzione, affinché il sangue possa trovare una strada alternativa per fluire.
Rivascolarizzazione dei vasi degli arti inferiori: descrizione generale della malattia
Tra le malattie che più frequentemente possono interessare i vasi sanguigni degli arti inferiori c’è l’
arteriopatia obliterante cronica periferica o
arteriopatia periferica degli arti inferiori, causata più frequentemente dalla presenza di placche aterosclerotiche (accumuli di
colesterolo) che ostruiscono il passaggio del sangue nelle arterie colpite, molto similmente a quanto succede per le arterie coronarie al cuore in caso di infarto.
Tali placche causano restringimenti o ostruzioni di una o più arterie, con conseguente riduzione dell’afflusso di sangue a livello degli arti inferiori.
L’arteriopatia obliterante cronica periferica può essere asintomatica nei casi di lieve ostruzione oppure, in caso di ostruzione moderata, causare dolori alle gambe o alla coscia durante una semplice camminata o comunque dopo minimi sforzi. Il dolore tende a scomparire invece durante il riposo. Si tratta di una sintomatologia conosciuta come “
claudicatio intermittens”, ovvero zoppicare in modo intermittente (dal latino). Caratteristica infatti è l’alternarsi di camminare, per qualche centinaio di metri, e pause di qualche secondo per alleviare il dolore. Altri possibili sintomi a carico delle gambe sono formicolii, intorpidimento e rigidità muscolare.
Nei casi più gravi di arteriopatia, dove l’ostruzione dell’arteria è totale o quasi, il sangue non passa più, il dolore rimane anche a riposo e si possono formare ulcere e gangrene alle gambe causate dal mancato nutrimento proveniente dal sangue.
Quasi 1 persona su 10 soffre di arteriopatia periferica, soprattutto nella fascia anziana, ma nella maggior parte dei casi senza avvertire sintomi.
Tali restringimenti o ostruzioni possono essere trattati chirurgicamente mediante interventi di rivascolarizzazione volti a ripristinare il normale afflusso di sangue agli arti inferiori.
Cause dell'arteriopatia obliterante cronica periferica
L’arteriopatia obliterante cronica periferica ha le stesse cause dell’infarto al cuore, in quanto si tratta nella stragrande maggioranza di casi di placche di colesterolo che ostruiscono il passaggio di sangue nelle arterie fino all’infarto. In questo caso però, ad essere interessate non sono le coronarie ma le arterie degli arti inferiori. Le condizioni che predispongono a tale malattia sono quindi l’età anziana, il
diabete, il
fumo di tabacco, l’
ipertensione arteriosa, l’
obesità e una dieta ricca di grassi, malattie che predispongono alla formazione di trombi (omocisteinemia ad esempio, o chi presenta elevati livelli di proteina C-reattiva o colesterolo-LDL), mestieri o attività sportive fisicamente pesanti che gravano sulla colonna vertebrale (sollevamento pesi ad esempio), presenza di familiari che soffrono di
claudicatio intermittens.
Diagnosi dell'arteriopatia obliterante cronica periferica
Il medico di solito pone il sospetto già durante la semplice visita, osservando il colorito della pelle ed eventuali ulcere, valutando la differenza di pressione sanguigna tra arti superiori e arti inferiori (indice pressorio caviglia-braccio), sottoponendo il paziente a una camminata forzata a pendenza via via maggiore (stress test), e soprattutto effettuando l’
ecocolordoppler dei vasi. Tramite l’ecografia infatti è possibile, senza causare dolori al paziente, valutare la presenza di placche nelle arterie e misurarne l’ostruzione. In caso di dubbio, si può ricorrere a TC o Risonanza Magnetica.
È bene ricordare che, considerando che le cause sono il più delle volte simili a quelle dell’
infarto al cuore, dopo aver diagnosticato arteriopatia obliterante cronica periferica sarebbe utile verificare la presenza di trombi anche a livello coronarico, al fine di prevenire infarti mortali. Infatti è frequente che una persona possa avere piccoli trombi di colesterolo sia agli arti inferiori che a livello del cuore.