Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO): come scegliere la struttura sanitaria?
Per la “Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO)” il Ministero della Salute indica la percentuale di mortalità entro un mese dal ricovero, indice dell’efficacia delle cure prestate. In particolare, è preferibile optare per strutture che abbiano una mortalità a 30 giorni dal ricovero inferiore al 7% dei casi.
Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO): che cos'è?
Le vie respiratorie hanno una forma simile ad un albero con tante ramificazioni (bronchi) che si fanno via via sempre più piccole e che terminano negli alveoli polmonari, dove il sangue riceve l’ossigeno di cui necessita.
La
Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) è una malattia delle vie respiratorie (nello specifico dei bronchi e polmoni) che provoca una parziale ostruzione delle vie aeree, quindi causa una riduzione persistente del flusso di aria ai polmoni, soprattutto in uscita. Le pareti dei bronchi sono infiammate, rigonfie e ispessite, determinando un’ostruzione al passaggio di aria. Si parla di malattia cronica in quanto, come per tutte le malattie croniche, pur esistendo diversi farmaci per trattare i
sintomi, non si guarisce e l’infiammazione cronica che viene a generarsi non può essere curata in modo definitivo. La BPCO tende ad essere progressiva e a peggiorare nel tempo (soprattutto se non viene eliminata la causa) e, ad aggravare il tutto, l’infiammazione cronica aumenta la predisposizione alle infezioni respiratorie di origine virale, batterica o fungina.
La BPCO rappresenta la quarta causa di morte nel mondo ed è una patologia ampiamente prevenibile e trattabile farmacologicamente.
Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO): la classificazione
Per BPCO si intendono diverse condizioni mediche che hanno generalmente le caratteristiche sopra descritte. Le più importanti:
La bronchite cronica è l'infiammazione persistente dei bronchi e responsabile di una marcata produzione di muco poi espulso con la tosse.
L’enfisema polmonare è una malattia cronica degli alveoli che non funzionano più a dovere, determinando pertanto severe difficoltà nell'ossigenare il sangue.
Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO): le cause e i fattori di rischio
La BPCO nasce a causa del continuo ingresso, insieme all’aria, di particelle dannose per i polmoni nel corso di molti anni. La causa principale e più frequente di questo flusso di sostanze nocive è il fumo di tabacco, in particolare quello di sigaretta (meno quello di sigaro e pipa). Anche il fumo passivo può contribuire parzialmente allo sviluppo della malattia. Più raramente la BPCO può essere causata da alterazioni genetiche che si hanno sin dalla nascita, come il deficit di
alfa1-antitripsina, una condizione ereditaria caratterizzata dalla carenza di una proteina che normalmente protegge i polmoni. Tra i
fattori di rischio ambientali devono essere menzionati anche l'esposizione a polveri, sostanze chimiche (silice e cadmio ad esempio), vapori o fumi irritanti all'interno dell'ambiente di lavoro. Meno influenti, ma sempre nocivi per le vie aeree, sono invece l'inquinamento dell’aria da smog e polveri sottili e quello presente all'interno degli ambienti chiusi (provocato dalle emissioni di stufe, apparecchi elettrici, impianti di aria condizionata ecc.).
Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO): i sintomi
I due
sintomi principali della BPCO sono la
tosse e la
difficoltà a respirare, associato in alcuni casi anche a sibili (caratteristica delle ostruzioni dei bronchi). La tosse è persistente, più intensa e catarrale al mattino in quanto durante la notte il
muco ristagna più facilmente e viene poi espulso al risveglio con la tosse. Potrebbe esserci dolore durante la deglutizione, fiato corto, febbre,
dolori articolari, raucedine, debolezza generale e
disturbi del sonno.
Inoltre, essendo le persone affette da BPCO più suscettibili a infezioni dell'apparato respiratorio, occasionalmente questa sintomatologia può aggravarsi. Con il progredire della malattia questi episodi tendono comunque a divenire sempre più gravi, fino a causare una limitazione delle normali attività quotidiane (come salire le scale o fare una passeggiata).
Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO): la diagnosi
Il principale
strumento diagnostico per la BPCO è la
spirometria, un esame che viene effettuato tramite una sorta di boccale collegato a un computer che analizza il respiro del paziente e permette di misurare la funzionalità di bronchi e polmoni.
La malattia è stata classificata in quattro stadi, in base ai diversi livelli di gravità:
-
soggetto che presenta tosse ma normale alla spirometria;
-
malattia lieve;
-
con leggera riduzione della capacità respiratoria;
-
malattia moderata, caratterizzata da una riduzione più consistente della capacità respiratoria o sintomi più gravi;
-
malattia severa caratterizzata da forte riduzione della capacità respiratoria oppure segni clinici molto gravi.
Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO): la terapia
Non esiste una
cura efficace per la BPCO e la normale funzionalità respiratoria non può essere ripristinata. Il trattamento farmacologico ha infatti l’obiettivo di prevenire la progressione della malattia, ridurre la gravità dei sintomi, svolgere normalmente le attività quotidiane, migliorare lo stato di salute generale, prevenire le complicanze e ridurre la mortalità.
I farmaci più indicati sono i broncodilatatori, somministrati sotto forma di piccole bombolette o via aerosol. Questi farmaci sono in grado di dilatare le vie aeree e garantire così il maggior flusso possibile di aria. Nelle forme più gravi si può optare per antinfiammatori a base di
cortisone o, qualora necessario, si può procedere alla somministrazione ossigeno puro tramite bombola e
ventilazione meccanica con mascherina. Ai pazienti si raccomanda anche di vaccinarsi regolarmente contro malattie come l’
influenza o la polmonite da pneumococchi, che potrebbero aggravare una funzionalità polmonare. È raccomandato anche praticare una serie di esercizi specifici per tenere in attività i muscoli del respiro.