Parto: come scegliere la struttura sanitaria?
Per il “parto” il Ministero della Salute indica:
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il numero di ricoveri effettuati dalla struttura presa in considerazione, indice di esperienza e sicurezza della struttura;
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la proporzione di parti con taglio cesareo primario e la proporzione di parti vaginali in donne con pregresso parto cesareo, indici di appropriatezza delle cure;
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la proporzione di episiotomie nei parti vaginali, indice di appropriatezza e di sicurezza delle cure prestate.
In particolare, è preferibile optare per strutture che effettuino almeno 1.000 interventi l'anno, che eseguano al massimo il 25% dei parti con taglio cesareo primario e , che non abbiano una percentuale di complicanze durante il parto e il puerperio superiore allo 0,2% dopo parto naturale o superiore allo 0,3% dopo parto cesareo.
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Parto: il travaglio
La nascita di un bambino è un evento molto importante nella vita di una donna e delle famiglie. Nella maggior parte dei casi il parto avviene in modo spontaneo al termine della normale gravidanza (circa 40 settimane). Nel periodo che lo precede la donna accusa le doglie, ovvero le contrazioni dell'utero (oltre a una sensazione di abbassamento dello stesso) che, man mano che passa il tempo aumentano di frequenza e di intensità. A volte si può trattare di falsi allarmi della durata di poche ore o giorni, a volte rappresentano il vero preludio al parto, accompagnato poco prima da segni premonitori ancor più precisi, ovvero la fuoriuscita di perdite vaginali muco-gelatinose o liquide, contrazioni uterine sempre più ritmiche e intense, e sensazioni dolorose al ventre e alla schiena. Questi sono i classici sintomi del travaglio che esortano le persone a raggiungere il punto nascita più vicino nel più breve tempo possibile.
In ospedale il ruolo fondamentale di questa fase lo interpreta l’
ostetrica che si prende cura della madre e monitora i parametri vitali del bambino, controlla l’andamento delle contrazioni e la misura del collo dell'utero (ovvero il canale del parto). Anche se non è sempre possibile e gratuito, si può richiedere l’
anestesia epidurale ma deve esserci il nulla osta da parte dell’anestesista.
Il parto naturale
Generalmente quando il collo dell’utero raggiunge una dilatazione di 10 cm, si invita la madre a spingere. Normalmente il bambino viene alla luce dopo tre-cinque spinte valide. Dopo la nascita il cordone ombelicale viene tagliato e, dopo circa 10-15 minuti di ulteriori contrazioni, viene espulsa la placenta (fenomeno del secondamento). Il
neonato viene intanto visitato, pesato, misurato, lavato e messo poi nelle braccia della madre.
I rischi del parto naturale sono minimi e in ogni caso ostetriche e ginecologi sono abbondantemente preparati nel caso di emergenze. Le complicanze più frequenti sono
lacerazioni o
episiotomie ampie (ovvero i tagli che vengono praticati in anestesia locale per facilitare l'uscita del bambino). Raramente possono esserci perdite di sangue o mancata uscita della placenta. Uguale sorte anche per il bambino, che viene monitorato costantemente durante il travaglio e non subisce nessun danno durante il parto. Anche quando il bambino ha difficoltà a uscire, vengono applicate degli strumenti (come le ventose) che facilitano la nascita senza nessun tipo di complicanze.
Il parto cesareo
In Italia, anche se con differenze tra Regione e Regione, una grande percentuale di nascite avviene con un
parto cesareo. Il parto cesareo è un intervento chirurgico finalizzato a far nascere il bambino che viene programmato o effettuato in urgenza solo quando emergono particolari esigenze o complicanze (posizioni anomale del bambino, dimensioni grandi del bambino, placenta previa, pre-eclampsia, sofferenza fetale). Il cesareo dura circa 20 minuti e viene effettuato in anestesia peridurale, quindi la mamma rimane insensibile in tutta la parte del corpo dall'addome in giù. Viene praticata una incisione a livello del ventre così da poter estrarre il bambino.
Essendo un intervento chirurgico con anestesia, i
rischi per la mamma sono tipici di un qualsiasi altro intervento, soprattutto quando effettuati in emergenza, e sono rappresentati dalle infezioni della ferita, perdite di sangue interne, lesioni dei vasi sanguigni uterini o lesioni delle vie urinarie. Come per tutti gli interventi chirurgici, la ripresa delle normali attività quotidiane e la degenza in ospedale hanno durata più lunga rispetto al parto naturale. Per quanto riguarda il bambino, potrebbe impiegare più tempo a regolarizzare il respiro ma le complicanze sono molto rare.
La fase successiva al parto
Il
contatto fisico è il momento della conoscenza fisica tra
mamma e bambino. Il bambino, subito dopo la nascita, inizia a percepire l’odore, la pelle e la voce della mamma. La temperatura, il respiro, il battito cardiaco si regolarizzano, dopodiché va alla ricerca del seno, affidandosi al suo istinto, attaccandosi spontaneamente al seno materno per la prima poppata.