Impianto cocleare: come scegliere la struttura sanitaria?
Per gli interventi chirurgici di “impianto cocleare” il Ministero della Salute fornisce il numero di interventi effettuati dalla struttura presa in considerazione, indice di esperienza dell’ospedale.
Impianto cocleare: che cos'è?
L’
impianto cocleare è un dispositivo medico elettronico sviluppato per persone con grave perdita dell’udito (
ipoacusia severa). L’impianto trasforma le voci, i suoni e i rumori percepibili dall’
orecchio umano in segnali elettrici che vengono inviati direttamente al nervo acustico, deputato al trasporto delle informazioni sonore dalla parte più profonda dell’orecchio al cervello. In questo modo, pur essendo l’
orecchio (o una parte di esso) danneggiato da una malattia o un trauma, i suoni possono arrivare a destinazione aggirando l’area danneggiata. Questo comporta un miglioramento in termini di qualità della vita, in quanto pur non pretendendo di ripristinare l’udito come in precedenza, consente di comprendere meglio le voci, sia dirette che al telefono, di ascoltare la musica o di conversare facilmente con qualunque interlocutore. Nei bambini con gravi perdite di udito gli impianti consentono un normale sviluppo linguistico e capacità di socializzazione.
L’impianto cocleare viene inserito chirurgicamente quando i comuni apparecchi acustici (applicati esternamente all’orecchio per amplificare il suono) non hanno portato beneficio. Gli impianti cocleari non sono indicati, in quanto del tutto inutili, a chi sia colpito da sordità derivante da un danno irreversibile ai nervi uditivi.
Le malattie dell’orecchio
Questi dispositivi elettronici sono pensati per migliorare la qualità di vita di coloro che sono colpiti da una ipoacusia severa, soprattutto se ad entrambe le orecchie (ipoacusia bilaterale), e può riguardare persone adulte o bambini.
I deficit della funzione uditiva o ipoacusie possono essere schematizzati in due grandi categorie:
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ipoacusia di trasmissione: la malattia colpisce la parte più esterna o intermedia dell’orecchio. Si può trattare di malformazioni, traumi, malattie specifiche (come ad esempio l’otosclerosi) o soprattutto processi infiammatori (
otite). Se le prime possono portare a un deficit dell’udito permanente, le otiti generalmente non provocano deficit gravi e si curano agevolmente con farmaci o interventi chirurgici, a seconda della gravità;
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ipoacusia neurosensoriale: la malattia colpisce la parte più profonda dell’orecchio, quindi la coclea o il nervo acustico, determinando oltre al deficit, anche una distorsione dei suoni. Tra le cause più frequenti negli adulti ci sono l’esposizione a rumori (di solito chi lavora in ambienti rumorosi), l’invecchiamento, traumi alla testa, assunzione di farmaci tossici per l’orecchio. Nei bambini si menzionano la prematurità, le complicanze delle
malattie esantematiche (rosolia, morbillo, parotite), sifilide,
meningite. Solitamente le ipoacusie neurosensoriali sono permanenti e necessitano di riabilitazione.
L’intervento chirurgico di impianto cocleare
L'intervento chirurgico viene eseguito da uno specialista otorinolaringoiatra e prevede, solitamente in anestesia generale, un piccolo taglio dietro l’orecchio, attraverso il quale si riesce ad accedere alla zona (la coclea) dove verrà inserito l’impianto. La durata dell’intera operazione è variabile, si va da un minimo di 2 ad un massimo di 4 ore, ma solitamente il paziente viene dimesso in giornata o nella giornata successiva. Nei bambini potrebbero volerci 2 settimane affinché la ferita si rimargini completamente, dopodiché la cicatrice scomparirà. Come per qualunque altro intervento chirurgico, anche quello necessario per l’applicazione di un impianto cocleare comporta dei minimi rischi, seppur molto rari. Può succedere che l’impianto non attecchisca bene, costringendo quindi a un secondo intervento, oppure che provochi la perdita dell’udito residuo. Se vengono compromesse le strutture nervose, l’intervento potrebbe complicarsi con una paralisi facciale, disturbi dell’equilibrio o una meningite.
Impianto cocleare: fase post-intervento chirurgico
In seguito all’intervento e alla dimissione del paziente, il dispositivo elettronico impiantato viene attivato. Gli impianti cocleari non vengono attivati prima che la zona operata non sia perfettamente guarita, il che può comportare un tempo variabile dalle due alle sei settimane. L’attivazione non è dunque una procedura automatica, ma prevede l’intervento di un
audiologo che regolerà il processore del suono affinché si adatti al paziente, testerà i componenti dell’impianto cocleare per verificare che funzionino correttamente, determinerà quali suoni il paziente sente effettivamente, fornirà informazioni sull’uso e sulle cure appropriate.