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Ictus: come scegliere la struttura sanitaria?
Per l’“ictus ischemico” il Ministero della Salute indica il numero di ricoveri effettuati dalla struttura presa in considerazione, indice di esperienza della struttura e la percentuale di sopravvivenza a un mese dal ricovero, indice dell’efficacia delle cure prestate e dell’appropriatezza del processo diagnostico-terapeutico che inizia con il ricovero in ospedale. In particolare, è preferibile optare per strutture che effettuino almeno 50 ricoveri l'anno e che abbiano una sopravvivenza a 30 giorni dal ricovero per ictus superiore al 90% dei casi.
 
Approfondisci gli indicatori relativi a:
Ictus: che cos'è?
Un ictus (stroke) è una grave condizione medica, pericolosa per la vita, che si verifica quando l'afflusso di sangue diretto al cervello si interrompe improvvisamente per la chiusura o la rottura di un’arteria. Nel primo caso si parla di infarto cerebrale o “ictus ischemico”; nel secondo caso, invece, si parla di emorragia cerebrale o “ictus emorragico”. Come tutti gli organi, il cervello ha bisogno di ossigeno e di nutrienti forniti dal sangue per funzionare correttamente. Se la fornitura di sangue è limitata o interrotta, le cellule cerebrali iniziano a morire. Questo può portare a danni cerebrali, disabilità ed eventualmente morte. Gli ictus sono un’emergenza medica, per cui è essenziale intervenire il prima possibile per poter limitare i danni.
Bisogna inoltre ricordare l’attacco ischemico transitorio o TIA (Transient Ischemic Attack), che si differenzia dall’ictus ischemico per la minore durata dei sintomi (inferiore alle 24 ore, anche se nella maggior parte dei casi il TIA dura pochi minuti, dai 5 ai 30 minuti). Pertanto alle volte è chiamao mini-ictus.Si stima che circa un terzo delle persone che presenta un TIA, in futuro andrà incontro ad un ictus vero e proprio. In Italia il numero dei ricoveri per TIA attualmente supera i 30.000 l’anno.
L’ictus è molto più frequente tra gli anziani rispetto ai giovani adulti, generalmente perché i disturbi che lo determinano progrediscono nel tempo. Oltre due terzi dei casi di ictus si verificano in persone di età superiore ai 65 anni. L’ictus è più comune nelle donne che negli uomini, e quasi il 60% dei decessi dovuti a ictus riguarda donne, probabilmente perché in genere le donne sono più vecchie al momento dell’ictus stesso. L’ ictus risulta essere, in tutto il mondo, la seconda causa di mortalità e di disabilità. L’ictus ischemico risulta essere circa il 60% di tutti gli ictus, mentre quello emorragico circa il 40%.
 
Ictus: quali sono i sintomi?
I sintomi principali dell'ictus possono essere ricordati con la parola inglese F.A.S.T. (che significa veloce):
  • Face (faccia): il viso potrebbe “cadere” da un lato, la persona potrebbe non essere in grado di sorridere. Una metà della faccia potrebbe risultare “cedevole”, poco tonica.
  • Arms (braccia): la persona con sospetto ictus potrebbe non essere in grado di sollevare o tenere le braccia sollevate a causa di un deficit motorio degli arti superiori.
  • Speech (parola): i discorsi di una persona colpita da ictus possono essere confusi, o la persona potrebbe non essere in grado di parlare affatto, nonostante sembri essere sveglia; possono presentare problemi a capire quello che viene detto.
  • Time (tempo): se uno di questi sintomi è presente vanno chiamati immediatamente i soccorsi.
Occasionalmente un ictus può causare sintomi diversi, come:
  • completa paralisi di un lato del corpo;
  • perdita improvvisa o offuscamento della vista;
  • vertigini;
  • confusione;
  • difficoltà a capire quello che gli altri stanno dicendo;
  • problemi con l'equilibrio e il coordinamento;
  • difficoltà a deglutire (disfagia);
  • un mal di testa improvviso e molto intenso che causa un dolore accecante diverso da qualsiasi altra esperienza avuta prima;
  • perdita di conoscenza.
Questi sintomi possono dipendere anche da altre cause che andranno indagate.
 
Ictus: quali sono le cause?
Alcune condizioni aumentano il rischio di avere un ictus, tra cui:
Ictus: qual è il trattamento?
Il trattamento dipende dal tipo di ictus, dalla parte del cervello interessata e da cosa l'ha provocata.
Gli ictus sono solitamente trattati con farmaci, tra cui i farmaci per prevenire e sciogliere i coaguli di sangue, ridurre la pressione sanguigna e ridurre i livelli di colesterolo. Alcuni di questi farmaci devono essere assunti immediatamente e solo per un breve periodo, mentre altri possono essere iniziati solo una volta che l'ictus è stato trattato e potrebbe essere necessario assumerli a lungo termine.
I farmaci più utilizzati sono i cosiddetti farmaci trombolitici e gli anticoagulanti come:
  • aspirina: oltre ad essere un antidolorifico, l'aspirina riduce le possibilità di formazione di un altro coagulo grazie alle sue proprietà anti-aggreganti;
  • attivatore tissutale del plasminogeno ricombinante (r-tPA): questo uso di farmaci è noto come trombolisi. È più efficace se somministrato il prima possibile dopo il verificarsi dell’evento;
  • farmaci anti-coagulanti come eparina, warfarin, etc.: dal momento che la loro azione non è immediata in genere non vengono utilizzati nelle emergenze.
In alcuni casi è necessario intervenire chirurgicamente con procedure di emergenza che servono a rimuovere i coaguli di sangue e a ripristinare il flusso di sangue al cervello. Queste procedure possono essere eseguite in anestesia locale o generale e permettono la rivascolarizzazione carotidea:
  • con endoarterectomia, in cui viene incisa l’arteria carotidea e asportata la placca da rimuovere;
  • con stenting e angioplastica, in cui viene inserito un tubicino all’interno della carotide e gonfiato per far sì che le pareti delle arterie non si chiudano.

Ictus: la riabilitazione
L'ictus colpisce tutti in modo diverso. Molte persone sopravvissute all’ictus continuano a migliorare sempre di più con il tempo, anche se volte c’è bisogno di un certo numero di anni. Il recupero dopo un ictus, infatti, comporta cambiamenti nell'aspetto fisico, sociale ed emotivo. Sarà normale sentirsi arrabbiati, ansiosi o depressi dopo un ictus, preoccupato per il lavoro e per le proprie relazioni, e stanchi.
La riabilitazione consiste nel tornare ad una vita normale e a vivere una vita il più indipendente possibile. È importante adottare un approccio attivo che può significare imparare nuove abilità o riapprenderne alcune vecchie. Potrebbe comportare l'adattamento e l’accettazione di alcune imitazioni e la possibilità di trovare un supporto sociale, emotivo e pratico nelle attività quotidiane.
La riabilitazione inizia effettivamente già in ospedale. Nei pazienti che sono stabili, la riabilitazione può iniziare entro due giorni dall’episodio di ictus e deve essere portata avanti, se necessario, dopo la dimissione dall'ospedale.
A seconda della gravità dell’ictus, le opzioni di riabilitazione possono includere:
  • una riabilitazione in ospedale;
  • una riabilitazione in una unità di cura subacuta;
  • una riabilitazione in una struttura riabilitativa;
  • una terapia domiciliare;
  • un rientro a casa con una terapia ambulatoriale;
  • una struttura di assistenza a lungo termine che fornisce terapia e assistenza infermieristica specializzata.

È possibile prevenire un ictus?
È possibile ridurre in modo significativo il rischio di ictus conducendo uno stile di vita sano: Se si dispone di una condizione che aumenta il rischio di ictus, è importante gestirlo in modo efficace, ad esempio riducendo i livelli pressori o di colesterolo, se necessario assumendo dei farmaci.

Ictus nei bambini
L'ictus non colpisce solo gli adulti, può colpire anche i bambini sotto i 15 anni. È una patologia relativamente rara con una incidenza annuale che varia da 2,5 a 10/100.000 bambini. I sintomi nei bambini e neonati possono essere più sfumati e meno specifici rispetto a quelli degli adulti.
Riconoscere rapidamente l’ictus permette una terapia tempestiva che riduca ulteriori episodi futuri e complicanze e dunque migliori gli esiti in questi piccoli pazienti.
Le uniche misure preventive che è possibile adottare sono le vaccinazioni (per ridurre il rischio di ictus causato da infezioni del sistema nervoso centrale) ed una precoce identificazione dei bambini più a rischio, quali quelli con anemia falciforme, alcune coagulopatie, etc.
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