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Bypass aortocoronarico: come scegliere la struttura sanitaria?
Per l’intervento chirurgico di “bypass aortocoronarico” il Ministero della Salute indica il numero di interventi effettuati dalla struttura presa in considerazione, indice di esperienza della struttura, e  la percentuale di mortalità entro un mese dall’intervento, indice dell’efficacia delle cure prestate. In particolare, è preferibile optare per strutture che effettuino almeno 200 interventi l'anno e che abbiano una mortalità a 30 giorni dall’intervento inferiore all’1,5% dei casi.

Approfondisci gli indicatori relativi a:
La cardiopatia ischemica
La cardiopatia ischemica è una patologia cardiaca la cui causa è sostenuta da un restringimento (stenosi) o da una occlusione di una o più arterie coronarie. Le arterie coronarie sono i vasi sanguigni che nutrono il tessuto muscolare cardiaco. La riduzione di un adeguato apporto di sangue al muscolo cardiaco può causarne la sofferenza temporanea (ischemia) o la morte cellulare (infarto).
Questa condizione è curabile attraverso due interventi: l’angioplastica coronarica o l’intervento di by-pass aortocoronarico che permettono di ripristinare un adeguato flusso sanguigno a valle della stenosi/occlusione. 
Quando non è possibile procedere con un intervento di angioplastica è necessario che il paziente si sottoponga ad un intervento di bypass aortocoronarico.

Bypass aortocoronarico: l’intervento
Il bypass aortocoronarico è un intervento di cardiochirurgia che permettere di costituire un nuovo condotto che riporta un adeguato flusso di sangue nei vasi coronarici, a valle del tratto ristretto od ostruito. Il condotto utilizzato può essere arterioso o venoso, in genere una arteria prelevata all’interno del torace (arteria mammaria), una arteria dell’avambraccio (arteria radiale) oppure una vena prelevata dalla gamba (vena safena) o una combinazione di queste. Generalmente questo intervento non necessita di ulteriori interventi e può dunque essere considerato come un trattamento definitivo.

Bypass aortocoronarico: come si svolge?
L’intervento viene generalmente eseguito tramite l’incisione dell’osso sternale (sternotomia) oppure in casi selezionati può essere effettuato con una procedura chirurgica di tipo mini-invasivo, in questo caso il bypass viene effettuato praticando una incisione di circa 6-8 cm al di sotto del capezzolo sinistro (mini-toracotomia).
L’intervento può essere eseguito o con l’utilizzo della circolazione extracorporea (CEC-macchina cuore-polmoni) oppure a cuore battente (off-pump). Sarà il cardiochirurgo a scegliere quale sia la modalità più adeguata per ciascun paziente sulla base della funzionalità cardiaca, della presenza comorbidità o controindicazioni e di alcuni fattori come il numero di bypass da eseguire, la gravità e la localizzazione delle stenosi. 

Bypass aortocoronarico: rischi e complicanze
L’intervento di bypass aortocoronarico può essere associato ad alcuni rischi specifici quali:
  • sanguinamento post-operatorio, che può rendere necessaria la trasfusione di componenti ematiche e la revisione chirurgica per fermare il sanguinamento; 
  • alterazioni del ritmo cardiaco (aritmie) che sono generalmente transitorie;
  • infezioni post-operatorie;
  • presenza di aria nella cavità toracica che può richiedere il posizionamento temporaneo di un tubo di drenaggio
  • temporanea insufficienza respiratoria e/o infezioni polmonari che necessitano di trattamento antibiotico;
  • disturbi neurologici (paresi o paralisi), generalmente temporanei
Bypass aortocoronarico: fase post-chirurgica e follow-up
Dopo un intervento di bypass aortocoronarico il paziente viene trasferito in un reparto di terapia intensiva per circa 12-24 ore prima di essere trasferito nuovamente in degenze. La degenza in ospedale dura generalmente 4-5 giorni dopo l’intervento e verrà seguita da un percorso di riabilitazione cardiologica di circa due settimane. Nei mesi successivi saranno necessari alcuni controlli clinici che servono per monitorare l’eventuale ricomparsa dei sintomi tipici dell’ischemia miocardica. Periodicamente il paziente dovrà sottoporsi ad esami quali l’elettrocardiogramma o l’ecocardiogramma da sforzo. Se persistono dei dubbi, inoltre, si potrà ricorrere a una TC coronarica. Se, poi, sintomi ed esami indicano inequivocabilmente una grave progressione della malattia potrà rendersi necessario ripetere una coronarografia.
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