Aggiornato il 20.12.2024
Per tachicardia si intende l'aumento della frequenza cardiaca a riposo, a causa del malfunzionamento degli impulsi elettrici che agiscono sul cuore.
I sintomi principali legati alla tachicardia sono:
In alcuni casi la tachicardia non provoca disturbi o sintomi particolari.
Fattori scatenanti possono essere:
Se la tachicardia si presenta a riposo e in modo improvviso, senza cause esterne scatenanti, è considerata patologica ed è determinata da anomalie cardiache che causano la produzione di segnali elettrici ad elevata frequenza.
Il trattamento della tachicardia consiste nell’individuazione ed eliminazione delle sue cause. Per rallentare il battito del cuore e prevenire futuri episodi si può ricorrere all’assunzione di farmaci antiaritmici. Un’altra procedura utilizzata è la cardioversione: il cuore è stimolato da impulsi elettrici trasmessi da un defibrillatore automatico, tramite degli elettrodi, che ripristina un ritmo cardiaco normale.
Come anticipato la tachicardia è l'aumento della frequenza cardiaca a riposo, generato da un malfunzionamento degli impulsi elettrici che agiscono sul cuore. Considerando che una persona adulta, a riposo, ha una frequenza cardiaca che oscilla fra i 60 e i 100 battiti al minuto, quando si si superano i 100 battiti, si è in presenza di tachicardia.
Il cuore, pur contraendosi autonomamente, è controllato dal sistema nervoso che, attraverso il nervo vago, può aumentare o rallentarne la frequenza del battito. Se il sistema degli impulsi è alterato, si possono avere tachicardia, brachicardia (quando il cuore batte troppo lentamente) o aritmia (ritmo irregolare).
La tachicardia origina da un’alterazione nella trasmissione degli impulsi elettrici che controllano l’azione di pompa del cuore; le cause possono essere diverse e non hanno sempre un’origine patologica.
Si distinguono le cause di natura non cardiaca, come esercizio fisico intenso; forti emozioni, stress improvviso (paura); ansia; febbre; fumo; consumo di alcool o caffeina; abuso di stupefacenti.
La tachicardia può anche essere un effetto collaterale di alcuni farmaci, ad esempio, una terapia farmacologica troppo intensa per l’ipotensione può causare vasodilatazione e sintomi di tachicardia a riposo, dal momento che il cuore ha meno forza di contrazione e quindi aumenta la frequenza per fare arrivare il sangue ai tessuti. Ancora, può essere conseguenza di una iperattività della tiroide oppure di uno squilibrio elettrolitico per carenza o eccesso di sostanze minerali coinvolte nel processo di generazione degli impulsi elettrici.
Inoltre, la tachicardia può presentarsi a seguito di un pasto abbondante: tachicardia postprandiale. Un fenomeno che può insorgere per motivi di origine meccanica (un eccessivo riempimento dello stomaco) o di origine nervosa (un aumento dell’attività del nervo vago che innerva sia il cuore che il sistema gastroenterico).
Dopo un pasto abbondante lo stomaco si gonfia, soprattutto nella parte superiore sinistra che è proprio sotto il cuore, alterando il ritmo delle contrazioni. Tale situazione può accompagnarsi a difficoltà respiratorie, perché lo stomaco gonfio preme anche sul muscolo del diaframma che è sotto i polmoni. Il nervo vago, stimolato dal rigonfiamento dello stomaco, fa aumentare la frequenza dei battiti cardiaci, determinando la tachicardia postprandiale. In persone che soffrono di problemi allo stomaco o hanno disturbi digestivi, la tachicardia dopo aver mangiato può manifestarsi con maggiore frequenza.
Le cause di natura cardiaca comprendono alcuni disturbi cardiocircolatori, quali:
L’azione del nervo vago può favorire anche alcuni sintomi che si associano a questo disturbo: angoscia, sudorazione, svenimento, soprattutto in situazioni di forte ansia e stress.
La tachicardia notturna è dovuta a stati emozionali particolari o alterazioni fisiologiche:
La tachicardia al risveglio, invece, che si manifesta con un aumento del battito cardiaco e un senso di tensione diffuso in tutto il corpo, è imputabile a una forma di ansia legata alle possibili difficoltà della giornata.
La tachicardia a riposo senza nessuno stimolo esterno noto, costituisce un importante fattore di rischio. Le persone con una tachicardia a riposo hanno un maggiore rischio di eventi cardiovascolari e morte cardiovascolare (ictus, infarto miocardico, arresto cardiaco improvviso).
In questi casi si può ridurre il numero dei battiti ricorrendo a una terapia appropriata.
Anche la gravidanza può causare un aumento della frequenza cardiaca, soprattutto nella seconda parte della gestazione. Un aumento di circa 10-20 battiti al minuto in questa condizione è normale, perché la crescita del bambino richiede un aumento del flusso sanguigno e il cuore della mamma è sottoposto a uno sforzo superiore. Il peso della pancia, spingendo sulla cassa toracica, può aumentare la sensazione di oppressione che favorisce anche l'affanno. La tachicardia in gravidanza può essere dovuta anche all’anemia per carenza di ferro, a causa del fabbisogno per la crescita del bambino. Anche una pressione sanguigna troppo bassa può scatenare attacchi di tachicardia.
La tachicardia può manifestarsi anche nei bambini: una eventuale accelerazione del battito cardiaco può essere dovuta a uno spavento o a uno sforzo improvviso.
Di solito, un cuore sano torna naturalmente al suo ritmo regolare. Se invece queste palpitazioni sono improvvise, ricorrenti e hanno una frequenza cardiaca elevata e senza causa apparente, è necessario fare un’indagine cardiologica perché, anche se rara (un caso ogni 25.000 nati), potrebbe essere un segnale di tachicardia parossistica.
Ci sono diversi fattori che possono causare, direttamente o indirettamente, alterazioni nel sistema elettrico, tra questi: fibrillazione atriale, flutter atriale, tachicardia parossistica sopraventricolare, tachicardia ventricolare, fibrillazione ventricolare.
Il tipo, la frequenza e la durata della tachicardia, oltre alla presenza di altri disturbi cardiaci, possono dare complicazioni di diversa gravità, tra cui:
La tachicardia può dare la sensazione di battito cardiaco forte percepito all’altezza del torace, della gola o del collo.
I principali segni clinici della tachicardia sono:
In alcune persone la tachicardia non causa sintomi particolari e viene scoperta solo durante una visita medica o con un elettrocardiogramma.
La tachicardia generalmente è un sintomo benigno, ma quando si presenta con maggior frequenza e con battiti irregolari o in presenza di altri sintomi, occorre rivolgersi al medico per individuarne la causa.
La tachicardia prolungata è dannosa perché espone il cuore a uno sforzo eccessivo, che può portare a un danno al muscolo (miocardio). In caso di svenimento anche momentaneo (sincope), difficoltà di respirazione o dolore che duri più di alcuni minuti, è necessario rivolgersi al pronto soccorso.
Clinicamente si distinguono la tachicardia parossistica e la tachicardia sinusale.
È un’aritmia cardiaca dovuta alla generazione anomala dell’impulso elettrico da un punto diverso da quello principale (nodo seno atriale). La frequenza cardiaca può variare tra 120 e 200 battiti al minuto, secondo la localizzazione di questo centro anomalo.
Le cause sono diverse: lesioni organiche del cuore (ischemia, miocarditi reumatica o ipertensiva), intossicazioni farmacologiche o riflessi gastrocardiaci. Gli attacchi di tachicardia presentano diversa durata e possono essere accompagnati da ansia, sudorazione, ipotensione, sensazione di cardiopalmo (palpitazioni, cuore in gola).
Questa aritmia ad alta frequenza si presenta e scompare improvvisamente: può durare pochi secondi o un tempo più lungo. Si può verificare anche nei giovani, quando compiono un importante sforzo fisico. La sindrome di Wolff-Parkinson-White è una forma in cui la frequenza cardiaca può essere molto elevata e pericolosa ed è un’emergenza medica, perché il cuore non riesce a pompare il sangue nelle arterie in modo adeguato e può degenerare in fibrillazione ventricolare.
Molto più frequente e non pericolosa, questo tipo di tachicardia presenta un aumento della frequenza dei battiti cardiaci oltre il normale valore, a causa di un aumento del ritmo sinusale (generato dal nodo del seno atriale). Durante un attacco di tachicardia sinusale, la frequenza cardiaca può arrivare fino a 180 battiti al minuto.
È scatenata da stati ansiosi, esercizio fisico, ipertiroidismo, abuso di caffè, fumo, anemia, febbre, ipotensione, vertigini e farmaci. L’inizio e la scomparsa sono sempre graduali, mai improvvisi.
La terapia della tachicardia sinusale è legata alla causa che determina la comparsa del sintomo, come ad esempio l’ansia. In chi soffre di attacchi di panico la tachicardia improvvisa da ansia fa pensare a un infarto e tale paura attiva un sistema ansiogeno che si autoalimenta. In questi casi la soluzione della tachicardia deve prevedere anche un trattamento psicoterapeutico mirato. Diverso è il caso delle tachicardie sinusali dovute a patologie stabili e gravi, come una malattia di cuore o l'anemia.
La tachicardia sinusale generalmente non è rischiosa, è un disturbo transitorio.
Esistono altri tipi di disturbi del ritmo cardiaco che possono causare tachicardia. I più comuni sono:
Ogni sforzo eccessivo del cuore può essere un fattore di rischio per la tachicardia.
Alcune patologie possono presentare sintomi di tachicardia, tra queste:
Anche lo stile di vita può avere un ruolo nello sviluppo del sintomo: il fumo, il consumo eccessivo di alcol e caffeina, l’uso di droghe (in particolare la cocaina).
Altri fattori di rischio di tachiaritmie sono: l'età avanzata e avere familiari che hanno disturbi del ritmo cardiaco.
Il cardiologo deve determinare, tramite l’anamnesi, le cause della tachicardia, valutando il tipo di disturbi presenti, lo stato di salute del paziente nel tempo e l’eventuale familiarità di alcuni sintomi.
Il medico può ricorrere ad alcuni esami per misurare la frequenza cardiaca e capire le eventuali cause dell’aumento del battito, tra cui:
Altri esami utili sono: la risonanza magnetica (RM), la tomografia computerizzata (TAC), l’angiografia coronarica, la radiografia del torace.
Il trattamento della tachicardia consiste nell’individuazione ed eliminazione delle sue cause. La terapia mira a rallentare il battito del cuore, oltre che a prevenire futuri episodi e a ridurre al minimo le complicazioni.
Per rallentare il battito cardiaco si può ricorrere all’assunzione di farmaci antiaritmici.
Un’altra procedura utilizzata è la cardioversione: con questa tecnica il cuore è stimolato da impulsi elettrici trasmessi da uno strumento (defibrillatore automatico, DAE), tramite degli elettrodi. La stimolazione attraverso il DAE ripristina un ritmo cardiaco normale. Il defibrillatore è generalmente utilizzato in caso di emergenza o quando i farmaci non siano risultati efficaci.
Nel dettaglio, per prevenire gli episodi di tachicardia, ci sono varie opzioni:
Un tipo di intervento consiste nel praticare piccole incisioni nel tessuto cardiaco per creare del tessuto cicatriziale (cicatrici) che non conduce l’impulso. In questo modo vengono bloccati gli impulsi elettrici vaganti che sono all’origine di alcuni tipi di tachicardia. Di solito si ricorre alla chirurgia solo quando le altre possibilità di cura non hanno dato i risultati sperati.
Per prevenire la tachicardia occorre agire sui fattori scatenanti e favorire uno stile di vita per la salute cardiovascolare, utile anche per ridurre il rischio di complicanze.
Questi alcuni dei suggerimenti per la prevenzione: seguire un’alimentazione varia e bilanciata, non fumare, mantenere la pressione arteriosa entro i livelli normali (120/80 mm Hg), svolgere una moderata e regolare attività fisica.
In particolare:
Intervista al dott. Andrea Di Lenarda
Presidente Anmco e Direttore Struttura complessa Cardiovascolare e Medicina dello sport di Trieste
Nella percezione soggettiva delle persone, la tachicardia è un sintomo molto diffuso, ma nella maggior parte dei casi non è espressione di una malattia cardiaca.
Nella nostra vita quotidiana, il nostro corpo è sottoposto a stimoli che aumentano la frequenza sia di tipo fisico (attività sportiva, una corsa) sia emozionali (arrabbiatura, ansia stress). È quindi un sintomo diffusissimo. In alcuni casi, le persone fisicamente/lavorativamente attive, in periodi stressanti per motivi familiari, lavorativi o altro, possono sentire questo sintomo in modo più frequente. Almeno il 20% delle persone che arrivano in cardiologia manifesta questo sintomo.
I giovani di solito non ci fanno caso anche perché tendenzialmente non ne soffrono. Gli anziani fanno poca attività fisica e sono meno soggetti a stress. Di solito il battito cardiaco aumenta soprattutto nelle persone tra 40 e 65 anni. Sono le donne a manifestare di più questo sintomo perché sono molto sensibili al proprio corpo.
Una tachicardia è fisiologica quando la percezione del battito è regolare, anche se accelerato.
Si avverte cioè un battito dopo l’altro, ma alla stessa distanza temporale l’uno dall’alto. È fisiologica in presenza di stress: se c’è uno spavento, si avvertono più battiti, ma sono regolari. L’aumento della frequenza è sempre fisiologico se l’andamento in crescita o in calo è uguale. Alla fine dello sforzo, la frequenza torna gradualmente normale. Se c’è questa nella percezione di ritmicità e gradualità, siamo in una condizione fisiologica.
Diverso è percepire una tachicardia che finisce improvvisamente. Altra caratteristica di una forma non fisiologica, ma non per questo certo segno di malattia, è la sequenza non regolare dei battiti. La persona percepisce delle extrasistoli, cioè battiti anomali all’interno di un ritmo normale. Non sono strettamente normali, ma non è detto che siano preoccupanti. C’è un terzo caso di battito non fisiologico ed è quello irregolare.
Le cause delle tachicardie non fisiologiche possono essere diverse. Se si verificano in una persona che ha una cardiopatia già documentata (infarto, cardiopatia ipertensiva, malattia valvolare), la comparsa di extrasistole parossistiche è un motivo per tornare dal medico. Se la tachicardia è nettamente irregolare potrebbe trattarsi di una fibrillazione atriale. In un paziente che ha già altri disturbi, l’aumento del battito può essere sintomo del peggioramento della sua patologia.
Nei pazienti malati di cuore, la comparsa di un nuovo sintomo come la tachicardia è il segnale che la terapia deve essere aggiustata, per questo è bene rivolgersi al medico.
La situazione è grave e serve il pronto soccorso quando la tachicardia si associa allo svenimento o a una condizione di quasi svenimento o ad altri sintomi acuti: difficoltà di respiro (dispnea), dolore toracico e retro sternale. Se si percepisce un’aritmia totalmente irregolare non è necessario un intervento d’urgenza, ma bisogna andare dal medico entro 24-48 ore perché, se è persistente, potrebbe trattarsi di fibrillazione atriale, condizione che, se non trattata, comporta la formazione di coaguli che possono esporre il soggetto a infarto, ictus o embolia polmonare.
La stesa cosa vale per le extrasistoli: fino a 200 al giorno sono parte della vita da persone sane. La cosa cambia se sono continue o frequenti. Alcune extrasistole al giorno sono fisiologico come stimolo a troppi caffè, stress, arrabbiature. Per misurarle basta mettere la mano al polso. Se ce ne sono tante il medico potrebbe richiedere un monitoraggio di 24 ore (Holter) per descrivere in dettagli la situazione.
Ci sono i farmaci che rallentano il battito: sono i beta bloccanti. L’effetto però si manifesta nel giro di una- due ore dopo l’assunzione: un tempo troppo lungo per un sintomo che dura minuti. Se quindi per le forme patologiche l’impiego dei farmaci è sotto controllo medico, per la forma fisiologica bisogna agire sui fattori scatenanti. L’ideale è uscire dalla condizione di stress e ritrovare l’equilibrio; prendersi una camomilla, mettersi a riposo, uscire dal luogo fonte di stress, fare una passeggiata. Una delle cose da verificare, in caso di tachicardia persistente, è la presenza di patologie, anche non gravi, non cardiache.
Una donna giovane in età fertile, ad esempio, può essere anemica e tale condizione aumenta la frequenza cardiaca. Una tiroide che funziona troppo, stimola il cuore.
Al di là delle buone regole che tutti conosciamo per la prevenzione delle malattie cardiovascolari, un consiglio specifico per chi soffre di tachicardia è di praticare un’attività fisica, anche leggera, ma costante. L’allenamento fa in modo che il cuore attivi il nervo vago con un abbassamento della frequenza nell’ordine di 10-15 battiti al minuto.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
La tachicardia è una condizione molto comune caratterizzata dall’aumento della frequenza cardiaca che generalmente non comporta conseguenze sulla salute. In alcuni casi però questa accelerazione del battito cardiaco può costituire uno stato di pericolo ed è quindi importante comunicarlo al medico curante. In particolare, la tachicardia può costituire un rischio quando i sintomi si manifestano in condizioni di riposo e in assenza di fattori che possano averla causata, come l’esercizio fisico, un trauma o uno stato di forte stress.
La tachicardia sinusale è causata normalmente da situazioni di stress sia fisico che emotivo. Fattori scatenanti possono essere anche la febbre, alcuni farmaci (come ad esempio i vasodilatatori), un consumo eccessivo di alcool, il fumo, l’ipertiroidismo, l’esercizio fisico, una forte ansia o un’intensa emozione, etc.
Se la tachicardia si presenta a riposo e in modo improvviso, senza cause esterne scatenanti, è considerata patologica e può essere costituire un pericolo per la salute. La tachicardia patologica è determinata da anomalie cardiache che causano la produzione di segnali elettrici ad elevata frequenza, responsabili dell’accelerazione del battito.
Normalmente le palpitazioni scompaiono da sole nel giro di breve tempo, senza bisogno di cure e non sono pericolose, ma se diventano intense o aumentano di frequenza è necessario rivolgersi al medico.
Le palpitazioni, infatti, possono anche essere conseguenza di una patologia o di un disturbo cardiaco e in questo caso il parere e le indicazioni del medico sono importanti. La terapia da seguire dipende naturalmente dalla causa delle palpitazioni.
I sintomi principali legati alla tachicardia sono:
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