Perdita di memoria: quando preoccuparsi

Perdita di memoria: quando preoccuparsi

Indice

Domande e risposte

Perdita di memoria: cosa fare e quando preoccuparsi

Piccoli episodi di amnesia, o perdita di memoria, non sempre ci devono fare eccessivamente preoccupare. Talvolta si tratta di un problema transitorio o cronico, comunque reversibile, e spesso è uno dei sintomi fisiologici dell’invecchiamento. Altre volte è indice di una malattia più complessa come una malattia neurodegenerativa in corso, che richiede una presa in carico rapida per supportare il paziente e rallentare, nei casi più gravi, la progressione.
Le malattie neurodegenerative, significano la morte delle cellule cerebrali, e possono manifestarsi in varie forme di declino cognitivo che siamo soliti chiamare demenza.


Memoria a breve e a lungo termine

La memoria a breve termine e quella a lungo termine sono conservate in parti diverse del cervello.
La memoria a breve termine riguarda le informazioni vicine in termini temporali. Si distingue in memoria di lavoro (in inglese Working Memory, o WM) che riguarda informazioni che dobbiamo tenere a mente per completare un’azione; memoria iconica, quando uno stimolo visivo rimane nella memoria vivido per qualche istante dopo la sua fine; memoria ecoica, lo stesso ma per gli stimoli uditivi.
La memoria a lungo termine invece conserva i ricordi a lungo ed è conservata da diverse aree del cervello, mentre l’ippocampo le ordina e le associa ad altre informazioni. In questo modo i ricordi più recenti diventano memoria a lungo termine.

L’amnesia

L'amnesia è la non possibilità o parziale o totale di rimembrare esperienze passate o di produrre nuovi ricordi dopo un dato momento, se per esempio l’amnesia è dovuta a trauma. Si distingue in amnesia lacunare, che riguarda solo alcuni gruppi di ricordi; amnesia retrograda, che impedisce di ricordare fatti precedenti all’evento scatenante; amnesia anterograda, che impedisce di ricordare fatti successivi all’evento scatenante. 
Ci possono essere episodi o addirittura un solo episodio temporaneo (amnesia globale transitoria dovuta a un trauma, la cui prognosi è buona:sintomi in genere durano meno di 24 ore e non c’è recidiva), mentre se dovuta a determinate patologie l’amnesia può essere permanente

L'amnesia può essere dovuta a diversi fattori:
  • Carenza di tiamina o vitamina B12 (che causa l'encefalopatia di Wernicke o la psicosi di Korsakoff) nei pazienti con abuso cronico di alcol o grave iponutrizione;
  • Traumi cranici;
  • Convulsioni/epilessia;
  • Anossia o ischemia cerebrale globale;
  • Infiammazione cerebrale (encefalite), conseguente a un'infezione virale quale, per esempio, quella generata dal virus dell'herpes simplex;
  • Occlusione embolica in cima all'arteria basilare, che causa un'ischemia nei lobi temporali mediali anteriori;
  • Demenze degenerative;
  • Intossicazione da varie sostanze (p. es., inalazione cronica di solvente, tossicità da amfotericina B o litio);
  • Alcuni farmaci, come le benzodiazepine (ansiolitici) o altri medicinali che agiscono come tranquillanti;
  • Tumori cerebrali ipotalamici;
  • Stress intenso o trauma psicologico.
Non esistono cure generiche per l’amnesia: va individuata e trattata direttamente la causa.

Immagine che rappresenta una persona stressata alla scrivania

Quando preoccuparsi?

Il disturbo della memoria, se non costante o particolarmente invalidante non deve far eccessivamente preoccupare. È invece più preoccupante se vi sono altri sintomi come alterazioni comportamentali e affettive: bruschi cambi d’umore, stati d’ansia improvvisi e non spiegabili, un impoverimento del linguaggio e difficoltà a gestire attività quotidiane
Una visita dallo specialista può comunque aiutare a sciogliere i dubbi.

Il deficit cognitivo lieve

Si utilizza spesso l’espressione Deficit cognitivo lieve, sebbene non sia un termine medico, per indicare deficit della funzione mentale (inclusa la perdita di memoria) che al momento non sono abbastanza gravi da influire sulle attività quotidiane della persona. Questi pazienti hanno problemi nel ricordare conversazioni, dimenticano appuntamenti importanti a cui devono partecipare mentre ricordano con più facilità quelli passati, riescono a concentrarsi nelle attività da svolgere. 

La demenza

Nel termine demenza rientrano molte condizioni simili. Vi sono decine di tipologie di demenza conosciute – che colpiscono circa un ultraottantenne su cinque. Le più diffuse e note sono la malattia di Alzheimer, che costituisce il 60-70% dei casi, la demenza da malattia di Parkinson, la demenza vascolare, la demenza da corpi di Lewy e la demenza frontotemporale.

Alcuni sintomi di un inizio di demenza sono:
  • Difficoltà a ricordare come fare le cose o come raggiungere luoghi conosciuti;
  • Difficoltà a svolgere attività che richiedono diverse fasi, come seguire una ricetta culinaria;
  • Dimenticanza di pagare le bollette o di presentarsi ad appuntamenti;
  • Dimenticanze come spegnere il gas, chiudere a chiave la porta, prendersi cura di qualcuno o qualcosa.

Perdita di memoria dopo il parto e  “mommy brain”

Nonostante le leggende metropolitane sul fatto che il cervello delle donne “cambi” strutturalmente dopo il parto, studi scientifici mostrano che non c’è da preoccuparsi: non è vero che dopo il parto si è più propense a perdere la memoria. Il “mommy brain” è un’altra cosa: è il fenomeno – reale – di un cambiamento delle funzioni cognitive della donna, che si trova in una nuova fase della propria vita che porta a concentrarsi su ciò che è in quel momento più importante per la sopravvivenza sua e del bambino, mettendo automaticamente in secondo piano altri aspetti o eventi. Possono capitare anche amnesie vere e proprie (come le storie di genitori che lasciano per errore il figlio in auto), ma anche in questi casi è necessario valutare la situazione specifica: lo stress, la mancanza di aiuto, l’eccessivo sovraccarico che porta ad automatizzare dei processi per mancanza di tempo o energie dovute alla nuova situazione.  È vero quindi che alcune donne si sentono più smemorate il periodo dopo il parto, ma non c’è da preoccuparsi, perché si tratta di un’evoluzione delle proprie facoltà mentali, non di un’involuzione.

COVID-19 e perdita di memoria

Si parla di “brain fog”, nebbia cognitiva: è uno dei sintomi più frequenti di Long-covid, ossia i sintomi di COVID-19 che perdurano nel tempo, anche per molti mesi, una volta guariti. I sintomi di brain fog sono cali di concentrazione, veri e propri vuoti di memoria, ma anche maggiore affaticamento mentale a rimanere concentrati, e rallentamento delle funzioni cognitive. Stando ai risultati di uno studio realizzato dal centro di ricerche Aldo Ravelli dell’Università degli Studi di Milano, dall’IRCCS Santi Paolo e Carlo e dall’istituto Auxologico Italiano IRCCS. nel 50% dei pazienti colpiti i sintomi persistono dopo 12 mesi dalla guarigione da COVID-19.

Ancora non è chiara l’eziologia del problema, o perché solo una parte delle persone colpite, anche da forme non gravi, manifesti questo problema. Uno studio recente condotto dalla Oxford University e pubblicato su Nature, ha registrato un  restringimento del cervello e perdita della memoria in pazienti Covid di età compresa tra 51 e 81 anni, nel periodo in cui era dominante la variante Alpha. L’aspetto positivo che emerge dallo studio italiano è che i sintomi di brain fog tendono a scomparire o ad alleggerirsi più velocemente nei soggetti vaccinati. La soluzione oggi è recarsi presso uno dei centri Long-COVID che stanno nascendo in tutte le regioni italiane, per una prima visita ed essere indirizzati presso un centro di neuropsicologia dove intraprendere un percorso di riabilitazione.


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Domande e risposte

Quando preoccuparsi per la perdita di memoria?

Il disturbo della memoria, se non costante o particolarmente invalidante non deve far eccessivamente preoccupare. È invece più preoccupante se vi sono altri sintomi come alterazioni comportamentali e affettive:bruschi cambi d’umore, stati d’ansia improvvisi e non spiegabili, un impoverimento del linguaggio e difficoltà a gestire attività quotidiane.

Quali sono i primi segnali di Alzheimer?

 primi sintomi spia riguardano la perdita di memoria (amnesia), ma è bene tenere presente che ci sono diversi tipi di memoria. Poi c’è l’Afasia, l’alterazione nella capacità di parlare o capire, sia sostituendo una parola con un’altra o senza trovare il legame fra un termine e un altro. 
Un altro sintomo è l’Agnosia, cioè la perdita della capacità di riconoscere gli oggetti e a che cosa servono.
Accanto a questi sintomi, i malati presentano cambiamenti di personalità e disturbi del comportamento, fra cui l'incontinenza, l'aggressività, e l'insonnia.

Quali sono le cause della perdita di memoria?

L'amnesia può essere dovuta a diversi fattori:

  • Carenza di tiamina o viatamina B12 (che causa l'encefalopatia di Wernicke o la psicosi di Korsakoff) nei pazienti con abuso cronico di alcol o grave iponutrizione
  • Traumi cranici
  • Convulsioni/epilessia
  • Anossia o ischemia cerebrale globale
  • Infiammazione cerebrale (encefalite), conseguente a un'infezione virale quale, per esempio, quella generata dal virus dell'herpes simplex;
  • Occlusione embolica in cima all'arteria basilare, che causa un'ischemia nei lobi temporali mediali anteriori
  • Demenze degenerative 
  • Intossicazione da varie sostanze (p. es., inalazione cronica di solvente, tossicità da amfotericina B o litio)
  • Alcuni farmaci, come le benzodiazepine (ansiolitici) o altri medicinali che agiscono come tranquillanti.

Quando una persona non si ricorda le cose?

Si utilizza spesso l’espressione Deficit cognitivo lieve, sebbene non sia un termine medico, per indicare deficit della funzione mentale (inclusa la perdita di memoria) che al momento non sono abbastanza gravi da influire sulle attività quotidiane della persona. Questi pazienti hanno problemi nel ricordare conversazioni, dimenticano appuntamenti importanti a cui devono partecipare mentre ricordano con più facilità quelli passati, riescono a concentrarsi nelle attività da svolgere.  Alcuni sintomi di un inizio di demenza invece sono:
Difficoltà a ricordare come fare le cose o come raggiungere luoghi conosciuti;
Difficoltà a svolgere attività che richiedono diverse fasi, come seguire una ricetta culinaria;
Dimenticanza di pagare le bollette o di presentarsi ad appuntamenti;
Dimenticanze come spegnere il gas, chiudere a chiave la porta, prendersi cura di qualcuno o qualcosa.

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