Embolia polmonare: cause, cure, sintomi e segni 

Embolia polmonare: cause, cure, sintomi e segni 

Indice

Domande e risposte 

Cos’è un’embolia polmonare?

L’embolia polmonare (EP) è un evento vascolare estremamente grave, che può addirittura avere esito letale se ai primi sintomi non segue un pronto intervento. Si verifica quando “qualcosa” ostruisce una vena o un’arteria polmonare e in tal modo provoca un blocco nel flusso circolatorio del sangue. Questo “qualcosa” è, nella maggior parte dei casi, un trombo, ovvero un coagulo di sangue che da altre zone del corpo risale fino ai grossi vasi che garantiscono l’afflusso e il deflusso del sangue da e verso i polmoni. In buona sostanza, l’embolia polmonare è un evento drammatico che può essere assimilato all’ictus ischemico (anche detto, infatti, embolia cerebrale), con un tasso di mortalità superiore al 10% del totale dei casi.

In realtà il termine embolia deriva embolo, una parola del greco antico che indica, genericamente, un elemento che “si inserisce” in un altro, senza specificarne la natura. La medicina ha conferito all’embolo una connotazione negativa, assimilabile ad una sorta di “mina vagante” che non dovrebbe essere mai presente nel sistema circolatorio. In un organismo umano sano, infatti, il sangue scorre perfettamente fluido e arriva ad irrorare ogni organo e tessuto, dal più centrale al più periferico senza incontrare ostacoli e senza ristagnare.

L’embolo che arrivi a bloccare il flusso ematico a livello polmonare può quindi compromettere la funzionalità respiratoria, danneggiare il cuore e persino condurre alla morte. Per fortuna, esistono segnali premonitori che ci permettono di capire quando si è a rischio di embolia, o di trombosi venosa (una delle principali cause di embolia, come vedremo, tanto che in questi casi si parla di tromboembolia polmonare), e trattamenti da praticare tempestivamente, per lo più di tipo farmacologico, che scongiurano esiti drammatici e conseguenze a lungo termine.

Sintomi dell’embolia polmonare

Come abbiamo visto, l’embolia polmonare è un evento di natura vascolare che può condurre alla morte, ma solo se i sintomi non vengono riconosciuti con tempestività e con altrettanta celerità non si procede ad un pronto intervento per rimuovere l’embolo occludente. Per questo, è molto importante avere chiari in mente quali siano i segnali rivelatori di un’anomalia circolatoria a carico dei polmoni. La sintomatologia dell’embolia polmonare include:
  • Dolore al torace e/o alla schiena che può essere molto forte e simulare un attacco cardiaco;
  • Dispnea (fiato corto) improvvisa;
  • Respiro sibilante;
  • Tachicardia;
  • Sensazione di angoscia, di oppressione al petto;
  • Capogiro, vertigini;
  • Tosse con emissione di espettorato misto a sangue (emottisi);
  • Sudorazione eccessiva;
  • Incarnato pallido o tendente al bluastro (cianosi);
  • Svenimento;
  • Febbre.
Questi sintomi possono essere tutti presenti, oppure solo in parte, ma difficilmente possono essere trascurati, perché la persona colpita da embolia polmonare si accorge benissimo che nel suo corpo c’è qualcosa di grave che non va. Attenzione, alla sintomatologia attribuibile ad un’embolia polmonare in corso, va aggiunta quella di una trombosi venosa profonda, spesso la causa del problema. Una trombosi venosa in genere si verifica a carico degli arti inferiori o, più raramente, di quelli superiori o di altra zona del corpo, e comporta la formazione di un coagulo di sangue che può risalire fino ai vasi polmonari.

I sintomi della trombosi venosa profonda, quando esistenti, consistono in un dolore a carico dell’arto in cui il trombo si forma, e gonfiore e riscaldamento dello stesso. Nella maggior parte dei casi la trombosi si verifica nella gamba, pertanto il dolore e l’edema sono riscontrabili per lo più a carico del polpaccio. Nelle linee guida mediche, i casi di embolia polmonare vengono suddivisi in base alla gravità e al rischio di morte, e in particolare avremo la seguente classificazione:
  • Embolia polmonare ad alto rischio (o massiva) in cui si assiste ad un grave deficit respiratorio e compromissione dell’attività cardiovascolare;
  • Embolia polmonare a rischio intermedio-alto;
  • Embolia polmonare a rischio intermedio-basso;
  • Embolia polmonare a basso rischio (non massiva).
In ogni caso, la prima cosa da fare in presenza di tutti o di alcuni dei sintomi succitati, è quella di recarsi senza por tempo in mezzo al pronto soccorso o chiamare un’ambulanza. 

Cosa causa l’embolia polmonare?

La trombosi venosa profonda è una delle cause più comuni di embolia polmonare, ma non l’unica. Vediamo quali possono essere le condizioni che portano alla formazione di emboli in grado di bloccare il flusso sanguigno da o verso i polmoni. Quando il sangue non arriva correttamente al tessuto polmonare, questo finisce per morire (infarto polmonare), ma se l’ostacolo impedisce al sangue ossigenato di uscire dal polmone, a rischio sono gli organi e i tessuti del corpo che non vengono irrorati a sufficienza. Talvolta l’embolo/trombo provoca una ipertensione polmonare, con un aumento pericoloso della pressione interna nei polmoni e della parte destra del cuore, dovuta allo sforzo che questi organi devono compiere per ovviare al deficit della circolazione. L’ipertensione polmonare può avere ripercussioni serie sul cuore, portando ad una sua insufficienza. Abbiamo scoperto che l’embolia è sempre provocata dalla presenza di un embolo che va ad ostruire uno dei vasi principali, spesso un’arteria, dei polmoni, ma perché ciò accade? Vediamo tutte le possibili cause di embolia polmonare:
  • Un coagulo di sangue (trombo), che si formi in un’area periferica del corpo (tipicamente una gamba) e risalga fino ai polmoni ostacolando o bloccando la circolazione in questi organi della respirazione. In questi casi si parla di tromboembolia polmonare causata da trombosi venosa profonda;
  • Spesso il trombo si frammenta in tanti piccoli coaguli, ciascuno dei quali, inserendosi nel flusso ematico verso i polmoni, contribuisce a ostruire la circolazione e provocare danni;
  • In casi meno frequenti, l’embolo non è fatto di sangue, ma, ad esempio, di grasso staccatosi da un osso (tipicamente l’embolia polmonare segue una frattura, ovvero la rottura di un osso importante come, in molti casi, il femore della gamba), oppure di materiale tumorale, o, infine, più raramente, è composto da bolle d’aria (embolia polmonare gassosa).
Si tratta, a ben vedere, di eventi correlati con l’embolia polmonare che dipendono a loro volta da altre condizioni, per lo più patologiche o pre-patologiche. Scopriamo tutti i possibili fattori di rischio dell’embolia polmonare, ovvero quali possono essere queste condizioni predisponenti alla formazione di trombi o emboli. 

Fattori di rischio

Chi è a rischio di andare incontro ad una embolia polmonare? In generale, tutti coloro che, per ragioni ambientali, condizioni fisiologiche o patologiche, possono più facilmente formare trombi o emboli nel loro sangue. E quindi, attenzione a chi rientra nelle seguenti categorie:
  • Cardiopatici, e in particolare chi abbia subito infarti e ictus, soffra di fibrillazione atriale, una forma di aritmia, o di insufficienza cardiaca (condizione di indebolimento del cuore anche definita scompenso cardiaco);
  • Persone affette da trombofilia, una malattia caratterizzata da una tendenza del sangue a coagulare facilmente;
  • Malati oncologici. Alcuni tumori, come abbiamo visto, possono contribuire ad aumentare il rischio di embolia polmonare perché frammenti di materiale neoplastico possono circolare nel sangue e arrivare fino alle arterie polmonari;
  • Persone che hanno subito un intervento chirurgico, soprattutto di natura ortopedica. Ad esempio nelle operazioni di artroplastica, con sostituzioni di parti articolari o di porzioni d’osso con protesi, è possibile che emboli, in particolare di grasso, staccandosi dall’osso possano arrivare ad ostruire i vasi polmonari. Per tale ragione in questi casi occorre sempre seguire un protocollo specifico;
  • Persone che abbiano subito traumi con fratture. Come per il caso precedente, eventi traumatici che abbiano comportato rotture o incrinature di parti dello scheletro, o comunque lesioni interne, possono favorire la “migrazione” di emboli o trombi nel sistema circolatorio;
  • Persone che soffrano di insufficienza venosa, perché in loro aumenta il rischio di andare incontro a trombosi venosa profonda, e da questo evento, all’embolia polmonare. Quando il sangue ristagna nelle regioni periferiche del corpo, come accade in questi casi, tende anche a coagulare formando trombi pericolosi;
  • Donne in gravidanza. La condizione stessa della gravidanza può rallentare la circolazione nelle zone periferiche e simulare lo stesso rischio di chi soffra di insufficienza venosa. Inoltre, anche il fattore ormonale contribuisce a rallentare il flusso circolatorio;
  • Donne che assumono ormoni femminili per la contraccezione orale o seguono la terapia ormonale sostitutiva, perché estrogeni e progesterone aumentano il rischio di trombosi venosa profonda. Non è un caso se, purtroppo, proprio giovani donne rischino, più di altre categorie di pazienti, di andare incontro ad un evento grave come l’embolia polmonare;
  • Persone in condizioni di immobilità o semi mobilità, ad esempio per malattia. Purtroppo stare fermi tende a fermare anche la circolazione del sangue e a aumentare il rischio che si formino coaguli. Attenzione, anche situazioni non legate a malattie o necessità, come lunghi viaggi in aereo, costituiscono altresì fattori predisponenti. Per tale ragione è necessario cercare di alzarsi e di muoversi ogni tanto e non rimanere per troppe ore seduti nella stessa posizione;
  • Persone che hanno contratto forme severe di Covid-19. Vi è un nesso tra embolia polmonare e Covid-19, ed è legato al fatto che questa infezione, nei casi più gravi, può impattare negativamente sulla circolazione e favorire la formazione di trombi;
  • Persone fortemente sovrappeso o obese. Facile intuire che un aumento fuori norma del peso corporeo vada a ostacolare la circolazione periferica e ad affaticare il cuore, generando tutti i fattori di rischio cardiovascolari che abbiamo visto;
  • Essere tabagisti o alcolisti. Fumo e alcool sono tossici per tutti gli organi interni e producono danni a lungo termine sul cuore e sulla circolazione. Per questo aumentano anche i rischi di embolia polmonare.

Come si interviene in caso di embolia polmonare

In presenza di sintomi che possono far sospettare un’embolia polmonare in corso, è necessario recarsi al pronto soccorso per sottoporsi subito agli esami diagnostici, che prevedono o possono includere: In caso gli esami di laboratorio e strumentali effettivamente evidenziassero un’embolia polmonare, il protocollo terapeutico prevede l’immediata somministrazione di farmaci anticoagulanti come le eparine a basso peso molecolare, o i NAO (nuovi farmaci anticoagulanti) che fluidifichino il sangue e permettano lo scioglimento spontaneo del trombo in modo da ripristinare la normale circolazione sanguigna. In caso di embolia polmonare acuta massiva, e se non vi sono controindicazioni, si preferisce ricorrere ai trombolitici, più rapidi nel disciogliere il trombo, ma con un maggior rischio di emorragie. Talvolta si rende necessario rimuovere o frantumare il trombo o l’embolo con tecniche chirurgiche più o meno invasive, a seconda, naturalmente, della gravità dell’embolia polmonare stessa. 

Le tecniche più usate sono: la trombectomia percutanea, la trombolisi catetere-guidata con ultrasuoni (USAT), e infine l’embolectomia polmonare chirurgica, che rappresenta l’extrema ratio da praticarsi solo su pazienti con embolia polmonare acuta massiva che non possono essere sottoposti alla terapia farmacologica o ad altro tipo di intervento. 

Non necessariamente, però, il trattamento per l’embolia polmonare prevede un ricovero ospedaliero, perché la cura può essere somministrata ambulatorialmente senza le necessità che il paziente debba trascorrere la notte nel nosocomio, ma questo dipende molto dalla gravità dell’embolia, e dall’età e dalle condizioni di salute generali della persona. Di norma, il ricovero non viene protratto per oltre tre giorni. Per un’embolia polmonare in fase iniziale, in un paziente che non abbia una compromissione dello stato generale, possono bastare alcune ore di monitoraggio dopo la somministrazione dei farmaci anticoagulanti. Anche dopo il rientro a casa, spesso viene prescritta una terapia domiciliare a base di anticoagulanti da seguire a lungo termine, per prevenire la formazione di ulteriori trombi. 

La cura a base di anticoagulanti come gli eparinici, non è una passeggiata, sebbene si tratti di farmaci salvavita. Possono infatti avere ripercussioni nella vita quotidiana e vanno assunti seguendo con scrupolo le indicazioni mediche. Inoltre, dal momento che questi medicinali hanno lo scopo di rendere il sangue più fluido, possono aumentare il rischio di emorragie e comunque rallentare i tempi di rimarginazione delle ferite e di qualunque lesione che comporti versamento ematico. Chiunque abbia avuto un’embolia polmonare, una trombosi venosa profonda e assuma anticoagulanti dovrà poi sottoporsi a regolari controlli medici per scongiurare il rischio che la terapia non sia efficace e per monitorare lo stato delle vene e della circolazione. 

Prevenire l’embolia polmonare

Non sempre è possibile prevenire un’embolia polmonare, ma ci sono delle cause scatenanti che in effetti potrebbero essere neutralizzate. Abbiamo infatti capito che esiste un rapporto di causa-effetto tra densità del sangue (e quindi un’insufficienza circolatoria con stasi venosa), e formazione di trombi che possono poi sfociare nell’embolia polmonare. Questa condizione predisponente, anche quando presente, si può tenere sotto controllo con opportuni comportamenti. Ecco i consigli dei cardiologi sulle misure di prevenzione da attuare quando si è a rischio di trombosi e/o embolia polmonare:
  • Muoversi. Questo suggerimento è valido sia per le persone che siano costrette ad una immobilità parziale (es. donne in gravidanza a rischio, persone che abbiano subito interventi chirurgici o portino il gesso per una frattura), che per chi, ad esempio, svolga lavori sedentari o si sposti in aereo in lunghi voli transoceanici. Per ripristinare la circolazione del sangue e impedire che ristagni e formi coaguli basta muovere mani, gambe e piedi ogni ora per qualche minuto, possibilmente alzandosi e camminando, anche sul posto;
  • Sollevare le gambe almeno mezzora al giorno, per far affluire il sangue verso il cuore e prevenite la stasi venosa negli arti inferiori;
  • Indossare calze contenitive a compressione graduale. Si tratta di un vero presidio sanitario, ancorché indumento, adatto a uomini e donne che soffrano di varici e insufficienza venosa severa;
  • Bere molti fluidi, per diluire il sangue;
  • Perdere peso in caso di obesità;
  • Praticare attività fisica regolare per mantenere i vasi sanguigni in buono stato e stimolare la circolazione periferica;
  • Evitare alcool e tabacco, sostanze che intossicano l’organismo e danneggiano l’apparato cardiovascolare;
  • Evitare di indossare abbigliamento (anche intimo), troppo stretto o fasciante per lunghi periodi;
  • Evitare di assumere posizioni che possono bloccare la circolazione del sangue (ad esempio incrociare le gambe).
In caso di elevato rischio di trombosi venosa, o di precedenti episodi di tromboembolia polmonare, è necessario seguire una terapia farmacologica che mantenga sempre ben fluido il sangue chiamata TAO (terapia anticoagulante orale), da somministrarsi ambulatorialmente o nel proprio domicilio. A questi farmaci di vecchia generazione, tra cui l’eparina a basso peso molecolare e in generale gli eparinici, si sono aggiunti oggi altri anticoagulanti che offrono molti vantaggi rispetto ai precedenti, e che vengono accorpati sotto la sigla NAO (nuovi anticoagulanti orali), in grado di prevenire sia l’embolia polmonare che altri eventi cardiovascolari quali ictus, trombosi venosa profonda, a fronte di un rischio ridotto di emorragia. Altro vantaggio dei NAO, rispetto alla terapia TAO, e sempre relativamente allo scopo preventivo dell’embolia polmonare, è quello alimentare. Se, infatti, i pazienti sottoposti a TAO sono invitati a seguire un regime dietetico volto a ottimizzare l’efficacia del farmaco, lo stesso accorgimento non si rende necessario per i NAO. Questi ultimi, sono sconsigliati ad alcune categorie di pazienti, pur a rischio di embolia polmonare, in particolare coloro che soffrano di insufficienza renale, o epatica. 

In ogni caso, quando ci si deve sottoporre a terapia anticoagulante a lungo termine e a scopo preventivo di eventi cardiovascolari potenzialmente letali, quali l’embolia polmonare, e non solo, è assolutamente necessario seguire scrupolosamente le indicazioni del proprio medico, e non scordarsi mai di informare di questa cura i propri cari e chi sia in relazione con il paziente, nonché di  avvisare altri medici specialisti – dentisti, ginecologi, medici estetici ecc. - per qualunque tipo di intervento, anche minimo, che possa comportare perdite di sangue. Occorre poi vivere con prudenza, evitando di ferirsi per sconsideratezza. 

Infine, per migliorare la propria circolazione soprattutto in caso di insufficienza venosa e rischio di trombosi, si può ricorrere ai rimedi naturali. Va subito detto che un’embolia polmonare in corso non può assolutamente essere risolta con cure naturali, quello che si può fare è aiutare l’organismo a non arrivare alle condizioni che predispongano ad un evento grave come questo. La nutraceutica può dare una mano: assumere integratori con effetto flebotonico, antiossidante e antinfiammatorio a base di vitamina C, omega 3 e di flavonoidi migliora lo stato delle vene e ne previene la dilatazione e la fragilità, concorrendo a mantenere fluido il sangue. Anche l’alimentazione può considerarsi un buon rimedio naturale, perché i cibi amici della circolazione sono tanti: mirtilli e tutti i frutti di color rosso-viola, agrumi, ananas, kiwi, pomodori, olio extravergine d’oliva, caffè, cioccolato extrafondente, spezie come il peperoncino rosso e via discorrendo. Semaforo giallo o rosso, invece, per tutti quegli alimenti e condimenti che tendono ad “addensare” il sangue, quali il sale, gli insaccati, i cibi pronti e lo scatolame, le carni rosse e grasse, i dolci industriali e le bevande alcoliche. Unica eccezione: il vino rosso. Un bicchiere (mezzo per le donne), a pasto ogni tanto, può fare bene. Ma senza eccedere!



RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Domande e risposte

Cosa può causare un’embolia polmonare?

La causa più frequente di embolia polmonare è la trombosi venosa, un evento vascolare che si verifica quando il sangue diventa troppo denso e tende a formare dei coaguli, i quali, risalendo verso i polmoni attraverso il flusso ematico, possono arrivare a ostruire la circolazione bloccando uno dei vasi principali. L’embolia è quindi un evento che può avere conseguenze molto serie, persino letali. Gli emboli, ovvero i grumi solidi in grado di provocare un’embolia polmonare, possono essere anche di altra natura. Ad esempio può trattarsi di palline di grasso staccatesi da un osso (a seguito di una frattura o interventi chirurgici ortopedici), bolle d’aria, o persino piccole porzioni di masse tumorali nei malati oncologici. 

In quanto tempo si guarisce da un’embolia polmonare?

Dipende dalla causa e dalla gravità dell’evento. In genere l’embolia prevede che il, o i coaguli di sangue (se la causa è, come nella maggior parte dei casi, dovuta ad una trombosi venosa), vengano disciolti attraverso l’opportuna somministrazione di farmaci trombolitici e/o anticoagulanti (per lo più eparinici), oppure rimossi tramite intervento chirurgico (opzione meno frequente). Tuttavia, anche dopo che l’embolo sia stato eliminato o disciolto, non si è ancora del tutto guariti. La fase acuta si supera in qualche giorno di degenza, ma occorre, successivamente, seguire una terapia anticoagulante a lungo termine (TAO o NAO), per prevenire ulteriori formazioni di trombi e per mantenere il sangue fluido. Per questo la guarigione completa da un’embolia polmonare è un processo lungo, che richiede anche un anno di tempo. 

Quali sono i sintomi dell’ambolia polmonare?

Tipicamente la sintomatologia di un’embolia o una tromboembolia polmonare in atto include:

  • Dolore al torace e/o alla schiena;
  • Dispnea (fiato corto);
  • Tosse con emottisi (emissione di espettorato misto a sangue);
  • Tachicardia;
  • Senso di angoscia, di oppressione al petto;
  • Pallore o cianosi;
  • Eccessiva sudorazione;
  • Capogiri, senso di svenimento.
In presenza di tutti o alcuni di questi sintomi, e di evidente malessere della persona, occorre subito recarsi al pronto soccorso per gli accertamenti del caso. L’embolia polmonare può infatti avere conseguenze drammatiche se non si interviene tempestivamente per rimuovere l’embolo o il trombo.

Come si cura l’embolia polmonare?

A seconda della natura dell’embolo, o della gravità dell’embolia (e anche del tempo a disposizione per l’intervento), si somministrano al paziente dei farmaci per endovena o per via orale, che rendano il sangue più fluido e consentano ai trombi (se l’embolia è causata da coaguli di sangue), di sciogliersi da soli. In alternativa, esistono altri farmaci detti trombolitici, che in modo più rapido sciolgono il trombo, ma che possono aumentare il rischio di emorragie. Per tale ragione il tipo di trattamento per l’embolia polmonare dipende anche dalle condizioni generali di salute e dall’età di chi ne venga colpito, perché alcuni farmaci non potrebbero essere tollerati. In casi meno frequenti, o quando l’embolo sia di natura diversa da un trombo, si può rimuovere con tecniche chirurgiche più o meno invasive.

Quanto tempo occorre per sciogliere un trombo in caso di embolia polmonare?

Quando l’embolia polmonare sia causata da un trombo che ostruisca uno dei grossi vasi che permettono al sangue di circolare nei polmoni (tromboembolia polmonare), è necessario intervenire quanto più celermente possibile per scioglierlo e ripristinare il flusso ematico. Il tempo che i medici hanno a disposizione per effettuare questo intervento, che prevede la somministrazione di farmaci trombolitici e/o anticoagulanti, è oggi di circa nove ore dall’inizio dell’embolia, contro le sei di un tempo. Non è poco, ma neppure un gran margine di tempo, perché se si va oltre questa deadline, i danni al cuore e ai polmoni potrebbero essere molto seri, quando non mettere a rischio la vita stessa del paziente. 

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