Indice
Domande e Risposte
Cos’è l’apnea?
Il termine
apnea, che deriva dal greco antico, significa semplicemente
mancanza di respiro, o interruzione del respiro. L’apnea
non ha un significato medico finché permane un
atto volontario, come accade nelle immersioni subacquee, o quando, per
non inalare agenti volatili irritanti o tossici (es. gas di scarico dal tubo di scappamento di qualche auto) o, magari,
per far
cessare un
singhiozzo, tratteniamo il respiro per qualche minuto.
L’apnea
pericolosa,
patologica, è quella
involontaria, che quindi comporta una interruzione respiratoria più o meno lunga, con tutte le conseguenze che una anossia (mancanza di ossigeno) procura al nostro corpo. Episodi di apnea si possono verificare durante una
crisi epilettica, ad esempio, mentre nei
bambini, soprattutto nei
neonati, come vedremo, rappresenta una
spia di
immaturità dell’
apparato oro-faringeo, ma può anche essere il sintomo di una
condizione congenita piuttosto
seria. Ma le crisi di apnea più comuni sono quelle che si verificano nel
sonno, e che
non vengono rilevate da chi ne soffre. Si tratta di vere e proprie sindromi che hanno cause diverse ma che
possono creare molti danni a lungo termine, soprattutto a carico dell’
apparato cardiovascolare. Per tale ragione chi soffra in modo grave di apnee notturne ha diritto ad una
certa percentuale di
invalidità che sarà poi la commissione medica dell’Asl di pertinenza a valutare, in base alle conseguenze della sindrome sulla salute generale.
Approfondiamo pertanto l’apnea come sintomo di un disturbo del sonno.
Consulta i centri che hanno dichiarato di essere specializzati in Apnee nel sonno (OSAS):
L’apnea ostruttiva del sonno: sintomi e cause
Più che di
apnea del
sonno dovremmo parlare di
sindrome delle apnee ostruttive del sonno (
OSAS, dall’acronimo inglese), che sono quindi una eterogena categoria di disturbi in cui l’apnea, ovvero l’
interruzione involontaria del respiro, rappresenta sia il
sintomo principale che la
causa. Ma in realtà, all’
origine del disturbo, ci sono di solito
malattie delle vie respiratorie o
anomalie,
disfunzioni e
ostruzioni meccaniche che limitano o ostacolano l’atto respiratorio in posizione supina. L’apnea ostruttiva del sonno può manifestarsi
anche nei bambini, ma ne parleremo più avanti.
Limitiamoci, in questo paragrafo, al problema che si manifesti
nell’adulto. Per prima cosa, va specificato che le apnee del sonno di natura ostruttiva
fanno comunque parte del più generale novero delle malattie del sonno, proprio come le apnee centrali del sonno, che esamineremo più avanti. Si tratta di un tipo di apnea che può essere
piuttosto lunga – in genere l’interruzione del respiro dura da un minimo di dieci secondi fino ad un massimo di tre minuti - e può
essere anche
parziale (in questo caso è più corretto parlare di ipopnea), ma che ha sempre come causa una c
hiusura delle prime vie aeree. In chi soffre di apnea ostruttiva del sonno accade che la muscolatura della parte posteriore della gola – quella, per capirci, che sostiene il
palato, l’ugola, le tonsille e l’attaccatura della lingua - si
rilassa e
cede (una sorta di prolasso anomalo),
ostacolando o impedendo del tutto il
passaggio dell’aria dalle prime vie respiratorie a bronchi e polmoni.
Dal momento che questi episodi
avvengono mentre la persona sta dormendo, ovviamente sono involontarie, tuttavia, il
sistema nervoso se ne accorge e per
sbloccare la situazione e ripristinare il respiro correttamente, induce un
breve risveglio, spesso provocato dallo stesso
russamento del soggetto, che però
non viene
rilevato in modo cosciente.
Quanti episodi di apnea possono verificarsi in una normale notte di sonno di una persona che abbia questo tipo di sindrome?
Dipende, ma in genere sono
tanti, da un minimo di
cinque fino ad un massimo di
trenta per ora, con conseguente sonno frammentato, difficoltoso, e soprattutto stancante, sia perché il
cervello non può contare su un apporto di
ossigeno regolare, e sia perché in queste condizioni non si dorme un sonno di qualità, un sonno davvero riposante. Le conseguenze a livello psicofisico sono infatti piuttosto
pesanti. Vediamo intanto quali sono i sintomi notturni e diurni che ci permettono di capire se soffriamo di apnea ostruttiva del sonno:
- Sonnolenza eccessiva e immotivata durante il giorno;
- Episodi di addormentamento diurno, anche improvviso e per pochi minuti (i cosiddetti colpi di sonno, molto pericolosi se si verificano alla guida);
- Deficit di memoria e di concentrazione (a causa del debito di ossigeno del cervello durante la notte);
- Mal di testa al risveglio e durante il giorno;
- Secchezza delle fauci al risveglio (bocca asciutta);
- Sudorazione notturna;
- Improvvisi risvegli notturni con tachicardia;
- Sonniloquio (parlare nel sonno);
- Aritmia cardiaca diurna;
- Impotenza maschile (disfunzione erettile) e calo della libido nelle donne;
- Russamento, che rappresenta sovente il principale sintomo;
- Nocturia (necessità di alzarsi più volte nella notte per fare la pipì).
L’apnea ostruttiva del sonno, provocando
micro anossie (piccole ma frequenti interruzioni dell’ossigenazione) può nel tempo
causare danni a tutti gli organi e apparati del corpo, e in particolare al
cuore e al
cervello. A tal riguardo, a seconda della gravità del disturbo, le OSAS si classificano in:
- Apnea ostruttiva del sonno lieve: da cinque a 14 episodi di apnea in un’ora;
- Apnea ostruttiva del sonno moderata: da 15 a 30 episodi di apnea all’ora;
- Apnea ostruttiva del sonno severa: oltre trenta episodi di apnea per ora.
Vediamo quindi
alcune delle possibili
conseguenze e complicanze di un’apnea notturna non diagnosticata e opportunamente trattata, soprattutto quando severa:
- Disturbi respiratori, in particolare in chi già soffra di asma o di broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), ovvero patologie correlate al rischio di OSAS;
- Disturbi cardiaci, in particolare ipertensione, aritmie, e persino ictus e infarto;
- Disturbi del metabolismo, in particolare ipercolesterolemia, sindrome da insulino-resistenza e diabete di tipo due da iperglicemia;
- Disturbi epatici e fegato grasso (steatosi epatica);
- Reflusso gastroesofageo. Si tratta di un disturbo “meccanico”, in cui rigurgiti acidi si verificano durante la notte, e che è spesso associato alle sindromi da apnea ostruttiva del sonno;
- In caso di apnea severa si possono verificare disturbi nella circolazione periferica con conseguenze quali edemi delle gambe;
- Indebolimento del sistema immunitario;
- Deficit di memoria, confusione mentale e aumento del rischio di demenza senile;
- Depressione. Attenzione: l’apnea notturna difficilmente ha cause esclusivamente psicologiche, ma può avere pesanti conseguenze sul fronte psico-emotivo e dell’umore, proprio per via del deficit di ossigeno e per la sintomatologia estremamente invalidante che comporta;
- Stato di affaticamento generale;
- Calo della libido (e disfunzione erettile, come abbiamo visto tra i sintomi), dovuta alla riduzione nella produzione di testosterone che l’apnea del sonno comporta.
A questi
svariati disturbi psico-fisici che possono
affliggere chi soffra di apnea ostruttiva del sonno per
lunghi periodi, si associano, purtroppo, i rischi legati alla sonnolenza diurna e ai colpi di sonno. Le
aspettative di vita di chi soffra di OSAS, infatti, vengono ridotte drasticamente anche dal pericolo rappresentato dagli incidenti alla guida e in qualunque altro contesto in cui sia richiesta una vigilanza assoluta. Per tale ragione, se
non bastassero gli altri sintomi a mettere in allarme, lo dovrebbe essere propria la
tendenza all’
addormentamento nelle ore diurne, soprattutto mentre si lavora, si guarda la tv o si svolgono normali attività quotidiane, la
sonnolenza in
generale (con frequenti sbadigli e desiderio di tenere gli occhi chiusi), nonché la mancanza di lucidità mentale, i deficit mnemonici e il calo del rendimento.
Chi sono i soggetti più a rischio di sviluppare nel tempo un’apnea ostruttiva del sonno?
Per le ragioni che abbiamo detto, vi sono particolari conformazioni anatomiche che possono aumentare la predisposizione a soffrire di OSAS, ovvero:
- L’essere uomini. Tuttavia, nelle donne in menopausa e post menopausa il rischio aumenta in modo esponenziale;
- La gravidanza. Episodi di apnee notturne possono verificarsi nelle donne incinte al termine della gestazione a causa delle modificazioni fisiche e ormonali, ma si tratta di un problema per lo più transitorio;
- L’avere un collo “grosso”, ovvero una circonferenza superiore ai 43 cm nell’uomo e ai 41 nella donna;
- L’avere una lingua grande o spessa in una bocca piccola, dalla mandibola stretta;
- Soffrire di ipertrofia delle tonsille (tipico di chi abbia sofferto di tonsilliti ricorrenti nell’infanzia) o di adenoidi;
- L’essere in sovrappeso o obesi, come già anticipato;
- Soffrire di ipertiroidismo o “gozzo”;
- Familiarità. Uno o più casi di OSAS in famiglia aumenta in modo deciso il rischio di soffrirne a propria volta.
Questi
fattori di
rischio sono
comuni nelle persone che soffrono di apnea ostruttiva del sonno, proprio perché di natura “meccanica”, legati ad una struttura anatomica favorente. Ma di apnee notturne
ne esistono altre tipologie, con sintomi simili ma fattori di rischio
un po’ diversi. A partire dalle apnee centrali del sonno.
L’apnea centrale del sonno: sintomi e cause
L’
apnea centrale del sonno, meno frequente rispetto alla variante ostruttiva che come abbiamo visto dipende da una causa
meccanica, è un
disturbo di tipo neurologico che si verifica quando il
cervello – per ragioni che a breve spiegheremo –
smette di inviare
correttamente il segnale di contrarsi ai muscoli della respirazione. I
sintomi di questa particolare forma di apnea del
sonno sono simili a quelli che si verificano nella sindrome delle apnee ostruttive, ma vediamoli comunque:
- Ripetute, involontarie e inconsapevoli interruzioni del respiro durante il sonno;
- Risvegli improvvisi nella notte accompagnati da fiato corto (dispnea);
- Dispnea che si allevia in posizione eretta o seduta;
- Sonnolenza diurna (ipersonnia);
- Insonnia;
- Dolore al petto durante la notte;
- Difficoltà di concentrazione durante il giorno, spesso associata a vuoti di memoria e confusione mentale;
- Mal di testa al mattino;
- Umore instabile, irritabilità;
- Scarsa resistenza fisica, debolezza muscolare;
- Russamento notturno.
A proposito del russamento nel sonno, un
sintomo che è presente anche nella sindrome da apnea ostruttiva, esso può nondimeno essere presente anche nell’apnea centrale del sonno.
Ma quali sono, invece, le cause di questa seconda tipologia di apnea notturna?
Abbiamo anticipato che in questo caso
il problema non risiede nelle vie respiratorie, ma nel sistema nervoso, deputato a regolare tutto il processo respiratorio durante il sonno, ovvero nella fase di massimo rilassamento del corpo, quando le funzioni vitali rallentano.
All’origine di questa anomalia possono esserci
svariate condizioni, non necessariamente patologiche e spesso reversibili. Vediamo le
più comuni tipologie di apnee centrali del sonno a seconda della causa da cui hanno origine:
- Respiro di Cheyne-Stokes (o respiro periodico), si tratta di una condizione che si verifica nei cardiopatici, in particolare in chi abbia subito infarti o ictus o in chi soffra di scompenso cardiaco, in chi soffra di patologie respiratorie o neurologiche, e negli anziani. Il respiro di Cheyne-Stokes è caratterizzato da fasi di apnea alternate a respiri veloci e superficiali.
- Apnea farmacologicamente indotta. In questo caso l’interruzione del respiro è di natura iatrogena, ovvero determinata dall’azione di alcuni tipi di farmaci – in particolare oppioidi a base di morfina o codeina – che agiscono anche sul centro del respiro.
- Apnea da altitudine. Attenzione a questo tipo particolare di apnea centrale del sonno, che fisiologicamente può verificarsi quando si dorme in alta montagna (e non si è abituati alle altitudini). Si può infatti manifestare un respiro periodico (proprio il respiro patologico di Cheyne-Stokes che abbiamo visto) anche in soggetti sani, a causa del ridotto apporto di ossigeno nel sangue che tipicamente si osserva delle zone più elevate del pianeta.
- Apnea secondaria a condizioni patologiche gravi, tra cui, come abbiamo visto, eventi cardiaci, ma anche insufficienza renale.
- Apnea centrale del sonno idiopatica. Si tratta di una rara sindrome, apparentemente senza cause e quindi primaria.
Alla luce di quanto visto, appare chiaro che non tutti siamo ugualmente a rischio di apnea centrale del sonno, per lo meno, le condizioni predisponenti sono inferiori rispetto a quanto accade per la sindrome da apnee ostruttive del sonno.
Vediamo quindi quali sono le condizioni che predispongono a questo tipo di apnea:
- Sesso maschile. Come anche per l’apnea ostruttiva del sonno, anche per quella centrale l’essere uomo rappresenta già un primo fattore di rischio;
- Età. Come abbiamo visto, trattandosi di un disturbo neurologico, l’apnea centrale del sonno insorge più facilmente negli over 65, soprattutto se affetti da altre patologie predisponenti quali cardiopatie e malattie respiratorie o neurodegenerative (morbo di Parkinson);
- Soffrire di disturbi cardiaci. In particolare sembra che sia un fattore l’avere un’alterazione del ritmo cardiaco (come la fibrillazione atriale, una comune aritmia), o un’insufficienza cardiaca (o scompenso cardiaco), che impedisce al cuore di pompare efficientemente il sangue in tutti gli organi del corpo;
- Aver subito lesioni o malattie cerebrali tra cui ictus ischemico, tumori del cervello, o altro tipo di traumi che possano andare a colpire le aree deputate alla regolazione del respiro;
- Altitudine elevata. Abbiamo visto che in questi casi il corpo, a corto di ossigeno, può andare incontro al fenomeno del respiro di Cheyne-Stokes con episodi di apnea. Si tratta, naturalmente, di una conseguenza non preoccupante, che si verifica in chi non sia abituato alle “altezze”.
- Assunzione di farmaci oppioidi.
Prima di
scoprire l’iter diagnostico delle apnee del sonno, e soprattutto le
opzioni di
trattamento disponibili a seconda delle cause e della gravità del disturbo, vediamo l’ultima tipologia di apnea notturna:
quella “mista”.
L’apnea del sonno mista
Le apnee del sonno possono essere
prevalentemente di tre tipi.
- Abbiamo visto la più comune, ovvero l’apnea ostruttiva del sonno, determinata da cause meccaniche;
- Il secondo tipo di apnea del sonno, quella centrale, che dipende da un problema a livello neurologico;
- Esiste anche una terza forma di apnea, che combina i due tipi già visti.
Come è possibile? L’apnea del sonno mista, infatti,
si caratterizza per avere entrambe le sintomatologie, sia quella dell’apnea ostruttiva, che quella dell’apnea centrale. Ma c’è una
ragione, ed è legata ad uno strumento che viene spesso utilizzato da chi abbia una diagnosi di OSAS: il
CPAP (Continuous Positive Airways Pressure). Si tratta di un macchinario che
supporta la respirazione in chi abbia dei deficit notturni causati da episodi apnea ostruttiva.
In pratica consta di una
mascherina, che si applica al viso e garantisce una
regolare ventilazione, insufflando aria pressurizzata in modo costante grazie ad un ventilatore collegato da un tubicino, e così impendendo che le vie aeree “collassino” e ostruiscano il passaggio dell’aria. Questo strumento è
estremamente utile per
ridurre tutti i sintomi associati alle OSAS,
inclusa la sonnolenza diurna così pericolosa per le possibili conseguenze, e consente a chi la utilizza di avere un sonno regolare, profondo e senza bruschi risvegli o russamento. Per questa ragione,
pur non “curando” l’apnea, permette di gestirla e rappresenta pertanto la terapia d’elezione in molti casi di OSAS. Purtroppo, però, il CPAP può anche
favorire l’insorgenza di un’apnea centrale del sonno in soggetti predisposti.
Non solo l’uso di questo strumento di supporto alla ventilazione, però, causa l’apnea mista, che rappresenta una sorta di
aggravante delle altre due. Può anche essere l’esito di una condizione predisponente ad entrambe le forme di apnea, quindi un problema di natura meccanica che causa un prolasso delle prime vie respiratorie, ma anche un disturbo di natura neurologica.
Apnea del sonno: diagnosi e trattamento
Ora che abbiamo le idee chiare su come si classificano le apnee del sonno, sulle
cause e sui sintomi specifici, possiamo passare allo step successivo, ovvero alla
diagnosi.
Spesso ci si arriva per tentativi, per esclusione, presentandosi dal medico per via del russamento, o perché ci si addormenta durante il giorno, o per qualcuno degli altri sintomi che abbiamo elencato. Sarà a quel punto proprio il medico di base, qualora sospettasse un problema di OSAS o, in generale, di apnea del sonno, a
inviare il proprio paziente ad un Centro del sonno, ove possa essere sottoposto agli
esami strumentali del caso preceduti da una visita di
anamnesi con
valutazione delle condizioni generali e degli eventuali fattori di rischio. In alcuni casi si utilizzano anche i dati che
emergono dai test del sonno, questionari di autovalutazione basati su parametri internazionali. Tra questi segnaliamo:
- Il test di Berlino, che identifica le situazioni di rischio cui il paziente può trovarsi per i disturbi respiratori di cui soffre (se ne soffre);
- Il questionario di Epworth, che consta di sole otto domande e indaga sul livello di sonnolenza diurna e sui rischi collegati.
Per quanto riguarda, invece, gli
esami strumentali, è la
polisonnografia il test d’elezione per la diagnosi di apnea del sonno, sia ostruttiva, che centrale, che mista, e che consiste in una
registrazione del
sonno del
paziente. Si effettua durante il riposo notturno – sia in regime ospedaliero che a casa, a seconda delle condizioni generali di salute del paziente – grazie ad uno
strumento chiamato polisonnigrafo, dotato di sensori che vengono applicati alla persona da esaminare, attaccati ad un
registratore. Ciò che viene registrato sono una serie di
parametri vitali quali l’attività cerebrale, l’
attività cardiaca, e naturalmente la
respirazione. In questo modo è possibile scoprire senza possibilità di errore se la persona soffre di apnea del sonno.
Una volta stabilito che il
problema è proprio rappresentato da un’apnea del sonno, e che se ne sia individuata la tipologia, sarà possibile studiare, caso per caso, il
miglior trattamento. Certamente
non si tratta di un disturbo che possa essere
sottovalutato proprio per le possibili
complicanze che comporta e i rischi per la propria incolumità legata ai frequenti colpi di sonno diurni. Vediamo quindi le
diverse soluzioni previste per la gestione delle diverse apnee del sonno.
OSAS (Sindrome da apnea ostruttiva del sonno):
Per le apnee gravi la terapia d’elezione è rappresentata dall’uso dei dispositivi per il supporto alla ventilazione, e in particolare:
- CPAP (abbiamo visto nel paragrafo precedente di cosa si tratta);
- BIPAP (Bilevel Positive Airways Pressure). Anche in questo caso si tratta di uno strumento che consente una ventilazione costante ma che funziona in modo alternativo rispetto al CPAP, insufflando aria in due modalità. La pressione infatti aumenta per aiutare l’inspirazione, e si riduce in fase di espirazione. In questo modo si rende l’atto respiratorio meno faticoso soprattutto nei pazienti che soffrano anche di patologie polmonari quali la BCPO;
- Per le OSAS dovute ad una conformazione mandibolare stretta o ad una errata posizione della lingua, sono molto utili i MAD (dispositivi intraorali) come i bite notturni, sorta di apparecchi morbidi in silicone o altro materiale che spostano il “morso” in avanti aumentando lo spazio per il passaggio dell’aria o i TDR, dispositivi di bloccaggio della lingua. I MAD devono essere fatti su misura da uno gnatologo, l’esperto in anomalie del complesso cranio-cervico-mandibolare;
- Infine, per le malformazioni che non possono essere corrette con i MAD, la soluzione potrebbe essere di tipo chirurgico, tra cui la tonsillectomia, la plastica di ugola e palato (uvulopalatofaringoplastica UPPP) e altre tecniche di chirurgia maxillo-facciale tra cui la chirurgia di avanzamento maxillomandibolare (MMA). In generale, gli interventi chirurgici per le apnee notturne di tipo ostruttivo rappresentano un’extrema ratio per i casi gravi.
Apnea centrale del sonno
Anche in questo caso, per le
apnee gravi la
soluzione di prima istanza, e senza dubbio la
più efficace nel garantire una ottimale ossigenazione durante le ore notturne
è l’utilizzo degli strumenti di ventilazione pressurizzata quali CPAP e BPAP, ai quali si associa l’ASV (Adaptive Servo-Ventilation), un ventilatore autoregolante indicato per il trattamento del respiro periodico di Cheyne-Stokes.
Stimolazione elettrica del nervo frenico attraverso l’impianto di un dispositivo simile ad un pace-maker che va a stimolare il nervo frenico, posto nel petto, in modo che invii correttamente il segnale di regolazione del respiro al muscolo diaframmatico, monitorandone l’efficienza durante tutto il sonno.
Apnea del sonno mista
In questo caso il trattamento
viene personalizzato a seconda dei casi e può avvalersi di alcune delle tecniche e degli strumenti visti per le altre due tipologie di apnee del sonno.
Abbiamo
elencato le
terapie previste per i casi più severi di apnee notturne, in cui gli episodi di interruzione del respiro siano più di trenta per ogni ora di riposo. Ma esistono anche cure e rimedi meno invasivi, adatti a chi abbia una dorma lieve di OSAS o di apnea centrale o mista, o che abbia difficoltà ad adattarsi all’uso dei ventilatori quali CPAP e BIPAP,
non sempre ben tollerati. Vediamo quindi i
rimedi naturali e altro tipo di soluzioni terapeutiche per il trattamento dell’apnea del sonno e del russamento:
- Perdita di peso. Essenziale soprattutto in quei casi in cui le apnee, in genere di tipo ostruttivo (OSAS), siano anche legate all’eccesso di adipe nella zona superiore del corpo, e in particolare tra viso e collo;
- Terapia miofunzionale (in caso di apnea ostruttiva del sonno). Si tratta di tecniche ed esercizi specifici che vengono insegnate dai logopedisti o dagli gnatologi e che comportano il dover riposizionare la lingua e allenare la muscolatura della bocca e della gola. Per ottenere un miglioramento in termini di respirazione notturna e cessazione del russamento, dovrebbero essere praticati ogni giorno per diversi minuti, in modo che alla fine divengano automatici;
- Terapia posizionale notturna. Significa, semplicemente, incoraggiare il paziente che soffra di apnee del sonno in forma moderata o lieve, a dormire di lato nel letto, perché in questa posizione è molto più difficile andare incontro ad episodi di interruzione del respiro, specialmente se dipendono da un rilassamento eccessivo delle strutture oro-mandibolari e faringee. Per mantenere la posizione laterale durante tutta la notte sono utili cuscini appositi che blocchino il corpo o anche l’uso di sensori (“night shift”) da applicare sul collo, che vibrino se si cambia posizione mettendosi a pancia su (la posizione peggiore per chi soffra di apnea del sonno).
L’apnea nei bambini
Episodi di cessazione del respiro, quindi di apnea, nei
bambini, e in particolare nei
neonati pretermine,
non sono
rari, ma possono avere cause diverse e naturalmente gradi di gravità differenti. Come negli adulti, anche in età pediatrica l’apnea, in particolare notturna, può essere
centrale,
ostruttiva o
mista con
sintomi in tutto
simili a quelli visti quali
sonnolenza diurna o, al
contrario,
iperattività,
russamento notturno,
irritabilità,
difficoltà cognitive e mnemoniche,
voce nasale,
incubi notturni,
mal di testa mattutini, e spesso anche
enuresi notturna (pipì a letto).
Vediamo alcune delle condizioni e dei fattori di rischio più comuni dell’apnea ostruttiva del sonno (e del russamento) nei bambini:
- Obesità;
- Ipertrofia di tonsille e/o adenoidi;
- Anomalie e malformazioni craniofacciali;
- Ostruzione nasale cronica dovuta a poliposi, sinusite, rinite allergica e deviazione del setto nasale;
- Sindrome di Down;
- Sindromi metaboliche genetiche tra cui la mucopolisaccaridosi;
- Infezioni respiratorie tra cui bronchiti, bronchioliti e polmoniti;
- Asma bronchiale allergica e non;
- Malformazioni della gabbia toracica.
Veniamo alle
cause, fattori di rischio e condizioni predisponenti dell’apnea centrale del sonno nei bambini:
- Aumento della pressione intracranica a causa di tumori cerebrali, traumi con edemi, idrocefalia ecc.;
- Esposizione a sostanze tossiche;
- Ipoventilazione centrale congenita del neonato (CCHS). Questa specifica e rara sindrome, ad oggi idiopatica, ovvero da cause sconosciute, viene anche definita maledizione di Ondine ed è dovuta ad un’alterazione della funzionalità del sistema nervoso autonomo. Per tale anomalia, il neonato (ma la malattia può avere anche un esordio tardivo e comunque è cronica, perdurando per l’intero arco della vita di chi ne venga colpito), non ha sufficiente aria che circola nel suo corpo e va incontro a continui deficit di ossigenazione (anossia) dovuti a episodi di apnea del tutto inconsapevole, che si possono verificare sia nelle ore notturne che anche durante il giorno nei casi più severi. La terapia della CCHS, sindrome che può anche associarsi ad altre patologie congenite quali malattia di Hirschsprung, consiste in un costante supporto alla ventilazione (respirazione meccanica) sia di notte che, in casi gravi, anche di giorno;
- Malattie neuromuscolari quali la distrofia di Duchenne, la sindrome di Guillain Barré e altre sono, invece, all’origine di forme di apnea del sonno mista in età pediatrica.
Altra possibile causa di apnea nel neonato è il
laringospasmo da reflusso gastroesofageo, che spesso di verifica durante l’allattamento e che rappresenta nella maggior parte dei casi sono una forma benigna di apnea, legata all’immaturità dell’apparato oro-faringeo del bambino.
Per quanto riguarda, quindi, il
trattamento dell’apnea nel bambino, sia
diurna che, soprattutto,
notturna, esso
dipende dalle cause e può variare in base ad esse.
L’apnea diurna esiste?
Finora abbiamo soprattutto parlato delle apnee del sonno, ma… esiste un fenomeno di apnea diurna? Ovvero, può accadere che in modo involontario si interrompa per alcuni secondi il respiro anche in chi non stia dormendo?
In parte, il fenomeno dell’
apnea diurna è collegato strettamente con le
sindromi che abbiamo visto. Chi, infatti, non dorme bene di notte a causa del deficit respiratorio, osserva come sintomo primario una grande sonnolenza durante l’arco della giornata che può sfociare in addormentamenti improvvisi (i classici “colpi di sonno”), nei quali può ripresentarsi il problema dell’apnea. Chi soffre di apnea ostruttiva del sonno in particolare,
può avvertire l’urgenza di uno o più sonnellini durante l’arco della giornata, e in queste pennichelle ritrovarsi a russare sonoramente e avere episodi di apnea.
Nel caso, invece, di
apnea centrale del sonno e di
ipoventilazione centrale congenita (CCHS), il problema ha origine nel sistema nervoso centrale o autonomo, il che comporta una
respirazione in generale difettosa. Questa condizione fa sì che nel sangue siano presenti concentrazioni eccessive di anidride carbonica, con conseguenze quali sonnolenza e senso di debolezza diurne, che a loro volta possono indurre addormentamenti improvvisi con ulteriori episodi di apnea che peggiorano la situazione.
In tutti questi casi, che segnalano forme di apnee del sonno severe, è necessario
ovviare al
deficit di
ossigeno che può diventare seriamente pericoloso per la salute generale, intervenendo
con la ventilazione meccanica (CPAP, BIPAP e ASV) anche, eventualmente, diurna come nel caso della CCHS, e, in caso di OSAS, anche con la chirurgia se all’origine vi è una malformazione oro-mandibolare o palatale.
Ricordiamoci che
l’apnea patologica, sia diurna che notturna, non viene rilevata da chi ne soffre, perché si tratta di un fenomeno del tutto involontario, per questo è particolarmente i
mportante che chi sta vicino alla persona che presenta i sintomi del disturbo (in particolare i familiari, ma anche insegnanti o educatori nel caso dei bambini, parenti, amici e colleghi di lavoro nel caso delle persone che vivono da sole),
si allerti e promuova immediatamente un iter di controllo medico.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Domande e risposte
Cosa si intende per apnea?
Apnea genericamente significa interruzione del respiro, ma in medicina ha sempre un significato patologico. Infatti in questi casi lo stop temporaneo alla respirazione non è volontario, come accade, ad esempio, quando andiamo sott’acqua, ma involontario, e il fenomeno si verifica per lo più di notte, durante il risposo notturno. L’apnea come problema di salute, quindi, viene incluso come sintomo principale nelle sindromi delle apnee notturne, che possono essere di tre tipi: apnea ostruttiva del sonno (OSAS), apnea centrale del sonno, e apnea del sonno mista (che quindi comprende le altre due tipologie). Il disturbo dell’apnea può colpire ad ogni età, anche i bambini, in particolare i neonati, possono avere episodi di apnea causata da un’immaturità del sistema respiratorio.
Quali sono le cause dell’apnea?
L’apnea notturna, il disturbo che prevale quando si parla di apnea in medicina, può avere divere cause. Negli adulti, ad esempio, uno dei primi fattori di rischio è costituito dall’obesità e dal sovrappeso che influisce anche sulla struttura del palato molle e dei tessuti della gola che rilasciandosi nel momento del sonno vanno ad ostacolare il passaggio dell’aria verso i polmoni. Altre cause sono: familiarità, assunzione eccessiva di farmaci per dormire, di tranquillanti e sedativi, l’essere uomo, l’età avanzata, fumo e alcool, congestione nasale dovuta a malattie respiratorie croniche quali sinusite o allergie, presenza di adenoidi o polipi nasali, deviazione del setto nasale e malformazioni nasali, malattie pregresse tra cui cardiopatie, morbo di Parkinson, diabete di tipo due, disfunzioni ormonali e malattie dei polmoni.
Si può curare l’apnea notturna con i rimedi naturali?
Ci sono senza dubbio delle buone abitudini quotidiane e rimedi naturali che aiutano a ridurre il rischio di apnee ostruttive del sonno se all’origine vi sono condizioni modificabili o migliorabili. Ad esempio, perdere perso in caso di obesità rappresenta già un ottimo rimedio, così come ridurre l’assunzione di sonniferi, smettere di fumare e ridurre le bevande alcoliche specialmente in serata o prima di andare a dormire e fare più esercizio fisico. Inoltre, anche cambiare posizione in cui si dorme, privilegiando quella di lato anziché supini o proni, usare un umidificatore per l’aria nella stanza da letto per evitare che le mucose di naso e gola si secchino durante il sonno, possono risultare dei buoni rimedi. In alcuni casi, per evitare che il rilassamento del palato e della gola creino ostacolo alla respirazione, può essere utile consultare un dentista o uno gnatologo e farsi realizzare un bite su misura che mantenga lingua, palato e annessi nella corretta posizione all’interno della bocca.
Quali sono i sintomi che possono far sospettare un’apnea del sonno?
Per quanto riguarda la tipologia più frequente e diffusa di apnea del sonno, ovvero l’apnea ostruttiva, i sintomi principali sia notturni che diurni sono:
- Eccessiva sonnolenza diurna;
- Colpi di sonno durante il giorno;
- Russamento notturno, spesso estremamente rumoroso;
- Risvegli improvvisi durante il sonno, accompagnati da singulti o colpi di tosse;
- Bocca e gola secche al risveglio;
- Difficoltà di concentrazione e vuoti di memoria durante il giorno;
- Mal di testa, specialmente al mattino;
- Senso di spossatezza diurna;
- Irritabilità;
- Calo della libido.
In caso di apnea centrale del sonno e di apnea mista, i sintomi non si discostano, e in generale va detto che ad accorgersene sono spesso prima i partner, che svegliati dal russamento intenso, si accorgono delle sospensioni del respiro anomale.
Qual è la posizione migliore per dormire in caso di apnea del sonno?
In chi soffre di apnea notturna diagnosticata, o è a rischio di soffrirne, assumere la posizione di lato per dormire è una buona scelta. La migliore, per aiutare la respirazione perché facilita la circolazione del sangue e riduce la tendenza al russamento. Inoltre, nei soggetti obesi, e nelle donne in gravidanza, consente di alleggerire i polmoni e tenere libere le prime vie respiratorie.
Cosa accade se l’apnea notturna non viene curata?
Purtroppo le conseguenze di apnee del sonno non diagnosticate a trattate possono essere molto serie, persino drammatiche. Alcune delle complicanze della mancanza di ossigeno indotta da queste sindromi sono davvero pericolose per la salute, come ipertensione, infarti, ictus, incidenti stradali da colpi di sonno, diabete e depressione. Per questa ragione è assolutamente necessario, in presenza di sintomi che possono essere ricondotti alle apnee notturne, sottoporsi quanto prima agli esami previsti in questi casi, tra cui la polisonnografia, e in caso di diagnosi positiva, prendere tutti i provvedimenti del caso.