Indice
Domande e risposte
Non sentire più gli odori: è l’anosmia
Sovente associata all’
ageusia (perdita del senso del gusto), l’
anosmia è il termine medico con cui si indica la
mancanza dell’
olfatto, il senso che ci consente di percepire gli odori. Si tratta per lo più di un sintomo secondario a patologie, anomalie, malformazioni che colpiscano il naso e i recettori presenti al suo interno (precisamente al lato e sulla parete superiore delle fosse nasali), ovvero quelle cellule nervose che sono deputate alla “raccolta” degli impulsi olfattivi da inviare al cervello affinché li processi. Una comunissima forma transitoria di anosmia o iposmia (riduzione dell’olfatto), è quella che consegue al “banale” raffreddore, che tutti ben conosciamo, perché la infezioni virali delle vie respiratorie sono tra le più frequenti cause di questo fastidioso deficit sensoriale.
Anosmia e ageusia, infatti, sono oggi considerati tra i sintomi più specifici e identificativi dell’infezione da Covid-19, ma ovviamente tante altre possono essere le cause, non solo di natura patologica. Esiste anche una anosmia congenita, seppur poco diffusa, come vedremo a breve. Ma prima di andare ad approfondire le cause dell’anosmia primaria e secondaria, vediamo con quali segnali fisici e psicologici si presenta, come possiamo riconoscerla in noi o nelle persone che ci sono vicine:
-
Incapacità di percepire tutti gli odori, di qualunque natura, presenti nell’ambiente circostante;
-
Perdita, alterazione o limitazione del senso del gusto, che è strettamente influenzato proprio dall’olfatto (ageusia o ipogeusia);
-
Perdita di peso, una conseguenza dell’inappetenza che può colpire chi soffra di anosmia. L’odore dei cibi, infatti, è uno dei principali stimolanti dell’appetito;
-
Depressione, purtroppo è una possibile conseguenza di anosmie che si protraggono nel tempo, come accade quando la causa è un trauma cranico o una malattia cerebrale.
L’anosmia può inoltre manifestarsi in
modalità differenti, con sfumature variabili da persona a persona e assumere definizioni diverse a seconda delle caratteristiche. Ad esempio, potremmo sperimentare non proprio una perdita completa dell’odorato, ma parziale (iposmia), che può accompagnarsi ad una parziale perdita della sensibilità gustativa (ipogeusia). Oppure, potremmo sentire gli odori in modo alterato rispetto alla norma (parosmia), percepire fragranze inesistenti (fantosmia) o odori sgradevoli ugualmente inesistenti (cacosmia).
L’anosmia nella maggior parte dei casi è un
fenomeno occasionale, ad esempio associato a infezioni che colpiscano le
vie nasali ma a volte si
cronicizza o
peggiora nel tempo, soprattutto se dovuta a cause non transitorie, come
malattie neurodegenerative. Vediamo meglio.
Anosmia primaria e secondaria: le possibili cause
Una prima doverosa
distinzione da fare quando si parla di anosmia (associata, o meno, all’ageusia), è tra
primaria e
secondaria. Partiamo dalla prima possibilità, perché è anche la meno comune.
Per
anosmia primaria si intende un “difetto” congenito o conseguente a una mutazione genetica o anche “senza causa apparente” (anosmia idiopatica). Nel primo caso si parla di anosmia congenita isolata (ICA), in cui l’incapacità di avvertire gli odori si presenta alla nascita ed è presumibilmente collegata alla mutazione di due geni specifici, sebbene ulteriori studi siano necessari per approfondire questa rara sindrome. Le persone che soffrono di ICA hanno nascono con un apparato olfattivo deficitario o inesistente, vivono privi dell’odorato, in un mondo senza profumi o “puzze”.
Esistono anche forme di anosmia o iposmia genetiche associate
a sindromi più complesse, in cui la perdita dell’odorato rappresenta solo una delle manifestazioni, e non la più grave, come la
sindrome di Kallmann o la
insensibilità congenita al dolore. Per quanto riguarda, invece, l’anosmia primaria idiopatica, questa condizione può non essere presente dalla nascita, e quindi manifestarsi ad un certo momento della vita, ma senza che se ne riescano ad identificare le cause. Tuttavia, come anticipato, l’anosmia, così come l’ageusia, sono per lo più condizioni sintomatiche che si associano a patologie o anomalie dell’
apparato olfattivo croniche o
transitorie, e quindi parliamo di anosmia secondaria. Vediamo tutte le possibili sindromi, malattie o condizioni fisiche che tra i sintomi annoverano la perdita totale o parziale dell’odorato.
Anosmia da
irritazione o
infiammazione della mucosa nasale e danno transitorio alle radici nervose deputate alla ricezione dei segnali odorosi, a sua volta causata da:
Anosmia da anomalie o
malformazioni della struttura nasale o ostruzioni delle cavità nasali, tra cui:
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Poliposi nasale;
-
Tumori (per lo più benigni) nasali;
-
Deviazione del setto nasale (anche a seguito di traumi e frattura del naso);
-
Ipertrofia dei turbinati (strutture ossee rivestite di mucosa che si trovano all’interno delle fosse nasali);
Anosmia da
malattie neurodegenerative (in questo caso il deficit olfattivo è a livello di
sistema nervoso centrale), tra cui:
Anosmia da
inalazione o
esposizione a
sostanze tossiche tra cui:
-
Fumo di sigaretta (nei forti tabagisti);
- Sostanze stupefacenti da aspirazione (ad esempio la cocaina);
-
Sostanze chimiche di varia natura. Questo tipo di anosmia o iposmia spesso rappresenta una sorta di malattia professionale, che colpisce chi, per lavoro, sia a contatto con composti chimici volatili come i vapori del cadmio, che vanno a danneggiare irreversibilmente i recettori nasali.
Anosmia secondaria da altre patologie tra cui:
- Malattie endocrine (in particolare a carico della tiroide);
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Diabete;
-
Tumori cerebrali;
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Ictus cerebrale;
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Anosmia da malattie psichiatriche o cerebrali, quali schizofrenia e l’epilessia.
-
Anosmia da trauma cranico e trauma cerebrale.
Anosmia da
farmaci (iatrogena) in particolare conseguente dell’assunzione di:
-
Chemioterapici e farmaci oncologici tra cui l’Interferone alfa e il metotrexato;
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Psicofarmaci.
La
radioterapia per i tumori del distretto testa-collo può ugualmente danneggiare (spesso in modo irrecuperabile) i recettori dell’apparato olfattivo causando anosmia.
Altre cause di anosmia sono, o possono essere l’età avanzata (l’invecchiamento riduce anche la sensibilità olfattiva o gustativa), le carenze nutrizionali in particolare di vitamine del gruppo B, la gravidanza nelle donne (anche se, in questo caso, è più comune il fenomeno della parosmia) e in alcuni casi anche la menopausa.
L’anosmia psicogena
Ci sono casi – abbastanza
rari in verità – in cui la perdita dell’odorato, l’anosmia, non ha una casa fisica, ma una causa
psicogena, legata a stati emotivi, forti stress, traumi e
alterazioni dell’umore. Abbiamo visto come alcune malattie psichiatriche, in particolare la schizofrenia, possano annoverare, tra i sintomi, anche l’anosmia.
Ma cosa significa? Consideriamo che l’
olfatto è un senso importantissimo per gli esseri umani, ma è anche quello che ci accomuna di più agli animali. Il “fiuto”, la capacità di cogliere con grande accuratezza le informazioni olfattive che ci circondano, non a caso è diventato, in senso lato, un modo per indicare l’istinto primordiale che possediamo, e che ci deriva proprio dalla nostra animalità.
Il
fiuto è un’arma di difesa, serve a
proteggerci dai
pericoli, pensiamo solo agli odori dei gas nocivi e delle esalazioni velenose. Ma grazie all’odorato noi siamo in grado anche di “sentire” gli altri esseri umani usando una modalità che va oltre la razionalità e arriva direttamente “alla pancia”, o ai sensi, se si tratta, ad esempio, dei feromoni sessuali. Quindi può capitare, in alcuni soggetti particolarmente repressi, magari a causa di un’educazione severa, rigida e sessuofobica, o traumi subiti, che l’anosmia (anche “ottenuta” tramite malattie infiammatorie di natura psicosomatica), sia esattamente un modo usato dalla mente per censurare la parte animalesca della persona.
Un’anosmia
psicogena può anche dipendere da forme di
depressione, in cui tutti i sensi appaiono come spenti, addormentati. L’odorato è infatti tanto più vivo quanto più lo si usa, perché viene stimolato in continuazione, come accade quando giochiamo ad indovinare le diverse fragranze tenendo gli occhi chiusi. Ma attenzione: spesso la depressione è una conseguenza dell’anosmia. Il non riuscire a percepire gli odori, infatti, rappresenta un corto circuito con il mondo circostante e con le persone che amiamo, ci isola, in qualche modo. Per questo proprio una condizione di anosmia che perduri nel tempo ancor di più se associata all’ageusia, che a sua volta ci “taglia” fuori da uno dei grandi piaceri della vita che è quello procuratoci dal cibo, può condurre a stati depressivi anche gravi.
Uno
studio sistematico pubblicato su
Chemical Senses nel 2016, ha rilevato una relazione biunivoca tra le due condizioni: anosmia e depressione. Nello specifico, si è dimostrato che nei pazienti depressi le performance olfattive risultano deficitarie rispetto a quelle delle persone in salute, e che per contro i pazienti con disfunzioni dell’odorato quali, soprattutto, l’anosmia, manifestano sintomi depressivi tanto più severi quanto maggiore è il deficit olfattivo.
L’anosmia da Covid-19
Anosmia e
ageusia sono due dei sintomi caratteristici dell’infezione virale da
Covid-19, e questo perché il
virus che la
causa, e l’infiammazione che ne consegue come
risposta immunitaria, danneggiano temporaneamente i recettori dell’olfatto presenti nel naso che in tal modo non possono comunicare con il cervello per via nervosa. Si tratta, quindi, di una
condizione transitoria, che tuttavia sembra
non essere così
trascurabile (rispetto agli altri sintomi, in particolare quelli respiratori), come si pensava. A tal riguardo citiamo gli esiti di uno studio veneto che ha coinvolto anche ricercatori del King’s College di Londra, dal quale si evince che se la maggior parte dei pazienti recupera pienamente gusto e olfatto nel giro di un mese dalla diagnosi, una minima percentuale, circa il 10% del totale, mantiene il deficit sensoriale. Vediamo meglio. Lo studio effettuato si è basato su un piccolo campione di pazienti italiani (202 adulti) risultati positivi al Covid-19 nel mese di marzo del 2020 (test effettuato presso l’ospedale di Trieste). Di questi
ben 113 lamentavano anosmia e ageusia o disgeusia (alterazione del gusto), disturbi per quasi il 90% di loro erano
scomparsi o
molto migliorati dopo quattro settimane.
Ma… attenzione, appunto il 10% del campione ad un mese dalla diagnosi
non aveva recuperato il deficit olfattivo o gustativo. La ricerca – pubblicata sulla rivista scientifica Journal of American Medical Association – sottolinea come la permanenza dell’anosmia e/o dell’ageusia in questa piccola percentuale di ex pazienti Covid-19 non significhi affatto che non siano guariti dall’infezione o che siano ancora contagiosi. Nulla di tutto questo, in realtà si tratta di “strascichi” della malattia, da non sottovalutare e, semmai, da indagare. Sembra che chi sia stato colpito da forme più severe di Covid-19 abbia più difficoltà, o necessiti di più tempo (nell’ordine di mesi), per recuperare appieno la sensibilità olfattiva.
Altri studi italiani dimostrano che almeno la metà dei pazienti con sintomi per Covid-19 annovera tra questi
anche l’
anosmia e l’ageusia, che pertanto sono stati inclusi tra i sintomi più spiccatamente indicativi dell’infezione. Soprattutto perché, a differenza di ciò che accade quando l’anosmia è causata da altre sindromi respiratorie, nel caso del Covid-19 non si accompagna o raramente si associa a
congestione nasale.
Va detto che stando ai
dati statistici raccolti finora a livello globale, i pazienti
guariti completamente dal Covid-19 che non
recuperano l’olfatto e/o il gusto nel giro di qualche mese (fino ad un massimo di cinque) sono davvero pochissimi. Tuttavia, se si rientra in questo novero, è bene sapere che esiste una tecnica di riabilitazione olfattoria utile per “reinsegnare” ai recettori dell’olfatto a raccogliere e distinguere i segnali odorosi. Inoltre, è disponibile una terapia farmacologica stimolante del sistema nervoso che in effetti è la stessa utile per il recupero dell’olfatto nei casi di anosmia post-virale, e che include la somministrazione di vitamine C, E, B1, B6 e B12, zinco, acido alfa-lipoico, lavocarnitina acetil-cloridato (uno psicostimolante), corticosteroidi all’occorrenza.
Diagnosi e trattamento dell’anosmia
La diagnosi dell’anosmia prevede
diversi passaggi e
test. Per prima cosa occorre parlarne con il proprio medico di famiglia, sia che il sintomo sia improvviso – in caso di sospetto contagio da Covid-19 bisogna seguire le procedure previste in questi casi – sia che perduri da qualche tempo. Il trattamento di tutti i disturbi dell’odorato che abbiamo visto, non solo anosmia ma anche iposmia, parosmia o fantosmia, va studiato in base alla causa che li determina. Tornando alla diagnosi, ecco in breve i diversi esami che sono previsti per l’accertamento del disturbo dell’anosmia, e/o, eventualmente, dell’ageusia:
-
Visita otorinolaringoiatrica per ispezionare le fosse nasali e visionarne lo stato, eventualmente combinata con un esame di endoscopia nasale.
-
Visita neurologica per valutare la risposta nervosa e quindi l’efficienza anche dei recettori dell’odorato.
- Sempre per un controllo neurologico potrebbero essere necessari esami strumentali di imaging diagnostico quali RM o TC del cervello.
-
Test dell’odorato. Si tratta di un esame molto semplice che prevede l’esposizione ad un odore forte che il soggetto conosca bene, per determinare la sua capacità di percepirlo e misurarne il grado di sensibilità. In caso di iposmia, ad esempio, si percepirà un sentore molte blando, mentre se il disturbo è piuttosto una parosmia, si annuserà un odore diverso rispetto a quello reale. In commercio sono disponibili test molto efficaci da usare anche da soli per misurare la propria capacità olfattiva, tra cui lo sniffing-stick e lo UPSI test (Smell identification Test), che si compongono di cartoncini impregnati di fragranze diverse da annusare.
Esami strumentali otorinolaringoiatrici specifici per la valutazione e la misurazione della capacità olfattiva tra cui:
-
Olfattometria, insieme di test che compara a modelli standard le risposte fornite dal paziente dopo l’esposizione a specifici input odorosi
-
Rinomanometria con o senza decongestione, un esame che permette di ispezionare le narici e le cavità nasali una per volta al fine di rilevarne eventuali malformazioni, ostruzioni o infiammazioni
-
Elettroolfattogramma, test che analizza la risposta a stimolo odorosi in situazioni differenti
- Una volta stabilito che il paziente soffre realmente di anosmia, e soprattutto si è risaliti alla causa del deficit olfattivo, è possibile prescrivere, laddove possibile, una cura adeguata. Se, ad esempio, l’anosmia è dovuta a sinusiti o riniti allergiche, e pertanto ha una causa infettiva o infiammatoria, si potrà procedere con terapia farmacologica a base di antibiotici, o antistaminici o cortisonici a seconda del tipo di patologia. Se vi sono ostruzioni meccaniche che causano l’anosmia o disturbi affini dell’odorato, come ad esempio una poliposi nasale, la presenza di accrescimenti tumorali, ipertrofia dei turbinati o deviazione del setto nasale, potrebbe essere necessario intervenire chirurgicamente. Se, infine, all’origine del deficit olfattivo vi è una malattia neurologica o neurodegenerativa, si dovrà curare quella specifica patologia eventualmente associandola a terapia di riabilitazione olfattoria (come accade in caso di ictus o a seguito di eventi traumatici a carico del cervello o del distretto nasale).
Esistono anche dei
rimedi naturali, e persino “casalinghi”, per curare l’anosmia, che possono risultare efficaci soprattutto nelle forme secondarie da malattia respiratoria o allergica tra cui l’essenza di aglio (si trova anche in erboristeria), il
limone, lo
zenzero e
l’aceto di mele che hanno un ottimo effetto decongestionante e antinfiammatorio. Si può trattare l’anosmia anche con la fitoterapia, l’omeopatia, l’agopuntura e l’aromaterapia a base di olii essenziali, tra cui il bergamotto, l’eucalipto, il timo.
Sempre in caso di anosmia, iposmia, o parosmia da congestione e malattie nasali, è utile effettuare dei
suffumigi con vapore acqueo caldo, e pulire le vie nasali con irrigazioni di soluzione fisiologica o di acqua termale. A proposito di acqua termale, proprio i trattamenti termali e l’esposizione ai vapori delle acque solfobromoiodiche o l’irrigazione nasale con le stesse, può dare un grande sollievo alle mucose del naso infiammate, congestionate e irritate, e aiutare nel recupero della sensibilità olfattiva.
Purtroppo per le anosmie
primarie, ovvero l’anosmia idiopatica e la ICA (anosmia congenita isolata),
non vi sono
cure, la perdita della capacità olfattiva è
irreversibile.
Convivere con l’anosmia
L’anosmia, transitoria o permanente, primaria o secondaria, è un
disturbo con il quale è
difficile convivere, e che comporta una serie di limitazioni e complicanze. Il non avere la possibilità di percepire gli odori, in particolare quelli tossici o nocivi, infatti, espone al rischio di avvelenamento o intossicazione, basti pensare alle eventuali fughe di gas non rilevate. Anche i
fumi irritanti dei
composti chimici usati sia nella professione che anche solo nell’igiene della casa possono diventare pericolosi per chi non si avveda di essere troppo esposto. Altra conseguenza negativa del dover convivere con l’anosmia, specialmente se combinata con l’ageusia (considerando che comunque la sensibilità olfattiva viene grandemente compromessa proprio dal deficit olfattivo), è la
perdita dell’appetito, che può sommarsi al pericolo di consumare cibi o bevande andati a male.
La
depressione, come abbiamo visto, è sia una causa di anosmia, che un possibile effetto collaterale, che può anche avere
ricadute estremamente
negative sulla vita lavorativa e di relazione. Molte persone con deficit sensoriali, infatti, tendono a perdere letteralmente il gusto, il piacere della vita, e a lasciarsi andare. Per questa ragione chi soffra di anosmia acquisita non reversibile (ad esempio a seguito di
traumi, o
radioterapia oncologica), trarrebbe giovamento dal seguire una psicoterapia specifica di adattamento alla nuova condizione anche al fine di trovare escamotage pratici per
ovviare al
deficit olfattivo e aggirarne i possibili
rischi per la
salute.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Domande e risposte
Quali sono le cause dell’anosmia?
L’improvvisa incapacità di percepire gli odori, ovvero quella condizione nota come anosmia, può avere svariate cause ed essere primaria o secondaria. Vediamo brevemente le più comuni:
- Infezioni nasali (raffreddore), congestione nasale e sinusite
- Allergie respiratorie (ai pollini, agli acari della polvere, ai peli di animali ecc.)
- Inquinamento dell’aria
- Poliposi nasale (i polipi sono piccole escrescenze non cancerose che si sviluppano all’interno delle cavità nasali)
- Ipertrofia dei turbinati (ingrossamento delle strutture interne delle fosse nasali)
- Traumi nasali o traumi cranici che danneggino le aree cerebrali deputate all’elaborazione degli impulsi odorosi
- Malattie neurologiche (morbo di Parkinson, Alzheimer ecc.)
- Infezione da Covid-19
- Conseguenze di interventi chirurgici al naso (anche di rinoplastica)
- Assunzione di farmaci.
Nella maggior parte dei casi l’anosmia è secondaria ad altre condizioni o patologie ed è reversibile, ma non sempre è possibili recuperare completamente il senso dell’olfatto, come accade in caso di traumi o interventi chirurgici. Esiste anche una anosmia idiopatica (non associata a cause note), una anosmia psicogena, legata a stati psicologici o malattie psichiatriche, e persino una anosmia congenita, legata a mutazioni genetiche.
L’anosmia colpisce anche il senso del gusto?
I due sensi – gusto e olfatto – sono strettamente collegati, pertanto il fatto di non riuscire a percepire più gli odori finisce per influenzare negativamente anche la capacità di sentire il gusto, ad esempio dei cibi. Malattie e infezioni respiratorie che “blocchino” i recettori nasali dell’olfatto possono produrre lo stesso effetto con i recettori del gusto, ma in realtà non si tratta di un vero e proprio deficit, perché il senso del gusto è assai meno vulnerabile di quello dell’olfatto ed è difficile “perderlo”. Questa condizione viene chiamata ageusia, e rappresenta, con l’anosmia, uno dei sintomi peculiari dell’infezione da Covid-19. Ma nella maggior parte dei casi più che di ageusia, si parla di ipoageusia, ovvero una riduzione della sensibilità, legata al fatto che la metà della percezione gustativa dipende dallo stimolo olfattivo. Detto questo, alcune condizioni – come le malattie neurodegenerative o l’infezione da Covid-19 – colpiscono entrambi i sensi.
Quanto è diffusa l’anosmia congenita?
Si tratta di una condizione estremamente rara, che colpisce circa una persona ogni diecimila nati. L’anosmia congenita può essere idiopatica e priva di altri sintomi correlati, come nel caso della ICA (anosmia isolata congenita), oppure essere un sintomo di specifiche sindromi genetiche tra cui:
La sindrome di Kallmann, una patologia endocrina che inibisce la maturazione del bulbi olfattivi, ma che si associa a sintomi più importanti quali l’ipogonadismo (mancato o incompleto sviluppo dell’apparato genitale)
La insensibilità congenita al dolore (CIP o analgesia congenita), una malattia che comporta l’incapacità dell’organismo di avvertire gli stimoli sensoriali, tra cui il tatto (e quindi la sensazione dolorosa) e l’olfatto.
L’anosmia può essere sintomo di demenza?
Se non vi sono altre cause fisiche precise da cui far dipendere l’anosmia quale sintomo, effettivamente in individui adulti o anziani, la perdita del senso dell’olfatto può rappresentare un segnale di declino cognitivo e risultare predittivo di una forma di demenza, come ad esempio il morbo di Alzheimer. Questo perché il problema va fatto risalire a cause neurologiche: si stima che gli anziani che manifestano difficoltà nel riconoscere odori comuni abbiano il doppio delle probabilità di sviluppare la demenza senile ai cinque anni dal sintomo, rispetto ai coetanei che non abbiano questo tipo di deficit sensoriale. Detto questo, e chiarito che si sta parlando di una consistente perdita dell’odorato fino all’anosmia completa che deve sempre far sospettare un disturbo neurologico nell’anziano, una riduzione della sensibilità olfattiva è fisiologica dopo i 65 anni anche nei soggetti perfettamente sani, proprio come accade per gli altri sensi quali vista e udito.
Si può curare l’anosmia con i rimedi naturali?
A seconda delle cause dell’anosmia, se parliamo di una forma secondaria a problemi di tipo infettivo-respiratorio (come i raffreddori ricorrenti, le riniti allergiche, le sinusiti, le influenze e anche l’infezione da Covid-19), è certo possibile migliorare lo stato dei recettori nasali e stimolarne l’efficienza con rimedi naturali che abbiano effetto decongestionante, antinfiammatorio e neurostimolante. Tra questi si annoverano le irrigazioni con soluzioni fisiologiche, con acque termali marine, i suffumigi con il vapore acqueo e l’aromaterapia con gli oli essenziali balsamici. Anche i trattamenti di agopuntura sembrano essere efficaci per certe forme di anosmia, anche di natura stressogena, psicosomatica, o secondaria a episodi di depressione. In altri casi si può provare con la fitoterapia che si basi su principi attivi in grado di andare a stimolare i recettori olfattivi, come il ginko biloba, o di minerali quali lo zinco, il magnesio e il rame, le vitamine tra cui la B6 e la B12 e la vitamina C. I rimedi naturali per l’anosmia prevedono anche il ricorso all’omeopatia, ma è sempre corretto, prima di iniziare qualunque trattamento, informare il proprio medico e avvalersi della prescrizione di specialisti in fitoterapia, medicina naturale o omeopatica.