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Domande e Risposte
A quanto ammonta la spesa sanitaria privata?
Negli ultimi anni, la spesa sanitaria a carico delle famiglie italiane è cresciuta in modo significativo. Nel 2023, secondo gli ultimi dati Istat, gli italiani hanno sostenuto di tasca propria oltre 40,6 miliardi di euro per prestazioni
sanitarie, con un aumento dell'1,7% rispetto al 2022, che significa una spesa media annua per nucleo di circa 1.480 euro per prestazioni sanitarie. A fronte di un aumento della pressione fiscale e del calo del reddito medio delle famiglie: nel quarto trimestre 2024, la pressione fiscale è salita al 50,6% (+1,5 punti su base annua), mentre il reddito disponibile delle famiglie è calato dello 0,1% e i consumi nominali sono cresciuti dello 0,7%.
Nel complesso nel 2023, la spesa corrente per l'assistenza sanitaria sia pubblica che privata ammontava a oltre 176 miliardi di euro, un quarto della quale - il 23,1% - a carico delle famiglie, mentre i rimanenti tre quarti erano spesa pubblica.
Si parla di spesa “
out-of-pocket”
per indicare appunto ciò che le persone hanno esborsato per la salute e include sia le quote di partecipazione al costo di prestazioni del SSN (ticket) sia le spese per prestazioni interamente private. Dopo una crescita media annua dell'1,6% nel biennio 2021-2022 (con un aumento complessivo di 5.326 milioni di euro in 10 anni), nel 2023 si è verificato un aumento notevole di questa spesa (+10,3%), pari a un incremento di 3.806 milioni di euro in un solo anno, a cui si aggiungono 533 milioni di euro spesi dalle famiglie per assicurazioni sanitarie integrative.
Perché si ricorre a visite private?
In quattro anni
è cresciuta la fetta di italiani che ha rinunciato a prestazioni mediche. Nel 2023 il 7,6% degli italiani ha dichiarato di aver rinunciato a un accertamento diagnostico o a una visita specialistica pur avendone effettivamente bisogno; nel 2019 era il 6,3% della popolazione.
I
motivi per i quali gli italiani hanno dovuto rinunciare alle cure sono:
- Le liste d'attesa nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN), che hanno portato il 4,5% della popolazione a non curarsi (era il 2,8% nel 2019!);
- Motivazioni economiche, che hanno inciso sulla decisione del 4,2% degli italiani;
- La scomodità dei servizi, troppo lontani da raggiungere per l'1% della popolazione.
Questo scenario di crescente spesa privata e rinuncia alle cure si inserisce in un contesto in cui, dopo l'aumento legato all'emergenza
Covid, nel 2023 si è osservato un calo dello 0,4% nella spesa sanitaria a carico delle amministrazioni pubbliche.
Quali sono le prestazioni che si fanno maggiormente in privato?
La
spesa sanitaria privata delle famiglie si concentra principalmente su queste
categorie:
- Visite specialistiche private: consulti con medici specialisti (cardiologi, dermatologi, ginecologi, ortopedici, ecc.) al di fuori del SSN;
- Esami diagnostici: radiografie, ecografie, risonanze magnetiche, analisi di laboratorio e altri accertamenti diagnostici eseguiti privatamente per accelerare i tempi o per scelta della struttura/professionista;
- Cure Odontoiatriche: una delle voci di spesa più consistenti per le famiglie, dato che l’offerta del SSN è esigua ovunque. Parliamo dunque di visite di controllo dal dentista, di igiene dentale, implantologia, ortodonzia e altre terapie non sempre o non completamente coperte dal SSN;
- Spese per la prevenzione: check-up annuali completi, screening specifici (mammografia colonscopia, ecc. per chi non aderisce allo screening gratuito pubblico) eseguiti privatamente per monitorare lo stato di salute e individuare precocemente eventuali patologie. Qualche esempio, una visita medica generale ha un costo indicativo: 80-150€, gli esami del sangue di base costano dai 50 ai 100€ circa. Una visita cardiologica con ECG dai 100 ai 200€, una visita oculistica dagli 80 ai 120€ in media. Per le donne una visita ginecologica annuale con Pap test o una mammografia vanno dagli 80 ai 150€). Per gli uomini una visita urologica con PSA anch’essa dagli 80 ai 150€;
- Visite mediche a domicilio: un servizio particolarmente utile per anziani o persone con difficoltà di deambulazione, spesso erogato da professionisti privati.
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Chi paga di più per la sanità? Le disuguaglianze regionali
- Le disparità regionali nella spesa sanitaria restano marcate, come evidenziano i dati più recenti dell’Istat. Le differenze sono legate alle condizioni socio-economiche e ai modelli organizzativi dei sistemi sanitari locali. Il Centro-Nord mostra generalmente livelli di spesa sanitaria pro capite più alti rispetto alla media nazionale, mentre il Mezzogiorno si colloca su valori inferiori. Il peso della spesa sanitaria sul PIL è più elevato in alcune regioni del Sud e del Nord-Est, mentre in altre aree del Centro-Nord risulta più contenuto. Anche il rapporto tra spesa pubblica e privata varia: le famiglie del Mezzogiorno contribuiscono in misura minore rispetto a quelle del Centro-Nord;
- Le disparità per età: le famiglie con anziani tendono a sostenere spese sanitarie private più elevate a causa della maggiore incidenza di patologie croniche e della necessità di assistenza specialistica e domiciliare. Anche le famiglie con bambini piccoli possono avere spese private più alte per visite pediatriche specialistiche o cure odontoiatriche. La spesa pro-capite tende ad aumentare con l'avanzare dell'età. Facciamo un paio di esempi. Una famiglia con un anziano che necessita di fisioterapia privata o visite specialistiche frequenti potrebbe superare i 3.000-5.000 euro all'anno. E ancora, una famiglia con un figlio che necessita di un trattamento ortodontico potrebbe affrontare una spesa pluriennale di diverse migliaia di euro.
REGIONE
|
SPESA DELLE FAMIGLIE PER LA SALUTE(dati ISTAT sui consumi delle famiglie, anno 2023), in Euro
|
Lazio
|
1852,2
|
Liguria
|
1756
|
PA Trento
|
1638,8
|
Valle d'Aosta |
1606,4 |
Pa Bolzano
|
1593,6
|
Lombardia
|
1562,9
|
Toscana
|
1541
|
Sicilia
|
1502,2
|
Umbria
|
1486,1
|
Friuli-Venezia Giulia
|
1461,4
|
Emilia-Romagna
|
1365,2
|
Veneto
|
1347,5
|
Piemonte
|
1342,1
|
Molise
|
1254,1
|
Abruzzo
|
1205,4
|
Campania
|
1105,7
|
Calabria
|
1092,2
|
Puglia
|
1074,8
|
Marche
|
1038,7
|
Basilicata |
1013 |
Sardegna |
988,4 |
Come funzionano le esenzioni del SSN
Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) prevede
diverse esenzioni dal ticket per categorie come bambini, anziani a basso reddito, persone con patologie croniche o invalidità,
donne in gravidanza, disoccupati e donatori. Le esenzioni, totali o parziali, dipendono da fattori come reddito, età, condizioni di salute o situazioni particolari, e possono riguardare anche prestazioni preventive. Le modalità di accesso variano per regione, quindi è necessario informarsi presso la propria ASL. Inoltre,
le spese sanitarie private sono detraibili dall’IRPEF al 19% per la parte eccedente 129,11 euro, a condizione di conservare la documentazione fiscale.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Domande e risposte
Qual è la spesa media annua per famiglia?
Nel 2023, secondo gli ultimi dati Istat, gli italiani hanno sostenuto di tasca propria oltre 40,6 miliardi di euro per prestazioni sanitarie, con un aumento dell'1,7% rispetto al 2022, che significa una spesa media annua per nucleo di circa 1.480 euro per prestazioni sanitarie.
Quali sono i principali motivi per cui gli italiani rinunciano alle cure mediche?
I principali motivi sono: le lunghe liste d’attesa del Servizio Sanitario Nazionale (4,5%), i problemi economici (4,2%) e la scomodità logistica dei servizi sanitari (1%).
Quali prestazioni mediche vengono maggiormente effettuate nel settore privato?
Le principali prestazioni private includono: visite specialistiche, esami diagnostici, cure odontoiatriche, check-up preventivi, visite mediche a domicilio.
Chi spende di più per la sanità privata in Italia?
Spendono di più le famiglie del Centro-Nord, le famiglie con anziani (per malattie croniche e assistenza) e quelle con bambini piccoli (per visite pediatriche o ortodontiche). Inoltre, in regioni come Friuli-Venezia Giulia, la spesa sanitaria familiare supera il 3% del PIL regionale.
Quali spese sanitarie possono essere detratte dalle tasse?
Le spese mediche private possono essere detratte dall’IRPEF al 19% per la parte che eccede i 129,11 euro. È necessario conservare la documentazione fiscale per poterle dichiarare.
In collaborazione con
Cristina Da Rold, giornalista freelance e consulente nell’ambito della comunicazione digitale. Si occupa di giornalismo sanitario data-driven principalmente su Infodata - Il Sole 24 Ore e Le Scienze. Lavora per la maggior parte su temi legati all’epidemiologia, con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 è consulente per la comunicazione social media per l’Ufficio italiano dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Collabora con alcune riviste mediche più specialistiche per Il Pensiero Scientifico Editore, con cui ha pubblicato nel 2015 il libro “Sotto controllo. La salute ai tempi dell’e-health”. Dal 2022 è docente di Social Media e Salute presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
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