Contrastare la disinformazione e le fake news: come riconoscere una bufala?

Contrastare la disinformazione e le fake news: come riconoscere una bufala?

Indice 

Domande e risposte

Perché difendersi dalle fake news e contrastare la disinformazione è importante?

Già nell’Antica Roma le notizie false erano usate per orientare le opinioni delle persone. Nei secoli sono nate strutture di ricerca su come creare informazioni false. Oggi, solo in Italia, sono più di 90 i siti che creano appositamente bufale: circa 600 al giorno, ognuna condivisa centinaia di volte.
La falsa informazione può essere molto pericolosa, soprattutto in ambito sanitario, perché influenza i comportamenti delle persone. Una cattiva informazione sanitaria può far perdere fiducia nelle terapie e nei metodi di prevenzione che funzionano, talvolta a favore di strumenti o metodi che comportano rischi per la salute e dispendio ingiustificato di denaro. Un esempio è quello delle industrie del tabacco, che negli anni Cinquanta, pur essendo a conoscenza di centinaia di studi sui danni del fumo, diffusero pubblicità e false ricerche per far credere che non ci fosse unanimità sulla pericolosità del tabacco. 

Sono tantissimi i casi simili, soprattutto riguardanti presunte terapie vendute come miracolose e senza effetti collaterali al posto della medicina “ufficiale”, imperfetta perché vera. Con la pandemia di COVID-19 abbiamo visto dilagare il fenomeno della disinformazione al punto che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha coniato il termine “infodemia” per indicare una tale quantità di informazioni da rendere impossibile individuare fonti attendibili. Per di più, i social media sono uno strumento molto potente per diffondere le informazioni, quindi anche le bufale. Per questo diviene sempre più importante difendersi dalle fake news.

Come individuare una bufala?

La prima domanda che occorre porsi quando si legge un’informazione è: come mi fa sentire?
Le notizie false sono molto efficaci principalmente perché fanno leva sulle emozioni. Alimentano paura, indignazione e rabbia: sentimenti che riducono la capacità di riflettere su quanto scritto e spingono a condividere l'informazione. Talvolta, questo intento è palese, a causa di titoloni e affermazioni estreme; altre volte, queste notizie sono perfettamente credibili, soprattutto agli occhi di alcuni gruppi. Ogni notizia falsa, infatti, è studiata per precisi insiemi di persone accomunate da personalità, interessi e obiettivi simili. In un certo senso, si mimetizza con le loro idee, rafforzando convinzioni preesistenti, così viene accolta con facilità.

Oltre alle bufale fabbricate (disinformazione), per scopi politici o economici, ci sono anche quelle frutto di errori non intenzionali (misinformazione). In entrambi i casi è possibile individuare le fonti meno affidabili perché, in generale, violano alcune delle regole per la stesura di un articolo di qualità. Ecco alcune delle caratteristiche di informazioni non attendibili.
  • Allarmismo, sensazionalismo e certezze. Gli articoli ponderati sono generalmente più affidabili, soprattutto se a tema scientifico, poiché nella scienza è difficile che ci siano fatti assodati. Nella medicina in particolare si hanno spesso incertezze, scoperte che rivoluzionano quanto si sapeva prima e variabilità che non consentono di generalizzare l’esito delle terapie. Invece, titoloni molto polemici o che promettono miracoli sono generalmente poco degni di fiducia;
  • Confusione tra correlazione e causalità. Il fatto che esista un’associazione tra due eventi o fattori, ad esempio l’emergere di un sintomo in seguito all’assunzione di un medicinale, non significa che il primo evento abbia comportato il secondo. Talvolta si tratta di semplici coincidenze, per cui è importante indagare prima di fare assunzioni;
  • Forma trascurata. Articoli redatti con cura, magari ricchi di approfondimenti e grafici, sono in genere sinonimo di affidabilità. Spesso le bufale contengono molti errori di battitura o grammaticali, sono disordinati e ricchi di opinioni e invettive;
  • Fonti assenti, non reperibili o inaffidabili. In un contenuto di qualità, le fonti devono essere citate in modo chiaro, così che il lettore possa eventualmente approfondire. Laddove sono presenti è possibile valutare l’affidabilità dei riferimenti porgendo attenzione al dominio: alcuni siti hanno nomi satirici (come Lercio.it) o simili a quelli di testate importanti ma storpiati (ad esempio, “La Rebubblica”);
  • Autore assente. Idealmente, la persona che ha prodotto il contenuto dev’essere messa in evidenza, in modo che sia rintracciabile in caso si vogliano chiarimenti e che si possa indagare sulla sua credibilità. Dovrebbe essere possibile capire quali siano le sue competenze e se abbia conflitti di interesse in merito a quanto scrive;
  • Date, video e foto modificati o estrapolati dal contesto;
  • Molta pubblicità. Spesso siti che raccolgono notizie false sono pieni di banner pubblicitari;
  • L’informazione non è presente in altre fonti. Quando una notizia è reale, in genere viene ripresa da molte testate.
Queste caratteristiche non sono necessariamente rivelatrici (una notizia vera può presentare difetti), tuttavia possono aiutare a difendersi da molte notizie false e tendenziose. È utile ricordare sempre che non tutto è completamente vero o completamente falso, e che gli errori possono celarsi ovunque. Gli esperti consigliano di coltivare lo scetticismo, anche quando l’informazione proviene da un nostro conoscente o qualcuno che ci sembra affidabile. Il cosiddetto “effetto alone” (il meccanismo psicologico per cui riteniamo più credibile chi ci piace di più) si può evitare con una domanda: come avrei soppesato l’informazione se l’avesse detta qualcuno che detesto?

Come trovare informazioni affidabili

La scienza non è incontestabile, anzi. Il metodo scientifico funziona proprio procedendo per prove ed errori, altrimenti non avanzerebbe mai. Ogni ricerca deriva da anni di tentativi che si basano su errori, false partenze e riscontri di altri scienziati; ogni risultato può essere sovvertito da nuove prove. Inoltre, spesso ci sono domande prive di risposta. Per questo, è possibile che una notizia oggi valida possa essere contrastata da nuovi studi l’anno prossimo.

Da questo sono derivate alcune apparenti contraddizioni emerse nell’ultimo anno da parte di importanti organi di informazione. Questo, però, non deve demoralizzare: anzi. Significa che progrediamo, ed è per questo che gli enti affidabili sono, tendenzialmente, quelli che fanno riferimento a studi ben eseguiti e sono in grado di correggersi in caso di errori o progressi.

È consigliato seguire e salvare tra i preferiti profili social e siti affidabili, come:
  • Istituto Superiore di Sanità e Ministero della Salute;
  • Organizzazione Mondiale della Sanità;
  • AIFA (Agenzia Italiana del FArmaco);
  • CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze);
  • Siti di informazione scientifica;
  • Divulgatori della scienza;
  • Debunker (demistificatori o sbufalatori), le persone che si occupano di verificare i fatti, anche sotto richiesta. In Italia i più importanti sono:
    • Pagella Politica;
    • Fact-Checking di Open;
    • AGI Fact-Checking;
    • Facta;
    • Lavoce.info;
    • Factcheckers.it;
    • Paolo Attivissimo (Il Disinformatico);
    • Salvo Di Grazia (MedBunker);
    • David Puente;
    • BUTAC.
Tra i siti di verifica in lingua inglese:
  • Snopes;
  • FactCheck.org;
  • LeadStories.org;
  • International Fact-checking Network;
  • Committee for Skeptical Inquiry (CSI);
  • Media Bias/Fact Check;
  • BBC Reality Check.

Come contrastare la disinformazione

Limitare la diffusione della falsa informazione scientifica non è semplice, ma ci sono alcuni stratagemmi che consentono di farlo.


Difendersi dalle fake news sui social media

Usare meno i social media è un metodo per ridurre l’influenza delle notizie false su di sé. Non ci accorgiamo della loro influenza: basti pensare che ognuno di noi, in media, guarda il telefono ogni 6 minuti. Quando li usiamo, è come se il tempo scorresse più velocemente, e la quantità di stimoli che riceviamo ci rende meno critici nei confronti di quello che leggiamo. Per ridurne l’uso è utile la disattivazione delle notifiche e l'uso di app per monitorare la propria attività online, come Moment per Apple, Phone Usage per Android, e Forest, in cui occorre prendersi cura di una piantina che muore se si esce dall’app.
Quando si viene in contatto con post disinformativi, un trucco utile è quello di interagire con i contenuti validi e non con quelli che diffondono cattiva informazione, in quanto le interazioni fanno sì che il social diffonda maggiormente un contenuto, anche quando si tratta di commenti contrari. Allo stesso modo, è meglio non condividere contenuti falsi, anche se lo scopo è quello di correggerli.
Diversi social network consentono di indicare che un contenuto è fuorviante, così che la piattaforma possa rimuoverlo. Ma come segnalare i contenuti falsi?
  • Su Facebook occorre cliccare sui 3 puntini in alto nel post e cliccare su “Trova assistenza o segnala il post” e poi su “Notizia falsa”;
  • Per segnalare video fuorvianti su YouTube occorre cliccare sui 3 puntini in basso a destra nel riproduttore video, poi su “Report” e poi su “Spam o misleading”;
  • Se si vogliono segnalare post di Instagram con contenuti falsi si può cliccare sui 3 puntini sopra al post e indicare “Segnala” e quindi “È inappropriata” e “Informazione falsa”;
  • Per indicare contenuti falsi su Twitter occorre cliccare sui 3 puntini in alto a destra nel tweet, indicare “Report tweet” e quindi “It’s abusive or harmful”;
  • Se si vuole segnalare un video di TikTok per contenuti falsi, bisogna tenere premuto il dito sul video. Comparirà una tendina con l’opzione “Segnala”, da cui sarà possibile selezionare “Informazioni fuorvianti”;
  • Per segnalare un contenuto disinformativo su LinkedIn si può selezionare il simbolo in alto a destra nel post, poi “Segnala questo post” e poi “Contenuto sospetto o falso”.


Contrastare la disinformazione ovunque

Un modo utile per difendersi dalle fake news è chiedere le prove a chi afferma qualcosa che non ci convince o a persone competenti. I dati e le ricerche ben svolte, infatti, rappresentano l’elemento fondante dell’informazione scientifica. In Italia, l’iniziativa Chiedi le prove fornisce supporto a chi voglia aiutare a combattere la cattiva informazione chiedendo le prove.
Infine, uno dei metodi migliori per contrastare la cattiva informazione è quello di mettere in guardia le persone che si conoscono sulle notizie false e sui meccanismi persuasivi usati per renderle credibili.

Aiutare amici e parenti a difendersi dalle fake news

Laddove non arrivano governi, autorità sanitarie e giornalisti scientifici, è importantissimo il contributo all’informazione di amici e familiari, soprattutto nelle comunità. Infatti, le persone si fidano di più di chi conoscono. Inoltre, l’ambiente che si crea con chi ci è familiare è più personale: ci sentiamo più a nostro agio a discutere le nostre idee e cambiare opinione.
Fumatori che valutavano i danni del tabagismo insieme a non fumatori riconoscevano più facilmente i danni del fumo rispetto a coloro che li valutavano da soli. Allo stesso modo, è stato visto che i consigli di un familiare o un amico sulla prevenzione del COVID-19 sono più efficaci di quelli provenienti da un’autorità in tema di salute. Anche la condivisione di corretta informazione o articoli che sfatano le bufale da parte di amici riduce la disinformazione.
Elementi più efficaci su cui fare leva per difendersi dalle fake news
A volte è sufficiente insinuare il seme del dubbio perché si riesca a contrastare la disinformazione. Tra gli aspetti che risultano più efficaci, secondo le ricerche di psicologia cognitiva e sociale, vi sono:
  • Riportare i fatti, senza scendere sul personale;
  • Mostrare le contraddizioni logiche nelle notizie false e tendenziose;
  • Informare su come la persona potrebbe essere tratta in inganno, ad esempio evidenziando le caratteristiche tipiche delle bufale;
  • Essere concisi (riempire di nozioni è controproducente);
  • Sollevare sospetti su attendibilità o buone intenzioni della fonte da cui deriva l’informazione (una strategia che infatti è usata spesso anche da chi fa disinformazione);
  • Citare fonti autorevoli. La maggior parte delle persone si fida degli esperti. Quindi, avere a portata di mano le informazioni di siti affidabili è una buona strategia in caso si debba intervenire a sfatare una bufala. 
È importante anche considerare che talvolta le ipotesi scientifiche sono associate a determinati movimenti politici: ad esempio, in alcuni Paesi chi non usa la mascherina è tendenzialmente di una certa parte. Quindi esiste una pressione sociale per cui chi vota il tal candidato è spinto a comportarsi in quel modo, conformemente al gruppo. La scienza è un metodo che indaga la realtà, per cui non dovrebbe essere politicizzata. Per sottolineare questo è molto utile evidenziare le posizioni scientifiche dei politici che fanno eccezione a questo fenomeno, soprattutto se hanno cambiato idea. 
Un metodo leggero per aiutare i conoscenti a orientarsi nella disinformazione è il gioco Go Viral!, in cui il giocatore deve calarsi nei panni di una persona che vuole diffondere disinformazione per diventare famosa. Attualmente anche in italiano, è stato sviluppato dall’Università di Cambridge e dal governo britannico.


Contrastare le fake news: porre l’enfasi sul fatto (e non sul mito)

A distanza di tempo è facile dimenticare i dettagli e i contesti: limitarsi a sottolineare che una teoria è errata potrebbe non rimanere impresso nella memoria dell’interlocutore. Per questo quando si sfata un mito è importante portare una spiegazione alternativa. Ad aiutare in questo obiettivo possono esserci:
  • Un avvertimento iniziale;
  • Grafici ben spiegati e intuitivi, che dissipano le ambiguità;
  • Evidenziare le contraddizioni logiche (ma senza attaccare l’individuo);
  • Chiudere con uno slogan, una frase breve che riassuma quanto detto in modo efficace.


I fatti non bastano: bisogna ascoltare e rassicurare

Nel 1954, lo psicologo sociale Muzafer Sherif e colleghi reclutarono 22 bambini intorno ai 10 anni e li divisero in 2 gruppi, in competizione tra loro: dovevano sempre gareggiare gli uni contro gli altri. Dopo qualche giorno iniziarono a manifestare segni di pregiudizi, inclusi atti di vandalismo contro oggetti che rappresentavano i rivali. Ma quando i ricercatori posero loro degli obiettivi comuni, che potevano realizzare solo facendo fronte unito, i ragazzini iniziarono a legare gli uni con gli altri.
È molto facile pensare che chi sostiene una teoria infondata o discorda da noi sia stupido o ignorante. Per questo, spesso, chi vuole trasmettere un’informazione si limita a ribadire il concetto, senza indagare sulle ragioni che spingono l’altra persona a sostenere il contrario. Le nostre convinzioni, infatti, si basano su aspetti differenti che è importante toccare per trovare un dialogo. La psicologa Karen M. Douglas ha individuato 3 motivazioni che spingono le persone a credere alle teorie della cospirazione.
  1. Motivazioni conoscitive, ovvero la necessità di trovare spiegazioni;
  2. Motivazioni sociali, quindi il bisogno di avere un’immagine positiva di se stessi e del gruppo a cui si sente di appartenere;
  3. Motivazioni esistenziali, cioè il bisogno di sentirsi al sicuro, con l’impressione di avere il controllo di quello che accade. Questa è una delle ragioni che spinge ad abbracciare le teorie cospirazioniste. Come scrive Massimo Polidoro, nel suo libro “Il mondo sottosopra”: “Contro gli ebrei, i burocrati dell’Unione Europea, Soros e persino ‘i rettiliani’ si può immaginare di combattere: contro il caso e l’imprevedibile no”. 
Così, dare nozioni è insufficiente per contrastare la disinformazione. Rimuovere una credenza da una persona può farla sentire smarrita, quindi occorre rassicurarla, mantenendo un clima sereno e pacato. È noto da tempo, infatti, che trattare la controparte con superiorità o commenti sprezzanti è solo controproducente: allontana la persona, ne rafforza le convinzioni e crea avversione nei confronti della scienza. Un accorgimento è quello di chiedere alla controparte di parlare di un momento in cui è stata bene con se stessa: la sensazione di benessere che ne deriva la renderà più equilibrata nella valutazione di nuove informazioni.
Come consiglia Katleen Hall Jamieson, direttrice dell’Annenberg Public Policy Center all’Università della Pennsylvania ed esperta di comunicazione e informazioni false, laddove il confronto pacato è impossibile, è meglio lasciar perdere


Contrastare la disinformazione dando l’esempio

Quando il falso mito da sfatare riguarda un comportamento, il modo più efficace e semplice per contrastarlo è mettere in pratica le giuste azioni. Le norme sociali, ovvero le regole implicite che vengono seguite dalle comunità, hanno un grande effetto nel modellare i comportamenti, anche nelle persone che non concordano. Inoltre, se l’azione di un familiare contrasta con una bufala può portare uno scettico ad avere dubbi sull’attendibilità dell’informazione in questione.
Oltre all’aspetto delle regole sociali, è di grande aiuto sottolineare che un comportamento è utile alla comunità. Anche gli scettici, infatti, risultano disposti a seguire comportamenti di cautela se si tratta di tutelare la propria comunità. È il caso, ad esempio, di Gary Abernathy, scrittore statunitense che, pur essendo dubbioso sull’efficacia delle mascherine, ha scritto un articolo a favore di questi dispositivi di protezione perché indossarli aiuta le persone a sentirsi meno stressate all’idea del rischio di contrarre la malattia.
Insomma, anche se non sempre efficaci, sono molti e vari i modi con cui possiamo contrastare la disinformazione e aiutare chi ci circonda a difendersi dalle fake news



RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Domande e risposte

Qual è il significato di fake news?

Il termine "fake news" nacque nel 2016 per indicare notizie false prodotte appositamente per far cambiare opinione politica alle persone o per satira. Oggi la definizione di fake news si è ampliata molto, includendo le notizie false o tendenziose, prodotte sia appositamente sia in seguito a errori, trasmesse tramite qualunque forma e mezzo. Quindi un esempio di fake news può essere una foto falfisicata, un post social con date modificate per far sembrare un evento collegato a un altro, una notizia con un titolo ambiguo. Un altro esempio di fake news è un articolo che non considera tutti gli aspetti di una vicenda al punto che la realtà appare distorta, ad esempio una notizia che raccoglie tutti i casi di effetti avversi di un vaccino o un farmaco senza mostrare che si tratta di casi poco frequenti. Il termine “fake news” è però utilizzato anche per additare informazioni reali allo scopo di screditarle, in genere a scopo politico. Ultimamente si tende a non usare questo termine, preferendo sinonimi come cattiva informazione o notizie false. 

Qual è il significato di disinformazione?

Con la parola disinformazione ci si riferisce a nozioni errate prodotte appositamente. Un sinonimo di disinformazione è falsa informazione.

Qual è il significato di misinformazione? 

La misinformazione è definita come informazione errata a causa di errori involontari. Un sinonimo di misinformazione è cattiva informazione.

Che differenza c’è tra misinformazione e disinformazione?

Disinformazione non è propriamente sinonimo di misinformazione poiché con disinformazione si sottinende un’intenzionalità nel produrre falsa informazione, mentre con misinformazione ci si riferisce a notizie che risultano non vere o fuorvianti a causa di errori involontari.

Cosa si intende per notizie false e tendenziose?

L’articolo 656 del Codice Penale punisce (con ammenda fino a 309 euro e l’arresto fino a 3 mesi) la diffusione di “notizie false, esagerate o tendenziose per le quali possa essere turbato l’ordine pubblico”. Perché una notizia sia considerata falsa e tendenziosa deve essere credibile, capace di incidere sull’ordine pubblico e rappresentare la realtà in modo molto distorto. Ad esempio, una fake news punibile a norma di legge può essere quella in cui si suggerisce falsamente che ci sia un’epidemia in corso. Anche la misinformazione (cattiva informazione diffusa per negligenza e non appositamente) può essere punita se ha le caratteristiche descritte.

Le informazioni presenti in Micuro hanno scopo divulgativo e informativo. Non costituiscono in alcun modo un mezzo di autodiagnosi e automedicazione. Per qualsiasi dubbio sull'uso di un farmaco, rivolgersi al proprio medico.

La riproduzione o l’utilizzazione dei contenuti pubblicati su Micuro è strettamente riservata. Il riutilizzo del materiale su riviste, giornali, radiodiffusione o generica messa a disposizione al pubblico viene concesso solo previa esplicita richiesta e autorizzazione obbligatoria.