Aggiornato il 07.10.2024
Ormai da anni il primo mese di autunno è conosciuto come Ottobre Rosa, o "Breast Cancer Awareness Month", un’iniziativa nata negli Stati Uniti negli anni '80 e poi rapidamente accolta in larga parte del mondo, dedicata alla sensibilizzazione sul tumore alla mammella.
Come indicato dall’Istituto Superiore di Sanità: “Il carcinoma della mammella è il tumore più frequente fra le donne, in termini sia di incidenza che di mortalità. La probabilità di ammalarsi aumenta progressivamente con l’età e, visto il continuo invecchiamento della popolazione italiana, l’incidenza è in aumento. Negli anni Novanta, i tassi di mortalità in Italia per tumore della mammella sono diminuiti di circa il 20%, anche grazie alla diagnosi precoce. Circa il 45% della riduzione della mortalità osservata negli ultimi 10-20 anni nei principali Paesi occidentali, Italia compresa, può essere associato all’effetto dello screening mammografico.”
In Italia nel 2023 sono stati diagnosticati oltre 55mila nuovi casi di carcinoma mammario, un numero destinato ad aumentare dello 0,2% ogni anno nel prossimo ventennio. Nel 2023, circa 834.200 sono sopravvissute oltre la diagnosi. In generale, secondo le statistiche, la sopravvivenza a 5 anni è pari all’88% e supera il 90% quando la malattia è individuata negli stadi iniziali. Da questo emerge l’importanza della prevenzione, in particolare sotto forma di screening mammografico organizzato (SMO) che, pur avendo raggiunto una buona estensione di circa l’85,6% della popolazione femminile, risente ancora di una scarsa adesione che arriva al 56,2%; con importanti variazioni tra il nord e il sud della penisola. Infatti, la percentuale di donne che esegue gli screening raggiunge il 64%, al sud e nelle isole scende al di sotto del 43%. Precisando che con estensione si intende il numero di persone invitate a sottoporsi allo screening paragonato agli aventi diritto e con adesione il numero effettivo di partecipanti al controllo.
Alla luce di questi dati si comprende, da una parte il motivo per cui l’iniziativa Ottobre Rosa sia così importante e largamente estesa e, dall’altra, se ne chiariscono gli obiettivi:
Fermo restando che, se durante il mese molte organizzazioni, aziende e istituzioni organizzano eventi, campagne di informazione e raccolte fondi per sostenere la lotta contro il cancro al seno, il vero obiettivo è fare in modo che tutto l’anno diventi rosa, ovvero che le donne comincino a prendersi cura di se stesse, indipendentemente dalle campagne di consapevolezza.
Anche perché, è essenziale tener presente che se il tumore al seno è una delle principali cause di morte tra le donne in tutto il mondo, grazie ai progressi della medicina e alla crescente consapevolezza, le possibilità di sopravvivenza aumentano progressivamente. La prevenzione e la diagnosi precoce in questo giocano un ruolo cruciale, riducendo i casi e migliorando le prospettive di sopravvivenza.
Come anticipato, la diagnosi precoce è uno dei pilastri della prevenzione. Il tumore al seno, se rilevato nelle sue fasi iniziali, ha un tasso di guarigione molto più elevato rispetto ai casi scoperti tardivamente. Gli strumenti principali per la diagnosi precoce sono:
L'autopalpazione della mammella è un esame che ogni donna può (e per buona prassi dovrebbe) eseguire regolarmente per familiarizzare con l'aspetto e la consistenza del proprio seno e rilevare eventuali cambiamenti. Eccone i passaggi principali:
Chiaramente l’autoesame del seno non sostituisce i controlli medici regolari e la mammografia, ma è un utile strumento complementare per la prevenzione del tumore al seno, dal momento che consente di notare eventuali cambiamenti o difformità al loro primo manifestarsi.
Può apparire strano ma, anche per la neoplasia mammaria, un corretto stile di vita rappresenta un utile strumento di prevenzione. Infatti, numerosi studi dimostrano che l’adozione di alcune abitudini quotidiane possono effettivamente ridurre il rischio di sviluppare il tumore al seno. Ecco le indicazioni principali:
Le terapie ormonali, come l'assunzione di estrogeni durante la menopausa, possono aumentare il rischio di sviluppare tumore al seno. È importante assumerle sempre sotto indicazione medica, valutandone preventivamente rischi e benefici.
Per le donne con un rischio genetico elevato (ad esempio, portatrici delle mutazioni BRCA1 e BRCA2), esistono strategie preventive più aggressive, come l'assunzione di farmaci chemiopreventivi (tamoxifene e raloxifene) che possono ridurre il rischio di sviluppare il tumore.
Il rischio di tumore al seno aumenta per le donne con una storia familiare di questa malattia. I test genetici possono aiutare a identificare mutazioni specifiche, come quelle nei geni BRCA1 e BRCA2, che aumentano significativamente il rischio. Per le donne ad alto rischio, è importante discutere con il medico opzioni preventive che includono una sorveglianza intensificata o misure chirurgiche preventive (come la mastectomia profilattica).
La prevenzione secondaria si riferisce a misure che mirano a diagnosticare la malattia in uno stadio precoce, mentre la prevenzione terziaria riguarda la gestione dei pazienti già affetti, con l'obiettivo di prevenire recidive e complicanze. Le donne che hanno avuto un tumore al seno dovrebbero seguire regolarmente programmi di controllo e adottare uno stile di vita sano per ridurre il rischio di recidiva.
“Come medico radiologo, esperta in diagnostica eco e mammografica, consiglio alle pazienti di monitorare costantemente la salute del proprio seno, tanto con l’autopalpazione mensile, quanto con gli screening e visite specialistiche di senologia. Ormai è comprovato che la prevenzione e il controllo rappresentano la difesa più efficace contro il cancro alla mammella che, se diagnosticato precocemente, può essere debellato. Per questo, desidero sottolineare che la prevenzione non ha età, dunque sebbene solitamente si raccomandi alle donne dopo i quarant’anni di effettuare controlli annuali o al massimo biennali; il mio pensiero va alle donne giovani a cui consiglio di non trascurarsi neppure al di sotto dei trent’anni e di effettuare, almeno una volta all’anno, una visita specialistica con ecografia al seno”.
La dottoressa Annelisa Marsella, radiologo senologo presso IFO Polo Oncologico.
Per le giovani donne a cui è stata diagnosticata una patologia tumorale oggi si profila la possibilità di preservare la loro fertilità attraverso un procedimento di Oncofertilità, lo spiega la dott.ssa Maria Rita Rampini, responsabile del Reparto di Fecondazione Assistita e oncofertilità all’ospedale Sant’Anna di Roma: “L’oncofertilità è quella tecnica di preservazione della fertilità nata per offrire alle giovani donne, colpite da una patologia tumorale la possibilità di diventare madri dopo la cura. Le terapie antitumorali sono molto dannose per la fertilità, talvolta compromettenti. Per questo, crioconservare gli ovociti prima del trattamento chemioterapico è indicato per consentire, dopo la guarigione, alle pazienti che lo desiderano, la possibilità di cercare una gravidanza attraverso un procedimento di fecondazione assistita”.
Per concludere possiamo dire che la prevenzione del tumore al seno richiede una combinazione di consapevolezza, adozione di stili di vita sani, screening regolari e, per alcune donne, misure più aggressive in caso di predisposizione genetica. Investire nella propria salute e mantenersi informate sui fattori di rischio è essenziale per ridurre l'incidenza del tumore al seno e migliorare le prospettive di guarigione, indipendente dall’età. A tal proposito, le campagne di sensibilizzazione e i programmi di screening gratuiti sono validi strumenti per salvare vite, portando un numero sempre maggiore di donne a effettuare i controlli per prevenire questa malattia o affrontarla nel miglior modo possibile.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
L'autopalpazione periodica consente di conoscere l'aspetto normale del proprio seno e di notare qualsiasi cambiamento ed eventuali irregolarità.
Il riscontro al tatto di un nodulo ne rivela le dimensioni, la dolorabilità, la consistenza (ossia dura o morbida, liscia o irregolare) e la mobilità (se può essere spostato con la punta delle dita o se risulta saldato alla pelle o alla parete toracica).
Un nodulo mammario consiste in un ispessimento o una protuberanza, all’interno della ghiandola che al tatto viene percepita diversamente rispetto al tessuto mammario circostante. Può essere scoperto dalla donna stessa oppure durante un esame senologico da parte del medico.
L'esame andrebbe fatto: ogni anno tra i 40 e i 50 anni; a cadenza biennale tra i 50 e i 70 anni.
A partire dai trent’anni, in caso di famigliarità con la patologia anche prima.
Si tratta di una procedura semplice e non dolorosa, grazie alle moderne apparecchiature. La durata consta di 10 minuti. Solo in casi di ipersensibilità la procedura può provocare un leggero fastidio, dato dalla compressione, ma l'esame è generalmente veloce e indolore.
Per la mammografia non è necessaria una particolare preparazione. Si consiglia tuttavia di non usare creme, lozioni, deodoranti o talco, il giorno prima dell’esame, dal momento che potrebbero alterare l'immagine radiologica.
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