Aggiornato il 22.09.2023
A partire dal 2017, il 23 settembre è la Giornata internazionale delle Lingue dei Segni, voluta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione A/RES/72/161 per riconoscere, promuovere e proteggere le oltre 200 differenti lingue dei segni nel mondo, equiparandole alle lingue parlate e scritte. È stato un passo in avanti importantissimo per dare voce alla necessità di prevedere servizi accessibili.
Dal 2021 anche l’Italia ha ufficialmente riconosciuto la propria lingua dei segni come lingua nazionale, con l’Art. 34-ter del cosiddetto Decreto Sostegni “Misure per il riconoscimento della lingua dei segni italiana e l’inclusione delle persone con disabilità uditiva”. In questo modo per la prima volta il nostro paese ha riconosciuto le figure dell’interprete LIS e dell’interprete LIST quali professionisti specializzati nella traduzione e interpretazione rispettivamente della LIS e della LIST.
Si parla comunemente di “Sordità” ma sarebbe più appropriato parlare di ipoacusia, la riduzione dell’udito, che può essere di vari gradi, fino alla sordità vera e propria cioè la mancanza totale di udito. I disturbi del sentire i suoni possono colpire a qualsiasi età e avere diverse cause. Il deficit uditivo permanente infantile (DUPI) è invece una disfunzione congenita che riguarda circa 1-2 persone su 1000 nuovi nati, e in 1 caso su 4 è tanto grave da inficiare il normale sviluppo del linguaggio, se non viene diagnosticato e trattato per tempo.
Fortunatamente da qualche anno è possibile effettuare uno screening alla nascita, uno ‘screening audiologico’, per identificare i soggetti appena nati con ipoacusia e capire il livello del problema. Il disturbo è congenito e precoce, e il test va effettuato prima nei primissimi mesi dalla nascita.
È importante intervenire per tempo, prima che il bambino inizi il proprio sviluppo linguistico, che avviene intorno ai 2 anni.
In Italia sono circa 190mila le persone sordocieche, che hanno cioè perso sia la vista che l'udito. In alcuni casi si tratta di persone sorde che a un certo punto hanno perso anche la vista in seguito a una malattia, e in questo caso esiste una lingua dei segni modificata, la LIST (Lingua Italiana dei Segni Tattile). Nel caso che una persona cieca diventi sorda nel corso della propria vita, esistono dei linguaggi solamente tattili che si possono usare.
Di fatto però, una recente indagine condotta dalla Lega del Filo d’Oro ha rilevato che oltre la metà delle persone sordocieche vive chiusa in casa, non essendo capace di provvedere autonomamente a se stessa. È solo dal 2010 che la sordocecità è stata riconosciuta come "disabilità specifica unica" e non più come una semplice sommatoria delle due disabilità. Il problema è che la legge considera sordocieche solo le persone che, pur non vedenti, siano diventate sorde prima del dodicesimo anno di età, oppure coloro che, nati senza alcuna minorazione sensoriale, siano stati colpiti da sordocecità sempre prima dei 12 anni. Chi viene colpito da questa problematica dopo i 12 anni per la legge non è considerato sordocieco.
Una storia famosa è quella di Helen Adams Keller, sordocieca dall’età di 19 mesi, alla cui vicenda, e a quella dell’educatrice che le insegnò un modo per comunicare con l’esterno fu dedicato il noto romanzo e poi film "Anna dei miracoli (1962)". La prima persona sordocieca a ottenere un livello di istruzione fu invece cinquant’anni prima, a metà Ottocento, Laura Dewey Bridgman.
Esiste da qualche anno una specifica Giornata Nazionale delle persone sordocieche che si celebra il 27 giugno.
Se un tempo l’unica possibilità per un bambino ipoudente era imparare la lingua dei segni (LIS), oggi, con l’avanzare delle nuove tecnologie l’obiettivo non è abbandonare quest’ultima, ma integrarla con la lingua parlata, di modo che i bambini non udenti sviluppino da subito un bilinguismo.
“Ritenere che l’impianto cocleare trasformi la persona sorda in una persona udente è una semplificazione che non aiuta a cogliere la complessità dell’esperienza acustica delle persone con impianto e che può mascherare gli ostacoli che spesso condizionano il pieno sviluppo del linguaggio” si legge in un testo pubblicato ad aprile 2020 frutto della collaborazione fra ISTC-CNR e Ente Nazionale per la protezione e l’assistenza dei Sordi - Onlus (ENS).
Il titolo è "Lingua dei Segni e Impianto Cocleare cooperano per un’educazione Bilingue dei Bambini Sordi", e vengono presentati e discussi risultati di ricerche scientifiche, nazionali ed internazionali che, da diversi punti di vista, hanno studiato le potenzialità e i limiti dell’utilizzo dell’impianto cocleare con bambini sordi, con particolare riferimento al ruolo di quei fattori che possono promuovere o ostacolare lo sviluppo di un’adeguata competenza linguistica del bambino.
Tra questi fattori viene dato ampio spazio all’utilizzo della lingua dei segni in un’ottica di bilinguismo bimodale. Sei i bambini vengono esposti precocemente ad una lingua dei segni la acquisiscono seguendo tappe simili a quelle che i bambini udenti seguono per imparare la lingua parlata. I primi segni sono generalmente prodotti intorno a 12 mesi e il traguardo dei primi 50 segni viene raggiunto intorno ai 20 mesi.
A differenza di quanto spesso si pensa, la LIS non “mima” delle parole, al contrario utilizza una grammatica propria, le cui regole non corrispondono alla lingua parlata. Non basta insomma imparare il segno corrispondente a ogni lettera dell’alfabeto per comunicare attraverso la LIS, ma è necessario studiare le regole grammaticali di questa lingua.
Esiste, è vero, un alfabeto vero e proprio, dove a ogni lettera corrisponde un gesto dele mani (dattilologia), ma non si utilizza per parlare ma solo nei casi in cui sia necessario esprimere delle parole che non hanno un corrispettivo nel vocabolario della lingua dei segni. In questo caso l’interprete “scrive per aria” la parola usando questo sistema.
La Lingua Italiana dei Segni (LIS) è in realtà un sistema di comunicazione che si basa sul canale visivo-gestuale, che significa che combina tre elementi:
Accanto alla LIS esiste anche la LIST, la Lingua dei Segni Italiana Tattile, fondamentale per comunicare con le persone non udenti che perdono la vista, (può capitare ad esempio nella Sindrome di Usher). Il sistema di comunicazione LIST si basa sul contatto con le mani: la persona che sta comunicando compie dei gesti con le mani secondo un alfabeto e una certa grammatica e la persona sordocieca “ascolta” ciò che l’altro sta dicendo facendo toccando le sue mani con le proprie.
È stata la pandemia di COVID-19 a dare un impulso all’introduzione ufficiale delle lingue dei segni nei sistemi di comunicazione relativi alla situazione Covid.
In Italia in particolare a marzo 2021 si è formalizzata la decisione di inserire interpreti LIS nell’ambito dell’informazione televisiva, riconoscendo anche gli interpreti LIS e LIST come professionisti esperti di traduzione e interpretazione.
Negli ultimi decenni sono state sviluppate moltissime tecnologie assistive – come innovativi impianti cocleari di vario tipo - che permettono alle persone sorde di sentire, più o meno a seconda della patologia e della gravità. La tecnologia è fondamentale per le persone sorde per abbattere le barriere di comunicazione. Ciò tuttavia non pregiudica l’importanza di una lingua che possa essere davvero inclusiva, ossia appresa anche da chi nonostante l’avanzare delle tecnologie non può ancora sentire. Inoltre l’apprendimento della lingua dei segni permette di comunicare anche nella situazione in cui vi sia impossibilità di utilizzare una tecnologia o che questa non sia funzionante.
Per imparare la lingua dei segni è necessario frequentare dei corsi, che vengono erogati per esempio dall’ENS (Ente Nazionale Sordi ETS-APS) in tantissime città d’Italia. Sul sito dell’ENS vi è una mappa del nostro paese con indicate le città dove sono presenti Sezioni Provinciali ENS a cui si può rivolgersi per avere informazioni.
Ci sono anche altri corsi che si trovano facilmente online. L’aspetto comune è che tutti i corsi LIS devono essere composti da tre livelli – base, medio e avanzato.
Per diventare interprete di Lingua dei segni è necessario frequentare uno specifico corso che deve durare almeno 820 ore, ottenendo l’attestato di 3° Livello.
Non è obbligatorio il possesso di una laurea per diventare interprete della lingua dei segni, ma da qualche anno esistono corsi di laurea triennale in traduzione e interpretariato in lingua dei segni italiana (LIS e LISt), ormai erogati da molte università pubbliche italiane.
Si parla di screening quando si sottopone il neonato a una visita audiologica nel primo mese di vita. Chiaramente è difficile eseguire una visita precisa in un neonato, ma è possibile comunque sottoporli a un test veloce, molto sensibile e assolutamente non invasivo e indolore, che si esegue durante il sonno: il test delle otoemissioni acustiche. Si invia all'orecchio del bambino una serie di stimoli sonori e si registra la risposta. Le otoemissioni Acustiche sono dei suoni prodotti dal nostro orecchio interno in risposta a uno stimolo sonoro: le nostre cellule ciliate fungono da recettori sensoriali e rispondono al suono che ci arriva vibrando. La vibrazione così prodotta induce un suono (OAE) che produce una eco nell’orecchio medio. Se il microfono del test rileva questo movimento delle cellule ciliate il test è superato (PASS), mentre se il microfono non rileva alcun movimento (REFER) il pediatra suggerisce presso i centri specializzati per eseguire una valutazione più accurata e una eventuale diagnosi.
L'ipoacusia neurosensoriale è una perdita uditiva dovuta a un danno dell'orecchio, in particolare a livello della coclea (si parla di ipoacusia cocleare) oppure a livello del nervo acustico (si parla in questo caso di ipoacusia neurosensoriale retrococleare). Questa compromissione non permette una trasmissione corretta delle informazioni sonore dall’orecchio interno al cervello, perché non permette di raccogliere e trasformare i segnali sonori in impulsi nervosi. L’UDITO considerato NORMALE ha una soglia uditiva inferiore ai 20 decibel, cioè è in grado di percepire anche i suoni di meno di 20 dB.
Si parla di:
Già nei primissimi mesi di vita il bambino udente reagisce agli stimoli uditivi o ai rumori ambientali. Dal compimento del primo anno di vita in poi inoltre il bambino dovrebbe iniziare a produrre le prime parole per imitazione. In caso ciò non accada e in mancanza di uno screening, si può supporre che vi siano problemi di udito, da verificare con il pediatra.
Nella metà dei casi la sordità congenita è causata da mutazioni genetiche, mentre la restante metà è dovuta a infezioni trasmesse al bambino in utero, in particolare Citomegalovirus, Rosolia o Toxoplasma).
In alcuni casi la sordità sono dovute a un parti difficile o in epoca neonatale, cioè nel primo mese di vita, a causa di scarsa ossigenazione tissutale, ittero o terapie antibiotiche per via endovenosa in caso di infezioni.
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