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Domande e risposte
Micuro ti aiuta a trovare le strutture migliori per Valvuloplastica
Di seguito i dati sulle migliori strutture ospedaliere per intervento di valvuloplastica. La valutazione di queste strutture si basa sui dati del Programma Nazionale Esiti (dati del 2023, riferiti al 2022), resi pubblici per conto del Ministero della Salute. Micuro analizza e sintetizza questi dati per stilare classifiche che ti aiuteranno a individuare la struttura più adatta alle tue esigenze.
Come ha spiegato la Prof.ssa Elena Azzolini, medico specialista in Sanità Pubblica e responsabile del Comitato Scientifico di Micuro: “Per orientarsi, è importante innanzitutto osservare l'esperienza maturata dalla struttura. L'alto volume di interventi, infatti, secondo quanto dimostra un'ampia letteratura scientifica, ha un impatto positivo sull'efficacia delle cure. Oltre al numero totale di interventi, per l’intervento di valvuloplastica è importante scegliere le strutture che raggiungono le soglie minime fissate dal Programma Nazionale Esiti, ossia quelle in cui la percentuale di sopravvivenza a 30 giorni dall’intervento è superiore al 98,5%”.
Classifica nazionale: le 5 strutture che nel 2022 in Italia hanno effettuato un maggior numero di interventi chirurgici di valvuloplastica o sostituzione di valvola cardiaca
- IRCCS Policlinico San Donato di San Donato Milanese - Gruppo San Donato (n° interventi: 1478, sopravvivenza: 97,99%)
- IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano - Gruppo San Donato (n° interventi: 1242, sopravvivenza: 98,96%)
- Azienda Ospedaliera Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona - Presidio Umberto I (n° interventi: 950, sopravvivenza: 97,92%)
- Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze (n° interventi: 914, sopravvivenza: 99,16%)
- Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna (n° interventi: 909, sopravvivenza: 98,16%)
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Introduzione: cos’è la valvuloplastica
La
valvuloplastica è un intervento di
chirurgia mininvasiva che ha lo scopo di
riaprire la
valvola presente in un
vaso sanguigno parzialmente chiusa (stenosi valvolare) o
non continente (insufficienza valvolare) a causa di
processi degenerativi o disturbi di altro tipo.
Le valvole sono costituite da
lembi (cuspidi) di tessuto ricco di collagene, che si aprono ritmicamente per lasciar passare il sangue e si richiudono ermeticamente per evitare che torni indietro e si accumuli. Quando l’apertura non si verifica in maniera fisiologica, il flusso ematico è ostacolato e la pressione nelle strutture a monte dove si
accumula aumenta, con
conseguenze anche
serie.
A seconda del vaso coinvolto, esistono
diversi tipi di valvuloplastica. La valvuloplastica
aortica, mitrale e polmonare coinvolgono le
arterie, mentre le valvuloplastiche
venose vengono praticate per il trattamento dell’i
nsufficienza venosa cronica e delle
vene varicose.
Rispetto agli interventi a cuore aperto, la valvuloplastica arteriosa comporta
diversi importanti vantaggi: è correlata a un minor rischio di complicanze, è indicata anche per i pazienti non operabili ed è associata a tempi di recupero post intervento più brevi rispetto alle altre metodiche chirurgiche che interessano le valvole. Dall’altro lato, sono relativamente elevate le percentuali di ristenosi, che rendono necessario un nuovo intervento.
La valvuloplastica cardiaca viene di norma svolta in modalità percutanea, ma occasionalmente può essere praticata realizzando
incisioni di
piccole dimensioni (circa 5 centimetri) nel torace (minitoracotomia). In questo caso, si parla di minitoracotomia destra per l’accesso alla valvola mitrale e minitoracotomia sinistra per la patologia di pertinenza ventricolare sinistra. I problemi della valvola aortica possono essere approcciati attraverso una ministernotomia.
Valvuloplastica aortica percutanea (VAP): indicazioni e come si svolge
La valvuloplastica aortica con
catetere a
palloncino (VAP o VATP) è un intervento con cui la valvola aortica affetta da stenosi viene corretta senza sostituirla con una protesi. Viene eseguita per via percutanea.
Si tratta di una procedura introdotta nel
1986 dal cardiochirurgo francese Alain Cribier e inizialmente utilizzata solo come rimedio palliativo per i pazienti con stenosi aortica per cui l’intervento di sostituzione valvolare presentava controindicazioni. Nel tempo, grazie ai risultati mostrati sul campo, le sue indicazioni sono state estese ai pazienti in attesa di impianto di protesi valvolare (TAVI).
L’intervento ha lo scopo di
riaprire la
valvola nei
pazienti con grave stenosi aortica dovuta alla presenza di calcificazioni, ripristinando il corretto flusso ematico, e riducendo la pressione all’interno del cuore e il lavoro a cui questo organo è soggetto. L’obiettivo viene raggiunto con i seguenti passaggi:
- Frattura delle calcificazioni presenti nei lembi valvolari;
- Stretching dell’annulus, l’anello fibroso che circonda la valvola;
- Separazione delle commissure valvolari calcificate e/o chiuse.
Valvola aortica: cos’è e dove si trova
La valvola aortica regola il flusso del sangue fra il ventricolo sinistro del
cuore e l’
aorta, l’arteria principale del corpo: si apre nella fase di sistole, quando il cuore si contrae e si richiude in diastole, quando il cuore è rilassato.
È composta da
3 lembi (per questo viene anche chiamata tricuspide), ancorati ad un anello fibroso alla base (annulus). Perché la valvola sia continente, è necessario che i lembi siano mobili e capaci di aprirsi completamente, per garantire il libero passaggio del sangue, e chiudersi perfettamente per prevenire reflussi.
In alcune persone, i lembi della valvola sono 2 dalla nascita (bicuspidia): questo
non è di per sé un
problema, ma può diventarlo se la valvola è
stenotica.
Cos’è la stenosi aortica
La stenosi aortica è una condizione per la quale la valvola aortica è caratterizzata da una
ridotta apertura dei lembi. Ciò ostacola il flusso di sangue fra il ventricolo sinistro e l’aorta, creando un accumulo di sangue nel ventricolo stesso e aggravando lo sforzo del cuore.
È una alterazione valvolare relativamente
diffusa fra gli
anziani. Può subentrare su base degenerativa, fra i 60 e i 70 anni: in questo caso, la valvola va incontro a stenosi a causa di fenomeni di calcificazione che si verificano nella sua struttura. La stenosi può derivare da una malformazione congenita, ed essere quindi già presente alla nascita, oppure può avere origine reumatica.
Fino ad un certo livello di gravità i sintomi sono
lievi o
addirittura assenti,
ma quando il disturbo diventa moderato o grave, compaiono manifestazioni quali dolore toracico, affanno, perdita di coscienza, sincope, edemi agli arti inferiori.
La stenosi aortica viene diagnosticata grazie alla
visita cardiologica (nel corso della quale lo specialista può rilevare la presenza di un soffio cardiaco) e all’esecuzione di esami quali elettrocardiogramma (ECG), ecocardiografia con tecnica Doppler e cateterismo cardiaco.
Come si svolge la valvuloplastica aortica, quali i rischi e quanto dura
La procedura viene effettuata in anestesia locale con
sedazione ed è indicata negli
anziani non operabili con l’intervento tradizionale (i cosiddetti pazienti ad alto rischio chirurgico) e nelle persone in attesa di impianto percutaneo di valvola aortica (TAVI), un intervento che risolve il problema a lungo termine. In condizioni di emergenza, può essere effettuata come intervento salva-vita.
In occasione della visita chirurgica, vengono disposte indicazioni per l’eventuale
sospensione di
terapie farmacologiche in atto (anticoagulanti, NAO, cardioaspirina…). Il paziente viene ricoverato il giorno precedente l’intervento e sottoposto alla preparazione specifica (rasatura in sede inguinale, digiuno) e alla visita anestesiologica.
La procedura si svolge nel Laboratorio di Emodinamica e consiste nell’inserimento di un catetere (collegato ad una guida metallica) nella arteria femorale del paziente e di una seconda sonda (un elettrocatetere) nella vena femorale. La
cateterizzazione viene realizzata
dopo avere
somministrato un
anestetico locale sottocute. Entrambi i dispositivi vengono fatti scorrere fino al cuore, dove comandano l’apertura di un palloncino che fa cedere le calcificazioni e riapre la valvola. Di solito sono necessarie almeno 2-3 aperture per ripristinare il flusso normale.
Quali sono i tempi di recupero? La durata dell’intervento è di circa 1 ora. Dopo, sono necessarie almeno 12 ore di assoluto riposo: trascorso questo tempo, è possibile ritornare alle proprie attività quotidiane gradualmente, evitando comunque sforzi intensi per almeno un mese.
Possono verificarsi complicanze quali ematomi (2% dei casi) ed emorragie (meno del 2%) dai vasi femorali che richiedono l’esecuzione di
trasfusioni di sangue,
perforazione di camere cardiache (0,5%),
rottura dell’annulus aortico o
insufficienza aortica grave (4-5% dei casi),
ictus o
infarto miocardico. Nel 5% dei casi, la procedura può non andare a buon fine. La mortalità è comunque bassa.
Nella maggior parte dei casi (80%), si tratta di una soluzione temporanea, palliativa, che dura circa 12-18 mesi. Ma, pur non essendo rara una ricomparsa della stenosi (restenosi), che può in ogni caso essere ritrattata con la stessa metodica, la valvuloplastica consente un miglioramento significativo della qualità di vita dei pazienti.
Valvuloplastica aortica fetale
Gli interventi di correzione della valvola aortica possono essere eseguiti in
epoca precoce, addirittura prenatale, per il trattamento di malformazioni congenite, quando queste mettono a rischio la vita del bambino.
In questi casi, vengono eseguiti dopo
somministrazione di
anestesia intrafunicolare (cioè iniettata attraverso il cordone ombelicale) e mediante puntura ecoguidata nella parete addominale.
Talvolta, la valvuloplastica riesce solo a tamponare l’emergenza e viene eseguita al fine di portare il feto verso un’epoca di maturazione più completa, per poi intervenire con procedure più mirate sul neonato dopo il parto.
Valvuloplastica mitralica percutanea (VPMP)
La
valvuloplastica mitrale percutanea è un intervento con cui viene corretta la valvola mitrale insufficiente senza sostituirla con una protesi. Viene eseguita per via percutanea.
La procedura chirurgica è indicata nei pazienti con
grave stenosi mitrale ed è mirata a
riaprire la
valvola, ripristinando il corretto flusso ematico, e a ridurre la pressione all’interno del cuore, riducendo lo sforzo a cui è soggetto.
Valvola mitrale: cos’è e dove si trova
La valvola mitrale regola il passaggio del sangue dall’atrio sinistro al ventricolo sinistro del cuore.
È costituita da 2 lembi (cuspidi) ancorati ad una struttura fibrosa (annulus): perché la valvola sia continente, è necessario che i lembi possano aprirsi completamente, per non ostacolare il passaggio del sangue, e richiudersi perfettamente, per non dare origine a fenomeni di reflusso.
Cos’è la stenosi mitralica
La stenosi mitralica è la restrizione della
valvola mitrale, che ostacola il flusso del sangue dall’atrio sinistro al ventricolo sinistro del cuore.
Gli impedimento al passaggio provocano un ristagno di sangue all’interno del cuore, che si ripercuote a ritroso sul circolo polmonare: non a caso, una delle conseguenze della stenosi mitralica è l’aumento della pressione nei vasi polmonari (ipertensione polmonare). La malattia può portare anche alla
comparsa di
aritmie (fibrillazione atriale) e di complicanze tromboemboliche. Il paziente ha gonfiore alle gambe e ai piedi e affanno, sintomi dello scompenso cardiaco che subentra quando il cuore cede.
Una delle cause più comuni di questa patologia, soprattutto nei giovani, è rappresentata dalla febbre reumatica non adeguatamente trattata. Negli anziani, i processi di invecchiamento possono provocare la formazione di calcificazioni che impediscono ai lembi della valvola di aprirsi correttamente.
Valvuloplastica mitralica percutanea: come si svolge
Nel corso della
visita chirurgica, vengono disposte indicazioni per l’eventuale
sospensione di terapie farmacologiche in atto (anticoagulanti, NAO, cardioaspirina…). Il paziente viene in genere ricoverato il giorno prima dell’operazione, per la necessaria preparazione e per il colloquio con l’anestesista.
La procedura viene effettuata in anestesia locale con sedazione ed è indicata negli anziani per i quali è
controindicato l’intervento tradizionale (pazienti ad alto rischio chirurgico) o nelle persone al di sotto dei 50 anni affette da stenosi pura severa e in attesa di sostituzione della valvola, un intervento che risolve il problema nel lungo termine.
Nella maggior parte dei casi, il rimedio è solo temporaneo: dopo alcuni mesi, il problema si
ripresenta. Tuttavia, la valvuloplastica viene eseguita in ogni caso quando indicata per il suo contributo al miglioramento della qualità di vita di pazienti che non possono (temporaneamente o definitivamente) sottoporsi all’intervento tradizionale.
La procedura consiste nell’inserimento di un catetere nella arteria femorale e di un secondo dispositivo nella vena femorale (catetere di Brockenbrough), che vengono guidati fino al cuore. Questo secondo catetere, giunto al setto interatriale (il tessuto che separa l’atrio destro e l’atrio sinistro), lo buca (puntura transettale) per arrivare alla valvola mitrale. Creato l’accesso, vi si introduce il catetere dotato del vero e proprio palloncino. Questo, gonfiato e aperto più volte, forza la
stenosi e
riapre la valvola. Quando la pressione all’interno delle camere cardiache viene ripristinata a livelli fisiologici, i cateteri vengono rimossi.
Dopo la procedura, il paziente viene
tenuto a
riposo assoluto per almeno 12 ore e dimesso dopo 2-3 giorni. Il ritorno a casa non comporta la ripresa immediata di tutte le attività, che devono essere reinserite gradualmente e senza eccessivi sforzi fisici.
Fra le complicanze, che hanno una
incidenza inferiore al 5%, possono verificarsi ematomi compressivi e fistole artero-venose nella sede di puntura femorale, casi di tamponamento cardiaco (accumulo di sangue nella membrana che riveste il cuore, il pericardio) da cateterismo transettale o rottura della valvola mitrale (che deve essere riparata con un intervento di emergenza a cielo aperto).
Valvuloplastica mitralica con anello
La valvuloplastica può prevedere anche il
posizionamento di una sorta di
anello attorno alla
valvola (annuloplastica), finalizzato all’
irrobustimento dell’annulus indebolito.
L’anello viene collegato alla valvola tramite una serie di suture e regolato, per adattarsi alle sue dimensioni. La sua dilatazione, infatti, è spesso una delle cause dell’insufficienza mitralica.
Valvuloplastica mitralica e invalidità
L’invalidità viene riconosciuta alle persone con cardiopatie valvolari almeno in
III Classe funzionale NYHA, cioè con sintomi importanti di tipo cardiologico, quali dispnea, affanno, dolore anginoso, cardiopalmo, che si presentino dopo lievi sforzi.
Valvuloplastica polmonare
Si tratta di un intervento mininvasivo eseguito per correggere la stenosi della valvola polmonare.
Viene effettuato per via percutanea, con basso rischio di complicanze e mortalità e tempi di recupero relativamente brevi.
Valvola polmonare: cos’è e dove si trova
La valvola polmonare regola il flusso del sangue fra il ventricolo destro del cuore e l’arteria polmonare.
Si apre durante la fase di sistole, quando il cuore si contrae, per richiudersi in fase diastolica.
È formata da
3 lembi (cuspidi), ancorati ad una struttura fibrosa (annulus): i lembi devono
potersi aprire completamente, per non creare ostacoli al flusso di sangue, e chiudersi perfettamente, per non dare origine a fenomeni di reflusso.
Cos’è la stenosi polmonare
La stenosi polmonare è il
restringimento della
valvola che regola il flusso ematico dal ventricolo destro all’arteria polmonare.
Questa condizione provoca
ristagno di
sangue nel ventricolo destro, che si dilata, e sottopone il cuore ad uno sforzo maggiore rispetto a quello fisiologico.
Può essere dovuta a malformazioni isolate oppure associate a sindromi congenite (sindrome di Noonan). Il caso più frequente è dato dalla
stenosi dovuta a
fusione dei
lembi in presenza di un annulus di dimensioni normali; più raro il caso di annulus di piccole dimensioni (ipoplasia dell’annulus della valvola polmonare).
Come si svolge l’operazione
Il
trattamento della stenosi polmonare dipende dalla
gravità dei
sintomi del
neonato.
La malattia grave nei neonati viene trattata mediante somministrazione di una prostaglandina per via endovenosa: il farmaco tiene aperto il dotto di Botallo e consente di mantenere più alto il livello di ossigenazione del sangue. La terapia farmacologica viene in genere somministrato fino alla riparazione della valvola con valvuloplastica o intervento chirurgico.
La valvuloplastica consiste nell’inserimento attraverso la vena del braccio e dell’arto inferiore (vena femorale) di un catetere dotato di un palloncino, che viene fatto scorrere fino al raggiungimento della valvola. Qui, il palloncino viene aperto e richiuso 2-3 volte, fino a quando la valvola raggiunge un’apertura corretta.
Valvuloplastica venosa
La
valvuloplastica venosa è un intervento di
chirurgia mininvasiva per il trattamento delle varici degli arti inferiori. Le vene varicose sono il risultato di un cedimento della parete del vaso che ne determina lo sfiancamento e la dilatazione. Le alterazioni venose provocano il ristagno locale di sangue. Complessivamente, i vasi diventano tortuosi, visibili, e a volte palpabili, attraverso la
pelle.
Se l’insufficienza venosa è dovuta ad un’alterazione delle valvole (ad esempio dovuta alla degenerazione legata all’invecchiamento), è possibile intervenire ripristinandone la forma fisiologica e la continenza.
L’intervento è detto
valvuloplastica esterna e consiste nell’impianto di una
protesi in silicone, PTFE o dacron rinforzato (stent esterno, o exostent) attorno al vaso, in maniera da irrobustirne la struttura. Questa procedura permette di
evitare lo stripping della safena, cioè l’intervento di rimozione della vena principale della gamba, più cruento e associato ad un tempo di recupero relativamente lungo, e ripristinare la circolazione fisiologica. Le varici collaterali vengono rimosse mediante la realizzazione di piccole incisioni percutanee (varicectomia) o con trattamenti di ecosclerosi con mousse. Tuttavia, questo intervento
non è sempre praticabile: l’indicazione prevede che la valvola del paziente abbia lembi valvolari sani.
La valvuloplastica venosa viene effettuata in
anestesia locale e in regime di
day hospital.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Domande e risposte
Quanto dura la valvuloplastica?
La durata dell’intervento è di circa 1 ora. Dopo la procedura, vengono disposte almeno 12 ore di assoluto riposo: trascorso questo tempo, è possibile ritornare alle proprie attività quotidiane gradualmente, evitando comunque sforzi intensi per almeno un mese.
Come curare la valvulopatia?
La valvulopatia asintomatica o con sintomi lievi viene mantenuta in osservazione nel tempo. In alcuni casi vengono prescritte terapie farmacologiche. Se però le manifestazioni diventano più impattanti, il cardiochirurgo può decidere di intervenire con un intervento percutaneo di correzione del difetto (valvuloplastica) o con la sostituzione della valvola inefficiente.
Come si esegue un intervento di riparazione della valvola mitralica?
La procedura richiede la somministrazione di una anestesia locale con sedazione e consiste nell’inserimento di un catetere nella arteria femorale e di un secondo dispositivo nella vena femorale (catetere di Brockenbrough), che vengono guidati fino al cuore. Questo secondo catetere, giunto al setto interatriale (il tessuto che separa l’atrio destro e l’atrio sinistro), lo buca (puntura transettale) per arrivare alla valvola mitrale. Creato l’accesso, vi si introduce il catetere dotato del vero e proprio palloncino. Questo, gonfiato e aperto più volte, forza la stenosi e riapre la valvola. Quando la pressione all’interno delle camere cardiache viene ripristinata a livelli fisiologici, i cateteri vengono rimossi.
Cos’è la valvulopatia aortica?
La valvulopatia aortica è la condizione per cui la valvola aortica, che regola il flusso del sangue dal ventricolo sinistro del cuore all’aorta (l’arteria principale del corpo) è inefficiente e non può svolgere la sua funzione fisiologica. Rientra nella categoria delle insufficienze valvolari se non riesce a chiudersi in modo corretto e causa un ritorno del sangue nel ventricolo sinistro e nella categoria delle stenosi valvolari se non riesce ad aprirsi correttamente e quindi il flusso di sangue dal cuore si presenta come faticoso.