Trapianto di organi, cos'è e come avviene. Dov'è meglio curarsi? Dati Centro Nazionale Trapianti

Trapianto di organi, cos'è e come avviene. Dov'è meglio curarsi? Dati Centro Nazionale Trapianti

Indice

Domande e risposte
 

Micuro ti aiuta a trovare le strutture migliori per Trapianti

Di seguito i dati sulle migliori strutture per i trapianti di organi. Queste strutture sono state classificate come le migliori, basandosi sui dati divulgati dal Centro Nazionale Trapianti (dati del 2023 riferiti al 2022) che coordina la Rete Nazionale Trapianti in collaborazione con il Ministero della Salute, le Regioni e le Provincie Autonome di Trento e Bolzano. Micuro elabora queste informazioni per creare classifiche che ti aiuteranno a individuare la struttura più adatta alle tue esigenze.

Come ha spiegato la Prof.ssa Elena Azzolini, medico specialista in Sanità Pubblica e responsabile del Comitato Scientifico di Micuro: “Un alto volume di procedure annue di trapianti è tra i fattori di cui tenere conto per comprendere quali garanzie offre un centro trapianti, così come accade in molteplici altri ambiti della chirurgia in cui è risaputo esistere una correlazione diretta tra volume di interventi eseguiti in un anno e migliori esiti. Il portale consente di operare un confronto non solo in base al numero di trapianti, ma anche alla vicinanza a casa, altro aspetto da non trascurare perché permette di agevolare le operazioni di trasporto non appena l'organo è disponibile”.

Classifica nazionale: le 5 strutture che nel 2022 in Italia hanno effettuato un maggior numero di interventi chirurgici per trapianto di organi

TRAPIANTO DI RENE

  1. Azienda Ospedaliera di Padova (n° interventi: 197, di cui 50 da vivente)
  2. Presidio Ospedaliero Molinette - A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino (n° interventi: 192, di cui 20 da vivente)
  3. Ospedale Niguarda di Milano - ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda (n° interventi: 137, di cui 14 da vivente)
  4. Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna (n° interventi: 121, di cui 39 da vivente)
  5. Ospedale Borgo Trento - Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona (n° interventi: 107, di cui 20 da vivente)


Cerca per trapianto di rene:
TRAPIANTO DI FEGATO
 
  1. Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana di Pisa (n° interventi: 148)
  2. Presidio Ospedaliero Molinette - A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino (n° interventi: 144)
  3. Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna (n° interventi: 124)
  4. Policlinico di Modena (n° interventi: 123, di cui 9 da vivente)
  5. Azienda Ospedaliera di Padova (n° interventi: 114, di cui 3 da vivente)
 
Cerca per trapianto di fegato:
TRAPIANTO DI CUORE
 
  1. Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna (n° interventi: 29)
  2. Consorziale Policlinico di Bari (n° interventi: 26)
  3. Azienda Ospedaliera di Padova (n° interventi: 25)
  4. Ospedale Niguarda di Milano - ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda (n° interventi: 22)
  5. Presidio Ospedaliero Universitario Santa Maria della Misericordia di Udine  (n° interventi: 20)

Cerca per trapianto di cuore:
TRAPIANTO DI POLMONE
 
  1. Azienda Ospedaliera di Padova (n° interventi: 41, di cui 39 polmone doppio) 
  2. Fondazione IRCCS Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano (n° interventi: 24, di cui 22 polmone doppio)
  3. Presidio Ospedaliero Molinette - A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino (n° interventi: 19, di cui 12 polmone doppio)
  4. Azienda Ospedaliera Universitaria Senese di Siena (n° interventi: 14, di cui 10 polmone doppio)
  5. ISMETT - Istituto Mediterraneo per i Trapianti e le Terapie ad Alta Specializzazione di Palermo (n° interventi: 11, di cui 6 polmone doppio)


Cerca per trapianto di polmone:
TRAPIANTO PER PANCREAS E CELLULE PANCREATICHE
 
  1. Ospedale Niguarda di Milano - ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda (n° interventi: 10, di cui 8 rene-pancreas)
  2. Azienda Ospedaliera di Padova (n° interventi: 8, tutti rene-pancreas)
    Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana di Pisa (n° interventi: 8, di cui 6 rene-pancreas)
  3. Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma (n° interventi: 5, tutti rene-pancreas)
  4. Presidio Ospedaliero Molinette - A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino (n° interventi: 4, di cui 3 rene-pancreas)
  5. Azienda Ospedaliero Universitaria di Parma (n° interventi: 2, entrambi rene-pancreas)


Cerca per trapianto di pancreas o cellule pancreatiche:

Cos’è il trapianto e come viene classificato

Il trapianto è un intervento chirurgico che riguarda il trasferimento o la sostituzione di cellule, tessuti o organi da un donatore a un ricevente, con lo scopo di ripristinare la funzionalità del corpo. La parte sostituita del ricevente può essere danneggiata, malata, mancante o non più funzionante. 

Spesso i trapianti di organo rappresentano l’unica soluzione per evitare la morte del paziente in caso di gravissimo malfunzionamento di organo. In altri casi, contribuiscono a migliorarne significativamente la qualità di vita quando non sono disponibili terapie alternative.


Trapianto autologo o allogenico

Il trapianto si definisce autologo quando le cellule, i tessuti o l’organo vengono prelevati dallo stesso individuo a cui poi verranno re-impiantati.
Un esempio di trapianto autologo è quello di midollo osseo (o, più precisamente, di cellule staminali emopoietiche) eseguito per il trattamento di alcuni tipi di tumore del sangue che richiedono la somministrazione di chemioterapia o radioterapia ad alte dosi, lesiva per le cellule midollari. Prima del trattamento, nel paziente vengono prelevate cellule staminali presenti nel midollo, che vengono reinfuse al suo completamento.

Il trapianto effettuato da un donatore diverso dal paziente stesso si definisce invece allogenico. Per minimizzare il rischio di rigetto, il trapianto allogenico è preceduto da procedure di analisi della compatibilità tra il donatore e il ricevente. Quando il trapianto avviene tra individui appartenenti a specie diverse, si parla di xenotrapianto.

Esiste poi la possibilità di eseguire un trapianto aploidentico (cioè identico a metà), che prevede il prelievo di cellule staminali emopoietiche da un parente compatibile solo al 50%. Le cellule da trapiantare devono in questo caso essere sottoposte ad una specifica procedura che limita il rischio di rigetto.


Trapianto ortotopico o eterotopico

Un’altra importante distinzione si ha tra il trapianto ortotopico e quello eterotopico:
  • nel caso del trapianto ortotopico l’organo donato viene posizionato nel ricevente nella stessa posizione anatomica dell’organo originario;
  • mentre nel caso di un trapianto eterotopico l’organo donato viene posizionato in una sede diversa.
Il trapianto di rene è in genere eterotopico, perché l’organo prelevato dal donatore viene  osizionato a livello della fossa iliaca in sede extraperitoneale e non a livello retroperitoneale.


Donatore vivente o deceduto

I trapianti di organo possono avvenire da:
  • Donatore vivente, nel caso in cui il prelievo di cellule, tessuti o organi avvengano da un individuo vivo. In questo caso, l’espianto deve poter essere compatibile con la vita. È il caso, ad esempio, del trapianto di midollo osseo, di un rene o di una parte del fegato: si può, infatti, continuare a vivere con un rene solo, mentre nel caso di midollo osseo e fegato, le parti donate possono essere rigenerate;
  • Donatore deceduto: in questo caso di solito uno stesso donatore può fornire più organi, contribuendo a salvare la vita di più persone.
Secondo le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il trapianto da donatore deceduto deve rappresentare la prima scelta.

Sia negli Stati Uniti che in Italia, gli organi più trapiantati sono:
I trapianti di cuore, fegato, polmoni costituiscono degli interventi salvavita, mentre il trapianto di rene rappresenta una valida alternativa terapeutica per malati che altrimenti dovrebbero sottoporsi a dialisi. Questa procedura, infatti, impone al paziente di sottoporsi a diverse sedute settimanali di 3-4 ore ciascuna, durante le quali il sangue viene prelevato dal suo corpo filtrato e reintrodotto. ed è correlata a rischio di reazioni avverse e riduzione della qualità di vita.


Trapianto di tessuti

Sebbene spesso trascurato quando si parla di trapianti, quello di tessuti ha spesso un ruolo chiave nel miglioramento della qualità della vita dei pazienti riceventi.
Questo trapianto è detto infatti “migliorativo", essendo preferibile rispetto all’impiego di protesi biologiche (di derivazione animale o umana) o di materiali artificiali (fabbricati industrialmente con mezzi tecnologici). I tessuti vengono prelevati da donatori viventi o deceduti. Possono provenire da elementi ossei (testa del femore) o muscolo-scheletrici (cartilagini e tendini), cuore e vasi sanguigni (arterie, vasi e valvole cardiache), tessuto oculare (cornea) o cute. Di recente è stato introdotto anche i trapianto di e membrana amniotica, che rappresenta cioè la parte più interna della placenta, che avvolge e protegge il feto ed è a diretto contatto con il liquido amniotico. Scopri quali sono gli esami indicati in gravidanza

I trapianti di tessuti e annessi cardiovascolari (valvole cardiache, porzioni di vasi) sono quelli che recentemente hanno visto il più cospicuo aumento percentuale per frequenza di esecuzione.
Di grande importanza è anche il trapianto di cute, sia nei grandi ustionati sia nei soggetti con malattie dermatologiche gravi come la sindrome di Lyell, malattia rara caratterizzata da una necrosi dell’epidermide
 


Trapianto di midollo osseo

Quello che comunemente viene definito trapianto di midollo osseo è in realtà un trapianto delle cellule staminali emopoietiche in esso contentute, che sono elementi non differenziati in grado di generare globuli rossi, globuli bianchi e piastrine.
 
Il midollo osseo è un tessuto che si trova nei canali delle ossa lunghe e nelle cavità centrali delle ossa piatte. È costituito da una porzione vascolare e una di sostegno e, ha una funzione emopoietica, ossia di produzione delle cellule del sangue. In seguito alla maturazione delle cellule staminali ematopoietiche presenti nel midollo osseo, che avviene in risposta a specifici segnali, si originano i globuli rossi, i globuli bianchi, le piastrine. Il midollo osseo è particolarmente attivo nella vita fetale e nei primi anni di vita dei bambini, proprio perché in queste fasi della vita si verifica un picco di produzione di nuove cellule e tessuti.

Le cellule staminali ematopoietiche vengono impiegate nel trattamento di alcune gravi malattie ematologiche (leucemie e linfomi), in associazione alla chemioterapia e alla somministrazione di farmaci innovativi. Questi elementi cellulari, oltre che nel midollo osseo, sono presenti anche nel sangue periferico e in quello del cordone ombelicale.

Trapianto di midollo osseo: in che direzione sta andando la ricerca?

Infografica che mostra il ruolo delle cellule staminali per ogni organo umano

Come diventare donatori AIDO

Rispetto al passato, esprimere il proprio consenso alla donazione d’organo è più semplice e rapido grazie alla progressiva digitalizzazione delle procedure. Questa evoluzione è stata resa possibile da un progetto di AIDO (Associazione Italiana Donatori d’Organo), patrocinato dal Centro Nazionale Trapianti e lanciato nel 2021.

In particolare, dal 2021 è possibile iscriversi per ogni cittadino maggiorenne a AIDO e contestualmente esprimere il proprio consenso alla donazione di organi e tessuti dopo la propria morte. La procedura prevede l’impiego di una delle seguenti modalità:
  • Carta d’Identità (anche elettronica);
  • Modulo AIDO cartaceo da compilare presso una delle sedi dell’Associazione;
  • Identità digitale (SPID);
  • Certificato di Firma Digitale personale dell’utente. 
È possibile accedere al sistema dalla app di AIDO, dal suo sito internet o compilare un apposito modulo cartaceo.
La dichiarazione resa in queste sedi viene registrata nel Sistema Informativo Trapianti ed è consultabile dai medici in caso di necessità.

È possibile cambiare idea in qualsiasi momento in merito alla donazione di organi e tessuti e fa sempre fede l’ultima dichiarazione resa in ordine temporale.

Legislazione italiana in materia di trapianti

La Legge n. 91 del 1 Aprile 1999 ha stabilito le norme in materia di prelievi e trapianti di organi e tessuti, consentendo lo sviluppo e la regolamentazione della rete italiana dei trapianti a garanzia dei donatori e dei riceventi.

Il prelievo di organi e tessuti è consentito “previo accertamento della morte ai sensi della legge 29 dicembre 1993, n. 578, e del decreto del Ministro della Sanità 22 agosto 1994, n. 582".Oltre all’accertamento della morte del donatore, un altro presupposto perché si possa procedere al prelievo degli organi è rappresentato dalla dichiarazione di volontà. Il donatore deve avere lasciato per iscritto la sua intenzione di donare i propri organi una volta morto oppure deve averne informato anche solo verbalmente i familiari (coniuge non separato, convivente, figli maggiorenni e genitori). Non si può procedere al prelievo nel caso in cui una persona abbia dichiarato, verbalmente o per iscritto, di non voler donare gli organi. Infine, nel caso in cui un individuo non abbia espresso una preferenza a favore o contro la donazione si potrà eseguire il prelievo solo se i familiari non si oppongono. L’opposizione al prelievo da parte dei familiari è infatti un diritto stabilito per legge.

Quando viene individuato un donatore, di cui è stata accertata la morte, la ricerca di un ricevente compatibile nelle banche dati deve essere effettuata rapidamente, per prevenire la deteriorazione di organi e tessuti. La rete italiana dei trapianti è strutturata e regolamentata in modo da garantire la trasparenza nell’individuazione del paziente in lista d’attesa più idoneo al trapianto, secondo precisi criteri di assegnazione dell’organo. La legge n. 91/1999, inoltre, vieta il prelievo delle gonadi (ovaie e testicoli) e del cervello e la manipolazione genetica degli embrioni (esempio: clonazione umana e creazione di organismi derivanti dalla fusione di cellule umane e animali) anche ai fini del trapianto di organo.

Per limitare al massimo i rischi di trasmissione di infezione durante il trapianto di tessuti e cellule occorre garantire la qualità e la sicurezza delle procedure. A tal proposito, le linee guida sono state definite nella direttiva 2004/23/CE del Parlamento Europeo. 

Il trapianto è un intervento completamente gratuito per il paziente poiché rientra tra le prestazioni e i servizi che il Servizio Sanitario Nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini laddove indicato.
Le norme sulla riservatezza e sicurezza dei dati personali sia del donatore che del ricevente si concentrano sulla dichiarazione di volontà a donare, che può essere effettuata secondo le seguenti modalità: 
  1. Con una dichiarazione, resa in carta libera o su moduli appositamente predisposti da enti pubblici e dalle associazioni dei donatori, da cui risultino, oltre alla volontà in ordine alla donazione degli organi, le generalità, il codice fiscale, la data di sottoscrizione e la firma;
  2. Con una dichiarazione resa presso le aziende sanitarie, le aziende ospedaliere o gli ambulatori dei medici di medicina generale;
  3. Con una dichiarazione resa presso i Comuni, al momento del rinnovo della carta di identità;
  4. Con una dichiarazione resa presso i Centri regionali per i trapianti.
A dicembre 2017 è stato firmato il Piano Nazionale Donazioni 2018-2020, con l’obiettivo di aumentare le donazioni di organi, aumentando gli standard minimi per l’organizzazione e la gestione delle procedure. Tale strumento introduce innovazioni molto significative tra cui il fatto che l'attività trapiantologica dipende direttamente dalle strutture sanitarie.
Inoltre, con un decreto in vigore dall’8 marzo 2018, è stata consentita la donazione di organi da donatore positivo per HIV, ai sensi della normativa vigente, a favore di riceventi HIV positivi che rispondono agli specifici criteri di eleggibilità del donatore. 

Con la legge del 10 febbraio 2020, infine, è stata aggiornata anche la regolamentazione per quanto riguarda la donazione di tessuti e organi post-mortem a fini di studio, di formazione e di ricerca scientifica da parte di soggetti che hanno espresso in vita il loro consenso.


Trapianto a cuore fermo

Di recente, è stato effettuato il primo trapianto a cuore fermo nel nostro Paese. In Italia, la donazione a cuore fermo può avvenire solo dopo che un medico abbia certificato la morte mediante l’esecuzione di un elettrocardiogramma che risulta "piatto" per un tempo di almeno 20 minuti (nella maggior parte degli altri Paesi in Europa e nel mondo questo tempo è di 5 minuti). È importante sottolineare che non esiste una differenza rispetto all’accertamento di morte cerebrale, perché i requisiti previsti per l’espianto a cuore fermo comportano la cessazione irreversibile anche di tutte le funzioni encefaliche.
La normativa di riferimento rimane formata dalla Legge 29 dicembre 1993 n. 578 e dal D.M. 11 aprile 2008 n. 136 che aggiorna il D.M. 22 agosto 1994 n. 582.

Centro nazionale trapianti: la sua attività

Il Centro Nazionale Trapianti (CNT) è l’organismo di coordinamento a carattere tecnico e scientifico della Rete Nazionale Trapianti, di cui si avvalgono il Ministero della Salute, le Regioni e le Provincie Autonome di Trento e Bolzano. Il CNT è stato istituito in seguito alla legge 1 aprile 1999 presso l’Istituto Superiore di Sanità, e lavora in stretta collaborazione con il Ministero della Salute, secondo le sue linee di indirizzo e programmazione.
Inoltre, dal 2000 alla regolamentazione nazionale in materia di trapianti si sono affiancate le norme europee ponendo il lavoro e la missione del CNT al centro di un sistema complesso. 

In Italia il sistema trapianti prevede che il coordinamento dell’attività di donazione, prelievo e trapianto sia articolato su quattro livelli:
  1. Nazionale (Centro Nazionale Trapianti);
  2. Regionale;
  3. Interregionale (Centri Regionali Trapianto e Centri interregionali Trapianto);
  4. Locale (Aziende Sanitarie Locali e Centri Trapianto). 
Nel 2022 il CNT ha gestito 1.830 donatori di organi (di cui 369 viventi e gli altri deceduti), che hanno donato un numero di organi e tessuti pari a 11.031. Sono stati 329 i donatori di cellule staminali emopoietiche iscritti al Registro IBMDR (Italian Bone Marrow Donor Registry). Sono stati 3.887 i trapianti di organi e 20.459 quelli di tessuti eseguiti; 961 i trapianti di cellule staminali emopoietiche.
Per 47.793 pazienti che sono stati seguiti nell’anno nel follow-up post trapianto, 4.343 persone sono entrate nelle liste d’attesa. 

Le liste di attesa

Le liste di attesa rappresentano un fenomeno comune a tutte le prestazioni offerte dal servizio sanitario, comprese quelle più complesse come i trapianti, e vengono solitamente percepite dai pazienti e dai cittadini in generale come una forte problematica del sistema. Una delle ragioni che determinano il formarsi delle liste di attesa è, indubbiamente, l’offerta inadeguata rispetto alla domanda. A differenza di altri settori della sanità, dove il potenziamento strutturale, organizzativo, tecnologico e professionale può incidere sui tempi di attesa, nel caso dei trapianti essi sono legati al fatto che la donazione d’organi e tessuti rappresenta  un gesto di altruismo e solidarietà. Per questo motivo vengono spesso istituite iniziative di sensibilizzazione al problema della carenza di organi.
Attualmente possono essere iscritti in lista di attesa per trapianto tutti i cittadini assistiti dal SSN (inclusi pazienti stranieri ed extracomunitari).

Sulla base di indicazioni nazionali ogni centro trapianti ha il compito di valutare l’idoneità clinica dei candidati che entrano nel programma di trapianto, di curarne l’iscrizione e l’aggiornamento in lista di attesa.
Per i riceventi adulti (oltre i 18 anni di età) la richiesta di iscrizione in lista può essere effettuata presso un solo centro trapianti della regione. Di ogni paziente vengono forniti i dati anagrafici, clinici e immunologici necessari. La valutazione immunologica è eseguita dal Centro Regionale o Interregionale Trapianti (CRT/CIT) e/o da laboratori delegati. Il numero di iscrizioni consentite varia a seconda della tipologia di trapianto.

Per il trapianto di rene ogni paziente adulto può iscriversi nelle liste di attesa di un centro trapianti della regione di residenza e nelle liste di un altro centro trapianti del territorio nazionale, di sua libera scelta. Se la regione di residenza effettua un numero di donazioni inferiore a 5 donatori per milione di abitanti, il paziente può iscriversi, oltre che nel centro dell’area di residenza, in due altri centri di sua scelta (tre iscrizioni complessive).

Per il trapianto di fegato, invece, ogni paziente può iscriversi in un solo centro trapianti del territorio nazionale di sua libera scelta.
Per gli altri programmi di trapianto (cuore, polmone e pancreas) pur non essendo disponibili specifiche Linee Guida di riferimento, si tende a privilegiare la “mono iscrizione" sul territorio nazionale effettuata sempre attraverso il centro trapianti prescelto dal paziente.

Per i pazienti pediatrici (al di sotto dei 18 anni), esiste una sola lista di attesa gestita a livello nazionale. 

Anche per quanto riguarda i soggetti sieropositivi, è attivo un programma nazionale, approvato dalla Conferenza Stato-Regioni nel 2011 e sostenuto dalla Commissione Nazionale AIDS e dalla Consulta Associazioni AIDS, che specifica anche i criteri per l’inserimento del paziente nelle liste di attesa e i requisiti necessari per i centri trapianto che intendono aderire. Sono anche attivi un programma delle urgenze, specificatamente dedicato ai pazienti che si trovano in pericolo di vita, un programma dedicato ai pazienti iperimmuni (che manifestano un’alta risposta immunitaria e che pertanto hanno più difficoltà nel trovare un organo) e una gestione specifica per gli organi che non trovando un ricevente nella stessa Regione del donatore vengono definiti “eccedenti”.

L’assegnazione degli organi ai riceventi viene fatta attraverso un algoritmo che si basa su diversi parametri: lo stato di gravità del paziente e della sua patologia, la compatibilità, il gruppo sanguigno, l’età e il tempo di attesa in lista.
Questa procedura rigorosa e trasparente è necessaria per poter allocare ogni organo disponibile nel minor tempo possibile al paziente più adatto.

Come avviene un trapianto

I passaggi seguiti per l’espianto di un organo dal donatore e l’esecuzione di un trapianto sono strettamente regolamentati. Innanzitutto, è necessario l’accertamento della morte cerebrale definitiva e irreversibile. In base all’articolo 1 (Definizione di morte) della Legge 29 dicembre 1993 N. 578 “Norme per l'accertamento e la certificazione di morte”, la morte si identifica con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell'encefalo.
Questa procedura è certificata da un collegio formato da tre medici (un medico legale, un anestesista-rianimatore, un neurofisiopatologo) diversi dal medico che ha per primo dichiarato la morte del paziente e tutti dipendenti di strutture pubbliche.

Trapianto di cuore

Per l’esecuzione del trapianto di cuore è necessario prelevare l’organo dal donatore dichiarato in stato di morte cerebrale, che abbia meno di 60 anni e che non presenti evidenze di patologie coronariche o cardiopatiche.
Una volta prelevato, il cuore deve venire impiantato, entro un massimo di sei ore. Il tessuto cardiaco, infatti va rapidamente incontro ad ischemia (riduzione dell’afflusso di sangue), un fenomeno che genera danni tissutali gravi tali da impedire il funzionamento dell’organo stesso. 
Il ricevente viene preparato per l’intervento, collegato ad una pompa by pass e il suo cuore viene rimosso per fare spazio al cuore donato, che viene posizionato in modo ortotopico e collegato ai grossi vasi che da esso dipartono.
Gli interventi per la sostituzione del cuore in Italia sono stati 253 nel 2022 rispetto ai 252 del 2021.

Il trapianto di cuore è uno dei più importanti interventi salvavita. Per questo la differenza tra richiesta di organi e disponibilità degli stessi è un problema di centrale importanza nella gestione delle emergenze sanitarie. In questa ottica, quando la funzionalità cardiaca è insufficiente, in attesa del trapianto il paziente viene sottoposto ad una procedura di impianto di una sorta di cuore artificiale.
Si tratta di un dispositivo di assistenza ventricolare, costituito in lega di titanio e acciaio, di piccole dimensioni, che funge da pompa aiutando il ventricolo sinistro nel suo lavoro di spinta del sangue dal cuore al circolo. Questo cuore artificiale, oltre a supportare l’azione del ventricolo, è in grado anche di monitorare i parametri principali dell’attività cardiaca (ad esempio il flusso sanguigno) ed è collegato in remoto con l’ospedale, in modo che ogni anomalia di funzionamento venga immediatamente segnalata all’equipe sanitaria. 

I progressi scientifici e tecnologici recenti stanno migliorando notevolmente le caratteristiche dei device di assistenza ventricolare, e i cuori artificiali oggi disponibili possono sono in grado di essere mantenuti in sede per diverso tempo. Il primo cuore artificiale è stato approvato negli Stati Uniti nel 2006 ed impiantato in 15 persone.

Lo step successivo nel miglioramento del trapianto di cuore è l’impianto del cuore artificiale totale. Lo sviluppo di questo device permetterebbe di avere impiantato un cuore artificiale, non come supporto per il tempo necessario ad arrivare ad un trapianto, ma in modo duraturo, per tutto il corso della vita.
Il cuore artificiale totale è pensato per sostituire completamente i due ventricoli del cuore, in modo da garantire la spinta del sangue nel circolo polmonare e nel circolo sistemico.
A fronte dei significativi vantaggi che un dispositivo medico di questo tipo potrebbe offrire, si tratterebbe di gestire i rischi connessi. Fra questi, il rischio infettivo, trombotico e di malfunzionamento o blocco del sistema.

Trapianto di fegato 

A differenza di quello di cuore, il trapianto di fegato può essere effettuato sia da donatore deceduto che vivente. 
Per il trapianto da donatore vivente, si procede a prelevare una porzione dell’organo (solitamente la parte destra) e a trasferirla al ricevente, previa rimozione dell’organo malato. Il fegato, infatti, è in grado di rigenerarsi e crescere: questo significa che sia la parte di organo donata che quella residua continueranno ad accrescersi in dimensione, ricostituendo l’organo nel donatore e nel ricevente. L’intervento con cui viene eseguito il trapianto può durare tra le 6 e le 12 ore; il donatore e ricevente vengono operati contemporaneamente da due équipe chirurgiche. 
Una delle possibili complicazioni che si verificano in seguito a trapianto di fegato è l’insorgenza di diabete di tipo 2 (Post Liver Transplant Diabetes Mellitus, PLTDM), che si sviluppa in una percentuale che può arrivare al 30% dei pazienti e che è correlata ad un aumentato rischio di mortalità e di comparsa di patologie metaboliche. Il PLTDM è una condizione multifattoriale, correlata a fattori quali l’impiego di agenti immunosoppressori appartenenti alla famiglia degli inibitori della calcineurina (tacrolimus e ciclosporina), il sovrappeso del ricevente, la presenza di malattie quali la steatoepatite non alcolica e l’infezione da virus dell’epatite C.
Per ridurre i rischi per il paziente, è necessario monitorarne attentamente le condizioni dopo il trapianto di fegato e, in caso di insorgenza di diabete di tipo 2, iniziare una specifica terapia antidiabetica simile a quella di un paziente diabetico non trapiantato. 
Il trapianto è indicato quando la funzionalità dell’organo è compromessa, cioè a causa di malattie quali il tumore del fegato e la cirrosi epatica, condizioni che possono rappresentare l’evoluzione delle infezioni da virus dell’epatite B e C e abuso di alcol. Dati i tempi di attesa necessari, spesso in caso di tumore si procede prima a una resezione chirurgica del tumore e in seguito al vero e proprio trapianto.
I trapianti di fegato totali eseguiti in Italia nel 2022 sono stati 1.479 (1.445 complessivi da donatore deceduto e 34 trapianti da donatore vivente; +6% rispetto al 2021).

Immagine infografica che rappresenta il trapianto di fegato

Trapianto di rene 

Anche il trapianto di rene può avvenire da donatore vivente. Se correttamente perfettamente funzionante, infatti, un rene è sufficiente a un individuo per assicurare funzionalità adeguata a mantenere buone condizioni di salute. Il trapianto di rene, come accennato in precedenza, è un trapianto eterotopico: il rene trapiantato, dopo essere stato collegato ai vasi sanguigni e alla vescica attraverso l’uretere, viene posizionato in sede extraperitoneale, mentre il rene malato non funzionate viene solitamente lasciato al suo posto, se non esistono rischi di infezioni o cancro. La durata dell’intervento varia dalle 2 alle 4 ore.
In caso di trapianto da donatore vivente, in genere il donatore è un membro della famiglia. Questo riduce notevolmente i tempi di attesa e anche il rischio di incompatibilità genetica e di gruppo sanguigno che può portare al rigetto.
I trapianti di rene eseguiti in Italia nel 2022 sono stati 2.033

Trapianti sperimentali

L’ondata di innovazione che ha investito la scienza e la tecnologia ha permesso un avanzamento anche dal punto di vista trapiantologico.
Una delle procedure più interessanti in questo ambito è rappresentata dal trapianto di microbiota fecale (FMT), che viene considerato uno strumento idoneo per ristabilire la corretta funzionalità della flora microbica. Il FMT consiste nel trasferimento di feci da un individuo sano nell’intestino del paziente. I candidati al trapianto sono le persone affette da:
  • Infezioni ricorrenti e refrattarie alla terapia antibiotica standard;
  • Sclerosi laterale amiotrofica;
  • Encefalopatia epatica resistente alla terapia standard;
  • Diarrea indotta dall’uso del farmaco nintedanib nel trattamento della fibrosi polmonare idiopatica.
Al 31 dicembre 2022 sono stati effettuati 139 trapianti FMT. I dati raccolti confermano la sicurezza e l’efficacia del trattamento.
Il trapianto di utero rappresenta un’alternativa all’adozione o alla maternità surrogata gestazionale per le donne che soffrono di infertilità assoluta da fattore uterino (AUFI). Tale procedura viene eseguita con valore temporaneo: dopo la nascita di uno o due bambini o il mancato raggiungimento di questo obiettivo, l’organo viene rimosso e l’immunosoppressione interrotta.
In Italia è attivo un protocollo sperimentale da donatrice deceduta; non è autorizzato il trapianto da donatrice vivente. Ad oggi nel nostro Paese sono stati effettuati 3 interventi con successo: nel 2022 è nata la prima bambina grazie a questa procedura.

Valutazione della sopravvivenza

Accedere ad un trapianto richiede l’avvio di una procedura rigorosa che può durare anche un tempo lungo e che si rende necessaria per tutelare la sicurezza della procedura e l’equità nell’erogazione del trattamento. 
In Italia il sistema trapianti funziona e produce ottimi risultati. Considerando i trapianti eseguiti tra il 2002 ed il 2019, il tasso di sopravvivenza a un anno dall'intervento è stato del 71,2% e a 5 anni è stato pari al 49,6%. Ma se si tiene conto dei soli trapianti effettuati dal 2016 al 2019, il tasso di sopravvivenza ad un anno arriva al 75,8%.


Trapianto di cuore

I dati riportati in Tabella 1 mostrano le sopravvivenze per organo e paziente (adulti) nell’anno 2017, sia a 1 sia a 5 anni dal trapianto.

Nel periodo in esame, in Italia, la sopravvivenza del paziente, a 1 anno dal trapianto, risulta essere dell’82,1%, mentre la sopravvivenza dell’organo si attesta all’81,0%. Inoltre, si evidenzia che in alcune regioni (Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia) i valori di sopravvivenza sono vicini al 90%. Nello stesso periodo, i valori della sopravvivenza a 5 anni dal trapianto risultano essere intorno al 73% per il paziente e superiore al 72% per l’organo.
 

Trapianto di fegato 

Nella Tabella 2 sono riportati i valori della sopravvivenza per organo e paziente nell’anno 2017, sia a 1 sia a 5 anni dal trapianto.

Dai dati emerge che la sopravvivenza del paziente a 1 anno dal trapianto, in Italia, ha raggiunto l’87%, mentre il valore per la sopravvivenza dell’organo è dell’83%.
Nello stesso periodo, i valori delle sopravvivenze a 5 anni dal trapianto risultano essere del 74,9% per il paziente e del 70.7% per l’organo, valori in aumento rispetto agli anni precedenti.
 

Trapianto di rene 

Nella Tabella 3 sono riportati i valori della sopravvivenza per organo e paziente (adulti) nell’anno 2017, sia a 1 sia a 5 anni dal trapianto.
Dalla tabella emerge che, in Italia, la sopravvivenza del paziente a 1 anno dal trapianto ha raggiunto il 97,3%, mentre l’analogo valore per l’organo è del 92,2%, con punte che arrivano, per il paziente, anche al 99% nelle Marche o al 94,9% per l’organo in Veneto.

Il rischio di rigetto

Con il termine rigetto si fa riferimento a una reazione del sistema immunitario dell’ospite che non riconoscendo l’organo, il tessuto o le cellule come facenti parte del corpo (“self”, proprio) li attacca per eliminarli.
La reazione verso il “non-self” è la stessa che si riscontra in caso di infezioni di agenti patogeni esterni come virus e batteri. Alla base del fenomeno del rigetto ci sono i meccanismi molecolari dell’immunità, per cui ogni tessuto o cellula presenta sulla sua superficie dei marker caratteristici dell’individuo, che risultano diversi da individuo a individuo.
Le cellule del sistema immunitario, istruite durante lo sviluppo dell’organismo a riconoscere come propri questi marker, non riconoscono quelli presenti sull’organo del donatore e pertanto lo attaccano con l’obiettivo di distruggerlo. 
I meccanismi coinvolti nel rigetto sono sia di tipo cellulare (linfociti, rigetto cellulare) o anticorpale (produzione di anticorpi diretti verso l’organo, rigetto umorale).
Il rigetto può essere classificato in:

  • Iperacuto (compare da qualche minuto a poche ore dopo il trapianto);
  • Acuto (compare da qualche giorno a poche settimane dopo il trapianto);
  • Cronico (compare da alcuni mesi fino a diversi anni dopo il trapianto).

Per evitare il rigetto è necessario massimizzare la compatibilità tra donatore e ricevente, analizzando i “marker” specifici che dipendono da un complesso di geni definito sistema maggiore di istocompatibilità e che devono corrispondere appunto tra donatore e ricevente.

Traguardi e nuovi orizzonti dei trapianti

I traguardi raggiunti in questi ultimi anni hanno permesso alla rete nazionale trapianti di raggiungere un posizionamento di eccellenza in Europa e, per molti aspetti, in tutto il mondo, in particolare per quanto riguarda la valutazione degli esiti dei trapianti (sopravvivenza dell’organo e del paziente) rispetto ai principali registri disponibili a livello internazionale.
Persistono tuttavia alcuni  punti critici:

  • Segnalazione non sistematica dei potenziali donatori; 
  • Inefficienze organizzative nel sistema dei trasporti connessi alle attività di donazione e trapianto; 
  • Numero limitato di posti letto e tempi medi di attesa dei pazienti iscritti alle liste ancora troppo lunghi. 

Il tema della sicurezza sia per il donatore che per il ricevente, deve essere sempre al centro dell’attenzione. A tal proposito, il Ministero della Salute, in collaborazione con il CNT, ha avviato un’indagine per garantire donazione e trapianto sicuri, con particolare riferimento alle procedure.
L’indagine prende in esame tutte le fasi di questo processo, che parte dall’individuazione del donatore e arriva al follow-up post-operatorio e si propone di fornire utili indicazioni per migliorare la funzionalità del sistema ed assicurare la massima garanzia operativa in termini di sicurezza, efficacia ed efficienza.


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Domande e risposte

Cosa è il trapianto di cellule staminali emopoietiche?

Il trapianto di cellule staminali emopoietiche è un tipo particolare di trapianto in cui il trasferimento dal donatore al ricevente non riguarda un organo ma un set di cellule. Si tratta di una tecnica in rapida espansione, utilizzata per il trattamento di particolari condizioni, come le neoplasie ematologiche maligne (leucemie, linfomi, mieloma). Questo tipo di trapianto permette il ripristino delle cellule del midollo osseo del ricevente che possono essere state distrutte in seguito a trattamenti aggressivi (chemioterapia). Il trapianto di cellule staminali può essere autologo (cellule derivate dallo stesso donatore) o allogenico (cellule derivate da un donatore).
Le cellule staminali del donatore possono derivare dal midollo osseo, dal sangue periferico, dal cordone ombelicale.

Come viene assegnato un organo al ricevente?

L’assegnazione degli organi ai riceventi viene fatta attraverso un algoritmo che si basa su diversi parametri: lo stato di gravità del paziente e della sua patologia, la compatibilità, il gruppo sanguigno, l’età e il tempo di attesa in lista. Questa procedura rigorosa e trasparente è necessaria per poter allocare ogni organo disponibile nel minor tempo possibile al paziente più adatto.

Quali sono gli organi che possono essere donati dopo la morte? 

Cuore, polmoni, reni, fegato, pancreas e intestino sono organi che possono essere donati dopo la morte. Il rene e il fegato, inoltre, in seguito alle loro caratteristiche particolari, possono essere donati anche da viventi.
Per quanto riguarda i tessuti, invece, possono essere donati pelle, ossa, cornee, valvole cardiache e vasi sanguigni, cartilagine.  

Cosa si intende per rigetto di un trapianto?

Il rigetto è una reazione del sistema immunitario dell’ospite che non riconoscendo l’organo, il tessuto o le cellule come facenti parte del corpo (“self”, proprio) le attacca per eliminarlo.

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