Rivascolarizzazione dei vasi degli arti inferiori: come funziona, quanto dura, rischi. Dove è meglio curarsi? Dati PNE

Rivascolarizzazione dei vasi degli arti inferiori: come funziona, quanto dura, rischi. Dove è meglio curarsi? Dati PNE

Indice

Domande e risposte
 

Micuro ti aiuta a trovare le strutture migliori per Rivascolarizzazione dei Vasi degli Arti Inferiori 

Di seguito i dati sulle migliori strutture ospedaliere per rivascolarizzazione dei vasi degli arti inferiori. La valutazione di queste strutture si basa sui dati del Programma Nazionale Esiti (dati del 2024, riferiti al 2023), resi pubblici per conto del Ministero della Salute. Micuro analizza e sintetizza questi dati per stilare classifiche che ti aiuteranno a individuare la struttura più adatta alle tue esigenze

Come ha spiegato la Prof.ssa Elena Azzolini, medico specialista in Sanità Pubblica e responsabile del Comitato Scientifico di Micuro: “Per orientarsi, è importante innanzitutto osservare l'esperienza maturata dalla struttura. L'alto volume di interventi, infatti, secondo quanto dimostra un'ampia letteratura scientifica, ha un impatto positivo sull'efficacia delle cure. Scegliere con cura la struttura medica in cui eseguire la rivascolarizzazione dei vasi degli arti inferiori può fare la differenza nella qualità delle cure e nell'esito complessivo del trattamento”.


Classifica nazionale: le 5 strutture che nel 2023 in Italia hanno effettuato un maggior numero di interventi chirurgici di rivascolarizzazione dei vasi degli arti inferiori

  1. Ospedale Civile di Baggiovara - AUSL Modena (n° interventi: 561) 
  2. Azienda Ospedaliera Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona - Presidio Umberto I (n° interventi: 478)
  3. Azienda Ospedaliera Santa Croce e Carle di Cuneo (n° interventi: 387)
  4. Ospedale San Giovanni Bosco di Torino - ASL Città di Torino (n° interventi: 360)
  5. Azienda Ospedaliera Universitaria Senese (n° interventi: 350)

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Che cosa è la rivascolarizzazione dei vasi sanguigni

Assistiamo a un incremento della patologia ischemica delle gambe che può portare in alcuni casi a rischio di amputazione. Si tratta di arteriopatia degli arti inferiori o arteriopatia occlusiva periferica (AOP), che nei casi più gravi può diventare ischemia critica degli arti inferiori. Anche il piede diabetico vascolare presenta i sintomi di una scarsa irrorazione sanguigna e chi ne soffre può essere candidato alla rivascolarizzazione. 

La rivascolarizzazione permette con una serie di tecniche di trattare l’occlusione di un vaso sanguigno consentendo di ripristinare il flusso di sangue necessario. 

Sono procedure oggi eseguite quotidianamente, e nel caso si possa procedere con angioplastica per via endovascolare significa non doversi sottoporre a un intervento chirurgico vero e proprio.

Quando è necessario fare la rivascolarizzazione

La rivascolarizzazione è necessaria nei casi in cui sia presente una malattia aterosclerotica delle arterie degli arti inferiori. L’aterosclerosi è una patologia caratterizzata dalla formazione di depositi (cioè di placche) che finiscono per ridurre le dimensioni dei vasi e di conseguenza la loro portata ( si parla di stenosi). Il flusso di sangue risulta così più scarso. Con il tempo la placca può arrivare ad occludere il vaso provocando un arresto del flusso sanguigno. Accade più frequentemente in pazienti diabetici, in chi ha il colesterolo alto e nei fumatori. 

I primi sintomi di chi ha iniziato a soffrire di aterosclerosi agli arti inferiori è il dolore alle gambe dopo aver fatto uno sforzo (claudicatio intermittens). Chi invece ha una malattia più avanzata ha dolore anche a riposo e iniziano a comparire prima necrosi e poi gangrena, pericolosissima perché può portare alla necessità di amputazione dell’arto.

Per evitare questo è bene che il paziente a cui viene diagnosticata aterosclerosi alle gambe sia seguito dal medico che valuterà quando proporre la rivascolarizzazione.

Immagine che rappresenta un chirurgo per il trattamento vene

Come si esegue la rivascolarizzazione dei vasi delle gambe?

La tecnica scelta dipende dalla sede dell’occlusione e dalla dimensione delle placche.

Esistono due tecniche:
  1. Approccio endovascolare tramite angioplastica, con o senza stent. L’angioplastica rientra nell’ambito della radiologia interventistica e prevede la ricostruzione dei vasi sanguigni interessati usando dei palloncini per ripristinare il diametro originario del vaso  sanguigno e permettere la rivascolarizzazione, cioè l’adeguato passaggio di sangue. In alcuni casi si inserisce uno stent, ossia una protesi metallica cilindrica che permette di mantenere aperto il vaso che potrebbe rischiare di richiudersi. La rivascolarizzazione tramite angioplastica è un intervento non invasivo che viene effettuato in anestesia locale cioè con il paziente sveglio.Si inizia inserendo un catetere fino al vaso sanguigno interessato e poi si inietta il mezzo di contrasto che  permette visualizzare bene i restringimenti e le occlusioni dei vasi. Viene inserito un catetere con palloncino in grado una volta gonfiato di dilatare il vaso oppure uno stent. La procedura è rapida, della durata di circa un’ora e mezza e il paziente non sente alcun dolore;
  2. Chirurgia tramite by-pass. Nei casi in cui il medico non ritenga di procedere con angioplastica, si può rivascolarizzare gli arti inferiori tramite l’inserimento di un by-pass, una sorta di “ponte” per fare in modo che il flusso di sangue superi il segmento arterioso ostruito. Il sangue viene infatti deviato intorno all’arteria interessata, grazie a una protesi di materiale sintetico o da un segmento venoso (spesso  la grande safena) che vengono poi connessi all’arteria ostruita a monte e a valle dell’ostruzione. In questo caso l’intervento richiede anestesia generale oppure spinale e prevede un ricovero di  7-10 giorni.

Quali sono i rischi della rivascolarizzazione delle gambe

Le tecniche attuali permettono interventi sicuri anche se può esserci il rischio di sanguinamenti o ematomi intorno alla zona interessata, che vengono comunque trattati dal momento che il paziente rimane in ricovero dopo l’intervento. In rari casi di complicazioni per esempio dovute ad arterie deboli magari in pazienti molto anziani, può essere necessario un intervento chirurgico. 
In diversi pazienti inoltre sono necessari più interventi di rivascolarizzazione perché la malattia tende a ripresentarsi.

Come prevenire l’aterosclerosi agli arti inferiori?

Sono diversi i fattori che incidono sul rischio di sviluppare aterosclerosi. In particolare si è osservato che questi elementi incidono negativamente sulla malattia:
  • Ipertensione;
  • Ipercolesterolemia (colesterolo alto);
  • Glicemia alta;
  • Infezioni da alcuni batteri o virus come Helicobacter pylori o citomegalovirus.
Queste condizioni a loro volta sono legate ad abitudini e comportamenti su cui possiamo incidere: Trattandosi di fattori di rischio modificabili, è possibile invecchiando in salute ridurre sensibilmente la possibilità di insorgenza del problema. Si suggerisce ad esempio di fare una costante anche solo moderata attività fisica come camminare almeno 30 minuti al giorno 3 volte alla settimana, non fumare e tenere sotto controllo il peso semmai facendosi supportare da uno specialista.

Accanto a questi ci sono fattori di rischio non modificabili:
  • Familiarità, in particolare avere un parente stretto di sesso maschile che ha sviluppato la malattia prima dei 55 anni o avere una parente stretta di sesso femminile che ha sviluppato la malattia prima dei 65 anni;
  • Età propria avanzata. I grandi anziani sono a maggior rischio di sviluppare la malattia.
 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Domande e risposte

Quanto dura un intervento di rivascolarizzazione?

La procedura è rapida, della durata di circa un’ora e mezza e il paziente non sente alcun dolore. 

In che consiste la rivascolarizzazione?

La rivascolarizzazione permette con una serie di tecniche di trattare l’occlusione di un vaso sanguigno consentendo di ripristinare il flusso di sangue necessario. 
Sono procedure oggi eseguite quotidianamente, e nel caso si possa procedere con angioplastica per via endovascolare significa non doversi sottoporre a un intervento chirurgico vero e proprio.

Come curare arteriopatia arti inferiori?

Esistono due tecniche:

  1. Approccio endovascolare tramite angioplastica, con o senza stent. L’angioplastica rientra nell’ambito della radiologia interventistica e prevede la ricostruzione dei vasi sanguigni interessati usando dei palloncini per ripristinare il diametro originario del vaso  sanguigno e permettere la rivascolarizzazione, cioè l’adeguato passaggio di sangue. In alcuni casi si inserisce uno stent, ossia una protesi metallica cilindrica che permette di mantenere aperto il vaso che potrebbe rischiare di richiudersi;
  2. Chirurgia tramite by-pass. Nei casi in cui il medico non ritenga di procedere con angioplastica, si può rivascolarizzare gli arti inferiori tramite l’inserimento di un by-pass, una sorta di “ponte” per fare in modo che il flusso di sangue superi il segmento arterioso ostruito.

Perché si otturano le vene delle gambe?

Sono diversi i fattori che incidono sul rischio di sviluppare aterosclerosi. In particolare si è osservato che questi elementi incidono negativamente sulla malattia:

  • Ipertensione;
  • Ipercolesterolemia (colesterolo alto);
  • Glicemia alta;
  • Infezioni da alcuni batteri o virus come Helicobacter pylori o citomegalovirus.
Queste condizioni a loro volta sono legate ad abitudini e comportamenti su cui possiamo incidere. Accanto a questi ci sono  fattori di rischio non modificabili:
  • Familiarità;
  • Età avanzata. 

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