Indice
Domande e risposte
Che cosa è la rivascolarizzazione dei vasi sanguigni
Assistiamo a un
incremento della
patologia ischemica delle gambe che può portare in alcuni casi a
rischio di
amputazione. Si tratta di arteriopatia degli arti inferiori o arteriopatia occlusiva periferica (AOP), che nei casi
più gravi può diventare ischemia
critica degli arti inferiori. Anche il
piede diabetico vascolare presenta i sintomi di una scarsa irrorazione sanguigna e chi ne soffre può essere candidato alla rivascolarizzazione.
La rivascolarizzazione permette con una serie di tecniche di trattare l’occlusione di un vaso sanguigno consentendo di ripristinare il
flusso di sangue necessario.
Sono
procedure oggi
eseguite quotidianamente, e nel caso si possa procedere con angioplastica per via endovascolare significa
non doversi
sottoporre a un
intervento chirurgico vero e proprio.
Quando è necessario fare la rivascolarizzazione
La rivascolarizzazione è
necessaria nei casi in cui sia presente una
malattia aterosclerotica delle
arterie degli
arti inferiori. L’aterosclerosi è una patologia caratterizzata dalla formazione di
depositi (cioè di placche) che finiscono per
ridurre le
dimensioni dei
vasi e di
conseguenza la loro portata ( si parla di stenosi). Il flusso di sangue risulta così più
scarso. Con il tempo la placca può arrivare ad occludere il vaso provocando un arresto del flusso sanguigno. Accade più frequentemente in pazienti diabetici, in chi ha il colesterolo alto e nei fumatori.
I primi sintomi di chi ha iniziato a soffrire di aterosclerosi agli arti inferiori è il dolore alle gambe dopo aver fatto uno
sforzo (claudicatio intermittens). Chi invece ha una malattia più avanzata ha dolore anche a riposo e iniziano a comparire prima necrosi e poi gangrena, pericolosissima perché può portare alla necessità di amputazione dell’arto.
Per evitare questo è bene che il paziente a cui viene diagnosticata aterosclerosi alle gambe sia seguito dal medico che valuterà quando proporre la
rivascolarizzazione.
Come si esegue la rivascolarizzazione dei vasi delle gambe?
La tecnica scelta dipende dalla sede
dell’occlusione e
dalla dimensione delle
placche.
Esistono
due tecniche:
- Approccio endovascolare tramite angioplastica, con o senza stent. L’angioplastica rientra nell’ambito della radiologia interventistica e prevede la ricostruzione dei vasi sanguigni interessati usando dei palloncini per ripristinare il diametro originario del vaso sanguigno e permettere la rivascolarizzazione, cioè l’adeguato passaggio di sangue. In alcuni casi si inserisce uno stent, ossia una protesi metallica cilindrica che permette di mantenere aperto il vaso che potrebbe rischiare di richiudersi. La rivascolarizzazione tramite angioplastica è un intervento non invasivo che viene effettuato in anestesia locale cioè con il paziente sveglio.Si inizia inserendo un catetere fino al vaso sanguigno interessato e poi si inietta il mezzo di contrasto che permette visualizzare bene i restringimenti e le occlusioni dei vasi. Viene inserito un catetere con palloncino in grado una volta gonfiato di dilatare il vaso oppure uno stent. La procedura è rapida, della durata di circa un’ora e mezza e il paziente non sente alcun dolore;
- Chirurgia tramite by-pass. Nei casi in cui il medico non ritenga di procedere con angioplastica, si può rivascolarizzare gli arti inferiori tramite l’inserimento di un by-pass, una sorta di “ponte” per fare in modo che il flusso di sangue superi il segmento arterioso ostruito. Il sangue viene infatti deviato intorno all’arteria interessata, grazie a una protesi di materiale sintetico o da un segmento venoso (spesso la grande safena) che vengono poi connessi all’arteria ostruita a monte e a valle dell’ostruzione. In questo caso l’intervento richiede anestesia generale oppure spinale e prevede un ricovero di 7-10 giorni.
Quali sono i rischi della rivascolarizzazione delle gambe
Le
tecniche attuali permettono interventi sicuri anche se può esserci il rischio di sanguinamenti o ematomi intorno alla zona interessata, che vengono comunque trattati dal momento che il paziente rimane in ricovero dopo l’intervento. In rari casi di complicazioni per esempio dovute ad
arterie deboli magari in pazienti molto
anziani, può essere necessario un intervento chirurgico.
In diversi pazienti inoltre sono necessari più interventi di rivascolarizzazione perché la
malattia tende a
ripresentarsi.
Come prevenire l’aterosclerosi agli arti inferiori?
Sono diversi i fattori che incidono sul rischio di sviluppare aterosclerosi. In particolare si è osservato che questi elementi incidono negativamente sulla malattia:
- Ipertensione;
- Ipercolesterolemia (colesterolo alto);
- Glicemia alta;
- Infezioni da alcuni batteri o virus come Helicobacter pylori o citomegalovirus.
Queste condizioni a loro volta sono legate ad abitudini e comportamenti su cui possiamo incidere:
Trattandosi di fattori di
rischio modificabili, è possibile invecchiando in
salute ridurre sensibilmente la possibilità di
insorgenza del
problema. Si suggerisce ad esempio di fare una costante anche solo moderata attività fisica come camminare
almeno 30 minuti al giorno 3 volte alla settimana, non fumare e tenere sotto controllo il peso semmai facendosi supportare da
uno specialista.
Accanto a questi ci sono
fattori di rischio
non modificabili:
- Familiarità, in particolare avere un parente stretto di sesso maschile che ha sviluppato la malattia prima dei 55 anni o avere una parente stretta di sesso femminile che ha sviluppato la malattia prima dei 65 anni;
- Età propria avanzata. I grandi anziani sono a maggior rischio di sviluppare la malattia.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Domande e risposte
Quanto dura un intervento di rivascolarizzazione?
La procedura è rapida, della durata di circa un’ora e mezza e il paziente non sente alcun dolore.
In che consiste la rivascolarizzazione?
La rivascolarizzazione permette con una serie di tecniche di trattare l’occlusione di un vaso sanguigno consentendo di ripristinare il flusso di sangue necessario.
Sono procedure oggi eseguite quotidianamente, e nel caso si possa procedere con angioplastica per via endovascolare significa non doversi sottoporre a un intervento chirurgico vero e proprio.
Come curare arteriopatia arti inferiori?
Esistono due tecniche:
- Approccio endovascolare tramite angioplastica, con o senza stent. L’angioplastica rientra nell’ambito della radiologia interventistica e prevede la ricostruzione dei vasi sanguigni interessati usando dei palloncini per ripristinare il diametro originario del vaso sanguigno e permettere la rivascolarizzazione, cioè l’adeguato passaggio di sangue. In alcuni casi si inserisce uno stent, ossia una protesi metallica cilindrica che permette di mantenere aperto il vaso che potrebbe rischiare di richiudersi;
- Chirurgia tramite by-pass. Nei casi in cui il medico non ritenga di procedere con angioplastica, si può rivascolarizzare gli arti inferiori tramite l’inserimento di un by-pass, una sorta di “ponte” per fare in modo che il flusso di sangue superi il segmento arterioso ostruito.
Perché si otturano le vene delle gambe?
Sono diversi i fattori che incidono sul rischio di sviluppare aterosclerosi. In particolare si è osservato che questi elementi incidono negativamente sulla malattia:
- Ipertensione;
- Ipercolesterolemia (colesterolo alto);
- Glicemia alta;
- Infezioni da alcuni batteri o virus come Helicobacter pylori o citomegalovirus.
Queste condizioni a loro volta sono legate ad abitudini e comportamenti su cui possiamo incidere. Accanto a questi ci sono fattori di rischio non modificabili:
- Familiarità;
- Età avanzata.
In collaborazione con
Cristina Da Rold, giornalista freelance e consulente nell’ambito della comunicazione digitale. Si occupa di giornalismo sanitario data-driven principalmente su Infodata - Il Sole 24 Ore e Le Scienze. Lavora per la maggior parte su temi legati all’epidemiologia, con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 è consulente per la comunicazione social media per l’Ufficio italiano dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Collabora con alcune riviste mediche più specialistiche per Il Pensiero Scientifico Editore, con cui ha pubblicato nel 2015 il libro “Sotto controllo. La salute ai tempi dell’e-health”. Dal 2022 è docente di Social Media e Salute presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
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