Indice
Domande e risposte
Quando è il caso di andare da “uno psicologo”?
Negli ultimi anni, c'è stato fortunatamente un crescente
riconoscimento a livello globale dell’importanza della
salute mentale come
tassello chiave per la salute complessiva, individuale e collettiva. Lo stigma nei confronti di chi vive un periodo di
vulnerabilità o di chi vi convive da sempre sta venendo meno, grazie anche a campagne di consapevolezza internazionali e nazionali, volte da un lato a
sciogliere il tabù dell’andare da uno specialista, e dall’altro a migliorare l’accesso ai servizi e una scelta davvero consapevole del professionista che più fa al caso nostro.
Esiste per esempio il
Comprehensive mental health action plan 2013-2030 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità; esistono in moltissimi paesi i progetti Let’s Talk Mental Health, per incoraggiare le persone a condividere le proprie fragilità, senza paura di chiedere aiuto. Purtroppo, nonostante i progressi, in alcuni paesi le persone con problemi di salute mentale spesso subiscono gravi violazioni dei diritti umani, discriminazione e stigma.
La
depressione è una delle principali
cause di disabilità. Il
suicidio è la seconda causa di morte tra i 15-29enni. Le persone con
gravi condizioni di salute mentale muoiono
prematuramente, anche con due decenni di anticipo, a causa di condizioni fisiche che sarebbero prevenibili. Molte condizioni di salute mentale possono essere
trattate efficacemente a costi relativamente bassi, ma il
divario tra le persone bisognose di cure e quelle che hanno accesso alle cure rimane
sostanziale. La
copertura efficace del
trattamento rimane estremamente
bassa.
Che differenza c’è fra psicologi, psicoterapeuti, psicanalisti e psichiatri?
La
chiave per la buona riuscita del percorso è
scegliere lo o gli
specialisti giusti per il nostro
problema. Non basta “andare da uno psicologo”, e non basta nemmeno “andare dallo psichiatra”, né “andare dallo psicoterapeuta”. È importante
scegliere la figura più adatto al nostro problema, anche se questo “orientamento” del paziente dovrebbe avvenire comunque nei primi incontri con lo specialista. Qualora non fosse in grado di fornire l’aiuto richiesto, egli dovrebbe indirizzare la persona verso un altro collega più indicato.
La
confusione fra i non addetti ai lavori è
tantissima. Vediamo di fare chiarezza:
- Lo psicologo. Lo psicologo è un laureato magistrale in psicologia, che ha superato un esame di stato abilitante alla professione e che è iscritto a un albo professionale. Ci sono indirizzi, curricula, già all’interno dei corsi di laurea, ma poi il professionista può specializzarsi in alcuni ambiti con master o corsi successivi dedicati. Dal lato pratico, lo psicologo non propone terapie. Lo psicologo ascolta, propone la cosiddetta “consultazione”, cioè una serie di incontri, solitamente una decina al massimo, che sono volti a capire qual è il problema della persona e indirizzarla verso lo specialista più indicato, anche tramite l’ausilio di test specifici riconosciuti per la diagnosi di alcuni disturbi. Molte volte questi cicli di incontri sono sufficienti per aiutare una persona, che magari aveva “solamente” bisogno di un confronto, un supporto in un momento di difficoltà, come la perdita del lavoro o un lutto. Un percorso con uno psicologo può essere il primo passo più utile per capire di che cosa abbiamo bisogno, ed eventualmente orientarsi con maggiore consapevolezza verso lo specialista giusto;
- Lo psicoterapeuta. Lo psicoterapeuta è uno psicologo che in più ha alle spalle almeno quattro anni di scuola di psicoterapia post-lauream riconosciuta a livello nazionale. Dopo aver inquadrato il problema della persona, lo psicoterapeuta può proporre un percorso terapeutico NON farmacologico, che solitamente non dura meno di due anni. Lo psicoterapeuta può prescrivere farmaci se e solo se è anche un medico laureato in medicina e chirurgia (non in psicologia), che ha frequentato la scuola di specializzazione dopo la laurea. Gli approcci terapeutici sono diversi, basati su teorie diverse. Ogni psicoterapeuta durante il proprio percorso di formazione post lauream è stato formato in una direzione:
- Esiste la psicoanalisi più “tradizionale” basata su un approccio più dialogico-filosofico (si parla in questo caso di psicanalista);
- La terapia sistemico-familiare, e la terapia cognitivo comportamentale, che a differenza degli altri approcci ha raccolto negli anni una copiosa letteratura medico-scientifica;
- Lo psicanalista o “analista”. Questa non è oggi una figura a se stante. Lo psicanalista è uno psicoterapeuta che segue una particolare scuola, la psicoanalisi freudiana, con le sue evoluzioni e arricchimenti;
- Lo psichiatra. Lo psichiatra si distingue dalle figure precedenti perché è un medico, laureato in medicina e chirurgia che dopo la laurea ha conseguito una specializzazione in psichiatria e che eventualmente può anche aver frequentato una scuola di psicoterapia. In quel caso si parla di psichiatra psicoterapeuta. Pertanto lo psichiatra è l’unico che può prescrivere dei farmaci, e/o psicofarmaci e richiedere e valutare esami clinici. Lo psichiatra in quanto medico considera il disturbo mentale come un problema fisico, focalizzandosi sul ristabilire un equilibrio chimico-fisico nell’individuo, tramite l’ausilio di farmaci. Non è detto che abbia la preparazione per supportare la persona a livello psicologico, e per questo, specie in ambito ospedaliero, si lavora in team multisciplinari insieme a figure come lo psicologo e il psicoterapeuta;
- Il neurologo. Un’altra figura medica completamente diversa dalle precedenti, e intorno cui è bene non fare confusione, è il neurologo. È un medico specializzato in neurologia che, a differenza dello psichiatra, si occupa delle patologie del Sistema Nervoso Centrale che hanno carattere chiaramente organico:
Il coaching
Accanto a queste
figure di specialisti riconosciuti, in possesso di una laurea e iscritti a specifici albi professionali,
esistono tante altre figure
ibride di “
coach”, “
allenatori” per
supportare le persone nell’affrontare momenti difficili o nel raggiungimenti di obiettivi, per esempio professionali. Si tratta di percorsi per
imparare ad esempio a
organizzarsi, a
gestire meglio le
emozioni che possono boicottarci nel raggiungimento dei nostri scopi. In molti casi anche
psicologi e
psicoterapeuti possono proporre queste attività.
È evidente che questi percorsi non hanno a che fare con problemi di salute mentale più
seri, che richiedono un approccio terapeutico proprio. I coach che
non sono medici o psicologi
non possono fare
diagnosi, né somministrare
test, né proporre
terapie né chiaramente prescrivere
farmaci.
La mindfulness
Si sente spesso parlare di
mindfulness. Per mindfulness si intende l’insieme di
tecniche atte ad
allenarsi a
saper vivere al meglio il
momento presente. Sono molte le descrizioni e i rimandi alle tradizioni anche filosofiche, per esempio quella buddhista legata alla meditazione. Anche qui vi è spesso
confusione e non è facile orientarsi nella scelta del professionista. Possiamo dire che l’idea di fondo è quella di
imparare a ridurre l’impatto dello
stress nella nostra quotidianità, facilitandoci nelle attività della giornata e contribuendo a
ridurre gli episodi d’ansia che colpiscono molte persone, anche in assenza di una condizione psicopatologica vera e propria. Dal lato pratico si tratta di una
serie di
incontri dove lo specialista
educa la persona ad ascoltarsi meglio, a capire quali elementi sono
dannosi nella sua quotidianità, e insegna a
gestirli di modo che
non inficino la sua
vita e la sua
progettualità.
L’offerta pubblica per la salute mentale in Italia
Storicamente in Italia l’
offerta pubblica per la salute mentale è stata
carente. Negli ultimi anni le cose sono migliorate e attualmente la rete dei servizi per la salute mentale si basa sui dipartimenti di salute mentale, (DSM). Il DSM è l'insieme delle strutture e dei servizi che hanno il compito di farsi carico della domanda legata alla
cura, all'
assistenza e alla
tutela della salute mentale nell'ambito del territorio definito dall'
Azienda sanitaria locale (ASL). Si occupa di:
- Servizi per l'assistenza diurna come i Centri di Salute Mentale (CSM);
- Servizi semiresidenziali come i Centri Diurni (CD); servizi residenziali, fra residenze terapeutico-riabilitative e socio-riabilitative.
- A questi si affiancano i servizi ospedalieri che comprendono i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC) e i Day Hospital (DH).
I Centri di Salute Mentale (CSM) rappresentano il centro di
primo riferimento per i cittadini con
disagio psichico, perché coordina nell’ambito territoriale tutti gli interventi di prevenzione, cura delle
patologie psichiatriche.
Al Centro fa capo un’
équipe multiprofessionale costituita almeno da uno
psichiatra, uno
psicologo, un
assistente sociale e un
infermiere professionale. La legge prevede che il CSM sia attivo, per interventi ambulatoriali e/o domiciliari, almeno 12 ore al giorno, per 6 giorni alla settimana.
Chiaramente questa offerta difficilmente riesce a far fronte alla domanda a livello territoriale. In molti casi le Aziende Sanitarie Locali mettono in piedi dei
servizi di sportello sul territorio, anche talvolta connessi con i servizi di assistenza primaria, come i Medici di Medicina Generale. Tuttavia anche passare per servizi di questo tipo, così come chiedere al proprio medico di medicina generale, può aiutarci a
individuare il primo punto di
contatto con uno
specialista.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Domande e risposte
Quando è il caso di andare da uno psicologo?
Non ci sono delle regole fisse. Chiunque, se sente una spinta a parlare con uno specialista di qualcosa che non lo fa stare bene, è invitato a farlo. Il percorso sarà sempre condiviso con la persona senza forzature.
Quanto costa la seduta da uno psicologo/psicoterapeuta?
Dipende dalla specialità, da che cosa offre lo specialista. Esiste comunque un codice deontologico dell’Ordine degli Psicologi con un tariffario di riferimento. Si va in media da un minimo di 35 euro fino a 115 euro per ora (vedi link alle fonti), a seconda dell’attività proposta (consulenza, diagnosi, somministrazione di test...).
Che differenza c’è fra psicologo e psichiatra?
Lo psicologo è un laureato magistrale in psicologia, che ha superato un esame di stato abilitante alla professione e che è iscritto a un albo professionale. Dal lato pratico, lo psicologo non propone terapie. Lo psicologo ascolta, propone la cosiddetta “consultazione”, cioè una serie di incontri, solitamente una decina al massimo, che sono volti a capire qual è il problema della persona e indirizzarla verso lo specialista più indicato, anche tramite l’ausilio di test specifici riconosciuti per la diagnosi di alcuni disturbi.
Lo psichiatra invece è un medico, laureato in medicina e chirurgia che dopo la laurea ha conseguito una specializzazione in psichiatria e che eventualmente può anche aver frequentato una scuola di psicoterapia. Pertanto lo psichiatra è l’unico che può prescrivere dei farmaci, e/o psicofarmaci e richiedere e valutare esami clinici.
Che differenza c’è fra psicologo e psicoterapeuta?
Lo psicologo è un laureato magistrale in psicologia, che ha superato un esame di stato abilitante alla professione e che è iscritto a un albo professionale. Dal lato pratico, lo psicologo non propone terapie. Lo psicologo ascolta, propone la cosiddetta “consultazione”, cioè una serie di incontri, solitamente una decina al massimo, che sono volti a capire qual è il problema della persona e indirizzarla verso lo specialista più indicato, anche tramite l’ausilio di test specifici riconosciuti per la diagnosi di alcuni disturbi. Lo psicoterapeuta invece è uno psicologo che in più ha alle spalle almeno quattro anni di scuola di psicoterapia post-lauream riconosciuta a livello nazionale. Dopo aver inquadrato il problema della persona, può proporre un percorso terapeutico NON farmacologico, che solitamente non dura meno di due anni, di problemi psicopatologici.