Indice
Domande e risposte
Che cos'è la prostatectomia e perché si fa
La
prostatectomia radicale è un
intervento chirurgico che prevede la
rimozione sia della
prostata che dei
dotti deferenti (che portano gli spermatozoi dai testicoli all’uretra) e talvolta anche dei
linfonodi pelvici. Si esegue o incidendo la zona sotto l'ombelico oppure per
via robotica (laparoscopia).
La prostatectomia radicale è
l’intervento d’elezione per il trattamento del
cancro alla prostata, dal momento che questo tumore procede in genere lentamente, e rimane confinato all’interno della prostata. Il tasso di
sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è molto alto,
superiore al 95%. È indicata dal medico in caso di tumore confinato alla prostata, dal momento che è una procedura rivelatasi efficace per il trattamento di tumori di basso grado a lento sviluppo.
Nel caso in cui il tumore sia di alto grado, cioè molto aggressivo, si valuta di sottoporre il paziente anche a
radioterapia (tramite terapia ormonale)
dopo l’intervento.
Come prepararsi all’intervento di rimozione della prostata
Il giorno dell’intervento di prostatectomia radicale si richiede al paziente di rimanere a
digiuno a partire dalla mezzanotte del giorno stesso, perciò per alcune ore, e di assumere i farmaci eventualmente prescritti dal medico.
Risulta utile per l’intervento e per il
recupero post,
fare degli esercizi di ginnastica per il pavimento pelvico, contattando un fisioterapista esperto.
A seconda dei casi che valuterà il medico, si può optare per
anestesia generale o spinale (epidurale). L’intervento è piuttosto
lungo, dura dalle 3 alle 4 ore a seconda del caso se si interviene a cielo aperto, fino a ridursi a due ore intervenendo per via retropubica.
Come si svolge l’intervento di prostatectomia
La rimozione della prostata può avvenire in
tre modi:
- Tramite prostatectomia radicale a cielo aperto. Il chirurgo incide la parte bassa dell’addome per rimuovere prostata tutta intera, le vescicole seminali e parte dei dotti deferenti. Talvolta vengono rimossi anche i linfonodi circostanti per controllare che non siano stati intaccati dal tumore;
- Tramite prostatectomia radicale laparoscopica (prostatectomia robotica). In questo caso vi sono diversi vantaggi per il paziente, a parità di risultato clinico. A differenza dell’intervento a cielo aperto qui si interviene effettuando delle piccole incisioni che significa meno dolore, meno perdita di sangue e un recupero più veloce;
- Tramite prostatectomia radicale robotica. I vantaggi della tecnologia robotica sono anzitutto che permette al chirurgo di operare con un ingrandimento visivo fino a circa 20 volte, che si traduce in una maggiore accuratezza. Questo per il paziente significa maggior precisione nell’intervento e quindi maggiore possibilità di preservare il più possibile i nervi, favorendo il recupero della continenza urinaria e delle funzioni sessuali, oltre a ridurre i tempi di degenza.
Come funziona la prostatectomia radicale robotica
A differenza degli altri approcci, il chirurgo
non opera direttamente con le proprie mani ma usa un
sistema robotico che manovra
a distanza sempre all’interno della sala operatoria. Al sistema sono fissati gli strumenti chirurgici ed ha una sensibilità straordinaria che permette movimenti millimetrici con estrema precisione.
Il paziente in questo caso è sedato con anestesia generale e viene inciso nella zona periombelicale. L'intervento dura circa 3 ore e il recupero post operatorio è uguale agli interventi classici.
Il recupero dopo l’intervento di prostatectomia
Il ricovero ospedaliero post intervento è anch’esso
variabile, compreso
fra i tre e i dieci giorni.
Per una o due settimane dopo l’intervento chirurgico verrà lasciato un catetere all’interno del pene, affinché si ripristini correttamente il collegamento tra vescica e uretra, anche nel caso di intervento effettuato con tecnologia robotica. Nei mesi successivi sarà necessario sottoporsi a check up regolari per controllare che la malattia sia definitivamente debellata, ed escludere conseguenze come ostruzioni del canale uretrale e raccolte di linfa.
Normalmente non si somministrano né chemioterapia né terapia ormonale di routine prima o dopo l’intervento.
Rischi della prostatectomia: disfunzione erettile e incontinenza
I principali rischi dell'intervento di rimozione della prostata sono:
- Disfunzione erettile, che colpisce gran parte degli uomini operati, in particolare chi già prima dell’intervento manifestava difficoltà di erezione. Bisogna considerare che l’età delle persone operate di cancro alla prostata è elevata. Il danno è dovuto alla possibilità che durante l’intervento possano danneggiarsi i nervi penieni che controllano l’erezione attraversano la prostata e possono danneggiarsi durante l’intervento;
- Incontinenza urinaria (mano frequente nei pazienti più giovani). L’incontinenza può derivare dalla rimozione di parte dello sfintere che ha il compito di chiudere l’estremità della vescica. Fortunatamente la maggior parte degli uomini risolve l’incontinenza entro 6 mesi dall’operazione. Nel 10% degli uomini, tuttavia, questa procedura causa perdita di urina;
- Ostruzione del flusso urinario. Questo problema è più raro ed è dovuto al provocato dal restringimento di parte della vescica o dalla presenza di cicatrici uretrali (stenosi uretrale). Può essere trattata.
Attenzione: rischio
non significa che tutti gli uomini operati manifesteranno queste conseguenze, ma che una
percentuale significativa di uomini le sperimentano.
Si può recuperare l’attività sessuale dopo la rimozione della prostata?
Sì, anche se il
recupero della
funzionalità erettile dipende anche dalla
funzione erettile della persona
prima dell’intervento chirurgico, oltre che dall’aggressività del tumore della prostata e dall’esito dell’intervento (se sono stati risparmiati i nervi penieni il recupero è più probabile). Generalmente infatti la prostatectomia può essere eseguita in modo da conservare almeno parte dei nervi necessari all’erezione. Nei casi in cui il tumore si sia diffuso ai nervi e ai vasi sanguigni della prostata ciò però non sarà possibile. La buona notizia è che la maggior parte degli uomini riceve una diagnosi precoce di tumore alla prostata che permette di intervenire per tempo quando il tumore è ancora ben confinato e quindi consentendo al chirurgo di procedere con la prostatectomia radicale con risparmio dei nervi.
Prostatectomia e infertilità
La rimozione della prostata fa sì che sia
impossibile in seguito all’intervento
concepire naturalmente. Questo perché vengono recisi i dotti deferenti, che sono i canali che portano gli spermatozoi dai testicoli all’uretra affinché vengano espulsi.
È
comunque possibile anche per l’uomo
crioconservare il
seme (conservarlo in materiale biologico di azoto liquido) per poterlo
concepire in vitro anche dopo l’intervento. Questo perché gli spermatozoi sono cellule in grado di mantenere il potenziale riproduttivo e una certa motilità anche una volta congelate e scongelate. È possibile sottoporsi ad agoaspirato che è una procedura chirurgica oppure a biopsia testicolare nel caso di pazienti con pochissimi spermatozoi (oligospermia) o con assenza di spermatozoi nel liquido seminale (azoospermici).
Una volta crioconservato il seme in una delle
banche del seme, può essere utilizzato per un trattamento di procreazione assistita con una donna (moglie o compagna), oppure essere donato alla ricerca o ad altre coppie oppure essere eliminato.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Domande e risposte
Quali sono le conseguenze se si toglie la prostata?
I principali rischi dell'intervento di rimozione della prostata sono:
- Disfunzione erettile (molto spesso reversibile);
- Incontinenza urinaria;
- Ostruzione del flusso urinario.
Chi è stato operato alla prostata può avere rapporti sessuali?
Sì, anche se il recupero della funzionalità erettile dipende anche dalla funzione erettile della persona prima dell’intervento chirurgico, oltre che dall’aggressività del tumore della prostata e dall’esito dell’intervento (se sono stati risparmiati i nervi penieni il recupero è più probabile). Generalmente infatti la prostatectomia può essere eseguita in modo da conservare almeno parte dei nervi necessari all’erezione. Nei casi in cui il tumore si sia diffuso ai nervi e ai vasi sanguigni della prostata ciò però non sarà possibile. La buona notizia è che la maggior parte degli uomini riceve una diagnosi precoce di tumore alla prostata che permette di intervenire per tempo quando il tumore è ancora ben confinato e quindi consentendo al chirurgo di procedere con la prostatectomia radicale con risparmio dei nervi.
Quanto si vive dopo asportazione prostata?
La prostatectomia radicale è l’intervento d’elezione per il trattamento del cancro alla prostata, dal momento che questo tumore procede in genere lentamente, e rimane confinato all’interno della prostata. Il tasso di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è molto alto, superiore al 95%. È indicata dal medico in caso di tumore confinato alla prostata, dal momento che è una procedura rivelatasi efficace per il trattamento di tumori di basso grado a lento sviluppo.
Come avviene l'intervento di prostatectomia?
- Tramite prostatectomia radicale a cielo aperto. Il chirurgo incide la parte bassa dell’addome per rimuovere prostata tutta intera, le vescicole seminali e parte dei dotti deferenti;
- Tramite prostatectomia radicale laparoscopica ( prostatectomia robotica). A differenza dell’intervento a cielo aperto qui si interviene effettuando delle piccole incisioni che significa meno dolore, meno perdita di sangue e un recupero più veloce;
- Tramite prostatectomia radicale robotica.
In collaborazione con
Cristina Da Rold, giornalista freelance e consulente nell’ambito della comunicazione digitale. Si occupa di giornalismo sanitario data-driven principalmente su Infodata - Il Sole 24 Ore e Le Scienze. Lavora per la maggior parte su temi legati all’epidemiologia, con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 è consulente per la comunicazione social media per l’Ufficio italiano dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Collabora con alcune riviste mediche più specialistiche per Il Pensiero Scientifico Editore, con cui ha pubblicato nel 2015 il libro “Sotto controllo. La salute ai tempi dell’e-health”. Dal 2022 è docente di Social Media e Salute presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
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