Mappatura dei nevi e prevenzione del cancro
Intervista a Maurizio Cavallini, Specialista in Chirurgia Plastica e Responsabile dell’Unità Operativa di Dermatochirurgia del CDI - Centro Diagnostico Italiano di Milano
La
pelle, il nostro organo più esteso, può essere interamente interessata dai
tumori cutanei, sebbene nella stragrande maggioranza dei casi le aree colpite siano
viso,
collo e
cuoio capelluto. Non è un caso che si tratti proprio delle zone più esposte alla
radiazione solare: il
sole è la causa principale delle neoplasie cutanee. Fra queste, la più aggressiva è rappresentata dal
melanoma, la cui incidenza è massima nei soggetti di età compresa fra i 30 e i 60 anni e in continuo aumento negli ultimi anni, tanto che si stimano 100.000 nuovi casi all’anno.
È possibile prevenire queste patologie? E se sì, con quali strumenti? Ne abbiamo parlato con
Maurizio Cavallini, Specialista in Chirurgia Plastica e Responsabile dell’Unità Operativa di Dermatochirurgia del CDI - Centro Diagnostico Italiano di Milano.
Mappatura dei nevi (nei) - CDI Milano Saint Bon: prenota la visita
Dottor Cavallini, la diagnosi precoce dei tumori della pelle legati all’esposizione al sole ha fatto molti progressi negli ultimi anni, anche grazie allo sviluppo di metodiche quali la videodermatoscopia: in cosa consiste questa procedura?
La
videodermatoscopia digitale è una procedura che si basa sull’
impiego di un dispositivo medico che permette, attraverso una telecamera digitale, di
mappare tutta la superficie corporea e, inquadrando un singolo nevo, di vederlo ingrandito e studiarne i dettagli, ad esempio forma, colore e bordi. Ciò consente non solo una valutazione più
precisa dal punto di vista diagnostico, ma anche l’archiviazione delle immagini: a distanza di tempo è quindi possibile effettuare un
confronto con nuove immagini del paziente per monitorare eventuali evoluzioni dei suoi nevi. Il sistema sovrappone le immagini recenti a quelle ricavate in passato, trasmettendo al professionista che esegue la procedura informazioni circa le variazioni subentrate in termini di forma, colore, bordi, dimensioni. La
videodermatoscopia digitale è dunque uno strumento sia diagnostico che di archiviazione di grande rilevanza.
Con quale frequenza dovrebbe essere eseguita?
La
frequenza con cui la videodermatoscopia, o più in generale il controllo dei nevi, deve essere eseguita
dipende da
più fattori, fra cui la
familiarità (la presenza di familiari colpiti da tumori cutanei aumenta il rischio di svilupparne a propria volta e comporta controlli più frequenti) e il
fototipo (persone con pelle e occhi più chiari hanno necessità di follow-up più ravvicinati). In generale, possiamo dire che per i soggetti con carnagione chiara e familiarità per tumori della pelle è raccomandato un controllo dei nevi all’anno, mentre individui di carnagione scura e familiarità negativa possono sottoporsi a controlli meno ravvicinati, diciamo ogni anno-anno e mezzo. Ovviamente, in caso di variazioni improvvise del nevo, è necessario sottoporsi tempestivamente ad una
visita senza attendere i controlli periodici.
Quando dobbiamo preoccuparci per un nevo di recente comparsa o per le modifiche di un nevo già presente sulla pelle?
Il
melanoma è il risultato dell’evoluzione di un nevo cutaneo, ossia una delle classiche neoformazioni pigmentate di colore bruno o bruno-nerastro presenti sulla pelle. Ma, in realtà, oltre al melanoma, la pelle può essere interessata da altri tipi di tumore. Fra questi, gli
epiteliomi, tumori maligni che hanno un’incidenza nella popolazione caucasica (la nostra, per intenderci) superiore al 30%: ciò significa che più di una persona su 3 viene colpita da un epitelioma nel corso della vita.
Per quanto riguarda i nevi, dobbiamo preoccuparci e sottoporci ad un controllo specialistico tempestivo quando
subentra uno o più dei seguenti fenomeni:
- Asimmetria: il nevo tende a perdere la forma rotondeggiante e a crescere in maniera asimmetrica;
- Bordi: la lesione ha bordi frastagliati (o, come si usa dire, “a carta geografica”);
- Colore: la lesione assume un colore multiplo, ad esempio più scuro al centro e più chiaro verso l’esterno;
- Dimensioni: il nevo ha dimensioni superiori ai 6 millimetri-1 centimetro, cioè si tratta di un nevo grande;
- Evoluzione: tutti questi cambiamenti subentrano nell’arco di poche settimane o pochissimi mesi.
Nella maggior parte dei casi la mappatura dei nevi non mette in luce novità preoccupanti. Altre volte, invece, un nevo viene riconosciuto come sospetto: cosa succede a questo punto?
Se una l
esione viene riconosciuta dallo specialista, in genere il
dermatologo o il
chirurgo plastico, come nevo sospetto se ne richiede l’asportazione chirurgica con esame istologico. L’esame istologico permette, da un punto di vista microstrutturale, di studiarne l’origine e ottenere, oltre alla diagnosi clinica anche la diagnosi istologica. In questo modo è possibile differenziare un nevo benigno da un nevo con caratteristiche di evoluzione o, ancora, da un nevo già trasformato.
Il melanoma, il tumore della pelle più aggressivo, ha ancora un tasso di mortalità elevato: quanto può incidere la prevenzione sulle possibilità di guarigione e sui tempi di sopravvivenza?
Moltissimo: come per altri tipi di
tumore, anche per il melanoma cutaneo la
prevenzione è
fondamentale. Si tratta, infatti, di un tumore estremamente aggressivo e pericoloso, caratterizzato da una forte capacità metastatica negli stadi più avanzati. Pertanto, prevenzione e diagnosi precoce sono fondamentali in relazione alla prognosi: un melanoma rimosso in fase iniziale è correlato ad un tasso di sopravvivenza estremamente elevato.
Malgrado la diffusione di un’informazione piuttosto capillare, il sole continua ad essere visto da molte persone come innocuo e l’abbronzatura come un’espressione di benessere. Il risultato è che, come mostrano i dati pubblicati dalle principali istituzioni e società scientifiche, il numero di casi di tumori della pelle legati all’esposizione ai raggi ultravioletti è in continuo aumento: a suo parere, cosa si può fare per invertire la tendenza?
Sul fatto che il
sole sia
fonte di
benessere,
fisico e
psicologico, non vi sono dubbi: per averne una prova è sufficiente osservarne i benefici in termini di tono dell’umore nelle popolazioni mediterranee rispetto a quelle nordeuropee, nelle quali la ridotta esposizione alla radiazione ultravioletta è scientificamente associata ad un maggior tasso di depressione, ad esempio. Nondimeno, l’
esposizione al sole rappresenta un fattore di
rischio importante per lo sviluppo dei tumori della pelle. Senza rinunciare al sole, possiamo massimizzarne i vantaggi minimizzando i rischi grazie all’utilizzo di alcune precauzioni, come quelle di non esporsi nelle ore in cui le radiazioni solari sono più intense (tipicamente quelle centrali della giornata) e di applicare opportune protezioni solari di tipo fisico o chimico coprendo anche aree normalmente trascurate, quali il bordo delle orecchie e l’attaccatura dei capelli. Per le persone con pochi capelli è raccomandato l’utilizzo di un cappellino. I
dati statistici mostrano un preoccupante
aumento dell’incidenza dei tumori della pelle, in particolare a valle della pandemia, anche a causa di una minore aderenza alle iniziative di prevenzione e diagnosi precoce. Accanto a questo fenomeno, dobbiamo purtroppo sottolineare anche una riduzione della qualità della radiazione solare che viene assorbita dalla pelle. L’
inquinamento atmosferico determina, infatti, modifiche nella composizione dell’atmosfera che ne riducono l’azione di filtro nei confronti delle radiazioni più aggressive. Un motivo in più per rafforzare i
comportamenti preventivi.
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