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Di cosa si occupa la ginecologia?
La ginecologia è la branca che studia il funzionamento dell’apparato riproduttivo femminile – vagina, utero, ovaie, tube di Falloppio e seno – e le disfunzioni che possono colpirlo. I ginecologi sono alleati della salute delle donne nella lotta alle principali patologie o anomalie che nel corso della vita possono colpire e/o danneggiare l’apparato riproduttivo femminile, dalle irregolarità mestruali a problematiche legate alla menopausa.
Nei paesi in cui gli screening ginecologici sono ben organizzati, come in Europa, le vittime di cancro al seno si sono ridotte del 25% e quelle del cancro alla cervice dell’80%. Avere un ginecologo o una ginecologa di fiducia è fondamentale per individuare eventuali malattie, ma anche perché questi specialisti seguono la persona supportandola in molte scelte essenziali per la salute, come il tipo di assorbenti o i contraccettivi da usare e la possibilità di avvalersi di un percorso di
procreazione assistita. Molte donne ricorrono ai propri ginecologi anche per l'assistenza medica generale, richiedendo controlli di routine e consulenze in materia di salute non legate alla sfera ginecologica.
Che differenza c’è fra ginecologia e ostetricia?
L’
ostetricia si occupa nello specifico del processo della gravidanza: dal concepimento al parto. Il ginecologo è anche ostetrico, ma non vale il contrario: un ginecologo è un medico (è laureato in Medicina e Chirurgia, specializzato in Ginecologia e Ostetricia), mentre un ostetrico ha conseguito una laurea breve in Ostetricia, pertanto segue la donna esclusivamente nella fase della gravidanza e durante il parto ma non può, ad esempio, effettuare un taglio cesareo.
Le principali patologie ginecologiche
Vediamo le malattie e disfunzioni che interessano gli organi della riproduzione più comuni nella vita di una donna sia in età fertile sia dopo la menopausa.
- Alterazioni del ciclo mestruale: amenorrea (scomparsa delle mestruazioni), ipermenorrea (mestruazioni troppo abbondanti), polimenorrea (mestruazioni ravvicinate), perdite ematiche tra un ciclo e l’altro (metrorragia) e mestruazioni dolorose (dismenorrea);
- Cisti ovariche. Si tratta di formazioni di varia natura (liquide o solide, benigne o maligne) che si presentano sulle ovaie. Per la maggior parte sono benigne e si risolvono spontaneamente, ma è meglio effettuare degli esami per sicurezza;
- Sindrome dell’ovaio policistico (PCOS). Questa patologia determina la comparsa di cisti nelle ovaie e scompensi ormonali, comportando iperandrogenizzazione (come l’eccessiva comparsa di peli, o irsutismo), ritardo mestruale (oligomenorrea) e infertilità, oltre a favorire l’ansia, la tendenza al sovrappeso e l’insulino-resistenza, aumentando la probabilità di sviluppare diabete di tipo II e obesità. Si stima che la PCOS colpisca almeno una donna su 4;
- Endometriosi. Malattia che provoca dolore e infertilità, è provocata dalla formazione anomala di tessuto endometriale (la mucosa uterina) che “invade” gli organi annessi, in particolare le ovaie e le tube di Falloppio, formando dolorose aderenze. Circa l’11% delle donne ne è affetta, soprattutto fra i 30 e i 40 anni, spesso senza diagnosi;
- Infiammazioni. Fra i sintomi vi sono prurito, rossore, secrezioni vaginali eccessive, urinazione dolorosa. Le più comuni sono la vaginite (infiammazione della parete vaginale), la vulvite (della vulva), la cervicite (che colpisce la cervice, la porzione inferiore dell’utero) e la malattia infiammatoria pelvica (PID, che colpisce ovaie, tube di Falloppio e/o utero);
- Infezioni. In genere provocano infiammazione, bruciore, perdite dai colori insoliti e dagli odori sgradevoli, ma possono anche essere asintomatiche. Quasi tutte le donne nel corso della vita presentano almeno una volta un'infezione ai genitali esterni. Se non trattate opportunamente e in tempo, queste infezioni possono estendersi alle vie urinarie e/o agli altri organi riproduttivi. Tra le cause di infezioni:
- In genere derivano dai microrganismi che vivono sulla nostra pelle, il microbiota, che divengono patogeni a causa di cambiamenti ormonali, stress, cattiva o eccessiva igiene;
- Le infezioni sessualmente trasmissibili: gonorrea, candidosi, tricomoniasi eccetera. Fra i microrganismi sessualmente trasmessi sono particolarmente importanti i virus del papilloma umano (HPV) e l'Herpes simplex (HSV), che causano neoplasie;
- Tumori. Il più diffuso è il cancro al seno, che costituisce un terzo di tutti i tumori nelle donne. Si stima che in Italia colpisca una donna su 8, in genere dopo la menopausa. Il secondo tumore più comune nelle donne è quello alla cervice, che presenta sintomi soltanto quando la malattia è avanzata, per questo lo screening è fondamentale. Seguono il cancro al collo dell’utero e all’utero, quello alle ovaie e il tumore a vulva e vagina, più raro;
- Fibromi (o miomi) uterini: si tratta di neoformazioni benigne che possono assumere dimensioni considerevoli e compromettere la fertilità nelle donne giovani. In genere, però, sono più comuni in fase precedente o successiva alla menopausa;
- Menopausa precoce. La menopausa (interruzione nella produzione di cellule uovo e riduzione nella produzione degli ormoni sessuali) si presenta in genere intorno ai 50 anni. È anticipata fra i 40 e i 45 anni, è precoce prima dei 40 anni. Spesso è conseguenza di terapie oncologiche o alcune operazioni chirurgiche come la rimozione parziale o totale dell’utero (isterectomia);
- Prolasso utero-vaginale e/o incontinenza urinaria: patologie estremamente problematiche legate alla menopausa e all’invecchiamento, prodotte dal cedimento del pavimento pelvico, struttura di sostegno degli organi riproduttivi e delle vie urinarie femminili.
Le visite ginecologiche consentono inoltre di scoprire le principali complicanze che si possono presentare in
gravidanza, tra cui:
- Diabete gestazionale;
- Infezioni pericolose per il feto (come toxoplasmosi, citomegalovirus e rosolia);
- Distacco della placenta;
- Gravidanze extrauterine;
- Minaccia di aborto o aborto spontaneo;
- Ipertensione arteriosa (pressione sanguigna troppo alta), che può anche indicare l’emergere di malattie come la gestosi (o preeclampsia).
Consulta le strutture sanitarie con l'area specialistica di Ginecologia:
Quando fare una visita ginecologica?
Tutte le donne al di sopra dei 18 anni di età e/o sessualmente attive dovrebbero sottoporsi a visite ginecologiche per verificare il proprio stato di salute.
È ancor più importante farsi visitare nel caso in cui si presenti uno o più di questi sintomi, che potrebbero indicare la presenza di una patologia:
- Frequente bisogno di urinare o bruciore durante la minzione;
- Perdite di muco vaginale anomale perché insolitamente abbondanti o di odore e colore diverso rispetto alla norma;
- Bruciore vaginale, dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia);
- Addome insolitamente gonfio;
- Dolore pelvico diverso dal solito dolore dovuto a mestruazioni oppure insolita pressione sulla pancia;
- Area vaginale arrossata, secca, che prude o brucia, sanguinante o che rilascia eccessivo liquido vaginale;
- Dolori o bozzi nell’area genitale;
- Perdite di sangue tra un ciclo e l’altro;
- Mestruazioni dolorose e/o più abbondanti del solito;
- Interruzione del ciclo mestruale per più di tre mesi o mestruazioni ravvicinate (ogni 15 giorni);
- Seno che cambia forma, con presenza di noduli palpabili e/o con secrezioni dal capezzolo;
- Perdita di sangue o contrazioni precoci in gravidanza;
- Possibile esposizione a malattie sessualmente trasmissibili;
- Trauma o violenza sessuale subita;
- Sanguinamento dopo la menopausa.
Scopri le Strutture Sanitarie che effettuano una Visita ginecologica:
Quando fare una visita al seno
La visita senologica andrebbe effettuata almeno una volta l’anno in tutte le donne sopra i 25 anni, ed è importante soprattutto:
- Se ci sono precedenti di tumore al seno nella famiglia della paziente;
- Se ha essa stessa una storia pregressa di tumori o noduli;
- In generale, durante tutto il periodo della menopausa, considerato il più a rischio per lo sviluppo del carcinoma mammario;
- In gravidanza, soprattutto se compaiono anomalie, se le mammelle dolgono e se esiste una predisposizione alla malattia oncologica.
Come ci si prepara a una visita ginecologica?
Nei
2 giorni prima della visita, in particolare se si è consapevoli che si verrà sottoposte a dei test, ci si dovrebbe
astenere dai rapporti sessuali ed
evitare creme e gel vaginali (deodoranti intimi, prodotti spermicidi, lavande, ovuli o schiume vaginali di qualunque tipo), a meno che siano stati prescritti dal medico. I rapporti sessuali e questi prodotti possono infatti alterare gli esiti dei test.
È preferibile farsi visitare quando non si hanno le
mestruazioni (almeno a 3 giorni di distanza dalla fine del flusso di sangue e a 7 giorni prima dall’inizio delle successive mestruazioni), dato che la maggior parte degli esami ginecologici non può essere effettuata in questa condizione. Bisogna segnalare la presenza di una
gravidanza, soprattutto se precoce, quando se ne è consapevoli, nel caso in cui vi siano incompatibilità con degli esami (anche se in genere non ve ne sono). Ci si dovrebbe portare sempre le proprie
cartelle cliniche precedenti; può essere utile portare anche un diario in cui ci si segna la frequenza del ciclo mestruale.
È consigliato
non andare da sole alla
visita ginecologica, per ottenere supporto nel caso in cui non ci si senta a proprio agio. In ogni caso è bene che la paziente parli delle proprie preoccupazioni o paure e che segnali quando prova dolore, così che il professionista possa tranquillizzarla. È fondamentale segnalare eventuali
allergie, ad esempio al lattice.
Come si svolge una visita ginecologica?
La visita prevede innanzitutto l’anamnesi (domande riguardanti il problema che ha condotto la paziente a farsi visitare, il suo stato di salute, caratteristiche del suo ciclo mestruale, le sue abitudini e malattie presenti in famiglia). Queste informazioni, usate a solo scopo medico, sono soggette al segreto professionale, quindi è importante che la persona sappia di potersi sentire a proprio agio nel parlare di tutti i sintomi e le abitudini che ha. Lo o la specialista procede poi nell'effettuare l’esame obiettivo, in cui esaminerà la zona pelvica e/o il seno della paziente, effettuando eventualmente dei test.
Per l’esame pelvico la paziente, dopo essersi tolta gli indumenti intimi, si stenderà sul lettino, coperto da teli monouso, che garantiscono l’igiene, e munito di staffe per appoggiare comodamente le gambe e consentire al medico di ispezionare i genitali esterni e la vagina. Il o la specialista, in base alle necessità della paziente, potrà eseguire un esame esterno, un esame con lo speculum, delle palpazioni e/o un’esplorazione rettale. Queste procedure sono generalmente indolori; se dovessero dare fastidio si consiglia di farlo presente al professionista.
- L'esame esterno prevede che il medico indaghi, senza l’uso di strumenti, la presenza di arrossamenti, lesioni, cisti, prolassi e altre indicazioni di anomalie della zona;
- Lo speculum è un attrezzo di plastica o metallo che viene inserito nella vagina per dilatarla così da poter esaminare la cervice e la vagina stessa. Il medico ne controllerà le condizioni e potrà eventualmente prelevare fluidi vaginali per effettuare alcuni esami come il Pap test ed esami microbiologici;
- La palpazione serve per verificare le condizioni dell'utero. Quante dita usa il ginecologo? Il professionista inserisce due dita (indice e medio) per tastare la cervice e l’utero, in modo da individuare eventuali anomalie;
- L'esaminatore può anche ritenere necessaria un'esplorazione rettale, che avverrà sempre manualmente con l’ausilio di un dito, per individuare emorroidi, noduli o escrescenze.
In cosa consiste la visita senologica?
La
visita senologica (o del seno) avviene senza strumenti. Dopo l’anamnesi, il o la specialista valuta la salute della mammella sulla base di parametri visivi (asimmetrie, lesioni, cambiamenti di forma o consistenza) e procedendo alla
palpazione della zona e dei
linfonodi per individuare eventuali gonfiori o masse. Il dottore verificherà anche che non vi sia produzione di latte in assenza di gravidanza, spremendo i capezzoli. Qualora lo specialista dovesse rilevare qualche criticità prescriverà esami diagnostici più specifici, come:
La mammografia: cos’è e cosa aspettarsi?
Lo screening mammografico (o mammografia) classico prevede che il seno della paziente sia sottoposto a radiografie a basso dosaggio.
È necessario per individuare anomalie, che possono indicare la presenza di tumori. è consigliato sottoporsi a mammografie ogni 1-2 anni soprattutto nelle donne sopra i 40 anni, in cui questo test è più efficace perché a questa età la composizione del seno cambia, rendendo più semplice la diagnosi.
Consulta le Migliori Strutture per Tumore maligno alla mammella (fonte dati PNE):
Il Pap test e l’HPV test: come si fanno e cosa sono
Il prelievo di alcune cellule della cervice, che avviene durante l’esame pelvico della paziente mediante una spatolina, consente di effettuare due test: il Pap test e il test per il Papilloma Virus umano (HPV). Il prelievo dura al massimo 5 minuti e i risultati si avranno dopo qualche giorno dal prelievo.
- Il test HPV cerca il DNA dell’HPV, per capire se la paziente è infetta e, se sì, quale virus ne è responsabile. I Papillomaviridae, infatti, sono divisi in centinaia di “tipi” di virus: alcuni non colpiscono l’uomo, altri non danno problemi, altri ancora provocano tumori. Il 90% dei tumori al collo dell’utero è dovuto a questi ultimi Papilloma virus, motivo per cui questo test è importante per trattare la malattia in tempo;
- Il Pap test, che prende il nome dal medico che lo ha inventato (Georgios Papanicolau), prevede l'esame al microscopio delle cellule della cervice per individuare eventuali anomalie e quindi eventuali cellule tumorali. Il Pap test può essere eseguito separatamente dalla visita ginecologica completa. È consigliato effettuarlo ogni 3 anni in particolare alle donne tra i 25 e i 64 anni, per le quali è gratuito in quasi tutta Italia. È importante anche nelle donne vaccinate contro l’HPV, in quanto il vaccino protegge solo dai ceppi del virus più diffusi e pericolosi.
Come valutare i risultati del Pap test
“Esito negativo” indica l’
assenza di lesioni e anomalie nei tessuti. In tutti gli altri casi è necessario approfondire le analisi eseguendo la
colposcopia, un esame della vagina e del collo uterino con una lente d'ingrandimento che serve a individuare le cellule potenzialmente cancerose.
Fra gli
esiti positivi si possono trovare diversi gradi di gravità degli esiti.
- La sigla CIN (Cervical Intraepithelial Neoplasia) indica la presenza di lesioni dei tessuti. CIN1 indica la presenza di modificazioni di una piccola parte di cellule, dette anche lesioni di basso grado; nella maggior parte dei casi scompaiono spontaneamente. CIN2 e CIN3 rappresentano cellule modificate più diffuse e sono chiamate anche lesioni di alto grado. Anche queste possono regredire ma possono anche rimanere invariate oppure portare a un tumore;
- ASC-US sta per "cellule squamose atipiche di significato indeterminato". Indica la presenza di lievi modificazioni delle cellule del collo dell'utero (che sono appunto, squamose), spesso dovute a semplici infiammazioni;
- ASC-H significa "cellule squamose atipiche - non si può escludere HSIL". Indica che le modificazioni individuate sono potenzialmente più gravi, collegate a CIN2 e CIN3;
- AGC o AGC-NOS ("Cellule ghiandolari atipiche non specificate in altro modo") indica alterazioni delle cellule della parte interna dell'utero (che sono cellule ghiandolari);
- "AGC verso neoplasia” o “Atypical Glandular Cells, suspicious for AIS or cancer (AGCneoplastic)" indica la presenza di Cellule Atipiche Ghiandolari per le quali non è possibile escludere la neoplasia. Le modificazioni sono più significative.
- Adenocarcinoma in situ (o AIS) significa che è probabile la presenza di un tumore non invasivo;
- La dicitura "Adenocarcinoma" suggerisce la presenza di un tumore invasivo. Viene riportata anche la localizzazione: endocervicale, endometriale o nos (nos significa che non ne è stata individuata la sede).
L’ecografia pelvica e l’ecografia transvaginale
L’ecografia è un esame che consente di ricavare informazioni sulla struttura interna del corpo attraverso l’utilizzo di sonde (chiamati ecografi) che emettono ultrasuoni (particolari onde sonore). Questi ultrasuoni, infatti, sono riflessi in modo diverso a seconda della densità dei tessuti con cui vengono in contatto, restituendo dei segnali. Questi sono elaborati da un computer che sullo schermo restituirà le strutture indagate nell’ecografia.
L’ecografia è un esame del tutto innocuo per chi vi si sottopone, inclusi i feti. Anzi, in particolare in gravidanza è fondamentale effettuare delle ecografie pelviche, fondamentali per valutare l’accrescimento e la salute del feto e l’andamento della gravidanza.
Esistono due tipi di ecografia ginecologica: quella pelvica e quella transvaginale. Entrambe richiedono circa 15 minuti e che la paziente si spogli dalla vita in giù.
- L’ecografia pelvica, spesso eseguita dopo il Pap test, è utile per valutare le condizioni di utero e ovaie. Per poter eseguire l’esame occorre avere la vescica piena: i dottori raccomandano di aver bevuto un litro d’acqua entro un’ora dalla visita senza urinare. Questo può risultare un po’ fastidioso, ancora di più in gravidanza, ma è necessario. La paziente viene fatta sdraiare a pancia in su e le viene fatto scoprire l’addome. Si spalma quindi un gel sul ventre, su cui si fa scivolare l’ecografo;
- L’ecografia transvaginale non richiede particolare preparazione, ma è un po’ più invasiva: la sonda a ultrasuoni, opportunamente ricoperta di gel, viene introdotta nella vagina per poter captare immagini più accurate di utero e ovaie (come infiammazioni, ingrossamenti o tumori) o del feto, se effettuato in gravidanza. Non comporta nessuna conseguenza.
La prima visita ostetrica in gravidanza
In caso di gravidanza come si struttura la visita ostetrica?
In genere si effettua entro la decima settimana di gestazione, presso uno
studio ostetrico o dal
ginecologo.
Innanzitutto l’operatore porrà una serie di domande per valutare le abitudini e lo stato di salute della paziente e della sua famiglia. In base all’ultima mestruazione calcolerà la data presunta del parto e stabilirà il programma di visite e controlli. Effettuerà poi un esame vaginale utile per valutare le
condizioni del collo dell’utero, un
Pap test (che non è pericoloso per la gravidanza) e un’
ecografia pelvica per controllare la vitalità del feto e stabilire se la gravidanza sia a rischio o meno. Lo specialista determinerà anche il peso della paziente e calcolerà l’
indice di massa corporea (BMI), un valore che, attraverso un calcolo che coinvolge peso e altezza, aiuta a valutare la salute della paziente.
Al termine della visita la donna riceve tutte le informazioni utili alla migliore riuscita della gravidanza, tra sintomi che possono costituire motivo di allarme e
abitudini da seguire (dieta, integratori e attività fisica).
La prima visita ginecologica e la visita ginecologica da vergine
La visita ginecologica può essere eseguita a qualsiasi età, con accortezze apposite. Anche una minorenne in autonomia può rivolgersi a un ginecologo o un consultorio per una visita.
La prima visita ginecologica completa di colloquio ha una durata media di 30 minuti. Se la paziente non ha mai avuto rapporti sessuali, lo specialista avrà una particolare cautela, eseguendo un’ispezione esterna e un’ecografia pelvica. Se occorresse un esame interno, il professionista potrebbe optare per un’indagine rettale, che può fornire indizi utili, oppure utilizzare uno speculum apposito, molto sottile, che non rischi di rompere l’imene della ragazza.
In ogni caso, la storica associazione fra la perdita della verginità e la rottura dell’imene non è sempre vera, poiché l’imene di una ragazza può essere molto fragile e rompersi anche se non ha mai avuto rapporti sessuali, ad esempio con particolari movimenti ginnici, oppure potrebbe essere abbastanza elastico da non rompersi nemmeno con la penetrazione. Il professionista, quindi, potrebbe valutare, in accordo con la paziente, di utilizzare comunque una sonda, se vi fossero particolari problemi che richiedessero di osservare bene la situazione, come dolori molto forti. Chiaramente, questo potrà essere fatto soltanto in accordo con la persona e con molta delicatezza.
I costi della visita ginecologica
Il costo di una visita ginecologica può variare da circa 100 euro presso un privato a soluzioni più economiche presso strutture pubbliche e consultori familiari (o strutture private convenzionate con il Sistema Sanitario Nazionale). Qui è possibile eseguire un controllo gratuito per alcune fasce d’età e situazioni soggette a esenzione, oppure pagando un ticket (che sarà di circa 30 euro, più circa 7 se s’include un Pap test, a seconda della Regione in cui ci si trova). Ad esempio, la donna in gravidanza potrà usufruire di visite ginecologiche gratuite grazie all’impegnativa del medico di base con indicato relativo codice di esenzione. In alcuni casi si potrà effettuare una visita ginecologica completa, ma non sempre il consultorio offre tutte le prestazioni.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Domande e risposte
Quando occorre andare dal ginecologo?
I ginecologi consigliano controlli ginecologici regolari a partire dai 18 anni o dall’inizio dell’attività sessuale, per evitare o scoprire con tempestività disturbi, malattie o qualunque altro tipo di problema al seno e agli organi riproduttivi. È consigliato sottoporsi a un esame ginecologico anche in caso di secrezioni insolite, dolori molto forti, irregolarità del ciclo, sanguinamenti, gonfiori, pruriti o rossori nell'area genitale.
Gli esami senologici andrebbero effettuati almeno una volta l'anno nelle donne sopra i 25 anni d'età o quando si manifestano bozzi o cambiamenti di forma nel seno o nel capezzolo.
Cosa viene fatto alla visita ginecologica?
La visita inizia con una serie di domande per inquadrare il tipo di problema e la storia clinica della paziente. Quindi, il professionista esegue un esame pelvico: la paziente, dopo essersi tolta gli indumenti intimi, si stenderà sul lettino e lo o la specialista, in base alle necessità della paziente, potrà eseguire un esame esterno (analizzando lo stato dei genitali esterni), un esame con lo speculum (per vedere all’interno della vagina e la cervice) e/o delle palpazioni (per sentire le condizioni dell’utero e la presenza di formazioni anomale nell’ano).
Cosa non fare prima di andare dal ginecologo?
In generale, la visita ginecologica non andrebbe effettuata in prossimità delle mestruazioni, incompatibili con alcuni test (tra cui il Pap test). Ci si deve far visitare almeno 3 giorni dopo l’ultimo flusso o 7 giorni prima del successivo. Nei due giorni precedenti alla visita è necessario astenersi dai rapporti sessuali, evitare lavande vaginali e sospendere l’utilizzo di qualsiasi deodorante intimo, crema, pomata, gel vaginale od ovulo non prescritto da un medico.
Cosa fare prima di andare dal ginecologo?
Ci si può lavare con del normale detergente intimo. È bene portare sempre le proprie cartelle cliniche precedenti. Non occorre vestirsi in modo particolare, ma è meglio preferire abiti comodi e pratici da togliere. Nemmeno sulla depilazione esistono consigli precisi: ci si può depilare o meno a seconda di ciò che fa sentire a proprio agio.
Come fa il ginecologo a vedere se hai avuto rapporti?
Durante l’esame pelvico, in cui il professionista esamina l’area genitale della paziente, il ginecologo potrebbe capire se la paziente ha avuto rapporti sessuali di recente a causa di presenza di residui di sperma o lubrificanti.
Perché non si può fare sesso prima di una visita ginecologica?
Microlesioni, tracce di sangue, residui di lubrificanti o liquido seminale e altre conseguenze del rapporto sessuale potrebbero interferire con l’osservazione del medico.
Cosa fare per non sentire dolore durante la visita ginecologica?
In normali condizioni di salute, le visite ginecologiche non sono dolorose. La maggior parte dei controlli è di tipo osservativo, non invasivo. Se dovesse rendersi necessario effettuare esami che richiedono l’inserimento di attrezzi all’interno della vagina (come speculum ed ecografi) si consiglia di far presente al ginecologo o alla ginecologa il proprio disagio.
In collaborazione con
Dopo la Laurea Triennale in Scienze Biologiche e la Magistrale in Evoluzione del Comportamento Animale, ho conseguito il Master in Comunicazione della Scienza e dell’Innovazione Sostenibile (MaCSIS) dell'Università Milano-Bicocca. In questa occasione ho svolto una ricerca sulla comunicazione sanitaria sui social in collaborazione con il laboratorio di Informatica Medica dell'Istituto Mario Negri. Ho poi seguito brevi corsi per la comunicazione a tutto campo, dal podcast alla regia, dalla realizzazione di infografiche alla scrittura di canzoni. Mi occupo di comunicazione della scienza dal 2019, principalmente come redattrice di contenuti per siti rivolti a pubblici vari (come Micuro, Scienzainrete e BioPills) e per eventi rivolti ai professionisti della salute (nel ruolo di Medical Writer per l'agenzia di comunicazione The Embassy). Nel 2023 sono diventata Caporedattrice di BioPills, associazione senza scopo di lucro di divulgazione scientifica. Oggi, oltre a collaborare con Micuro.it, sono Scientific Communication and Dissemination Specialist per Fondazione AIRC, per cui redigo e revisiono testi, curo la comunicazione di progetti di ricerca europei e divulgo su TikTok.
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