Esame istologico: cos’è, a cosa serve e cosa significa se è positivo

Esame istologico: cos’è, a cosa serve e cosa significa se è positivo

Indice

Domande e Risposte

Che cos'è l'esame istologico?

L’istologia è la branca della medicina che studia i tessuti e le loro anomalie per diagnosticare eventuali malattie. L’esame istologico, detto anche istopatologico,  è un’analisi condotta al microscopio di campioni di tessuti organici prelevati tramite biopsia, per individuare dei segni e delle alterazioni indici di malattia. Si tratta di un test di laboratorio fondamentale per esempio per la diagnosi di tumore, che sia maligno o benigno, ma anche di epatiti (infiammazioni del fegato), di nefriti (infiammazioni del rene), di infezioni dei linfonodi e  di diverse malattie della pelle . L’esame istopatologico può essere eseguito su ogni parte “solida” che compone il nostro organismo sulla quale siano state rilevate delle anomalie sospette: ossa, organi interni, nervi, pelle e mucose. 

Prima quindi si esegue una biopsia (prelievo) e su questo campione si esegue poi l’esame istologico, che può essere positivo (che significa presenza di malattia) o negativo.

L’esame istologico non è sinonimo di esame citologico: l'esame citologico si occupa infatti nel dettaglio dello studio delle cellule del tessuto esaminato, per capire se vi sono in esse delle mutazioni genetiche che indicano la presenza di una malattia. L’esame istologico esamina frammenti del tessuto allo scopo per valutarne la struttura. Chiaramente si tratta di due esami ugualmente importanti e da condursi insieme per formulare una diagnosi. 

I risultati (referti) degli esami istologici dovrebbero essere disponibili in due settimane, ma alla prova dei fatti le tempistiche variano anche di molto, e dipendono anche dalla natura del campione biologico. 
Se l'esame istologico risulta positivo il paziente viene chiamato a ritirarlo con precedenza rispetto ad altri casi meno urgenti, e possono bastare da pochi giorni ad una settimana.

immagine che mostra una dottoressa che esamina il campione

A cosa serve e che cosa si vede nell’esame istologico?

Chiaramente ogni referto istologico è diverso perché dipende qual è la condizione che si esamina. In ogni modo, generalmente nel caso di tumori si trovano informazioni su:

  • Le caratteristiche cromatiche specifiche in base alle colorazioni a cui i tessuti erano stati sottoposti per visualizzarne meglio la struttura;
  • Le tecniche molecolari usate per analizzare la struttura molecolare dei tessuti. In alcuni casi si include l’indagine genetica (cioè sul DNA) delle cellule di cui è composto il tessuto;
  • La descrizione macroscopica del tessuto ad occhio nudo che include informazioni sul colore, le dimensioni e il peso del campione biologico considerato;
  • La descrizione al microscopio delle cellule del tessuto comparate con le cellule di un analogo tessuto sano;
  • La diagnosi, cioè il tipo di tumore (maligno/benigno) e la stadiazione, ovvero quanto le cellule neoplastiche divergono rispetto a quelle sane in una scala di riferimento e la proliferazione, ovvero la velocità con cui le cellule tumorali si moltiplicano, che ci dice quanto la neoplasia sia aggressiva. Nella diagnosi leggiamo anche se si tratta di un secondarismo, ovvero di una metastasi a distanza;
  • Le dimensioni della massa tumorale (se escissa completamente);
  • Analisi dei margini della massa tumorale (sempre se escissa nella sua totalità);
  • Eventuali altre annotazioni del medico.

Come si fa una biopsia

La biopsia è il prelievo di quella minima parte di tessuto che serve per fare l’esame istologico. Il campione di tessuto prelevato tramite biopsia viene poi portato in laboratorio dove viene tagliato in fettine molto sottili per essere analizzato al microscopio. 

Vi sono diversi tipi di biopsia:

  • La biopsia punch,che si esegue sulla cute tramite piccoli bisturi, per esempio nel caso di nei o macchie sospette della palle. Si fa in anestesia locale, dura pochi minuti e la ferita viene chiusa con pochi punti di sutura;
  • La biopsia con ago aspirato che viene introdotto nella zona da prelevare sotto controllo di ecografia, o TAC o raggi X. Si usa normalmente per prelevare dei noduli al seno o per asportare del tessuto dal midollo osseo. Si tratta di un ago vuoto all’interno di dimensioni variabili a seconda della porzione che si intende prelevare e la procedura si esegue in anestesia locale;
  • La biopsia endoscopica, che si esegue con l’endoscopio, un tubo flessibile con una piccola telecamera all’estremità, solitamente per prelevare tessuto dallo stomaco durante una gastroscopia o dall'intestino crasso (colon) durante una colonscopia;
  • La biopsia di escissione (asportazione), è invece un intervento chirurgico, necessario quando serve prelevare una porzione più consistente per la quale non è possibile usare un’altra tecnica. Viene eseguita da un chirurgo in sala operatoria, quasi sempre in anestesia locale.

Sulla biopsia si esegue poi l’esame istologico che può essere positivo (che indica la presenza di malattia) o negativo.

Come ci si prepara ad una biopsia?

Indicazioni sulla preparazione del paziente. La preparazione del paziente per il prelievo di un campione tissutale varia in base alla sede e alla tecnica utilizzata per la biopsia. In alcuni casi, il medico potrebbe consigliare di sospendere temporaneamente l'assunzione di farmaci anticoagulanti o antiaggreganti, previo consulto con il medico curante, per ridurre il rischio di sanguinamento. Per biopsie eseguite in anestesia locale, generalmente non è necessaria una preparazione specifica, mentre per procedure più invasive, come una biopsia epatica o polmonare, potrebbe essere richiesto il digiuno nelle ore precedenti l'esame. Inoltre, è importante informare il medico riguardo ad eventuali allergie ai farmaci o a materiali come il lattice, che potrebbero essere utilizzati durante la procedura.

Fare una biopsia ha dei rischi?

Come ogni procedura medica, la biopsia può comportare alcune complicanze, ma è rarissimo che siano gravi. Tra gli effetti collaterali più comuni vi sono il dolore locale e la formazione di ematomi nella zona del prelievo. In alcuni casi, possono verificarsi infezioni, che richiedono trattamento antibiotico. Per biopsie che interessano organi interni, come polmoni o fegato, esiste un piccolissimo rischio di complicanze più gravi, come il pneumotorace (presenza di aria nella cavità pleurica) o emorragie interne. Sebbene tali eventi siano rari, è fondamentale che il paziente sia adeguatamente informato sui rischi e benefici della procedura, in modo da affrontarla con maggiore consapevolezza.

Quando si opta per l'esame istologico estemporaneo

Infine, un ultimo tipo di biopsia è la biopsia perioperatoria, che viene eseguita in sala operatoria mentre si esegue un intervento per capire la natura del tessuto che si sta operando e capire come proseguire. In questo caso si parla di esame istologico estemporaneo. In genere si richiede questa urgenza in caso di sospetto tumore rilevato in sede di intervento chirurgico oppure per stabilire l’estensione delle massa e stabilire fino a dopo andare ad incidere e rimuovere. L’esame istologico estemporaneo è un test rapido, dove il campione viene sottoposto a congelamento, sezionato e subito analizzato per definire la tipologia di lesione. Non ha dunque la stessa attendibilità dell’istologico standard, eseguito con le tecniche e i tempi che abbiamo visto, ma consente una prima valutazione che permette all’equipe di decidere seduta stante come procedere con l’intervento che stanno eseguendo. In seguito, i campioni biologici prelevati saranno sottoposti ad un esame istopatologico più approfondito.

Differenziazione tra esame istologico e citologico. L'esame istologico e l'esame citologico si differenziano principalmente per il tipo di campione analizzato e l'obiettivo diagnostico. L'esame istologico prevede l'analisi di un frammento di tessuto, permettendo una valutazione dettagliata dell'architettura cellulare e della disposizione delle cellule all'interno del tessuto stesso. Al contrario, l'esame citologico si basa sullo studio di singole cellule o gruppi di cellule prelevate mediante agoaspirato, scraping o lavaggio di cavità corporee, e si utilizza principalmente per indagini rapide e di screening, come nel caso del Pap-test. Mentre l'istologia fornisce una diagnosi più precisa e definitiva, la citologia risulta meno invasiva e spesso viene utilizzata come test preliminare.

Come si esegue l'esame istologico? Le fasi

Dopo aver prelevato il campione biologico, viene inviato in laboratorio e preparato per l’esame al microscopio e trattato in cinque fasi:

  • Fissazione, che serve per impedire che il campione vada in rapido deperimento, ovvero inizi a “morire”;
  • Disidratazione, passaggio funzionale alla prima fase;
  • Inclusione, fase in cui il campione precedentemente privato della componente acquosa, viene incorporato ad altro materiale più saldo ma inerte. La procedura standard prevede l’uso della formalina, che ha lo scopo di stabilizzare i campioni biologici sezionati, e la conservazione permanente in paraffina liquida. Una volta che questa si sia solidificata, si passa alla fase successiva;
  • Sezionamento, è questa la parte più importante dell’intero esame. Consiste nel sezionare il materiale biologico precedentemente trattato in “fette” sottilissime che possano essere osservate anche in controluce. Il sezionamento permette di visionare dettagli minuti della struttura cellulare ingranditi al microscopio ottico o elettronico, e si ottiene attraverso strumenti detti microtomi, in grado di “affettare” il campione in strisce estremamente sottili (nell’ordine di micron-μm) e con un grado di spessore che varia a seconda del tipo di campione e all’esame da effettuare. A volte il sezionamento prevede un altro passaggio, ovvero il congelamento delle sezioni;
  • Colorazione, altro passaggio fondamentale per evidenziare tessuti che, per natura, sono pressoché trasparenti e omogenei. I coloranti usati in questa fase dell’esame istopatologico variano a seconda del tipo di campione e al suo Ph. Se si devono analizzare molecole che abbiano un Ph acido, si useranno coloranti basici, se, al contrario, le molecole da esaminare sono basiche, si useranno coloranti acidi.

Da quali esami si diagnostica un tumore?

Oltre all’anamnesi ci sono diversi strumenti che insieme possono aiutare a diagnosticare un tumore:
  • Esami del sangue, sia quelli “standard” che per individuare i “biomarcatori” cioè la presenza di una serie di proteine o DNA che indica la presenza di una certa malattia. Alcuni dei più comuni sono l’alfa-fetoproteina per il carcinoma epatocellulare, e il carcinoma del testicolo, l’antigene carcinoembrionario per il carcinoma del colon, le immunoglobuline sieriche per il mieloma multiplo, la CA 125 per il cancro alle ovaie, la CA 27-29 per quello della mammella);
  • I test di imaging, tramite i quali si può avere l’immagine del tumore. Si tratta di strumenti dal funzionamento diverso ma che permettono di individuare una massa, stabilirne le dimensioni e che legami ci sono con gli organi e le strutture vicine. Sono test di imaging la radiografia, l'ecografia, la TC (TAC), la PET (positron emission tomography) e la risonanza magnetica;
  • Biopsia ed esame istologico. Una volta individuata una possibile lesione, si procede con la biopsia, cioè prelevando un campione che deve essere analizzato per la diagnosi definitiva.



RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Domande e risposte

Che cosa si vede da un esame istologico?

L’esame istologico permette di descrivere colore, le dimensioni e il peso del campione biologico considerato; se si tratta di tumore, in tal caso la stadiazione, ovvero quanto le cellule neoplastiche divergono rispetto a quelle sane in una scala di riferimento e la proliferazione, ovvero la velocità con cui le cellule tumorali si moltiplicano, che ci dice quanto la neoplasia sia aggressiva. Nella diagnosi leggiamo anche se si tratta di un secondarismo, ovvero di una metastasi a distanza.

Che differenza c'è tra la biopsia e l'esame istologico?

Per eseguire un esame istologico serve una minima parte di tessuto da analizzare. La biopsia è quella procedura che permette di  prelevare dal corpo del paziente il campione di tessuto.

Quanto tempo ci vuole per i risultati di un esame istologico?

Se l'esame istologico risulta positivo il paziente viene chiamato a ritirarlo con precedenza rispetto ad altri casi meno urgenti, e possono bastare da pochi giorni ad una settimana. In media per l’esito di un esame istologico è necessario attendere fino a due settimane, ma la tempistica dipende anche dalla natura del campione biologico.

Quando un esame istologico è urgente?

Solitamente è possibile richiedere una prestazione urgente per sospetta patologia neoplastica (tumore), per una condizione clinica che necessita di intervento urgente, per una patologia pediatrica o all’interno di percorsi di indagine in preospedalizzazione.

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