Indice
Domande e risposte
Il diritto all’aborto
A
inizio luglio 2022, a una
bambina di 10 anni dell’Ohio,
incinta dopo una
violenza sessuale, è stata negata l’Interruzione Volontaria di Gravidanza. La
ginecologa dello
Stato dell’Indiana che le ha praticato l’aborto è ora
sotto inchiesta da parte del procuratore generale dello stato per procedura non corretta.
Questo è uno dei casi che balzano agli onori delle cronache dopo la
storica decisione della
Corte Suprema americana di annullare la sentenza
Roe Vs Wade, che, a partire dagli Anni Settanta, garantiva il
diritto all’aborto in tutti gli
Stati Uniti. Si tratta di un esempio del fatto che un diritto si può ottenere, così come perdere.
L’
aborto volontario, detto anche
Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG), è legale in
Italia dal
1978, grazie alla legge n. 194 ed è un diritto.
Qualsiasi donna, per motivi di salute, economici, sociali o familiari
può richiedere l'Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG) entro i
primi 90 giorni di
gestazione (cioè 12 settimane e 6 giorni). Successivamente, l'IVG è possibile solo se la gravidanza o il parto comportano un
grave pericolo per la vita della donna (aborto terapeutico), o quando sono
accertati processi patologici (come
malformazioni del bambino) o che possano determinare un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.
Se una donna ha intenzione di richiedere l’IVG, il primo passo è rivolgersi ad un
consultorio pubblico, a una
struttura sociosanitaria, oppure a un qualsiasi
medico che la sappia indirizzare.
Durante la
visita, vengono valutate anzitutto le condizioni di
salute della donna: se vi sono elementi che determinano
l’urgenza del trattamento, viene rilasciato un
attestato con il quale può recarsi immediatamente in una delle
sedi indicate per richiedere l’IVG.
Altrimenti, viene dato un
documento che attesta la
gravidanza in corso e la
richiesta di interromperla. Devono passare
sette giorni prima di potersi rivolgere alla struttura per
effettuare l'intervento. In questi sette giorni, è bene informarsi sulle reali opportunità di effettuare IVG e sulla reale presenza di
medici disponibili, dal momento che molti
ginecologi e anestesisti sono
obiettori di coscienza, che significa che non praticano l’aborto. Se la struttura in questione non è in grado di garantire l’intervento entro i tempi stabiliti, è necessario ricorrere per tempo a un’altra struttura.
Anche le
ragazze minorenni hanno il diritto di richiedere l’IVG con il
consenso dei genitori. In caso questi ultimi si opponessero, oppure le figlie non desiderassero metterli a parte della scelta, è loro
diritto rivolgersi al
giudice tutelare, tramite il consultorio o il medico che l’hanno prese in carico. Anche le
donne straniere senza permesso di soggiorno hanno diritto all’IVG, in Italia.
Perché avviene l’aborto spontaneo
Si parla di aborto spontaneo per intendere la
perdita di un
feto, per cause
naturali, nelle prime
20 settimane di gravidanza.
Contrariamente a quanto si pensa, l’aborto spontaneo è
molto comune. Si stima un aborto spontaneo in circa il
15% delle gravidanze conclamate, ma è un numero
sottostimato perché molti aborti si verificano quando la donna
non sa ancora di essere incinta (
aborti misconosciuti).
L’85% circa degli aborti si verifica nelle
prime 12 settimane di gravidanza, mentre il rimanente
15% degli aborti avviene fra le
13 e le 20 settimane. Successivamente, è molto più
raro. In questo caso, il
parto di un feto morto viene definito
morte in utero.
Si parla invece di
minaccia di aborto quando si verifica un
sanguinamento vaginale senza
dilatazione cervicale che indica la possibilità che si verifichi
successivamente un aborto spontaneo.
Non sempre è possibile risalire alle cause di un
aborto spontaneo. Nella maggior parte dei casi, quando avviene nelle primissime settimane, la ragione è un
problema genetico o un
difetto congenito del feto.
Altri fattori di rischio per un aborto spontaneo sono:
- Età superiore ai 35 anni;
- Presenza di anomalie strutturali degli organi riproduttivi, come:
-
Fibromi;
- Tessuto cicatriziale;
-
Insufficienza cervicale (una cervice dilatata porta facilmente all’aborto spontaneo);
- Presenza di disturbi della coagulazione;
- Forte stress;
- Lesioni (traumi, incidenti);
- Infezioni (citomegalovirus, rosolia, particolarmente pericolosa in gravidanza);
-
Ipotiroidismo o ipertiroidismo non trattati o gravi;
-
Diabete se grave o mal controllato;
-
Celiachia, nefropatia cronica, malattie reumatiche come lupus eritematoso sistemico (lupus);
-
Ipertensione arteriosa, se grave e non trattata;
- Presenza di incompatibilità Rh (che si può verificare se la donna in stato di gravidanza è Rh-negativa e il feto Rh-positivo).
Sintomi di aborto spontaneo
Normalmente i sintomi a cui
prestare attenzione sono:
-
Dolore pelvico crampiforme;
-
Sanguinamento vaginale, preceduto da spotting con striature di sangue rosso vivo;
-
Espulsione di materiale.
Qualora alcuni
prodotti del concepimento rimangano nell'
utero, possono verificarsi sanguinamenti vaginali anche a distanza di
qualche ora o giorno. Il materiale può anche provocare
infezioni e sepsi, molto pericolose. Pertanto, è bene
recarsi dal medico per essere certi che non sia rimasto nulla in utero.
Cosa succede dopo l’aborto spontaneo
È bene recarsi
dal medico per una visita, ma nella maggior parte dei casi non è necessario
nessun intervento di raschiamento dopo che si è verificato l’aborto spontaneo, perché il materiale viene
espulso autonomamente.
In particolare, se l'aborto si è verificato
prima delle dieci settimane, si suggerisce alla donna di aspettare, e intervenire soltanto se questo non si verifica. Se la
gravidanza aveva
superato le 9-10 settimane, vengono somministrate le
prostaglandine vaginali, per dilatare la cervice e stimolare delle
contrazioni per espellere il contenuto. Nel caso in cui non venga espulso tutto correttamente, si interviene
chirurgicamente: l’intervento dura
pochi minuti in sedazione.
Aborto interno
L’aborto interno, o
ritenuto, è uno degli aborti spontanei che possono verificarsi.
I sintomi sospetti sono:
- Utero che non aumenta di volume;
- Dosaggio quantitativo della β-hCG troppo basso rispetto ai giorni di gravidanza stimati, oppure che non raddoppia entro 48-72 h.
L'aborto interno viene confermato dall’
ecografia quando:
- L’attività cardiaca embrionale precedentemente rilevata è scomparsa;
- Non c’è attività cardiaca con una lunghezza fetale vertice-sacro > 7 mm;
- C’è assenza di un polo fetale e il diametro medio del sacco (media dei diametri misurati in 3 piani ortogonali) è > 25 mm.
I numeri dell’IVG
Negli
ultimi 30 anni il numero di IVG è
calato moltissimo. Rispetto al
1983, anno in cui si è abortito volontariamente di più, con
243.801 IVG registrate, nel
2020 secondo la Relazione trasmessa al Parlamento, ci sono state notificate
66.413 IVG in Italia, pari a un tasso di abortività di 5,4 IVG ogni 1000
donne tra 15 e 49 anni,
uno tra i più bassi al mondo.
Quanti sono gli obiettori di coscienza
Secondo la
relazione presentata in
Parlamento nel 2022, sui dati del 2020, sarebbero
obiettori:
- Il 64,6% dei ginecologi;
- Il 44,6% degli anestesisti;
- Il 36,2% del personale non medico.
Il
63,8% delle strutture con reparto di ostetricia e/o ginecologia in Italia
ha effettuato IVG nel 2020.
Entro quando si può abortire e in che modo
I metodi
attualmente usati per effettuare l'interruzione volontaria di gravidanza in
Italia sono l’
aborto chirurgico e l’
aborto farmacologico.
Aborto chirurgico
Consiste nella cosiddetta
isterosuzione (che è seguita, talvolta, da
raschiamento) o, più di rado, solo nel raschiamento. L’IVG viene effettuata in regime di
day hospital, cioè si entra in ospedale, ci si sottopone all’intervento e si torna a casa lo
stesso giorno.
L’intervento di
isterosuzione, della durata di
pochi minuti e condotto in
anestesia generale, consiste nel
dilatare il collo dell’utero e
aspirare il contenuto endouterino.
Aborto farmacologico
Consiste nell’
assunzione, per via
orale, di mifepristone, seguito da
prostaglandine, entro le
prime sette settimane di gestazione. Se l’IVG avviene
oltre i 90 giorni, vengono somministrate le prostaglandine per via
vaginale, con o senza mifepristone.
Il
mifepristone esiste dagli anni Ottanta, ed è dei
primi anni 2000 la sua introduzione, da parte dell’
OMS, nella lista dei
farmaci essenziali. In
Italia, questo medicinale è stato autorizzato dall’AIFA nel
2009 per l’aborto farmacologico, dapprima,
entro 49 giorni di gestazione e con necessità di ricovero ospedaliero, poi, dal
4 agosto 2020, fino a
9 settimane compiute di età gestazionale.
Avviene in regime di
day hospital o presso strutture ambulatoriali pubbliche
adeguatamente attrezzate, funzionalmente collegate all’ospedale e autorizzate dalle Regioni, o presso i
consultori familiari. “Questa
novità può verosimilmente
contribuire al maggior ricorso all’aborto medico – spiega l’
Istituto Superiore di Sanità – ma
non tutte le Regioni si sono organizzate tempestivamente per adottare queste linee di indirizzo, come è emerso da un’indagine ad hoc curata dall’ISS a ottobre 2020.”
Rimanere incinta dopo un aborto
Aver vissuto un
aborto spontaneo è un
fattore di rischio per avere ulteriori aborti, ma la
maggior parte delle donne riesce ad avere una
nuova gravidanza e portarla a termine con la stessa probabilità di chi non ha avuto precedenti aborti.
Con le
tecniche odierne, che fanno un basso utilizzo del
raschiamento, un aborto volontario non riduce la probabilità di una nuova gravidanza, anche a breve distanza dall’IVG. Sono necessarie circa
4-6 settimane perché si verifichi il
successivo periodo mestruale.
Conseguenze dell’aborto
Molte donne dopo un aborto, che sia
spontaneo oppure
volontario, passano un periodo, anche lungo, di
sofferenza.
Il
supporto alle donne che hanno abortito è
parte fondamentale del loro
benessere e si concentra su tre aspetti:
- Il lutto dovuto alla perdita;
- Il senso di colpa, che riguarda anche le donne che hanno avuto un aborto spontaneo. Alcune pensano di essere responsabili, tramite un certo comportamento, della perdita del feto. Quasi mai l’aborto spontaneo è dovuto a un comportamento singolo. Altra cosa è l’assunzione frequente di alcol, droghe o fumo, che sono fattori di rischio conclamati per l’aborto spontaneo.
- L’ansia di non riuscire a rimanere incinte di nuovo.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Domande e risposte
Come si fa a capire se si ha avuto un aborto spontaneo?
Contrariamente a quanto si pensa, l’aborto spontaneo è molto comune. Si stima un aborto spontaneo in circa il 15% delle gravidanze conclamate, ma è un numero sottostimato perché molti aborti si verificano quando la donna non sa ancora di essere incinta (aborti misconosciuti). Normalmente i sintomi a cui prestare attenzione sono:
- Dolore pelvico crampiforme;
- Sanguinamento vaginale, preceduto da spotting con striature di sangue rosso vivo;
- Espulsione di materiale.
Qualora alcuni prodotti del concepimento rimangano nell'utero, possono verificarsi sanguinamenti vaginali anche a distanza di qualche ora o giorno. Il materiale può anche provocare infezioni e sepsi, molto pericolose. Pertanto, è bene recarsi dal medico per essere certi che non sia rimasto nulla in utero.
Cosa si prova dopo un aborto spontaneo?
Molte donne, dopo un aborto, che sia spontaneo oppure volontario, passano un periodo, anche lungo, di sofferenza. Il supporto alle donne che hanno abortito è parte fondamentale del loro benessere e si concentra su tre aspetti:
- Il Lutto dovuto alla perdita;
- Il Senso di colpa, che riguarda anche le donne che hanno avuto un aborto spontaneo. Alcune pensano di essere responsabile, tramite un certo comportamento della perdita del feto. Quasi mai l’aborto spontaneo è dovuto a un comportamento singolo. Altra cosa è l’assunzione frequente di alcol, droghe o fumo, che sono fattori di rischio conclamati per l’aborto spontaneo.
- Ansia di non riuscire a rimanere incinte di nuovo.
In quali settimane è più frequente l'aborto?
L’85% circa degli aborti si verifica nelle prime 12 settimane di gravidanza, mentre il rimanente 15% degli aborti avviene fra le 13 e le 20 settimane. Successivamente, è molto più raro. In questo caso, il parto di un feto morto viene definito morte in utero.
Quante possibilità ci sono di rimanere incinta dopo un aborto?
Aver vissuto un aborto spontaneo è un fattore di rischio per avere ulteriori aborti, ma la maggior parte delle donne riesce ad avere una nuova gravidanza e portarla a termine con la stessa probabilità di chi non ha avuto precedenti aborti.
Con le tecniche odierne, che fanno un basso utilizzo del raschiamento, un aborto volontario non riduce la probabilità di una nuova gravidanza, anche a breve distanza dall’IVG. Sono necessarie circa 4-6 settimane perché si verifichi il successivo periodo mestruale.