Aggiornato il 10.12.2024
La liquirizia appartiene alla famiglia delle Fabaceae ed è diffusa nelle regioni temperate dell’Europa meridionale, del Medio Oriente e dell’Asia. È una pianta erbacea perenne, il fusto è alto 50-150 cm, le foglie sono composte, alterne, imparipennate lunghe 7-15 cm, formate da 9-17 foglioline ellittiche o ovate, di colore verde brillante; i fiori, tipici delle Fabaceae, sono di colore variabile dal blu-violetto al lilla, piccoli, disposti in racemi ascellari lunghi 6-10 cm; i frutti sono legumi oblunghi, piatti e coriacei, lunghi 2-3 cm, contenenti 2-6 piccoli semi reniformi, di colore bruno scuro. Il sistema radicale è molto sviluppato e caratterizzato da un rizoma principale dal quale si diramano numerosi polloni, detti stoloni, che a circa 50-100 cm di distanza dalla pianta madre danno origine a nuove piante e sistemi radicali, che formano una fitta rete sotterranea.
Oltre a Glycyrrhiza glabra L., altre specie comunemente utilizzate includono Glycyrrhiza uralensis Fisch ex D.C e Glycyrrhiza inflata Batalin, diffuse in Asia e particolarmente presenti in Cina, Kazakistan e Mongolia. Queste specie si differenziano per alcune caratteristiche morfologiche e per la concentrazione dei principi attivi, come la glicirrizina e i flavonoidi. Glycyrrhiza glabra è ampiamente coltivata per scopi commerciali in paesi come Italia, Spagna e Turchia, mentre Glycyrrhiza uralensis è più comunemente impiegata nella Medicina Tradizionale Cinese. Queste tre specie sono quelle riportate nella monografia dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) dedicata alla radice di liquirizia, come pure in quella della Farmacopea Europea (XI ed.).
Le prime testimonianze documentate sull’uso della liquirizia risalgono alle civiltà mesopotamiche ed egiziane. Gli antichi Egizi utilizzavano la liquirizia come espettorante e per trattare disturbi epatici e digestivi.
In Cina, la liquirizia è conosciuta come Gan Cao ed è considerata una delle 50 erbe fondamentali nella Medicina Tradizionale Cinese; è usata come tonico e come agente per migliorare la tollerabilità di altre erbe medicinali. Antichi testi cinesi ne lodano le proprietà armonizzanti e depurative, così come la capacità di alleviare tossicità e sintomi da eccesso di calore (febbre e infiammazioni).
Anche in Occidente, Greci e Romani conoscevano la liquirizia e ne sfruttavano le proprietà diuretiche e lenitive. Dioscoride, medico greco del I secolo d.C., incluse la liquirizia nel suo storico testo “De Materia Medica” come rimedio per le ulcere, le malattie respiratorie e le infiammazioni. Le proprietà medicinali della liquirizia sono riconosciute anche nell'Ayurveda, dove è utilizzata per trattare disturbi dello stomaco, della gola e malattie infiammatorie.
La droga è rappresentata da radici e stoloni raccolti solitamente da piante di 3-4 anni, quando hanno accumulato un’alta concentrazione di principi attivi. La composizione fitochimica è complessa ed è caratterizzata dalla presenza di saponine triterpeniche, mono- e disaccaridi, amido, flavonoidi e cumarine, oltre a isoflavoni, steroli e una piccola quantità di olio essenziale.
La Farmacopea Europea indica che la droga deve avere un contenuto minimo del 4% di acido 18β-glicirrizico.
Tra le saponine triterpeniche, la glicirrizina rappresenta il componente più abbondante e attivo, responsabile del sapore dolce caratteristico e di molte delle proprietà farmacologiche. La glicirrizina è metabolizzata nell'organismo in acido glicirretico, che contribuisce agli effetti antinfiammatori e anti-ulcera della liquirizia. I flavonoidi, come la liquiritina, isoliquiritina, liquiritigenina e isoliquiritigenina, conferiscono proprietà antiossidanti e antimicrobiche. La glabridina, un isoflavone, è nota per il suo potenziale effetto antitumorale, antinfiammatorio, antiossidante e per la sua capacità di inibire la melanogenesi, rendendo la liquirizia utile anche in ambito cosmetico come schiarente.
Le indicazioni dell’EMA riguardo alla liquirizia come prodotto medicinale tradizionale a base di erbe sono per il sollievo dei sintomi digestivi, tra cui sensazione di bruciore e dispepsia, e come espettorante nella tosse associata al raffreddore.
Tra le principali attività riscontrate attraverso studi in vitro degli estratti di liquirizia come pure di alcuni suoi singoli componenti, ci sono quelle antinfiammatoria, antiossidante, antibatterica, antivirale e antiproliferativa nei confronti di vari tipi di cellule cancerogene. Studi recenti hanno dimostrato che i componenti della liquirizia possiedono anche effetti immunomodulatori, agendo sulle cellule del sistema immunitario e riducendo l’attività di mediatori dell'infiammazione come il TNF-α.
L'attività antinfiammatoria della glicirrizina si esplica attraverso l'inibizione della produzione di prostaglandine e dell'attività della cicloossigenasi, enzimi chiave nel processo infiammatorio. La glicirrizina ha dimostrato la sua efficacia antivirale nei confronti di diversi virus, tra cui quello dell’epatite C e il virus dell’immunodeficienza umana (HIV). Questo effetto sembra essere dovuto alla sua capacità di inibire la replicazione virale.
Studi in modelli animali hanno evidenziato che l’estratto di liquirizia può proteggere il fegato da danni chimici, migliorando i marker epatici e riducendo lo stress ossidativo. Questo effetto epatoprotettivo sembra attribuibile all’attività antiossidante dei flavonoidi e alla già citata capacità della glicirrizina di inibire i processi infiammatori.
È stato constatato anche l’effetto gastroprotettivo della liquirizia, grazie alla promozione della secrezione di muco e della proliferazione di cellule gastriche, meccanismi a cui è dovuta la guarigione delle ulcere. La glicirrizina ha mostrato di favorire il rilascio di secretina, un ormone prodotto dal duodeno che attraverso i suoi meccanismi di azione permette la riduzione dell’acidità gastrica, riduce il reflusso di bile nel duodeno e di conseguenza il danno alla mucosa gastrica. Inoltre, è stata dimostrata l’efficacia degli estratti di liquirizia, in particolare alla componente flavonoidica e ai polisaccaridi, nell’inibizione dell’adesione di Helicobacter pylori alla mucosa gastrica.
Gli studi clinici condotti per validare l’efficacia della liquirizia nei disturbi gastrici, supportata dall’uso tradizionale e dalle evidenze emerse dagli studi in vitro e in vivo, sono scarsi e poco recenti. Alcuni studi hanno valutato l’utilizzo degli estratti di liquirizia per trattare ulcere gastriche e duodenali, ma i risultati emersi non hanno evidenziato una significativa efficacia. In altri studi, sempre limitati numericamente e dal punto di vista metodologico, è stata riscontrata l’efficacia degli estratti di liquirizia nel contrastare l’infezione da Helicobacter pylori. L’azione benefica della liquirizia, in generale, sembrava essere maggiormente favorita da un uso prolungato di circa 60 giorni di trattamento.
Una recentissima revisione sistematica e meta-analisi ha analizzato 15 studi clinici randomizzati e controllati, per un totale di 1367 pazienti, con lo scopo di valutare l'efficacia delle formulazioni di liquirizia, da sole o in combinazione con altre erbe, sugli enzimi della funzione epatica in pazienti con malattia epatica primaria. Gli studi variavano ampiamente nella posizione geografica di svolgimento, nella durata e nei preparati di liquirizia utilizzati; tuttavia, rispetto alle sole terapie convenzionali, è emersa la loro efficacia nel ridurre i livelli di importanti indicatori ematici di disfunzioni cellulari epatiche: alanina aminotransferasi (ALT), aspartato aminotransferasi (AST) gamma glutamil transpeptidasi (GGT). Nonostante l'eterogeneità intrinseca degli studi inclusi nella revisione e alcune loro limitazioni, i risultati emersi sottolineano i benefici della liquirizia come potenziale integrazione nella gestione delle malattie del fegato.
Due recenti revisioni della letteratura, una delle quali sistematica con meta-analisi, si sono focalizzate sull’attività della liquirizia e dei suoi componenti (come glicirrizina, acido glicirretico e alcuni flavonoidi) nelle malattie infiammatorie intestinali, che spesso possono evolvere nel cancro del colon-retto. I risultati degli studi sperimentali in vitro e in vivo suggeriscono che i composti bioattivi della liquirizia hanno effetti antinfiammatori, antiossidanti e immunomodulanti nei disturbi intestinali attraverso diversi meccanismi d'azione, ma attualmente non ci sono prove cliniche che dimostrino l'effetto della liquirizia nei pazienti con malattie infiammatorie intestinali (IBD) o colite ulcerosa.
Una revisione sistematica ha analizzato gli effetti terapeutici della liquirizia nella gestione della stomatite aftosa ricorrente (RAS), una comune malattia ulcerativa che colpisce la mucosa orale. I trattamenti più utilizzati includono agenti coprenti, analgesici e steroidi topici. La revisione ha incluso sei studi con un totale di 314 partecipanti; l'estratto di liquirizia è stato utilizzato in diverse forme di dosaggio topiche (pasta, cerotto, collutorio) con concentrazioni dell'1% o del 5%. I risultati hanno evidenziato che la liquirizia ha effetti significativi sulla riduzione del dolore, la diminuzione della dimensione delle ulcere e l’accelerazione dei tempi di guarigione. L'efficacia della liquirizia è risultata dose-dipendente ed è attribuibile ai suoi effetti antinfiammatori e antiossidanti attraverso diversi meccanismi. Inoltre, ha dimostrato un’azione antibatterica contro Streptococcus mutans e Porphyromonas gingivalis, che contribuisce al trattamento della RAS, oltre a evidenziare che può aumentare i livelli del fattore di crescita epidermico (EGF), fondamentale per l'integrità del tessuto mucosale orale. I tempi di guarigione con l’utilizzo della liquirizia variavano dai 4 agli 8 giorni e non sono stati osservati effetti avversi nei gruppi di intervento.
In un successivo studio randomizzato in doppio cieco controllato con placebo condotto su 54 pazienti con ulcere aftose, i gargarismi effettuati con un collutorio contenente estratto acquoso di liquirizia hanno confermato i risultati emersi dalla revisione sistematica. Rispetto al gruppo placebo, nei pazienti che utilizzavano il collutorio con liquirizia il dolore è stato rapidamente ridotto, come pure il tempo di guarigione delle ulcere aftose.
Uno studio randomizzato in doppio cieco, controllato con placebo, ha valutato invece l'efficacia di un collutorio contenente estratto etanolico di Glycyrrhiza uralensis (GU) nella gestione della salute orale, analizzando i cambiamenti del pH della placca dentale e i batteri responsabili della carie dentale. 60 soggetti sono stati suddivisi in due gruppi da 30: uno che utilizzava il collutorio con estratto di GU (1mg/mL) e l’altro che utilizzava un collutorio salino, una volta al giorno prima di andare a dormire per 5 giorni. Il gruppo che ha usato il collutorio con GU ha mostrato una significativa riduzione dei batteri cariogeni rispetto al gruppo salino; GU ha mostrato anche una forte attività antibatterica, inibendo e riducendo efficacemente i batteri responsabili della carie, oltre a non evidenziare rischi di demineralizzazione dentale.
Alcuni studi recenti hanno esplorato le attività benefiche della liquirizia in altri ambiti terapeutici.
In una sperimentazione clinica randomizzata e in doppio cieco, 50 pazienti con ustioni di secondo grado sono stati suddivisi in due gruppi: uno ha applicato sulle ustioni un idrogel contenente il 5% di estratto etanolico di radice di liquirizia, mentre l'altro ha utilizzato un idrogel privo di estratto. Il trattamento, durato 15 giorni, ha mostrato risultati significativi nel gruppo trattato con l'idrogel a base di liquirizia, con una riduzione dell'infiammazione, del rossore, del dolore e del bruciore rispetto al gruppo di controllo. Inoltre, il processo di guarigione è stato significativamente più veloce nel gruppo di intervento.
Un altro recente studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo ha esplorato gli effetti della liquirizia sugli indici di obesità, gli indici glicemici e i profili lipidici in 66 donne con sindrome dell'ovaio policistico (PCOS). Le partecipanti sono state assegnate in modo casuale a ricevere 1 capsula di estratto di liquirizia da 500 mg (36,5 mg di glicirrizina) 3 volte al giorno più una dieta ipocalorica o il placebo più una dieta ipocalorica per 8 settimane. I risultati hanno mostrato che la liquirizia associata alla dieta ipocalorica è stata più efficace nel migliorare i parametri antropometrici e biochimici valutati nello studio rispetto alla sola dieta ipocalorica.
Oltre agli impieghi medicinali, la liquirizia trova ampio utilizzo anche in altri settori. Nella produzione alimentare, gli estratti di liquirizia sono usati come dolcificanti naturali in caramelle, bevande e prodotti da forno. Il suo intenso sapore dolce, unito a una lieve nota amara, rende la liquirizia un aroma distintivo per molte bevande e dolciumi prodotti in Europa e negli Stati Uniti.
In cosmetica, la glabridina è utilizzata in prodotti sbiancanti per la pelle, mentre la glicirrizina trova applicazione in creme lenitive e prodotti per la cura del cuoio capelluto, grazie alle sue proprietà anti-irritanti e antibatteriche.
La liquirizia è disponibile nella classica forma di radice essiccata, che può essere masticata direttamente oppure, opportunamente sminuzzata, utilizzata per preparare decotti o infusi.
Gli estratti di liquirizia, disponibili in forma secca o fluida, sono spesso confezionati in capsule, compresse o tintura per un dosaggio più preciso e pratico, generalmente riportato sulle confezioni dei prodotti.
Riguardo all’uso in caso di dispepsia o bruciori, per la preparazione di tisane o decotti l’EMA indica l’utilizzo di 1,5 – 2 g di droga in 150 mL di acqua, da assumere 2 – 4 volte al giorno, preferibilmente dopo i pasti, mentre per l’estratto molle (DER 1:0,4-0,5) o secco è indicata la dose di 160 mg al giorno.
Per l’utilizzo come espettorante l’EMA indica l’infusione o la decozione di 1,5 g di droga in 150 mL di acqua per due volte al giorno. La dose dell’estratto molle (DER 3:1) è di 1,2-1,5 g per 3-4 volte al giorno.
Negli studi clinici sono stati utilizzati dosaggi variabili tra i 150 e i 760 mg di vari estratti di liquirizia.
In commercio sono presenti prodotti contenenti estratti di liquirizia deglicirrizzinata, ottenuti generalmente attraverso un processo chimico che riduce selettivamente la quantità di glicirrizzina, in modo che la sua percentuale risulti inferiore all’1%. Grazie al minore contenuto di glicirrizzina questi estratti hanno una minore influenza sulla pressione arteriosa. In ogni caso è sconsigliato l’uso prolungato della liquirizia e dei suoi preparati.
Sebbene generalmente considerata sicura, la liquirizia può causare effetti collaterali se assunta in dosi elevate o per periodi prolungati. La glicirrizina può infatti indurre ritenzione idrica, ipertensione e ipokaliemia, condizioni che richiedono particolare attenzione in pazienti con problemi cardiovascolari o renali. È importante evitare l’uso della liquirizia in gravidanza e allattamento e in soggetti con ipertensione non controllata o con carenza di potassio.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha indicato che un consumo giornaliero di 100 mg di acido glicirrizico non dovrebbe causare effetti avversi, ma studi precedenti non hanno quantificato con precisione il contenuto di questa sostanza né utilizzato metodi randomizzati e controllati. Per questo, in un recentissimo studio crossover condotto su 28 volontari sani, è stato analizzato l'effetto dell’assunzione giornaliera di liquirizia contenente 100 mg di acido glicirrizico sulla pressione arteriosa, misurata a domicilio. Durante il periodo di consumo di liquirizia (15 giorni), la pressione sistolica è aumentata significativamente rispetto al controllo, con una differenza media di 3,1 mmHg. Inoltre, i livelli di aldosterone (ormone fondamentale nel mantenere l’equilibrio di sodo e potassio nel sangue) e renina (enzima che controlla la produzione di aldosterone) sono diminuiti in modo marcato; inoltre, nei partecipanti con la maggiore soppressione di questi ormoni, si è osservato un aumento della concentrazione del pro-ormone N-terminale del peptide natriuretico cerebrale, il quale suggerisce la possibilità di uno scompenso cardiaco.
La liquirizia può anche interagire con vari farmaci, inclusi diuretici, corticosteroidi e digossina, e per questo è essenziale consultare un medico prima di assumerla quando si seguono terapie farmacologiche.
La liquirizia è una pianta medicinale dalle molteplici proprietà terapeutiche, supportate da una lunga storia di utilizzo tradizionale, in particolare per i disturbi gastrici come dispepsie e ulcere, e da crescenti evidenze scientifiche. La sua efficacia nel trattamento di diverse condizioni, come la funzionalità epatica, le infiammazioni intestinali e le ustioni è stata dimostrata da parecchi studi sperimentali e clinici, che ne hanno mostrato le potenzialità come opzione terapeutica naturale. Tuttavia, è importante essere consapevoli dei potenziali effetti collaterali e delle controindicazioni, e consultare un medico prima di assumere la liquirizia, soprattutto se si assumono farmaci o si soffre di condizioni mediche preesistenti come ipertensione o insufficienza renale.
Sebbene siano necessari ulteriori studi per confermare l’efficacia della liquirizia e per definire i dosaggi ottimali, la sua storia d’uso e le evidenze scientifiche la rendono un rimedio naturale di grande valore.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Sì, la liquirizia ha proprietà espettoranti che possono alleviare la tosse associata al raffreddore, come indicato anche dall’EMA.
Nei bambini la liquirizia deve essere utilizzata con cautela, evitando prodotti ad alto contenuto di glicirrizina. L’EMA ne sconsiglia l’uso al di sotto dei 18 anni di età.
La liquirizia è usata tradizionalmente da secoli per alleviare problemi digestivi come acidità e gastrite, infatti è indicata dall’EMA come medicinale tradizionale a base di erbe per il sollievo dei sintomi digestivi tra cui sensazione di bruciore e dispepsia, ma attualmente manca un adeguato supporto di studi clinici controllati.
L’uso eccessivo di liquirizia può portare a ipertensione, edemi e scompensi elettrolitici a causa del contenuto di glicirrizina, nei soggetti sensibili è perciò preferibile utilizzare prodotti deglicirrizinati.
Le informazioni presenti in Micuro hanno scopo divulgativo e informativo. Non costituiscono in alcun modo un mezzo di autodiagnosi e automedicazione. Per qualsiasi dubbio sull'uso di un farmaco, rivolgersi al proprio medico.
La riproduzione o l’utilizzazione dei contenuti pubblicati su Micuro è strettamente riservata. Il riutilizzo del materiale su riviste, giornali, radiodiffusione o generica messa a disposizione al pubblico viene concesso solo previa esplicita richiesta e autorizzazione obbligatoria.