Indice
Domande e Risposte
Cortisone: che cos'è e perché si utilizza?
Il cortisone è un
ormone naturale appartenente alla classe dei
corticosteroidi, sostanze con una formula di struttura strettamente correlata al corticosterone. Corticosteroidi e adrenalina sono ormoni rilasciati nel sangue dalle
ghiandole surrenali in situazioni di stress. I glucocorticoidi sono steroidi adrenocorticali, (cioè prodotti dalla corteccia delle ghiandole surrenali)
, si possono trovare sia in natura che sintetici e che sono prontamente assorbiti dal tratto gastrointestinale. Essi elevano la pressione arteriosa e preparano l'organismo alla reazione di lotta o fuga.
Il cortisone è il
precursore inattivo della molecola del cortisolo, la
forma attiva del cortisone, detto anche idrocortisone.
Il cortisone viene utilizzato nel
trattamento di diversi disturbi.
I cortisonici sono farmaci antinfiammatori e immunosoppressori, con struttura analoga ai corticosteroidi endogeni. Questi ultimi vengono sintetizzati dalle
ghiandole surrenali a partire dal colesterolo e sono suddivisi in due categorie: quella dei
mineralcorticoidi e quella dei
glucocorticoidi (a seconda che l'azione interessi principalmente l'
equilibrio degli
zuccheri o dei
sali e dei
liquidi).
I
cortisonici di sintesi hanno una
struttura simile a quelli endogeni e come tali si caratterizzano per la presenza di una struttura chimica simile a quella del colesterolo e degli ormoni steroidei. È possibile intervenire sulla struttura base apportando delle sostituzioni a livello degli
atomi di carbonio per
aumentarne la
potenza antinfiammatoria e
ridurne gli effetti collaterali sul metabolismo.
I corticosteroidi
hanno diversi effetti, tra cui una
modulazione del metabolismo dei carboidrati, delle
proteine e dei
lipidi. Intervengono nel mantenere il bilancio dei
fluidi e degli
elettroliti, oltre che nel preservare la
normale funzione del sistema cardiovascolare, del
sistema immunitario, dei
reni, dei
muscoli scheletrici, del
sistema endocrino e
nervoso. Inoltre, i corticosteroidi permettono all’organismo di resistere agli stimoli che generano
stress e a quelli nocivi, oltre che di adattarsi ai
cambiamenti dell’ambiente circostante. In assenza di una adeguata secrezione dei corticosteroidi da parte delle ghiandole surrenali, eventuali
stress come infezioni, traumi e l’esposizione a temperature estreme possono essere
fatali.
Le
indicazioni terapeutiche del cortisone quando viene utilizzato come farmaco sono
numerose. Tanto per citare qualche esempio, i cortisonici vengono classicamente impiegati in presenza di:
Il
loro utilizzo rimane comunque
palliativo, cioè destinato ad
attenuare i sintomi di una malattia senza rimuoverne la causa.
Più in dettaglio, le
indicazioni per l’uso del corticosterone sono le seguenti:
- Affezioni di interesse reumatologico come terapia aggiuntiva per la somministrazione a breve termine (per far superare al paziente un episodio acuto o una riacutizzazione) in artrite reumatoide (casi particolari possono richiedere una terapia di mantenimento a basse dosi), tenosinoviti acute non specifiche, borsiti acute e subacute, artrite gottosa acuta;
- Malattie del collagene: durante una riacutizzazione o come terapia di mantenimento in casi particolari di lupus eritematoso sistemico, cardite reumatica acuta;
- Affezioni dermatologiche: pemfigo;
- Forme allergiche: per controllare condizioni allergiche gravi o debilitanti non trattabili in maniera convenzionale come asma bronchiale, dermatite da contatto, dermatite atopica;
- Malattie oftalmiche: processi infiammatori ed allergici cronici ed acuti gravi che coinvolgono l'occhio ed i suoi annessi.
- Neoplasie (solo a scopo palliativo): leucemia e linfomi negli adulti, leucemia acuta nell'infanzia;
- Condizioni che richiedono una terapia ormonale sostitutiva, compreso il morbo di Addison, l'insufficienza surrenale acuta, la sindrome di Waterhouse-Friderichsen, l'insufficienza surrenale postoperatoria;
- Malattie gastrointestinali: come coadiuvante nel trattamento della colite ulcerosa, sprue intrattabile, enterite regionale.
Il cortisone è disponibile in compresse da 25 mg.
Sono disponibili anche altre formulazioni e in diverse specialità medicinali:
- Compresse orali a diversi dosaggi (es. Deltacortene®, Bentelan®): adatte per trattamenti a lungo termine di condizioni croniche;
- Soluzione per infusione endovenosa (es. Kenacort®, Medrol®): utilizzate per un rapido sollievo in aree specifiche o per condizioni gravi che non rispondono ad altri trattamenti;
- Creme e unguenti: applicati localmente per ridurre infiammazioni e reazioni allergiche sulla pelle.
Il cortisone è anche utilizzato in ambito sportivo per la gestione del dolore e dell'infiammazione post-traumatica, anche se il suo uso deve essere attentamente monitorato a causa delle possibili
implicazioni di doping.
Il cortisone viene venduto in farmacia dopo presentazione della
Ricetta RR – ricetta medica ripetibile. È quindi un medicinale soggetto a prescrizione medica, che deve contenere data e firma del medico prescrivente. Questo tipo di ricetta è
valida per 6 mesi e ripetibile automaticamente per 10 volte (a meno che il medico non modifichi il tempo di validità o il numero di ripetizioni).
È stato inserito nella classe A = farmaci ritenuti indispensabili per le cure mediche (salvavita) e quelli per le malattie croniche, interamente rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), a meno che non sia presente una nota AIFA, che vincola la rimborsabilità a specifiche condizioni patologiche o terapeutiche in atto. La modalità di fornitura dei farmaci di classe A avviene attraverso le farmacie territoriali o le strutture sanitarie pubbliche.
Posologia: come si assume il cortisone?
Utilizzare il cortisone solo dopo una diagnosi accurata, poiché il suo uso inappropriato può portare a complicazioni gravi.
Per minimizzare i rischi di effetti collaterali, il trattamento con cortisone dovrebbe essere il più breve possibile, adeguandosi alle indicazioni del medico.
Posologia
Per la posologia più adatta, seguire sempre i consigli del medico curante.
La
posologia di assunzione del cortisone
non dipende tanto dalla diagnosi specifica, quanto dalla
gravità, dalla
prognosi, dalla
durata prevedibile della malattia e dalla
risposta individuale. Le posologie descritte in seguito possono servire di orientamento, ma
vanno adeguate al singolo paziente in base al parere del
medico.
Le compresse devono essere somministrate ripartite in
2-4 dosi al giorno. La prima dose va assunta
durante o dopo la colazione. Ulteriori somministrazioni possono rendersi necessarie in caso di manifestazioni di flogosi particolarmente intense ad accentuazione notturna.
Il
trattamento con cortisonici non può essere interrotto improvvisamente, il dosaggio iniziale come anche la riduzione devono essere concordate con il proprio medico e deve avvenire in modo tanto più
graduale e lento quanto maggiori risultino la dose e la durata del trattamento.
Poliartrite cronica primaria, asma cronica, malattie croniche e altre forme croniche di solito non letali:
- Dose di attacco: 80-100 mg al giorno finché non si ottiene risposta soddisfacente; di solito per 1 o 2 settimane;
- Dose di mantenimento: ridurre gradualmente la dose di attacco di 5-15 mg ogni 4-5 giorni finché si raggiunga la minima dose adatta di mantenimento giornaliero: di solito 50-75 mg.
Asma stagionale grave, malattie oculari acute circoscritte ed altre forme morbose circoscritte:
- Primo giorno: 200-300 mg; secondo giorno: 100-200 mg; terzo giorno: 100 mg;
- In seguito, ridurre gradualmente il dosaggio e infine sospendere. Nei processi infettivi dell'occhio associare una adeguata terapia antibiotica.
Reumatismo articolare acuto ed altre forme morbose acute ingravescenti o ad evoluzione fatale o sfociante in un danno organico permanente:
- Dose di attacco: primo giorno, fino a 400 mg; in seguito 200 mg al giorno finché si ottiene una risposta soddisfacente;
- Dose di mantenimento: ridurre gradualmente a 100 mg o meno al giorno finché la remissione sembri probabile; riprendere il trattamento in caso di una ricaduta.
Lupus eritematoso disseminato, pemfigo e altre malattie prolungate o ad esito solitamente fatale:
- Dose di attacco: primo giorno 400 mg o più; poi 200 mg o più al giorno finché si ottenga una risposta soddisfacente;
- Dose di mantenimento: ridurre gradualmente a 100 mg o meno al giorno. Continuare indefinitamente o finché la remissione sembri probabile. In seguito, sospendere gradualmente; riprendere però il trattamento in caso di ricadute.
Stato asmatico, sindrome di Waterhouse-Friederichsen, edema della laringe, episodi acuti del lupus eritematoso disseminato e altre condizioni acute minaccianti la vita:
- Nei primi giorni: 300-450 mg o più, poi ridurre fino al dosaggio di mantenimento o sospendere.
Morbo di Addison o surrenectomia:
- 10-20 mg o talvolta di più, al giorno associando 4-6 g di cloruro di sodio o 1-3 mg di desossicorticosterone acetato;
- In occasione di crisi, interventi chirurgici o altri importanti stati di stress, 100-300 mg o più al giorno finché l'insolito stress non sia superato e sia ripresa la normale alimentazione.
Come agisce il cortisone?
Il cortisone agisce imitando l'azione dei corticosteroidi naturali prodotti dalle ghiandole surrenali. I corticosteroidi si
legano a specifici recettori proteici nei tessuti bersaglio e regolano l’espressione di geni che sono sensibili alla presenza dei corticosteroidi,
modulando i livelli ed i tipi di proteine sintetizzate dai vari tessuti bersaglio. Molti degli effetti dei corticosteroidi
non sono
immediati ma diventano evidenti solo dopo diverse ore. Infatti, in ambito clinico, spesso è necessario attendere un certo tempo prima che si manifestino gli effetti benefici della terapia con i corticosteroidi.
Il cortisone
inibisce la formazione di sostanze chimiche responsabili della reazione infiammatoria, quali le prostaglandine e l'istamina, alcune delle sostanze prodotte e rilasciate dal nostro organismo come reazione all'insorgere di un'infezione o all'attacco di un qualsiasi agente esterno.
Prima di assumere il Cortisone cosa devo sapere ? Avvertenze e precauzioni
L’
uso del cortisone è
controindicato nei
pazienti che soffrono di:
- Tubercolosi;
- Ulcera gastro-duodenale;
- Psicosi;
- Infezioni micotiche sistemiche;
- Herpes oculare simplex;
- Anastomosi intestinali recenti o che manifestino una ipersensibilità a questo farmaco.
Sebbene la tubercolosi, le anastomosi intestinali recenti e l'herpes simplex dell'occhio siano
controindicazioni quasi
assolute, l'
uso del cortisone acetato è
giustificato qualora il paziente soffrisse di una
malattia potenzialmente fatale o che potrebbe
far perdere la vista, e che sia suscettibile alla terapia con questo ormone.
È opportuno impiegare sempre il
dosaggio minimo di cortisone necessario per il controllo della malattia, attuando una graduale riduzione posologica non appena questa sia possibile.
Dosaggi medi o alti di idrocortisone o di cortisone possono
provocare un aumento della pressione arteriosa,
ritenzione idrica e
salina, o
eccessiva deplezione di potassio. Tali effetti hanno minori probabilità di verificarsi con i derivati sintetici del cortisone, a meno che questi vengano impiegati ad alti dosaggi. Potrebbe essere
necessario adottare un
regime povero di sale ed un
apporto supplementare di potassio. Tutti i corticosteroidi aumentano l'escrezione del calcio. In corso di terapia prolungata può essere opportuno adottare
un regime antiulcera comprendente un antiacido, a titolo precauzionale.
Nei pazienti sotto
terapia corticosteroidea esposti a notevole stress è indicato un
aumento del dosaggio dei corticosteroidi a rapida azione, prima, durante e dopo la situazione di stress. Consultare sempre un medico prima di assumere il cortisone. Una eventuale
insufficienza corticosurrenalica secondaria indotta dal farmaco può essere ridotta al minimo attraverso una
graduale riduzione del dosaggio del cortisone. Tuttavia, questo tipo di insufficienza relativa può persistere per qualche mese dopo la sospensione della terapia. In qualsiasi
situazione di stress che si verificasse durante questo periodo, è quindi
opportuno riprendere la terapia ormonale.
Se il paziente è già sotto
trattamento steroideo, può rendersi necessario un aumento del dosaggio. Dato che la secrezione di mineralcorticoidi potrebbe essere inadeguata, è opportuna la contemporanea somministrazione di un
mineralcorticoide. Dopo una terapia a lungo termine,
la sospensione dei corticosteroidi potrebbe causare una
sindrome caratterizzata da febbre, mialgia, artralgia e senso di
malessere. Questo può accadere anche in pazienti senza una evidenza di insufficienza surrenalica.
In corso di terapia corticosteroidea
i pazienti non dovrebbero essere vaccinati contro il vaiolo. Altre procedure che coinvolgono in
sistema immunitario non dovrebbero essere
attuate nei pazienti trattati con corticosteroidi, specie se ad alte dosi, dato il pericolo di una mancata risposta anticorpale. Tuttavia, si può procedere all'immunizzazione di pazienti che stanno prendendo corticosteroidi come terapia sostitutiva, ad esempio per il morbo di Addison.
In presenza di
ipoprotrombinemia l'
acido acetilsalicilico dovrebbe essere
impiegato con cautela in corso di terapia corticosteroidea. L'
impiego del cortisone acetato in compresse nella tubercolosi in atto dovrebbe essere limitato ai casi di
tubercolosi fulminante o
disseminata nei quali il corticosteroide viene usato per il trattamento della malattia in associazione ad un appropriato regime antitubercolare. Quando i corticosteroidi sono indicati in pazienti con tubercolosi latente o con risposta positiva alla tubercolina, è necessario un
rigoroso controllo, dato che può verificarsi una riattivazione della malattia. In corso di terapia corticosteroidea prolungata, questi pazienti dovrebbero essere sottoposti ad una
chemioprofilassi.
Gli
steroidi dovrebbero essere i
mpiegati con cautela in presenza di:
- Colite ulcerosa aspecifica con possibilità di perforazione;
- Ascessi o altre infezioni piogeniche;
- Diverticolite;
- Anastomosi intestinale recente;
- Ulcera peptica in atto o latente;
- Insufficienza renale;
- Ipertensione;
- Osteoporosi;
- Miastenia grave.
Sono stati descritti casi di emboli sistemici di tessuto adiposo quali possibili complicanze da iperdosaggio di cortisonici. I
corticosteroidi devono essere usati con
cautela nei pazienti con
herpes simplex oftalmico, dato il possibile
rischio di perforazione corneale. Nei pazienti ipertiroidei e in quelli cirrotici gli effetti dei corticosteroidi risultano più marcati. In alcuni pazienti gli
steroidi possono aumentare o
ridurre la motilità e il
numero degli spermatozoi.
- Difenildantoina;
- Efedrina;
- Fenobarbitale;
- Rifampicina.
Possono indurre un aumento nel metabolismo e nella clearance dei corticosteroidi; può di conseguenza essere necessario aumentare la posologia dello steroide. I
corticosteroidi possono
mascherare alcuni sintomi dell'infezione e durante il loro impiego possono
manifestarsi infezioni sovrapposte. In corso di terapia corticosteroidea si può osservare una ridotta resistenza alle infezioni e la tendenza, da parte dei processi infettivi, a non localizzarsi.
Durante il trattamento con corticosteroidi possono manifestarsi
alterazioni psichiche che possono andare da sintomi di:
- Euforia;
- Insonnia;
- Variazioni dell'umore;
- Alterazioni della personalità;
- Depressione grave;
- Manifestazioni psicotiche vere e proprie.
Quando presenti, l'
instabilità psichica e le
tendenze psicotiche possono essere
aggravate dai corticosteroidi. L'impiego prolungato dei corticosteroidi può causare
cataratta sub-capsulare posteriore, glaucoma con possibile lesione dei nervi ottici e può favorire l'instaurarsi di infezioni oculari secondarie dovute a funghi o a virus.
I bambini e i ragazzi sottoposti a terapia corticosteroidea prolungata dovrebbero essere controllati accuratamente per quanto riguarda la crescita e lo sviluppo.
Il
tempo di protrombina dovrebbe essere controllato frequentemente in pazienti che ricevono corticosteroidi e
anticoagulanti cumarinici contemporaneamente, poiché in alcuni casi si è visto che i corticosteroidi hanno alterato la risposta agli anticoagulanti. Alcuni studi hanno dimostrato che l'effetto prodotto aggiungendo corticosteroidi è l'inibizione della risposta a composti cumarinici.
Quando i corticosteroidi sono somministrati insieme a
diuretici che provocano la perdita di potassio, si deve controllare rigorosamente che nei pazienti non insorga
ipokaliemia.
- Per chi svolge attività sportiva: l'uso del farmaco senza necessità terapeutica costituisce doping e può determinare comunque positività ai test antidoping.
Non sono disponibili dati di
sovradosaggio nell'uomo.
Cortisone può interferire con l’effetto di altri farmaci e quali sono gli effetti collaterali?
È possibile che, quando due o più farmaci vengono assunti in associazione,
uno o più di questi farmaci interferiscano tra di loro causando
effetti collaterali anche
gravi. Questi sono eventi relativamente rari e non si verificano in tutti i pazienti. Inoltre, l’intensità e la gravità dell’interazione dipendono da diversi fattori: dosaggio utilizzato, durata del trattamento, contemporaneità della somministrazione, dieta e/o corredo genetico del paziente. Chiedere sempre consiglio al proprio medico o al farmacista quando si inizia un trattamento farmacologico.
Il cortisone ha diversi effetti metabolici e la sua
co-somministrazione con altri farmaci potrebbe causare delle interazioni tra farmaci che devono essere considerate con attenzione.
La co-somministrazione di
diuretici tiazidici e
corticosteroidi può causare una
severa deplezione di potassio. L'interazione è clinicamente rilevante, perciò la co-somministrazione di diuretici tiazidici e corticosteroidi non è raccomandata.
La deplezione di potassio è rilevante per i corticosteroidi naturali, come
cortisone e idrocortisone, e per
fludrocortisone.
Corticotropina (ACTH) e
tetracosactrina (un polipeptide sintetico) stimolano invece la secrezione di corticosteroidi dalla corteccia surrenale e possono quindi indirettamente causare la perdita di potassio. I corticosteroidi sintetici (glucocorticoidi, tra i quali betametasone, desametasone, prednisolone, prednisone e triamcinolone) hanno un effetto sulla deplezione del potassio meno marcato e pertanto hanno meno probabilità di causare problemi.
L'uso concomitante di cortisone e altri farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) può aumentare il rischio di ulcere gastrointestinali e sanguinamenti.
L'uso dei corticosteroidi causa la
diminuzione dell'esposizione all’acido salicilico (aspirina), con il rischio di compromettere l'effetto antipiastrinico di basse dosi di aspirina. Inoltre, dopo l’interruzione della terapia con corticosteroidi le concentrazioni plasmatiche di salicilati potrebbero aumentare, con rischio di comparsa di tossicità da salicilati. L'uso concomitante di corticosteroidi e aspirina ad alti dosaggi (>325 mg/die) può aumentare il rischio di sanguinamento gastrointestinale e di ulcera. In caso di uso concomitante di corticosteroidi e aspirina a dosaggi antinfiammatori è consigliabile considerare l'utilizzo di un gastroprotettore. L'effetto terapeutico di acido salicilico, se co-somministrato con i corticosteroidi potrebbe diminuire, mentre si consiglia di monitorare la comparsa di eventuali segni di tossicità da salicilati dopo interruzione della terapia con i corticosteroidi. Può essere necessario adeguare la dose di aspirina somministrata.
La cosomministrazione con farmaci che possono inibire l’attività degli enzimi epatici (come troleandomicina, ketoconazolo) possono ridurre l’eliminazione dei corticosteroidi. Potrebbe essere necessario ridurre il dosaggio. Valutare con attenzione per evitare la comparsa di effetti tossici.
La cosomministrazione con farmaci in grado di stimolare l’attività degli enzimi epatici, come carbamazepina, fenobarbital, fenitoina, rifampicina possono aumentare l’eliminazione dei corticosteroidi, rendendo necessario un aumento del loro dosaggio.
Carbamazepina. La co-somministrazione può causare una riduzione dei
livelli sierici del corticosteroide, con rischio di diminuzione della risposta terapeutica. Monitorare la risposta al corticosteroide e aumentarne la dose, se necessario.
Fenitoina può ridurre i livelli sierici dei corticosteroidi e quindi comprometterne la risposta terapeutica. In caso di uso concomitante sono stati segnalati livelli di fenitoina sia aumentati sia ridotti. Si raccomanda un attento monitoraggio della risposta ai corticosteroidi e, se necessario, un aumento del loro dosaggio. Si consiglia di monitorare i livelli sierici di fenitoina.
Fenobarbital e primidone possono alterare la risposta terapeutica ai corticosteroidi. In caso di uso concomitante con fenobarbital o primidone, si raccomanda un attento monitoraggio della risposta ai corticosteroidi. Può essere necessario aggiustare la dose dei corticosteroidi. Invece di fenobarbital, considerare l'uso di oxcarbazepina, lamotrigina o gabapentina, che hanno minore probabilità di interazione. Durante l'uso concomitante si può verificare una
riduzione dei livelli plasmatici dei corticosteroidi. L'uso concomitante può compromettere la terapia con i corticosteroidi. In caso di uso concomitante, si dovrebbero aumentare le dosi di corticosteroidi. È difficile, tuttavia, predire di quanto deve essere aumentata la dose.
La
somatropina induce una modesta
riduzione dei livelli sierici di cortisolo in pazienti con
deficit dell'ormone della crescita trattati con terapia sostitutiva delle surrenali. Le dosi di corticosteroidi potrebbero eventualmente avere necessità di essere aumentate in concomitanza alla somministrazione di somatropina. Inoltre, la terapia sostitutiva con corticosteroidi può attenuare gli effetti promossi dalla somatropina.
I
corticosteroidi e gli immunosoppressori possono interferire con l'efficacia e la farmacodinamica di
pembrolizumab. Si deve evitare l'utilizzo di corticosteroidi e immunosoppressori per via sistemica prima dell'inizio della terapia con pembrolizumab. È possibile somministrare questi farmaci dopo l'inizio della terapia, se necessario, per trattare reazioni avverse al farmaco immuno-correlate.
Il cortisone provoca ipokaliemia (o ipopotassiemia), incrementando la possibilità di torsioni di punta. Pertanto, l'uso concomitante con
vemurafenib, noto per prolungare l'intervallo QT, deve essere molto ben
monitorato, onde evitare eventuali torsioni di punta che potrebbero essere fatali per il paziente. Sono stati, inoltre, riportati casi in cui lo stesso trattamento con vemurafenib ha causato ipokaliemia: tale condizione potrebbe quindi aggravarsi qualora si utilizzi in concomitanza il cortisone. L'uso concomitante è da sconsigliare. Qualora strettamente necessario, si deve monitorare con molta attenzione la concentrazione ematica di potassio.
L'uso concomitante con
warfarin può aumentare il rischio di
emorragie gastrointestinali, specialmente in pazienti con precedenti episodi emorragici. È possibile un aumento dei livelli dell’International Normalized Ratio (INR). È consigliabile intensificare il monitoraggio dell'INR, anche se questo non è sufficiente per determinare il rischio emorragico. Monitorare l'emoglobinemia per permettere la rilevazione precoce di una eventuale emorragia gastrointestinale. Considerare l’uso di un gastroprotettore (es. lansoprazolo o pantoprazolo).
I cortisonici vengono metabolizzati anche dal fegato, così come avviene per l'
etanolo (l'alcol). L'alcol può peggiorare gli effetti collaterali del cortisone e aumentare il rischio di danni allo stomaco. Pertanto, in caso di assunzione di cortisone è consigliabile
limitare quanto più possibile l'uso di bevande alcoliche e di eseguire periodicamente degli
esami ematochimici per valutare la funzionalità epatica: AST, ALT, gamma GT, CPK, bilirubinemia.
Effetti collaterali del cortisone
È importante monitorare attentamente la terapia con cortisone e seguire rigorosamente le indicazioni del medico per ridurre il rischio di complicazioni. Inoltre, i pazienti dovrebbero essere informati sulla necessità di evitare un’interruzione improvvisa del trattamento, che può portare a una crisi surrenalica.
L'uso del cortisone, nonostante sia efficace, può portare a una serie di effetti collaterali, alcuni dei quali possono essere gravi se il farmaco viene utilizzato per lunghi periodi o in dosi elevate. Gli effetti indesiderati più comuni che possono svilupparsi dopo l’assunzione di cortisone includono aumento di peso, ritenzione idrica, aumento della pressione sanguigna, e alterazioni dell'umore.
Nei casi più gravi, può causare osteoporosi, ulcere gastriche, e un aumento del rischio di infezioni.
In particolare, sono stati segnalati:
- Disturbi idroelettrolitici: ritenzione di sodio, ritenzione di liquidi, insufficienza cardiaca congestizia in pazienti predisposti, perdita di potassio con conseguente alcalosi ipokaliemica. Ipertensione con insufficienza cardiaca congestizia;
- Disturbi osteomuscolari: miopatia da steroidi, ipotrofia delle masse muscolari, osteoporosi con possibili fratture patologiche delle ossa lunghe, rotture tendinee, necrosi asettica della testa del femore e dell'omero;
- Disturbi gastrointestinali: esofagite ulcerativa, pancreatite, ulcera peptica con possibile perforazione ed emorragia, perforazione del piccolo e del grosso intestino, particolarmente in pazienti con patologia intestinale di tipo infiammatorio, distensione addominale. Tra le paure frequenti dopo l’assunzione di cortisone è il rischio di ingrassare in seguito all’aumento dell’appetito;
- Disturbi dermatologici: cicatrizzazione difficoltosa, distrofie cutanee, petecchie ed ecchimosi, eritema, possono essere soppresse le reazioni e i test cutanei, altre reazioni cutanee, tipo dermatite allergica, orticaria, edema angioneurotico;
- Disturbi neurologici: convulsioni, aumento della pressione endocranica con papilledema (pseudotumore cerebrale) di solito dopo trattamento, vertigini, mal di testa;
- Disturbi endocrini: irregolarità mestruali. Sviluppo di sindrome cushingoide;
- Arresto della crescita nei bambini. Mancata risposta corticosurrenale ed ipofisaria particolarmente sotto stress, come traumi, interventi chirurgici e stati morbosi;
- Ridotta tolleranza ai carboidrati. Manifestazioni di diabete mellito latente. Necessità di aumentare i dosaggi di insulina o di ipoglicemizzanti orali nei diabetici;
- Disturbi oculari: cataratte subcapsulari posteriori, aumento della pressione endoculare, glaucoma, esoftalmo;
- Disturbi metabolici: bilancio dell'azoto negativo dovuto a catabolismo proteico;
- In caso di assunzione di cortisone è necessario fare attenzione all’esposizione al sole. Infatti, il cortisone può essere responsabile di reazioni ai raggi del sole che possono essere divise in tossiche e allergiche. È quindi opportuno sostituire questo ormone durante i mesi estivi con altri tipi di rimedi o prodotti ad azione simile ai cortisoni. Le reazioni fototossiche (quelle più frequenti) dipendono sia dalla durata dell’esposizione al sole sia dalla quantità di farmaco utilizzato. L’interazione del cortisone con i raggi solari provoca una reazione chimica che causa un danno dei tessuti cutanei, provocando al contempo la formazione di radicali liberi. Le reazioni fotoallergiche si manifestano nei soggetti predisposti nell’arco di 24 o 48 ore. La luce solare interagisce con il farmaco presente sulla cute stessa, dando i sintomi di una scottatura o un’irritazione. In molti casi il cortisone può essere responsabile di entrambe le reazioni, ecco perché è opportuno sostituire questo ormone durante i mesi estivi, con altri tipi di rimedi o prodotti ad azione simil-cortisonica;
- Altre: Ipersensibilità. Tromboembolia. Aumento di peso. Aumento dell'appetito. Nausea. Malessere.
Posso assumere il cortisone durante la gravidanza e l'allattamento?
Non sono ancora disponibili studi adeguati sui corticosteroidi in relazione alla
riproduzione umana, l'
impiego di questi farmaci in
donne in gravidanza, nelle
madri che allattano o nelle
donne in età feconda richiede che vengano accuratamente
vagliati i possibili rischi e
vantaggi derivati dal farmaco per la madre e per il feto. I
bambini nati da madri che in corso di gravidanza sono state
trattate con dosi considerevoli di corticosteroidi dovrebbero essere
sottoposti ad accurati controlli atti ad accertare eventuali segni di i
posurrenalismo.
I corticosteroidi possono passare nel
latte materno e potrebbero
impedire la crescita, interferire con la produzione di corticosteroidi endogeni, o causare altri effetti indesiderati. Le
donne che assumono dosi farmacologiche di corticosteroidi
non dovrebbero allattare.
Quali sono le modalità di conservazione del cortisone?
Conservare tutti i medicinali al di fuori della vista e della portata dei bambini.
Le compresse hanno una validità di 5 anni a confezionamento integro.
Non sono necessarie speciali precauzioni per la conservazione.
Il periodo di validità si riferisce sempre al prodotto correttamente conservato all’interno del suo confezionamento integro.
Per evitare danni all’ambiente, non gettare alcun medicinale nell’acqua di scarico e nei rifiuti domestici. Chiedere sempre al farmacista come eliminare i medicinali che non si utilizzano più.
Domande e risposte
Che cosa si cura con il cortisone?
Il cortisone viene utilizzato nel trattamento di diversi disturbi. I cortisonici sono farmaci antinfiammatori e immunosoppressori, con struttura analoga ai corticosteroidi endogeni. Il cortisone è un ormone usato contro ogni tipo di infiammazione corporea e serve per ridurre gonfiori, rossori, prurito e reazioni allergiche.
Quando si deve assumere il cortisone?
Le compresse devono essere somministrate ripartite in 2-4 dosi al giorno. La prima dose va assunta durante o dopo la colazione.
Quali disturbi può causare il cortisone?
L’assunzione del cortisone può causare ipokaliemia soprattutto in associazione con alcuni diuretici, insonnia, capogiri, emicrania, aumento dell’appetito, provocare un accumulo di liquidi, alterare la risposta agli anticoagulanti riducendo in particolare la risposta ai cumarinici. Sono state osservate anche euforia, insonnia, variazioni dell'umore, alterazioni della personalità, depressione grave, e manifestazioni psicotiche vere e proprie. L'impiego prolungato dei corticosteroidi può causare cataratta, glaucoma con possibile lesione dei nervi ottici e può favorire l'instaurarsi di infezioni oculari secondarie dovute a funghi o a virus, alterare la crescita e lo sviluppo nei bambini e nei ragazzi. L’uso del cortisone senza necessità terapeutica costituisce doping e può determinare comunque positività ai test antidoping.
Tra gli effetti collaterali del cortisone c’è anche l’aumento del peso?
In caso di terapie prolungate, il cortisone potrebbe causare un aumento del peso corporeo dato che può aumentare l’appetito e la ritenzione di liquidi. In questi casi è utile una dieta controllata, con l’eventuale associazione di diuretici.
Per quanto tempo si può assumere cortisone?
La durata del trattamento può variare nel singolo paziente e dipende dalla gravità della patologia. Durata, dosaggio e sospensione del trattamento devono essere sempre concordati con il medico curante.
Come posso interrompere il trattamento con cortisone?
Il trattamento con cortisonici non può essere interrotto improvvisamente, il dosaggio iniziale come anche la riduzione devono essere concordate con il proprio medico e deve avvenire in modo tanto più graduale e lento quanto maggiore è stata la dose e la durata del trattamento.
Il cortisone e l'idrocortisone sono la stessa cosa?
L’idrocortisone, detto anche cortisolo, è la forma attiva del cortisone.
Che differenze ci sono tra cortisone e bentelan?
Il bentelan è un farmaco contenente betametasone, un antinfiammatorio steroideo, appartenente alla classe dei glucocorticoidi a lunga durata d'azione. È quindi un farmaco che appartiene alla stessa categoria farmacologica del cortisone, ma con una durata d’azione antiinfiammatoria più prolungata. Il cortisone ha però una maggiore attività mineralcorticoide.
Quali sono gli usi e le indicazioni del cortisone?
Il cortisone viene utilizzato ampiamente nella pratica medica per le sue eccellenti proprietà anti-infiammatorie e immunosoppressive. È indicato nel trattamento di una vasta gamma di condizioni che includono malattie infiammatorie come l'artrite, malattie autoimmuni come il lupus, e vari tipi di allergie.
Il cortisone può danneggiare gli organi del nostro corpo?
Alcuni effetti collaterali del cortisone potrebbero danneggiare alcuni organi, quali cervello, cuore, reni o polmoni.
Quali conseguenze può causare una terapia a lungo termine con il cortisone?
In alcuni casi, al termine di una terapia prolungata con il cortisone e in seguito alla riduzione del suo dosaggio, possono comparire dei sintomi di astinenza come dolori ai muscoli o agli arti, oppure stanchezza. Questi sintomi non devono essere confusi con una ripresa della malattia e in genere migliorano entro qualche giorno. In questi casi, è consigliabile somministrare paracetamolo, e non riprendere il trattamento con il cortisone.