Arnica: benefici, usi e controindicazioni, guida completa

Arnica: benefici, usi e controindicazioni, guida completa

Indice

Domande e Risposte

Arnica: com’è fatta la pianta, cenni storici e uso tradizionale

L’arnica appartiene al genere Arnica (Famiglia Asteraceae o Compositae), che comprende oltre 30 specie (tra cui Arnica chamissonis, Arnica cordifolia, Arnica fulgens, Arnica angustifolia, ecc.), diffuse prevalentemente nelle regioni temperate e boreali dell’emisfero nord. In Europa la specie più nota e più ampiamente studiata è Arnica montana L., comunemente chiamata semplicemente “arnica” o con nomi popolari quali “tabacco di montagna” o “leopard’s bane”.

Dal punto di vista botanico è una pianta erbacea perenne, alta generalmente tra 20 e 70 cm, con un robusto rizoma dal quale si erge un fusto eretto o debolmente ramificato. Le foglie basali, disposte a rosetta, sono oblungo-lanceolate e ricoperte di lieve peluria; la colorazione è un verde chiaro, spesso tendente al grigiastro. I fiori sono riuniti in capolini di colore giallo-arancio, dal diametro variabile tra i 6 e gli 8 cm. I fiori ligulati (periferici) sono generalmente femminili, mentre quelli tubulosi (centrali) sono ermafroditi. L’habitat tipico di A. montana sono i pascoli di montagna a quote generalmente superiori ai 1000 metri, in suoli acidi. In molte regioni europee, compresa l’Italia, la specie è protetta: la raccolta indiscriminata ne ha ridotto le popolazioni spontanee, portando numerose province o regioni a regolamentarne severamente la raccolta o a vietarla del tutto.

L’uso tradizionale dell’arnica risale a diversi secoli fa, quando le popolazioni di montagna raccoglievano i capolini per preparare unguenti, tinture alcoliche e impiastri. Veniva considerata un “rimedio d’emergenza” per traumatismi, distorsioni, ematomi ed edemi, favorendo un recupero più rapido dai traumi muscolari e articolari.

Nel corso della storia, ad Arnica montana sono state attribuite anche proprietà “riscaldanti” e stimolanti della circolazione locale. Tra gli impieghi popolari, troviamo sciacqui e gargarismi per il mal di gola e l’infiammazione del cavo orale, nonché un uso esterno per lenire i dolori reumatici e i gonfiori conseguenti a urti o cadute.

Oggi, l’arnica è comunemente disponibile sotto forma di creme, gel, unguenti, tinture e anche preparati omeopatici; la sua reputazione di “pianta contro i traumi” rimane radicata tanto in ambito popolare quanto in quello fitoterapico.

immagine che mostra i fiori dell'arnica montana

Quali sono le sostanze attive contenute nell’arnica

I capolini essiccati di arnica costituiscono la droga di questa specie e contengono diversi composti fitochimici che contribuiscono alle sue proprietà terapeutiche. Tra questi, spiccano i lattoni sesquiterpenici, in particolare l’elenalina e la diidroelenalina, insieme ai loro esteri con acidi a basso peso molecolare come l’acido tiglico, acetico e metacrilico. Secondo la Farmacopea Europea (11.8), la droga (Arnicae flos) deve contenere non meno dello 0,4% di lattoni sesquiterpenici, espressi come elenalina tiglato. Processando la droga in rapporto 1:10 con etanolo (60-70% V/V) si ottiene la tintura di arnica, sempre descritta dalla Farmacopea Europea, caratterizzata da un contenuto minimo dello 0,04% di lattoni sesquiterpenici. Questi composti sono riconosciuti come i principali responsabili delle proprietà antinfiammatorie e antimicrobiche della pianta, grazie alla loro capacità di inibire processi chiave dell’infiammazione, come l’attivazione del fattore di trascrizione NF-κB. Il profilo chimico dell’arnica può variare in base alla provenienza geografica, all’altitudine e alle tecniche di coltivazione/raccolta. In alcune aree della penisola iberica, per esempio, prevalgono i derivati 11,13-diidroelenalinici rispetto a quelli elenalinici, suggerendo l’esistenza di “chemotipi” differenti di Arnica montana.

Accanto ai lattoni sesquiterpenici, i flavonoidi svolgono un ruolo importante. Si tratta principalmente di derivati della quercetina e della luteolina, come l’isoquercitrina e la luteolina-7-O-glucoside, noti per le loro potenti proprietà antiossidanti. Questi composti contribuiscono a proteggere le cellule dallo stress ossidativo, fornendo ulteriori benefici antinfiammatori.

La droga contiene anche poliacetileni e acidi fenolici, tra cui l’acido caffeico, l’acido clorogenico e la cinarina, sostanze note per la loro azione protettiva contro i radicali liberi. I carotenoidi, responsabili del caratteristico colore giallo-arancio dei fiori, e un olio essenziale ricco di timolo e suoi derivati, completano il profilo chimico della droga, contribuendo alle sue proprietà antimicrobiche e aromatiche. In alcune specie del genere Arnica si riscontrano anche lignani e cumarine (come l’umbelliferone e la scopoletina), mentre le tracce di alcaloidi pirrolizidinici presenti in Arnica montana sembrano non presentare rischi di epatotossicità rilevanti quando la droga è usata correttamente e solo per via topica.

A cosa serve l’arnica

Arnica montana si distingue per un insieme di proprietà terapeutiche che la rendono una pianta di grande interesse in ambito fitoterapico. Le sue proprietà antinfiammatorie sono legate principalmente ai lattoni sesquiterpenici, come l’elenalina e la 11,13-diidroelenalina, che agiscono inibendo enzimi chiave del processo infiammatorio, come la cicloossigenasi, e bloccando la migrazione dei neutrofili. Questi composti interferiscono inoltre con fattori di trascrizione come NF-κB e AP-1, riducendo così la produzione di mediatori pro-infiammatori quali TNF-α, IL-6 e COX-2. Parallelamente, l’azione antiossidante della pianta, attribuibile a flavonoidi e acidi fenolici come l’acido clorogenico e l’acido caffeico, permette di contrastare lo stress ossidativo, contribuendo a prevenire danni tissutali associati a traumi o a stati infiammatori cronici, come l’artrosi.

Gli estratti di Arnica montana possiedono inoltre un’attività antimicrobica, dimostrando di inibire la crescita di batteri sia Gram-positivi, come Staphylococcus aureus, che Gram-negativi, tra cui Listeria monocytogenes e Salmonella typhimurium. In alcune formulazioni, sono stati osservati effetti fungicidi naturali contro Candida spp. e dermatofiti.

Non mancano, infine, indicazioni preliminari sulla capacità della pianta di modulare l’attività delle cellule immunitarie, suggerendo un potenziale effetto immunomodulatore che potrebbe avere benefici su gonfiori e processi infiammatori acuti.

Sebbene Arnica montana abbia una lunga tradizione d’uso e sia oggetto di un crescente interesse scientifico, la letteratura clinica presenta risultati eterogenei. Alcuni studi evidenziano effetti promettenti nel trattamento di dolore e infiammazione post-traumatica, mentre altri non mostrano benefici significativi rispetto al placebo. Di seguito, una panoramica dei principali studi clinici suddivisi per ambito di applicazione e condizione patologica di riferimento.


Dolore muscolare, DOMS e performance sportiva

Preparati fitoterapici
In uno studio randomizzato in doppio cieco controllato con placebo, 20 sportivi ben allenati sono stati sottoposti a un protocollo di corsa in discesa, mirato a indurre il cosiddetto “delayed onset muscle soreness” (DOMS), ovvero la comparsa ritardata di dolore muscolare. Successivamente, i partecipanti hanno applicato un gel a base di arnica (1 g di gel contenente tintura di arnica pari a 10 mg di fiore secco) oppure un placebo, subito dopo l’esercizio e a intervalli di 4 ore per 4 giorni. L’obiettivo era valutare il dolore muscolare, i markers infiammatori (IL-1β, IL-6, TNF-α e proteina C-reattiva), gli indicatori di danno muscolare (come mioglobina e creatinchinasi) e la performance atletica. Al termine delle 72 ore, nel gruppo arnica si è osservata una riduzione significativa del dolore muscolare (p=0,045) e della sensibilità (p<0,05) rispetto al placebo; tuttavia, non sono emerse differenze significative nella concentrazione dei marcatori di infiammazione e di danno muscolare.

Un altro lavoro ha valutato l’effetto di impacchi a base di Arnica montana e mentolo per coadiuvare il recupero post-allenamento. In un gruppo di atleti sottoposti a sessioni ad alto volume di squat e leg extension, l’uso di impacchi terapeutici (fanghi) contenenti estratto di arnica al 3% e mentolo al 5% ha mostrato effetti positivi nel ridurre il dolore muscolare e nel velocizzare il recupero della forza, se confrontato con il placebo.

Preparati omeopatici
In un diverso studio randomizzato controllato su volontari con esercizi per i muscoli del polpaccio, l’utilizzo di una crema commerciale contenente Arnica montana 1X HPUS al 7% non ha portato benefici significativi. Anzi, a 24 ore, alcuni partecipanti hanno riferito un dolore muscolare più intenso rispetto al placebo.

È stata esaminata anche l’applicazione di compresse sublinguali di arnica 6X sui sintomi dolorosi post-esercizio in giovani adulti universitari. I volontari hanno assunto il rimedio prima di un protocollo di stepping e per i giorni successivi. Anche in questo caso, non sono state registrate differenze di rilievo rispetto al placebo nel controllo del dolore, evidenziando risultati controversi nell’ambito dell’impiego omeopatico dell’arnica.


Insufficienza venosa cronica (varicosi)

Preparati fitoterapici
In uno studio randomizzato, in doppio cieco, 78 pazienti con insufficienza venosa cronica sono stati suddivisi in due gruppi: uno riceveva un trattamento idroterapico di base + unguento contenente estratto di Arnica montana, l’altro lo stesso trattamento idroterapico + un placebo. Dopo 3 settimane, le misurazioni pletismografiche e i parametri soggettivi (dolore, gonfiore e sensazione di tensione) risultavano migliorati in entrambi i gruppi, ma il miglioramento era significativamente superiore nel gruppo arnica.

Lo stesso gruppo di ricerca ha poi replicato uno studio simile, ma cambiando alcune caratteristiche della formulazione, sostituendo l’unguento con un gel. In questa seconda prova, non sono emerse differenze marcate tra arnica e placebo, con miglioramenti generali e pressoché sovrapponibili in entrambi i gruppi. L’ipotesi formulata è che la diversa forma farmaceutica (gel vs. unguento) possa aver influito sul risultato.


Osteoartrite

Preparati fitoterapici
Uno studio clinico multicentrico aperto ha esaminato 79 pazienti con osteoartrite lieve o moderata del ginocchio. Ai partecipanti è stato chiesto di applicare due volte al giorno, per 6 settimane, un gel contenente il 50% di tintura di A. montana (1:20 in etanolo 50%). La valutazione con il punteggio WOMAC ha mostrato un miglioramento statisticamente significativo già a 3 settimane (p<0,0001) e ulteriormente a 6 settimane. Più della metà dei soggetti ha giudicato l’efficacia come “molto buona” o “buona”, e gli effetti collaterali sono risultati rari e di lieve entità.

In uno studio randomizzato in doppio cieco, 174 pazienti con osteoartrite alle articolazioni della mano sono stati divisi in due gruppi: uno riceveva un gel a base di arnica (contenente 50 g di tintura su 100 g di gel, DER 1:20) e l’altro un gel di ibuprofene al 5%. L’applicazione topica (3 volte al giorno per 3 settimane) ha ridotto il dolore in modo sovrapponibile nei due gruppi. La tollerabilità è risultata buona, con solo pochi pazienti che hanno riferito reazioni avverse, in entrambi i casi soprattutto di natura locale (es. irritazione cutanea).

Una seconda valutazione dello stesso preparato di arnica con ibuprofene ha mostrato effetti migliorativi comparabili sulla funzionalità della mano, riduzione del dolore e riduzione del consumo di paracetamolo per i pazienti coinvolti (204 divisi in due gruppi).


Ematomi, ecchimosi e decorso post-operatorio

Preparati fitoterapici
Uno studio randomizzato in doppio cieco controllato con placebo su 116 pazienti sottoposti a blefaroplastica superiore ha confrontato l’uso di una pomata all’arnica (30% di tintura 1:10) rispetto a un placebo, applicati entrambi due volte al giorno su un’area periorbitaria. Non sono state osservate differenze significative nella riduzione di edema ed ecchimosi tra i due gruppi.

Un piccolo studio in doppio cieco ha coinvolto 19 pazienti sottoposti a trattamento laser per telangectasia del volto. Metà viso veniva trattata con un gel di arnica e l’altra metà con placebo, per confrontare la riduzione di ecchimosi a 3, 7, 10 e 14 giorni. Anche in questo caso, i risultati non hanno dimostrato un vantaggio statisticamente significativo per l’arnica, suggerendo una possibile inefficacia in tale contesto specifico o un dosaggio/formulazione non adeguati.

Al contrario, in uno studio clinico randomizzato e controllato su 72 pazienti che avevano subito rinoplastica, l’applicazione di una crema a base di arnica 4 volte al giorno per 10 giorni ha mostrato benefici significativi (p<0,005) nel ridurre l’ecchimosi e l’edema periorbitale rispetto al gruppo di controllo.


Riduzione del dolore post-intervento

Preparati omeopatici
Tre studi condotti su pazienti con problemi al ginocchio hanno valutato l’efficacia dell’arnica omeopatica, in particolare nella ricostruzione del legamento crociato anteriore e nella protesi totale del ginocchio. È stata osservata una tendenza alla riduzione dell’edema rispetto al placebo, con effetti più evidenti nella ricostruzione del legamento crociato rispetto agli altri tipi di intervento.

In uno studio randomizzato, l’uso combinato di compresse di Arnica montana D6 e un unguento contenente il 10% di estratto di arnica ha mostrato di ridurre il dolore post-chirurgico in pazienti sottoposti a intervento di rilascio del tunnel carpale. Al contrario, altre ricerche non hanno evidenziato alcun beneficio rispetto al placebo utilizzando preparazioni di arnica in diverse diluizioni.

Un’indagine su 190 pazienti adulti sottoposti a tonsillectomia ha confrontato l’effetto dell’arnica 30CH con il placebo, riscontrando una lieve ma significativa diminuzione del dolore nel gruppo trattato con arnica, benché le differenze siano state definite modeste.

L’efficacia dell’arnica è stata anche esaminata in soggetti sottoposti a estrazione di terzi molari inclusi, utilizzando diverse diluizioni, come 6CH, 30X o 200C. In alcuni studi, la riduzione di edema e dolore è risultata significativa rispetto al placebo, mentre in altri i risultati sono stati meno chiari o non statisticamente rilevanti. Un’indagine più recente ha confrontato arnica 200C con ibuprofene in bambini tra gli 8 e i 12 anni, mostrando un effetto simile nel controllo del dolore post-estrazione.

Infine, in uno studio che ha valutato l’arnica D4 rispetto al diclofenac in pazienti sottoposti a intervento per alluce valgo, è stata osservata un’efficacia comparabile nella guarigione della ferita e nella riduzione dei segni di irritazione. Tuttavia, il diclofenac ha dimostrato un migliore effetto analgesico complessivo.


Lesioni della mucosa orale

Preparati fitoterapici
In uno studio su 21 individui affetti da ulcere orali ricorrenti, l’applicazione topica di un unguento contenente il 30% di tintura di arnica (3 volte al giorno) ha ridotto in circa la metà dei pazienti la durata della lesione e il dolore percepito rispetto al placebo, favorendo una guarigione più rapida.

Preparati omeopatici
Alcuni studi hanno confrontato l’efficacia di un preparato omeopatico (che contiene anche arnica) con desametasone in pazienti sottoposti a rimozione di terzi molari. Nonostante il campione limitato, i risultati suggeriscono che il preparato potrebbe essere un’alternativa promettente agli steroidi, riducendo dolore e edema in modo analogo.

Come e quando assumere l’arnica

Arnica montana viene utilizzata prevalentemente per uso topico, sfruttando le sue proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche. Le formulazioni più comuni includono creme, gel, unguenti e tinture, spesso arricchite con estratti di arnica in concentrazioni variabili tra il 5% e il 25%, fino a raggiungere il 50% in preparati clinicamente studiati, per esempio, per il trattamento dell’osteoartrite. Questi prodotti sono generalmente applicati 2-4 volte al giorno direttamente sulla zona interessata, massaggiando fino a completo assorbimento, per alleviare edemi, contusioni e dolori muscolari. Le tinture, preparate con diluizioni di 1:5 o 1:10 in etanolo al 70%, possono essere ulteriormente diluite in acqua per impacchi, risciacqui o gargarismi, ma è importante prestare attenzione alle concentrazioni per evitare irritazioni locali.

Oltre agli impieghi topici, l’arnica trova spazio anche nell’ambito dell’omeopatia, dove viene proposta in una vasta gamma di diluizioni, come D6, 6CH, 30CH o 200C. Tali preparati impiegano dosi molto basse di arnica per trattare sintomi infiammatori e traumatici. Le formulazioni includono compresse, granuli o gocce, spesso utilizzate come coadiuvanti nelle fasi acute post-chirurgiche, con posologie che variano in base alle indicazioni del medico o dell’omeopata.

L’uso interno dell’arnica, al di fuori dell’omeopatia, non è raccomandato, poiché può provocare effetti tossici quali nausea, vomito, irritazioni gastrointestinali e aritmie. È essenziale seguire le indicazioni di un professionista sanitario, specialmente in presenza di condizioni particolari come gravidanza, allattamento o terapie farmacologiche concomitanti, per garantire un uso sicuro e appropriato di questa pianta medicinale.

Quali sono le controindicazioni, gli effetti collaterali e le interazioni con i farmaci?

L’uso topico di Arnica montana, sebbene generalmente sicuro, può provocare reazioni allergiche o irritazioni, specialmente nei soggetti sensibili ai lattoni sesquiterpenici come l’elenalina. Questi composti sono considerati allergeni noti, in particolare per chi è allergico ad altre piante della famiglia delle Asteraceae, come camomilla e calendula. Applicazioni prolungate o a concentrazioni elevate possono causare dermatiti da contatto, arrossamenti, prurito, formazione di vescicole e, in alcuni casi, reazioni allergiche crociate. Per evitare complicazioni, l’arnica non deve essere applicata su ferite aperte, pelle lesa o danneggiata, e si raccomanda di non utilizzarla vicino agli occhi o alle mucose.

L’uso interno dell’arnica in forma non omeopatica è fortemente sconsigliato, poiché può indurre tossicità significativa. L’assunzione orale di dosi elevate di estratti o tinture può provocare sintomi come nausea, vomito, palpitazioni e, in casi più gravi, ipotensione e danni sistemici. Al contrario, le preparazioni omeopatiche, grazie alle elevate diluizioni, sono considerate sicure, anche se il dibattito sulla loro efficacia e sui meccanismi d’azione resta aperto.

Per quanto riguarda le interazioni farmacologiche, l’uso esterno dell’arnica non presenta segnalazioni di rilievo nella letteratura scientifica. Tuttavia, in pazienti che seguono terapie con anticoagulanti, antiaggreganti piastrinici o FANS topici, è necessaria una certa cautela, poiché un potenziale effetto irritante o antinfiammatorio locale potrebbe interferire con la guarigione delle ferite o aumentare il rischio di irritazioni cutanee. Inoltre, l’applicazione su aree trattate con infiltrazioni di steroidi o anestetici dovrebbe essere valutata attentamente.

Infine, l’uso topico dell’arnica in gravidanza e durante l’allattamento è generalmente sconsigliato, salvo specifiche indicazioni mediche, a causa della mancanza di dati clinici sufficienti a garantire la sicurezza in queste condizioni. È sempre consigliabile consultare un medico prima di utilizzare prodotti a base di arnica in situazioni particolari o in presenza di terapie farmacologiche concomitanti.

Conclusione

L’arnica (Arnica montana L.) è una pianta medicinale nota e apprezzata per le sue proprietà antinfiammatorie e antimicrobiche, impiegata tradizionalmente nel trattamento topico di traumi e dolori muscolari. Sebbene il suo utilizzo risalga a tempi antichi, la letteratura scientifica che ne valida i benefici clinici è in crescita ma tuttora limitata, con alcune ricerche che confermano il suo potenziale soprattutto nella gestione del dolore muscolare post-allenamento, nell’insufficienza venosa e nell’osteoartrite.

La maggior parte dei dati clinici supporta l’impiego dell’arnica per uso esterno: prodotti fitoterapici come creme e gel a base di estratti o tinture di arnica possono contribuire a lenire il dolore, l’infiammazione, gli ematomi e le ecchimosi post-traumatiche. È fondamentale, tuttavia, utilizzarla seguendo le indicazioni dei professionisti della salute, evitando l’uso interno e prestando attenzione ai possibili effetti avversi (dermatiti allergiche, irritazioni locali).



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Domande e risposte

L’arnica può ridurre il gonfiore dopo un infortunio sportivo?

Sì, diversi studi (seppur con risultati talvolta contrastanti) suggeriscono che l’uso topico di gel o creme a base di arnica possa ridurre il gonfiore e il dolore muscolare dopo traumi o sforzi intensi (DOMS). Tuttavia, è importante verificare la concentrazione di estratto presente nel prodotto.

È sicura l’applicazione dell’arnica su ferite aperte?

No, è sconsigliato. L’arnica può causare irritazioni o reazioni allergiche, specialmente se applicata su cute lesionata. Le monografie e le linee guida indicano chiaramente di utilizzarla solo su pelle integra.

Posso sostituire i farmaci antinfiammatori con l’arnica?

Non senza consultare il medico. Sebbene in alcuni casi l’arnica abbia dimostrato un’efficacia paragonabile ai FANS topici (per esempio nell’artrosi della mano), non va considerata un rimpiazzo totale. L’eventuale sostituzione dovrebbe essere valutata da un professionista sanitario in base alla situazione clinica specifica.

Ci sono evidenze che l’arnica sia efficace per le ecchimosi post-chirurgiche?

Gli studi sono contrastanti. Alcune ricerche non hanno riscontrato benefici superiori al placebo (per esempio in caso di blefaroplastica), mentre altre evidenziano effetti positivi nella riduzione di edema ed ecchimosi (come nel caso di pazienti sottoposti a rinoplastica).

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