Agnocasto: proprietà e uso per il ciclo mestruale

Agnocasto: proprietà e uso per il ciclo mestruale

Indice

Domande e Risposte

Agnocasto: com’è fatta la pianta, cenni storici e uso tradizionale

Vitex agnus-castus L., noto in italiano anche come “agnocasto”, è una specie che appartiene alla famiglia delle Lamiaceae. È un arbusto o piccolo albero originario dell’Europa meridionale e dell’Asia occidentale, dove cresce tipicamente lungo i corsi d’acqua o in aree costiere dal clima caldo-temperato. In condizioni favorevoli, l’agnocasto può raggiungere un’altezza tra i 3 e i 6 metri, e presentare rami flessibili un tempo utilizzati per intrecciare panieri, da cui deriverebbe parte dell’etimologia del nome latino (“vitilium” = intreccio).

Dal punto di vista botanico l’agnocasto è riconoscibile per le sue foglie palmato-composte, di colore verde scuro sulla pagina superiore e grigio-verde su quella inferiore. I fiori, disposti in infiorescenze a pannocchia, possono variare dal blu-violaceo fino a tonalità rosate o biancastre. Dalla fioritura si originano poi i frutti, ossia piccole bacche sferiche, di colore nero o bruno scuro, dal diametro di circa 4-5 mm e dal sapore acre e leggermente piccante.

Il nome “agnocasto” deriva da una curiosa sovrapposizione linguistica: in greco antico, la pianta era detta “ágnos” (sostantivo), che venne in seguito confuso con “hagnós” (aggettivo che significa “casto, puro”); da qui l’espressione latina “agnus castus”. Già nell’antichità, si riteneva che i frutti della pianta, detti “pepe falso” o “pepe dei monaci”, fossero in grado di inibire la libido, tanto da essere impiegati nei monasteri per favorire la castità.

Nel corso dei secoli, l’agnocasto si è affermato soprattutto in ambito fitoterapico per il trattamento di alcuni disturbi femminili legati al ciclo mestruale. Documentazioni storiche e tradizionali ne riportano l’uso per regolare le mestruazioni, alleviare la sindrome premestruale e ridurre gonfiori o dolori a carico del seno. Nel Medioevo, oltre che come rimedio per disfunzioni riproduttive, veniva usato per la preparazione di medicamenti volti a calmare l’irrequietezza.

Oggi, le formulazioni a base di Vitex agnus-castus sono presenti in molte preparazioni erboristiche e fitoterapiche, consigliate prevalentemente per sindrome premestruale, mastodinia (dolore al seno) e irregolarità del ciclo mestruale.

immagine che mostra i fiori della pianta di agnocasto

Quali sono le sostanze attive contenute nell’agnocasto

La droga, ossia la parte di pianta di interesse medicinale, è rappresentata dal frutto maturo, essiccato di Vitex agnus-castus.

  • Glicosidi iridoidi: tra cui aucubina, agnoside, eurastoside. Sembrano contribuire in modo rilevante all’attività farmacologica sul sistema ormonale, in particolare per la regolazione della prolattina;
  • Flavonoidi: casticina, isovitexina, orientina, luteolina-7-glucoside possiedono un’azione antiossidante e, in alcuni casi, un potenziale effetto modulante sui recettori ormonali. La casticina è considerata un marker analitico importante: secondo la Farmacopea Europea (11.8), la droga secca deve contenere non meno dello 0,08% di casticina, mentre l’estratto secco deve contenerne non meno dello 0,1%;
  • Alcaloidi: la viticina, presente in quantità minori, è coinvolta nei meccanismi d’azione dopaminergici;
  • Diterpeni: fra cui rotundifurano e vitexilattone sono considerati elementi importanti per la regolazione della secrezione di prolattina attraverso l’interazione con i recettori D2 ipofisari;
  • Olio essenziale: il frutto può contenere una frazione volatile (ricca di monoterpeni) che conferisce l’aroma pungente e contribuisce, seppur si ritenga in modo secondario, alle proprietà fitoterapiche della pianta.

L’insieme di questi composti promuove l’azione complessiva dell’agnocasto sul versante ormonale e sul sistema dopaminergico, in particolare a livello dell’ipofisi anteriore, modulando la produzione di prolattina.

A cosa serve l’agnocasto

L’agnocasto è tradizionalmente impiegato per diversi disturbi correlati al ciclo mestruale e al benessere riproduttivo femminile. Sebbene i meccanismi d’azione non siano del tutto chiariti, numerosi studi clinici suggeriscono che i frutti dell’agnocasto possano modulare i livelli di prolattina, probabilmente grazie a un effetto dopaminergico, contribuendo così a mitigare vari sintomi. Di seguito, un panorama dei potenziali meccanismi d’azione coinvolti:

  • Regolazione ormonale: l’agnocasto è noto per la sua capacità di inibire il rilascio di prolattina, agendo come agonista selettivo sui recettori D2 dell’ipofisi anteriore. Riducendo i livelli di prolattina, potrebbe contribuire a risolvere sintomi dovuti a iperprolattinemia latente, come irregolarità del ciclo mestruale, mastodinia (dolore al seno) e alcuni aspetti della sindrome premestruale;
  • Effetto “β-endorfino-simile”: recenti studi preclinici suggeriscono che alcuni costituenti dell’agnocasto potrebbero avere un’azione simil-endorfina, con un effetto inibitorio sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e possibili interazioni con i recettori oppioidi μ. Ciò si tradurrebbe in una modulazione del tono dell’umore e del dolore;
  • Azione antinfiammatoria e antiossidante: alcuni componenti (in particolare i flavonoidi) hanno mostrato proprietà antiossidanti e un potenziale effetto antinfiammatorio.
  • Altre azioni ipotizzate: sebbene manchino conferme definitive, è stato proposto che l’agnocasto possa influire, in misura ridotta, sui recettori degli estrogeni o esercitare un lieve effetto antispastico sulla muscolatura uterina.

Sono stati inoltre condotti diversi studi clinici, di seguito descritti in base alla condizione patologica di riferimento.


Sindrome premestruale (PMS)

La sindrome premestruale comprende un insieme di disturbi fisici e psichici che insorgono nella fase luteale del ciclo (i giorni precedenti la mestruazione) per poi attenuarsi all’arrivo del flusso. Alcune donne soffrono di irritabilità, sbalzi d’umore, gonfiore addominale, tensione mammaria o cefalea, con un impatto significativo sulla qualità di vita.

In uno studio clinico condotto su donne con PMS di grado moderato o severo, è stato valutato l’uso di un estratto secco di agnocasto assunto ogni giorno per almeno tre cicli mestruali. Al termine del periodo di osservazione, le partecipanti hanno riportato un miglioramento dei principali sintomi, in particolare irritabilità, nervosismo e gonfiore, con un profilo di tollerabilità complessivamente buono.

In un secondo studio clinico, sempre randomizzato e controllato, l’agnocasto è stato messo a confronto con altri trattamenti (tra cui un placebo o alcune terapie di riferimento): anche in questo caso, le pazienti hanno mostrato una riduzione significativa dei sintomi come tensione mammaria, mal di testa e variazioni dell’umore, rafforzando l’ipotesi che l’agnocasto possa essere utile nel sostenere l’equilibrio ormonale durante la fase premestruale.

Un ulteriore lavoro ha indagato l’effetto dell’agnocasto in soggetti con PMS associata a emicrania. Molte delle donne trattate hanno evidenziato un calo nella frequenza degli attacchi e un miglior controllo dei sintomi, sebbene siano necessari approfondimenti più ampi per confermare tali benefici. Nel complesso, diversi studi osservazionali e sperimentali sembrano indicare che l’assunzione costante di agnocasto per almeno 2-3 cicli consecutivi possa contribuire a un miglioramento globale della sintomatologia premestruale.


Mastodinia (dolore al seno)

Il dolore ciclico al seno (mastodinia o mastalgia) è un disturbo che può manifestarsi come parte della PMS, ma anche in modo isolato. In uno studio clinico di confronto con un noto farmaco dopaminergico utilizzato nei casi di prolattina elevata, l’agnocasto è stato impiegato quotidianamente per alcuni mesi in donne con dolore ciclico. I risultati hanno evidenziato una riduzione significativa dell’intensità del dolore mammario, spesso paragonabile al trattamento di riferimento, e con meno effetti collaterali a carico del tratto gastrointestinale.

In un secondo studio, l’agnocasto è stato confrontato con un antinfiammatorio comunemente impiegato per il dolore al seno. Anche in questo caso, entrambe le terapie hanno portato a un beneficio, con l’agnocasto che ha mostrato un miglioramento della dolorabilità mammaria e un profilo di sicurezza incoraggiante.


Irregolarità mestruali e difetti nella fase luteale

Alcune donne possono presentare cicli mestruali irregolari, dovuti talvolta a sbalzi di prolattina o a ridotta funzionalità della fase luteale (periodo che intercorre tra l’ovulazione e l’inizio della mestruazione). In uno studio clinico controllato con placebo, l’uso di un estratto di agnocasto in donne con iperprolattinemia latente ha comportato un allungamento della fase luteale e un aumento dei livelli di progesterone, contribuendo a ristabilire un ciclo più regolare.

In altri studi, alcuni dei quali osservazionali, si è osservato come la somministrazione costante di gocce o compresse a base di agnocasto possa favorire la normalizzazione della lunghezza del ciclo nelle forme di oligomenorrea (cicli troppo lunghi) o di polimenorrea (cicli troppo frequenti). Sebbene molte di queste ricerche non siano state condotte con un disegno sperimentale rigoroso, l’insieme dei dati suggerisce un potenziale effetto positivo sull’equilibrio ormonale.


Altre applicazioni

Al di là delle problematiche strettamente collegate al ciclo, l’agnocasto è stato studiato anche in contesti più specifici. In uno studio, per esempio, ne è stato valutato l’utilizzo in donne che cercavano di migliorare la fertilità legata a un’insufficienza della fase luteale; in alcuni casi, si è riscontrato un ripristino della normale funzionalità del corpo luteo. In altre ricerche, si è fatto riferimento a possibili effetti favorevoli sull’acne a carattere ormonale e su alcune irregolarità nella produzione di latte post-parto, anche se le evidenze risultano meno solide rispetto all’ambito della PMS.

Ci sono inoltre segnalazioni di un impiego dell’agnocasto nei disturbi legati alla menopausa, ma gli studi disponibili non sono sufficienti per indicazioni chiare. Infine, in rari casi, si è ipotizzato un ruolo complementare per il controllo della prolattina in presenza di piccoli adenomi ipofisari (prolattinomi), ma si tratta di situazioni in cui la valutazione medica specialistica diventa imprescindibile.

Come e quando assumere l’agnocasto

L’agnocasto è disponibile principalmente sotto forma di estratti secchi, tinture, capsule o compresse standardizzate in base al contenuto di casticina. In commercio si trovano anche polveri del frutto maturo o preparazioni a base di frutto intero essiccato.

Dosaggi e preparazioni comuni:

  • Estratto secco: spesso titolato in casticina (≥0,1%). La dose giornaliera più diffusa negli studi clinici varia dai 20 ai 40 mg di estratto (corrispondenti a diverse decine di milligrammi di droga secca);
  • Tinture alcoliche: preparate in etanolo al 40-80% V/V, con rapporto droga:estratto variabile (ad es. 1:5). La posologia può andare da 1 a 2 ml al giorno, in base alla concentrazione;
  • Polvere o frutto intero: meno comune, ma possibile in alcuni integratori erboristici.

Poiché molti studi suggeriscono di assumere agnocasto per almeno 2-3 cicli mestruali consecutivi (circa 2-3 mesi), è consigliabile un utilizzo continuativo per un periodo minimo, al fine di valutarne gli effetti sull’equilibrio ormonale. In diversi prodotti commerciali standardizzati, si raccomanda l’assunzione una volta al giorno, possibilmente al mattino, mantenendo la stessa ora di somministrazione.

Quali sono le controindicazioni, gli effetti collaterali e le interazioni con i farmaci?

L’agnocasto è generalmente ben tollerato, sebbene alcuni soggetti possano lamentare disturbi gastrointestinali, lieve mal di testa o reazioni cutanee come irritazioni o, in rari casi, acne. Sebbene alcuni testi tradizionali citino l’uso dell’agnocasto per favorire la fertilità, è prudente evitare il suo impiego in gravidanza, a causa della carenza di dati certi sulla sicurezza e del potenziale effetto sull’equilibrio ormonale. Analogamente, in allattamento potrebbe esercitare un effetto inibitorio sulla secrezione di prolattina, incidendo quindi sulla produzione di latte. In entrambi i casi, è consigliabile consultare un professionista sanitario.

Nei soggetti con patologie ormonali note (per esempio endometriosi, fibromi, policistosi ovarica) è opportuno un parere medico prima di assumere agnocasto. Poiché l’agnocasto potrebbe interferire con i livelli di prolattina attraverso meccanismi che coinvolgono il sistema dopaminergico, è opportuno informare il medico se si stanno assumendo farmaci che modulano la dopamina o se si segue una terapia ormonale. In assenza di disturbi particolari e di terapie farmacologiche in corso, l’utilizzo di Vitex agnus-castus viene generalmente considerato sicuro nei dosaggi comunemente proposti nei prodotti fitoterapici.

Conclusione

L’agnocasto è una pianta con una lunga tradizione di utilizzo per il benessere femminile, specialmente in relazione alla regolazione del ciclo mestruale e alla riduzione dei sintomi legati alla sindrome premestruale. La sua miscela di componenti, flavonoidi, iridoidi, diterpeni e oli essenziali, appare in grado di influenzare alcuni aspetti dell’equilibrio ormonale, in particolare i livelli di prolattina, con possibili benefici in caso di irregolarità mestruali e tensione mammaria.

Grazie ai profili di sicurezza generalmente buoni e alla disponibilità di estratti standardizzati, l’agnocasto è diventato un rimedio naturale diffuso in ambito ginecologico. Tuttavia, l’efficacia dell’agnocasto e i tempi di risposta variano da persona a persona, ed è spesso necessaria una somministrazione costante per almeno due-tre mesi prima di poter osservare risultati apprezzabili.

In caso di situazioni mediche specifiche o se si assumono farmaci che possono interagire con i suoi meccanismi d’azione è buona norma chiedere il parere di un professionista. Con le dovute precauzioni, l’agnocasto può essere un alleato nel supporto della fisiologia femminile, mantenendo un equilibrio ormonale più stabile e favorendo una migliore qualità di vita nelle fasi del ciclo.


 

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Domande e risposte

L’agnocasto può essere usato contro la sindrome premestruale?

Sì, è uno dei suoi impieghi principali. Studi moderni ne riportano l’efficacia nel ridurre sintomi come irritabilità, gonfiore addominale e dolore al seno, agendo soprattutto sul fronte ormonale.

Quanto tempo impiega per fare effetto?

Spesso occorre attendere 2-3 mesi di uso continuativo per notare benefici significativi, in quanto il l’agnocasto agisce modulando l’equilibrio ormonale, e i tempi di adattamento dell’organismo possono variare.

Ci sono rischi di interferenza con la pillola anticoncezionale?

Non esistono evidenze cliniche chiare di interazioni negative. Tuttavia, vista la possibile azione sul rilascio di ormoni (specialmente la prolattina), si raccomanda di consultare il medico prima di assumere agnocasto in concomitanza con contraccettivi orali.

Posso usare agnocasto in gravidanza?

No, in gravidanza e durante l’allattamento l’uso dell’agnocasto è sconsigliato. Potrebbe alterare la secrezione di prolattina o causare fluttuazioni ormonali indesiderate.

L’agnocasto aiuta a regolarizzare il ciclo mestruale?

Alcune donne con cicli irregolari e iperprolattinemia latente hanno riscontrato un miglioramento con l’uso di agnocasto. Tuttavia, è opportuno effettuare una valutazione medica per escludere altre cause e definire la migliore strategia terapeutica.

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