Tumore della vescica: cos'è, cause e diagnosi. Dove è meglio curarsi? Dati PNE

Tumore della vescica: cos'è, cause e diagnosi. Dove è meglio curarsi? Dati PNE

Indice

Domande e risposte
 

Micuro ti aiuta a trovare le strutture migliori per Tumore alla Vescica

Di seguito i dati sulle migliori strutture per tumore maligno alla vescica. La valutazione di queste strutture si basa sui dati del Programma Nazionale Esiti (dati del 2024, riferiti al 2023), resi pubblici per conto del Ministero della Salute. Micuro analizza e sintetizza questi dati per stilare classifiche che ti aiuteranno a individuare la struttura più adatta alle tue esigenze

Come ha spiegato la Prof.ssa Elena Azzolini, medico specialista in Sanità Pubblica e responsabile del Comitato Scientifico di Micuro: “È stato dimostrato in letteratura che, all’aumentare del numero di casi di tumore alla vescica trattati da una struttura sanitaria, si riduce il rischio di residui tumorali e aumenta la sopravvivenza a 5 anni dall’intervento chirurgico. Perciò, è importante scegliere le strutture che raggiungono le soglie minime fissate dal gruppo di lavoro del Programma Nazionale Esiti (n.20 interventi/anno) al di sotto delle quali il rischio di esiti negativi aumenta notevolmente”.


Classifica nazionale: le 5 strutture che nel 2023 in Italia hanno effettuato un maggior numero di interventi chirurgici per tumore maligno alla vescica

  1. IFO - Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma (n° interventi: 127)
  2. Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze (n° interventi: 121)
  3. IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano - Gruppo San Donato (n° interventi: 82)Azienda Ospedale - Università di Padova (n° interventi: 82)
  4. IOV Istituto Oncologico Veneto - sede di Castelfranco Veneto (n° interventi: 79)
  5. Ospedale Maggiore C.A. Pizzardi di Bologna - AUSL Bologna (n° interventi: 69)

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Introduzione: cos’è il tumore della vescica

Il tumore uroteliale colpisce prevalentemente la vescica che è l’organo deputato a raccogliere l’urina prodotta dai reni prima che essa venga smaltita dal corpo.
La tipologia più frequente di tumore della vescica, quella che viene diagnosticata nel 95% dei casi, è il carcinoma a cellule di transizione, cioè quello che interessa l’urotelio, l’epitelio che viene a contatto con l’urina. Proprio per questo, tale tumore viene più precisamente definito con i sinonimi di urotelioma o carcinoma uroteliale. Più rari sono gli adenocarcinomi e i carcinomi squamocellulari.

Per quanto riguarda l’incidenza, rappresenta il 3% di tutti i tumori: è il quinto tumore più frequente nella popolazione, il quarto in ordine di frequenza per gli uomini. È più diffuso fra gli uomini: in proporzione, si ammala una donna ogni 5 uomini (ma i numeri per la popolazione femminile sono in crescita) e interessa principalmente le persone di età superiore ai 60 anni

È importante segnalare che negli ultimi anni le diagnosi di tumore della vescica sono aumentate: nel 2022 sono state 29.200, con un aumento dell’8% dei casi rispetto al 2017. Nel nostro Paese attualmente vivono 313.000 persone con questa neoplasia (dati AIOM aprile 2023).

Nell’85% dei casi viene diagnosticato quando è ancora superficiale (tumore della vescica non infiltrante, NMIBC): questo dato è fra i fattori alla base del fatto che la prognosi è relativamente buona. La sopravvivenza a 5 anni delle persone che vengono diagnosticate con questo tumore è relativamente alta (80%). Per contro, in una certa percentuale di casi, la malattia tende a ripresentarsi dopo la guarigione: le recidive hanno una frequenza compresa fra il 50 e l’80%. Se, da un lato, questa neoplasia ha statisticamente ridotte probabilità di metastatizzazione, per il tumore della vescica metastatico sono disponibili opzioni terapeutiche ancora piuttosto limitate. In alcuni casi, l’opzione terapeutica più efficace corrisponde alla chirurgia demolitiva, che consiste nell’asportazione totale della vescica, con tutte le conseguenze del caso.

Il tumore della vescica infiltrante (muscolo invasivo) può estendersi localmente fino a invadere gli strati sottostanti al rivestimento e interessare l’intera parete vescicale, invadere i linfonodi locali e gli organi vicini e dare origine a metastasi.

In letteratura si parla di tumore maligno: non sono di norma descritti casi di tumore benigno alla vescica.

Per sensibilizzare i cittadini sulla diagnosi precoce, Merck Italia in collaborazione con APS Associazione PaLiNUro – Pazienti Liberi dalle Neoplasie Uroteliali, Salute Donna Onlus e Salute Uomo Onlus ha promosso la campagna di comunicazione Tumore della vescica: Conoscilo, Controllalo, Curalo. L’iniziativa propone anche tre ministorie e tre interviste finalizzate a creare esperienze di condivisione che aiutino i pazienti nella gestione del difficile percorso di diagnosi e cura. 

Tumore della vescica. Conoscilo, Controllalo, Curalo

Il tumore della vescica si presenta con sintomi comuni ad altre malattie urologiche ed è associato a dati di sopravvivenza migliori di altre neoplasie. Malgrado ciò, ogni anno più di 6.000 persone affette da questa patologia muoiono nel nostro Paese, principalmente a causa di ritardi nella diagnosi. Diventa, dunque, fondamentale approfondire il livello di conoscenza di questa patologia per aumentare le possibilità di cura.

Merck Italia in collaborazione con APS Associazione PaLiNUro – Pazienti Liberi dalle Neoplasie Uroteliali, Salute Donna Onlus e Salute Uomo Onlus ha promosso la campagna di comunicazione Tumore della vescica: Conoscilo, Controllalo, Curalo che ha lo scopo di sensibilizzare i cittadini sulla diagnosi precoce di questa neoplasia. 
In Italia ogni anno sono circa 30.000 i nuovi casi di tumore vescicale – dichiara Cinzia Ortega, Direttore SOC di Oncologia ASL CN2 Alba-Bra, Ospedale Michele e Pietro Ferrero di Verduno – Oggi sono disponibili diverse opzioni terapeutiche da proporre al paziente ma tutte le decisioni vanno prese in ambito multidisciplinare. Anche per la malattia avanzata o metastatica abbiamo terapie che possono aumentare l’aspettativa di vita. La cosa importante è definire strategie terapeutiche integrate con terapie in combinazione o in sequenza, che tengano conto della tipologia di paziente e della sua progressione di malattia”.

L’iniziativa promossa da Merck, che parte il 17 luglio e dura tre mesi, propone tre ministorie in motion-graphic per accendere i riflettori sull’importanza di riconoscere tempestivamente i tre sintomi principali (ematuria, minzione frequente, bruciore durante la minzione) e tre interviste “a tre” nelle quali paziente, specialista e infermiere raccontano l’esperienza della diagnosi e l’incontro del paziente con la patologia. Le interviste, in particolare, nascono dall’esigenza di creare esperienze di condivisione che possano essere d’aiuto al paziente nell’affrontare la diagnosi e gestire il percorso di cura. In questa fase, più o meno lunga, il paziente vive, oltre alla malattia, un’esperienza di solitudine che può impattare negativamente anche sui risultati della cura.
I messaggi della campagna saranno veicolati sulle pagine Facebook delle Associazioni partner del progetto. 

Per un'azienda come la nostra, che ama definirsi In Love with Care, avere cura dei pazienti e di chi se ne prende cura vuol dire rispondere a tutti i needs non soddisfatti: non solo i bisogni terapeutici, ma anche quelli di educazione sulla salute – spiega Iris Buttinoni, Head of Communication di Merck Italia – Vogliamo rispondere a queste esigenze informative sperimentando sempre nuovi linguaggi e canali, anche in collaborazione con associazioni da sempre attente alla divulgazione e sensibilizzazione sulle patologie, che possono aiutarci a raggiungere audience più ampie. Attraverso la campagna “Tumore della Vescica. Conoscilo, Controllalo, Curalo vogliamo promuovere una maggior attenzione su questa malattia oncologica, favorendo il riconoscimento dei sintomi e la diagnosi precoce, e facendo così una concreta differenza nella vita delle persone”.

Fattori di rischio del tumore della vescica

Mentre per le cause non sono ancora disponibili dati comprovati, sui fattori di rischio per questa malattia si sa molto. 
Il fumo da sigaretta è il principale: fumare comporta l’assorbimento nel sangue di agenti irritanti e cancerogeni che vengono filtrati dai reni e si raccolgono nella vescica, disciolti nell’urina. Il cancro ha più possibilità di svilupparsi se si è fumato per più tempo, si è cominciato in giovane età, si fuma un numero importante di sigarette al giorno e si è stati esposti da piccoli al fumo passivo.

Altri fattori che contribuiscono all’insorgenza sono:
  • Contatto professionale con sostanze quali derivati benzenici e amminici e composti dell’arsenico, usati nell’industria tessile, della gomma, della pelletteria, dei solventi organici e dei coloranti;
  • Radioterapia per il trattamento di tumori dell’area pelvica (carcinoma prostatico, neoplasie ginecologiche);
  • Chemioterapia con farmaci come la ciclofosfamide;
  • Infezioni ricorrenti o croniche da parassiti, come lo Schistomosoma heamatobium, tipiche dei Paesi del Medioriente;
  • Cattive abitudini alimentari, in particolare una dieta ricca di pietanze fritte, salumi, carni rosse cotte alla brace; si è anche osservata una riduzione dell’incidenza del tumore nei soggetti che adottano un’alimentazione ricca di vegetali.
In alcuni casi, la malattia riconosce una predisposizione genetica

Fra i fattori non modificabili, anche l’età: l’incidenza massima del tumore della vescica si verifica al di sopra dei 60 anni di età, mentre sono rari i casi al di sotto dei 40. Come anticipato nell’introduzione, anche il genere rappresenta un fattore di rischio, dato che questa patologia tende a colpire gli uomini in misura 5 volte superiore alle donne.

Come si manifesta

Il tumore alla vescica compare con sintomi simili a quelli di altre patologie urinarie: 
  • Sangue nelle urine (ematuria), che può formare coaguli: questo sintomo, che è presente nell’85% dei pazienti, non deve mai essere sottovalutato, ma anzi deve spingere al consulto tempestivo con un urologo;
  • Bruciore e difficoltà a urinare;
  • Esigenza di urinare spesso (pollachiuria);
  • Urgenza di urinare;
  • Dolore pelvico: presente di solito nella fase avanzata;
  • Infezioni ricorrenti delle vie urinarie.
Proprio l’aspecificità dei sintomi è fra le cause di molti casi di ritardo nella diagnosi.

Tumore della vescica: diagnosi

Se il medico di base o l’urologo sospettano la presenza di un tumore della vescica, prescrivono una serie di esami di approfondimento.
Il più semplice, economico e meno invasivo è l’ecografia dell’apparato urinario, che viene usata anche per il monitoraggio post-chirurgico, allo scopo di identificare eventuali recidive. Da segnalare, però, il fatto che questo esame è utile solo per tumori di diametro maggiore di 5 millimetri. 
L’esame principale per la diagnosi è la cistoscopia, che viene eseguita introducendo nella vescica uno strumento flessibile a fibra ottica (cistoscopio) attraverso l’uretra, per osservare le pareti interne. È importante precisare che la cistoscopia viene preceduta dalla somministrazione di un’anestesia locale, il che rende la procedura indolore.
L’esame può essere accompagnato dal prelievo di un campione di tessuto dal rivestimento della vescica (biopsia) e dalla sua analisi citologica (esame citologico). 
L’esame dell’epitelio vescicale affetto da tumore mette in evidenza le escrescenze prodotte dalla malattia (vegetazioni) e altri tipi di lesione, più o meno superficiali. 
La presenza di cellule tumorali viene verificata anche con l’esame delle urine: le analisi vengono condotte su 3 campioni di urina. Questa procedura viene impiegata specialmente per monitorare i pazienti dopo la chirurgia. 
Vengono poi impiegati esami quali TC (uroTC, una TC addominale che viene effettuata con mezzo di contrasto), risonanza magnetica (uroRM), scintigrafia e PET per diagnosticare i casi più complessi e le metastasi.
La diagnosi include la classificazione della malattia, che definisce la dimensione e le caratteristiche del tumore, l’eventuale interessamento dei linfonodi regionali e la presenza di metastasi. 
Immagine infografica che rappresenta gli stadi del cancro alla vescica

Come si cura: la terapia

Sono diversi i trattamenti oggi in uso per trattare il tumore della vescica. La scelta dipende dalla tipologia e dal grado di aggressività della malattia, ma anche dalle caratteristiche individuali del paziente. Come per altre neoplasie, infatti, la medicina sta andando verso un grado sempre maggiore di personalizzazione delle cure, che permette di massimizzarne l’efficacia e la sicurezza.
Lo strumento principale è rappresentato dalla chirurgia. L’intervento di resezione transuretrale (TURV) è una procedura conservativa che viene eseguita allo scopo di rimuovere la porzione di organo interessata quando il tumore è non infiltrante e di basso grado. Viene eseguito per via endoscopica, inserendo gli strumenti dall’uretra, in regime di anestesia.

Se, però, il tumore è ampiamente diffuso nell’organo, tende a diffondersi ai tessuti sottostanti (tumore infiltrante della vescica) o è particolarmente aggressivo, si ricorre alla procedura di cistectomia (asportazione della vescica). In alcuni centri, caratterizzati da un elevato livello di specializzazione e da una adeguata expertise del team di chirurghi, questa procedura può essere eseguita con strumenti robotici. La chirurgia robotica permette tempi sta assumendo un ruolo sempre più rilevante nel panorama della Sanità soprattutto perché consente di ottenere risultati clinici paragonabili a quelli dell’intervento a cielo aperto (open) ma con tempi di degenza e recupero significativamente inferiori. Ad oggi, però, viene eseguita solo nei centri di eccellenza.
La cistectomia radicale è l’unica opzione terapeutica curativa per il carcinoma muscolo invasivo. L’intervento radicale pone il problema delle modalità con cui consentire al paziente la minzione in ssenza della vescica. 

Nella maggior parte dei casi, viene realizzata una stomia sulla superficie cutanea addominale (uretero-cutaneo-stomia). Quando possibile, viene creata una sorta di vescica artificiale che funzioni da serbatoio dell’urina e che possa essere svuotata con il controllo della volontà (neo-vescica).
Negli ultimi anni sono state introdotte tecniche di cistectomia nerve sparing, cioè che permettono la conservazione delle fibre nervose necessarie all’attività sessuale. Tuttavia, anche queste metodiche sono di pertinenza dei centri di eccellenza nella cura di questa patologia. 
Per la terapia vengono anche eseguiti i lavaggi endovescicali con soluzioni contenenti il bacillo di Calmette-Guerin attenuato (BCG, un tempo usato per vaccinare contro la tubercolosi), farmaci chemioterapici (mitomicina C) o immunoterapici. Queste instillazioni permettono anche di ridurre al minimo il rischio di recidiva.
La radioterapia viene effettuata nei pazienti con tumore infiltrante ma ancora confinato alla vescica (localmente avanzato), in associazione alla chemioterapia, per poter eseguire la chirurgia conservativa (trattamento trimodale). E nei casi in cui i linfonodi regionali siano positivi ma l’intervento chirurgico non possa essere eseguito per la fragilità del paziente

Sono anche disponibili farmaci antitumorali, sia di tipo tradizionale (chemioterapia) che innovativi (immunoterapia). Sono in fase di valutazione presso le agenzie regolatorie nuovi trattamenti farmacologici prodotti con le biotecnologie (anticorpi monoclonali coniugati a farmaci), che hanno messo in evidenza parametri di efficacia rilevanti nel corso della sperimentazione clinica.
Spesso viene messo in atto un approccio combinato, che sfrutta una combinazione di due o più trattamenti.

Prevenzione del tumore della vescica

Non sono disponibili ad oggi marcatori tumorali che permettano di elaborare piani di prevenzione dei casi a rischio di trasformazione neoplastica o di diagnosi precoce. Viste le possibili applicazioni nell’ambito della medicina personalizzata, sono attivi diversi studi clinici finalizzati all’identificazione di marker genetici e molecolari utili alla diagnosi e al monitoraggio della malattia.
La malattia può però essere prevenuta agendo sugli stili di vita: rinuncia al fumo da sigaretta (il fattore principale di rischio) e adozione di abitudini alimentari sane. L’esposizione professionale a sostanze correlate all’insorgenza del tumore della vescica deve essere evitata adottando opportune misure di sicurezza.



RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Domande e risposte

Quali sono i sintomi di un tumore alla vescica?

Dipende: non tutti sentono gli stessi sintomi. Il primo sintomo che può far pensare a tumore alla vescica è la presenza di sangue nelle urine (ematuria), che tuttavia può essere indice anche di altri problemi, e non è detto che la quantità sia sufficiente da permettere di osservare la presenza di sangue a occhio nudo. Diverse persone – sia uomini che donne - sentono anche bruciore durante la minzione, dolore al basso ventre, necessità di urinare più spesso. Nel caso il tumore sia in fase più avanzata si può sentire dolore pelvico, alle ossa e registrare una perdita di peso significativa.

Dove metastatizza il tumore alla vescica?

Il carcinoma vescicale tende a metastatizzare ai linfonodi, ai polmoni, al fegato e alle ossa. 

Cosa è il Papilloma della vescica?

I papillomi sono tumori superficiali della vescica non aggressivi, che non hanno ancora interessato la parte muscolare e quindi sono più facili da curare, anche se hanno comunque tendenza a recidivare. La distinzione tra il tumore maligno e il papilloma riguarda il numero di strati cellulari di cui è composta la formazione neoplastica.

Come diagnosticare tumore vescica?

Oltre all’esame clinico da parte del medico per esaminare eventuali sintomi, si propone una cistoscopia, nella quale il medico inserisce nell’uretra un tubicino (cistoscopio flessibile) che gli permette di esplorare la vescica dall’interno e individuare l’eventuale tumore, estraendo se lo ritiene utile dei reperti per una biopsia. I cistoscopi di oggi non provocano dolore al paziente durante l’esame, ma in caso si senta comunque del fastidio tutto questo può essere fatto in anestesia locale o generale. La cistoscopia richiede pochi minuti e si esegue come attività ambulatoriale. 

Cosa comporta l’asportazione della vescica?

Fino a qualche anno fa chiunque veniva sottoposto ad asportazione della vescica sapeva che avrebbe dovuto convivere con un “sacchetto” esterno per la raccolta delle urine. Oggi fortunatamente sono stati messi a punto degli interventi che permettono di evitare questo fastidio creando una tasca interna per la raccolta e il deflusso delle urine. Inoltre, diversi pazienti sottoposti a cistectomia radicale possono essere candidati all’intervento di ricostruzione della vescica e delle vie urinarie.

Come si può curare un tumore alla vescica?

Lo strumento principale è rappresentato dalla chirurgia. Nei casi di tumore superficiale (non infiltrante) l’intervento è conservativo e può essere eseguito per via endoscopica. Se si tratta di un carcinoma avanzato, invece, può diventare necessario eseguire una cistectomia radicale, un intervento che comporta l’asportazione totale dell’organo. Le conseguenze, in questo caso, sono significativamente più impattanti: confezionamento di una urostomia che permette il deflusso dell’urina dalla parete addominale (o creazione di una neo-vescica) e rischio di lesione dei nervi che permettono l’attività sessuale.
Il trattamento può avvalersi anche di chemioterapia e radioterapia e della somministrazione di farmaci innovativi.

Come si chiama il tumore alla vescica?

Nella quasi totalità dei casi, il tumore della vescica interessa il rivestimento interno dell’organo, quello a contatto con l’urina, che viene anche detto epitelio di transizione. Da qui, i nomi con cui viene definita la patologia: urotelioma, carcinoma uroteliale, carcinoma a cellule di transizione. 

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