Tumore della tiroide: intervista all'Istituto di Candiolo

Tumore della tiroide: intervista all'Istituto di Candiolo

Tumore della tiroide: l'approccio migliore è quello multidisciplinare

Intervista al dottor Stefano Bondi, Direttore dell'Otorinolaringoiatria dell'Istituto di Candiolo


Immagine che rappresenta il dottor Stefano Bondi dell'Istituto di Candiolo
Perdita di peso, tachicardia, sudorazione, ansia, insonnia, tremore alle mani o, in altri casi, rallentamento del battito cardiaco, aumento di peso, secchezza cutanea, sonnolenza e gonfiore del viso: la manifestazione di questi sintomi può far sospettare un malfunzionamento della tiroide. Questa ghiandola, localizzata alla base del collo davanti alla trachea e dietro alla muscolatura laterocervicale, gioca un ruolo importante nella regolazione del metabolismo di tutto il corpo grazie alla produzione di due ormoni: la tiroxina (T3) e la triiodotironina (T4). La sua attività è regolata dall'ipofisi - un'altra ghiandola situata nel cranio - attraverso un ormone stimolante detto TSH, che induce la tiroide a rilasciare quantità più o meno elevate di ormoni tiroidei.
Ci sono casi in cui la tiroide non funziona in modo corretto: Alla base della disfunzione, possono esserci quadri infiammatori acuti e cronici, malattie autoimmuni (con produzione di auto-anticorpi diretti contro la tiroide o contro il recettore per il TSH), l'assunzione di farmaci come litio o amiodarone, l'esposizione a radiazioni ionizzanti o una carenza di iodio. Il malfunzionamento, può presentarsi anche nel post partum.

Un'altra questione che vede la tiroide implicata riguarda i noduli tiroidei, che vengono riscontrati in genere in modo incidentale soprattutto nella popolazione femminile. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di formazioni benigne e solo in una una piccola quota di essi si può parlare propriamente di cancro. Il dott. Stefano Bondi, Direttore dell’Otorinolaringoiatria dell'Istituto di Candiolo, ci parla del tumore della tiroide e dell'approccio più indicato per il trattamento di questa patologia.


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In che percentuale i noduli che vengono riscontrati sono di natura benigna, a quali esami sottoporsi in caso di sospetto e come intervenire in presenza di diagnosi di tumore?

I noduli benigni sono oltre il 90% di quelli riscontrati. Se sussistono caratteristiche ecografiche sospette è necessario eseguire un agoaspirato del nodulo con esame citologico. In base ai risultati, il patologo indicherà una classe di rischio di malignità (Tir1-5). Quindi si valuterà con il paziente quale intervento chirurgico eseguire, se limitarlo ad un solo lobo tiroideo, se estenderlo all'intera ghiandola o addirittura ai linfonodi del collo. In presenza di una diagnosi di carcinoma o sospetto carcinoma, l’intervento chirurgico alla tiroide rimane la prima scelta, tuttavia anche la vigile attesa (basata su esami ecografici) può rappresentare un'alternativa quando il nodulo è al di sotto del centimetro di diametro in assenza di linfonodi adiacenti sospetti, in particolare nel paziente ad alto rischio chirurgico o che rifiuta l’intervento. Quando invece l’agoaspirato individua una neoplasia di significato incerto (ossia con probabilità di essere maligna inferiore al 15%) la vigile attesa viene considerata sempre più frequentemente.


In presenza di quali sintomi è indicata un'ecografia di approfondimento?

Il medico curante richiede l'ecografia quando si osserva un ingrossamento della tiroide all’esame palpatorio o se il paziente avverte disturbi quali la disfagia (difficoltà a deglutire) o una sensazione di corpo estraneo alla gola. Altri motivi di prescrizione sono la presenza di alterazioni emerse negli esami ematochimici di funzionalità tiroidea (TSH, ormoni tiroidei, positività per autoanticorpi) o la familiarità per patologia tiroidea. L’ecografia viene sempre richiesta anche quale controllo periodico di noduli noti o in caso di tiroidite.


Quanto è diffuso il tumore della tiroide e quali sono le fasce della popolazione più colpite?

La neoplasia della ghiandola tiroide rappresenta il 4% di tutti i tumori e colpisce soprattutto donne tra i 40 e i 60 anni. È uno dei carcinomi più frequenti in questa fascia di età nel sesso femminile.
L'incidenza è:
  • Di circa 5 casi ogni 100.000 abitanti per gli uomini;
  • Di circa 15-18 nuovi casi ogni 100.000 abitanti per le donne.
 
Immagine infografica che rappresenta il tumore alla tiroide


Quante tipologie di cancro tiroideo esistono? 

I tumori della tiroide sono primariamente di origine epiteliale, ma in base alle cellule da cui originano e al grado di aggressività possono avere prognosi diversa. Il tipo più frequente e più curabile è sicuramente il carcinoma papillare. Esistono poi altre forme più aggressive come il carcinoma follicolare, il carcinoma midollare e l’anaplastico. 


Quali sono i fattori di rischio del tumore della tiroide?

Tra i fattori di rischio in grado di aumentare la probabilità di sviluppare un tumore della tiroide vanno citati:
  • L’esposizione a radiazioni, soprattutto se in età pediatrica;
  • La familiarità (ossia avere parenti con pregressa diagnosi di carcinoma tiroideo);
  • Secondariamente il gozzo tiroideo (di solito legato alla carenza di iodio). 


L'alimentazione può aiutare a prevenire il tumore della tiroide?

Sì, in funzione preventiva può essere utile assumere una giusta quota di sale iodato per supplire alla carenza di iodio, che è responsabile del gozzo (malattia solitamente caratterizzata dalla presenza di noduli benigni, ma nel 3% dei casi possono coesistere formazioni maligne). Le neoplasie tiroidee, infatti, sono più frequenti nelle aree dove il gozzo tiroideo è endemico per carenza di iodio. Altri alimenti ricchi di questo minerale sono il pesce azzurro, i crostacei, le uova, il latte e la carne.

 
Immagine che rappresenta un piatto con un'orata


Quale approccio garantisce il miglior trattamento possibile del carcinoma della tiroide? 

A garantire il miglior trattamento possibile è l’approccio multidisciplinare, che permette di inquadrare il paziente oncologico a 360 gradi. I medici che si occupano di patologia tiroidea sono:
  • L’endocrinologo per la parte medica diagnostica, clinica e farmacologica;
  • Il radiologo ecografista per l’esecuzione di ecografie ed agoaspirati;
  • Il chirurgo otorino/chirurgo generale per l’intervento chirurgico (se indicato);
  • Il medico nucleare per la radioiodioterapia, se necessaria nella fase post operatoria;
  • L’oncologo medico.
Presso l’Istituto di Candiolo vengono organizzate riunioni multidisciplinari a cadenza settimanale tra questi specialisti per discutere i casi oncologici più complessi che necessitano di trattamento multimodale. 


Come scegliere la struttura in cui operarsi?

Ai pazienti che necessitano di trattamento chirurgico della ghiandola tiroide consigliamo di afferire a strutture ospedaliere che vantino alti volumi di interventi chirurgici di questo tipo, dotate di monitoraggio intraoperatorio dei nervi laringei ricorrenti (importanti strutture nervose che decorrono in stretta vicinanza con la tiroide e che sono responsabili della motricità delle corde vocali), in modo da ridurre il più possibile l’insorgenza di complicanze.


In cosa consiste il follow up dopo l'intervento?

Il follow up - di pertinenza endocrinologica - dipende molto dalla diagnosi istologica post operatoria, dal tipo di intervento e dai trattamenti che seguono l’intervento (eventuale radioiodioterapia): consiste nel dosaggio della tireoglobulina, del TSH, degli autoanticorpi e in un’ecografia del collo. Altri esami funzionali come la Pet e la scintigrafia sono da considerarsi solo nei pazienti con alto rischio di persistenza di malattia. 

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Immagine che rappresenta una persona che sta facendo un'ecografia

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