Prevenzione e cura del tumore al seno
Intervista al dottor Filippo Montemurro, Direttore della Breast Unit dell'Istituto di Candiolo
Con un'incidenza di 1 donna colpita su 8, quella al seno è la neoplasia più frequente nel genere femminile in tutte le fasce di età. Fortunatamente di questo carcinoma si muore sempre meno. Merito dei progressi della medicina e della diffusione degli screening per la diagnosi precoce. La prevenzione dovrebbe cominciare presto, sin dalla giovane età, mediante l'adozione di corretti stili di vita, e continuare con l’adesione ai programmi di screening mammografico. Se questi ultimi, infatti, consentono una diagnosi precoce che si traduce in una migliore curabilità, un’alimentazione corretta e un'adeguata attività fisica sono associate a una riduzione significativa del rischio di ammalarsi.
Filippo Montemurro, direzione Breast Unit dell'Istituto di Candiolo, spiega quanto è diffuso questo carcinoma, come si arriva alla diagnosi, qual è la sopravvivenza, su cosa si sta focalizzando la ricerca e che tipo di prevenzione è possibile.
Quanto è frequente il tumore al seno?

Dopo i
tumori della pelle, il
tumore al seno è la
neoplasia più frequente in assoluto nel mondo. Pur potendosi verificare anche negli
uomini, è molto più comune nelle
donne, con un
rapporto di circa
100 a 1.
Nonostante l’elevata incidenza (oltre 2.2 milioni di nuove diagnosi all’anno nel mondo), la
mortalità per questa patologia è in costante
riduzione, perlomeno nel mondo occidentale. I meriti di questo continuo miglioramento prognostico sono condivisi tra strategie di:
-
Diagnosi precoce (screening mammografico);
- Miglioramenti delle terapie chirurgiche, radioterapiche, mediche, biologiche e di supporto psicosociale e riabilitativo.
Una importantissima spinta a questo miglioramento è legata ai progressi della ricerca nell’ambito della comprensione dello spettro di
diversità biologica del
tumore della
mammella e della diversa
suscettibilità alle terapie.
Come si diagnostica il tumore al seno?
Dove sono attivi programmi di
screening mammografico, la maggior parte delle diagnosi avviene in persone asintomatiche. Questo sottolinea l’importanza della cosiddetta prevenzione secondaria (identificare il tumore localizzato prima possibile tramite la mammografia periodica nelle categorie di età indicate dalle linee guida), in modo da consentire i migliori risultati con i minori sacrifici per la
donna a cui viene diagnosticata la malattia.
Tuttavia è importante riferire immediatamente al Medico Curante la
comparsa di
sintomi come:
- Un nodulo o ispessimento del seno che si sente diverso dal tessuto circostante;
- Una modifica delle dimensioni, della forma o dell'aspetto di un seno;
- Modifiche alla pelle del seno, come fossette o retrazioni;
- La retrazione del capezzolo;
-
Alterazioni persistenti della cute che circonda il capezzolo (areola) o della pelle del seno;
-
Arrossamento o inspessimento della pelle del seno, con comparsa di un aspetto simile a quello della buccia di un'arancia.
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Quali sono i principali fattori di rischio e quali si possono modificare?
Alcuni
fattori di
rischio purtroppo non sono modificabili ed, in loro presenza, è importante l’adesione alle campagne di
screening mammografico o screening mirati in caso di predisposizione genetica. Tra questi:
- L’età (il tumore al seno aumenta di incidenza con l’età);
- La storia personale di altre patologie mammarie come il carcinoma lobulare in situ (LCIS);
- L'iperplasia atipica della mammella;
- La familiarità, soprattutto in caso di tumori al seno insorti in parenti di primo grado in giovane età;
- La presenza di alterazioni genetiche che aumentano il rischio di cancro, come ad esempio quelle dei geni BRCA1 e BRCA2;
- L’esposizione a trattamenti radioterapico al torace da bambino o giovane adulto.
Esistono poi dei
fattori di
rischio modificabili ed è su questi che si basano le campagne di cosiddetta prevenzione primaria, volta a
diminuire l’incidenza. Tra questi ricordiamo l’
obesità, la
terapia ormonale sostitutiva per la
menopausa, il
consumo di alcool e la
vita sedentaria.
Qual è la sopravvivenza del tumore al seno e cosa si può fare per migliorarla?
Oggi, il tumore al seno è considerato una malattia ad
alto tasso di
guaribilità. Le statistiche parlano di una
sopravvivenza a 10 anni di
oltre l’
84%. Questo dato è in costante
miglioramento e la
sfida per aumentare le possibilità di guarigione e, nello stesso tempo, garantire il mantenimento di un’adeguata qualità di vita è
costante.
In questa sfida sono fondamentali
due elementi:
- Il primo è il gioco di squadra tra i diversi specialisti. Da molti anni è riconosciuto che la presa un carico da parte della “Breast Unit”, modello organizzativo in cui tutti gli specialisti coinvolti nel percorso di cura lavorino fianco a fianco costantemente nell’assistere la donna in tutto il percorso, dalla diagnosi, alla terapia, al cosiddetto “follow-up”, e cioè il programma di controlli successivi garantisca i migliori risultati, non ultimo, la serenità della donna e la partecipazione al processo decisionale. Le figure che fanno parte della Breast Unit sono:
- Il radiologo;
- L’anatomo-patologo;
- Il chirurgo senologo;
- L’oncologo medico;
- Il radioterapista;
- Il chirurgo plastico;
- La “breast nurse”;
- Lo psicologo;
- Il fisioterapista;
- Il nutrizionista;
- Molti altri che interagiscono costantemente per garantire il meglio ad una donna con diagnosi di tumore al seno.
- Il secondo aspetto fondamentale della sfida è il continuo impegno nella ricerca volta al miglioramento e della personalizzazione delle cure. Nel giro di non moltissimi anni, infatti, abbiamo imparato che il tumore della mammella non è uno solo, ma un insieme di più malattie che hanno una biologia diversa. Ad aumentare la complessità, pensiamo anche che il comportamento di un tumore è influenzato anche dalle caratteristiche della persona in cui si sviluppa. L’inclusione dei ricercatori nelle Breast Unit e la conduzione di programmi di ricerca sono riconosciuti come strategie per migliorare l’assistenza delle donne con diagnosi di tumore al seno.
A cosa tende oggi la ricerca nel tumore al seno
Tradizionalmente, ed ancora oggi in larga parte, il trattamento del tumore operabile della mammella è costituito da
protocolli chirurgici,
radioterapici e di
terapia medica che vengono somministrati a seconda di ampie categorie prognostiche identificate da criteri piuttosto semplici. Il risultato è che spesso il numero di donne che
ricevono un trattamento demolitivo o tossico
supera di molto quello delle donne che ne beneficeranno effettivamente. Se questa “imprecisione” ci ha permesso di ottenere dei risultati in termini di riduzione della mortalità, è sempre più riconosciuta l’importanza di mirare gli interventi sulla base di una più precisa identificazione delle donne candidate a specifiche terapie. Attraverso le nuove acquisizioni nell’ambito della ricerca, è già stato possibile ridurre l’estensione dell’intervento chirurgico sia sulla mammella (
chirurgia conservativa della mammella) che sul cavo ascellare (
tecnica del linfonodo sentinella), risparmiando complicanze a lungo termine.
Inoltre,
nuovi test molecolari consentono di ottenere più accurate informazioni sulla prognosi e sui possibili benefici della
chemioterapia, che oggi può, grazie a questi test, essere
risparmiata a circa la metà delle donne selezionate sulla base di criteri più classici.
Le
terapie a bersaglio molecolare, inoltre, consentono trattamenti mirati ed efficaci quando nel tumore siano presenti determinate caratteristiche. Ma tutto questo non basta, poiché una diagnosi di tumore al seno comporta nella donna un profondo
turbamento nella
sfera psicofisica e spesso
sociale, che si aggiunge a quello della paura di una malattia che può avere gravi risvolti.
E’ per questo che nel percorso di presa in carico, sono centrali:
Anche questi elementi sono una parte fondamentale del precorso di
presa in carico della Breast Unit.
Cosa fare quindi?
In funzione preventiva è importante per prima cosa adottare uno
stile di vita corretto, secondo le linee guida nazionali ed internazionali (mantenere quindi un peso corporeo adeguato, praticare attività fisica e seguire una dieta sana). Fondamentale è poi
non temere di sottoporsi agli esami di screening, specie in presenza di fattori di rischio per il
carcinoma della mammella. In caso di autoriscontro di sintomi, è essenziale rivolgersi con tempestività e, soprattutto, senza paura al Medico Curante o al senologo. In caso di sospetto o di accertata
diagnosi di
tumore al
seno, è anche importante
affidarsi ad un centro organizzato secondo i criteri delle Breast Unit, in modo da
ricevere la
migliore assistenza possibile e ottenere
risultati soddisfacenti.