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Domande e risposte
Micuro ti aiuta a trovare le strutture migliori per tumore al colon
Di seguito i dati sulle migliori strutture ospedaliere per tumore maligno al colon. La valutazione di queste strutture si basa sui dati del Programma Nazionale Esiti (dati del 2024, riferiti al 2023), resi pubblici per conto del Ministero della Salute. Micuro analizza e sintetizza questi dati per stilare classifiche che ti aiuteranno a individuare la struttura più adatta alle tue esigenze.
Come ha spiegato la Prof.ssa Elena Azzolini, medico specialista in Sanità Pubblica e responsabile del Comitato Scientifico di Micuro: “È stato dimostrato in letteratura che all’aumentare del numero di casi di tumore al colon trattati da una struttura sanitaria aumenta la sopravvivenza dopo l’intervento chirurgico. Perciò, è importante scegliere le strutture che raggiungono le soglie minime fissate dal Programma Nazionale Esiti (n. 50 interventi/anno) al di sotto delle quali il rischio di esiti negativi aumenta notevolmente. Oltre al numero totale di interventi eseguiti in un anno è fondamentale considerare anche la percentuale di sopravvivenza a 30 giorni dall’intervento che dovrebbe essere superiore al 97%”.
Classifica nazionale: le 5 strutture che nel 2023 in Italia hanno effettuato un maggior numero di interventi chirurgici per tumore al colon con sopravvivenza > 97%
- Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma (n° interventi: 503, sopravvivenza: 98,76%)
- Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna (n° interventi: 308, sopravvivenza: 97,46%)
- IRCCS Saverio De Bellis di Castellana Grotte (n° interventi: 257, sopravvivenza: 98,99%)
- Humanitas Research Hospital di Rozzano (n° interventi: 195, sopravvivenza: 98,86%)
- Azienda Ospedaliera Cardinale Giovanni Panico di Tricase (n° interventi: 178, sopravvivenza: 100,0%)
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Introduzione: cos’è il tumore del colon e chi colpisce
Il
tumore del colon è una
neoplasia che si forma a livello della mucosa che riveste internamente il
colon, il
tratto più lungo dell’intestino crasso.
Rispetto a quello del retto, il carcinoma del colon
ha una incidenza 3 volte superiore. In generale, i tumori del colon retto
rappresentano il 10% di tutte le neoplasie diagnosticate nel mondo; in Italia ogni anno sono 50.000 le nuove diagnosi, in calo negli ultimi tempi sia negli uomini che nelle
donne.
Per quanto riguarda l’epidemiologia, i tassi di sopravvivenza e l’aspettativa di vita, occorre sottolineare due aspetti centrali. Il primo è che la
mortalità è in forte
calo: i tassi sono diminuiti del 10% circa negli ultimi anni. Il secondo è che stanno aumentando i casi anche fra i giovani: l’incremento dell’incidenza nella popolazione al di sotto dei 50 anni pone una serie di preoccupazioni.
L’eventuale richiesta di
invalidità deve seguire le procedure valide per tutti gli altri tipi di tumore.
È importante precisare che, dovendo analizzare questa patologia, occorre per molti aspetti parlare di “
tumori del colon” e non di “tumore del colon”, perché sotto questa espressione sono raggruppate neoplasie diverse fra loro, sia per la sintomatologia che per le caratteristiche molecolari del tessuto e, quindi, anche per i
trattamenti previsti di protocolli di terapia.
Colon: dove si trova
L’intestino è l’organo che ci consente di
assorbire i
nutrienti presenti negli alimenti che ingeriamo ed
eliminarne le componenti
residue attraverso le feci. È complessivamente lungo fra i 4 e i 10 metri (con una media di 7) e macroscopicamente diviso in due parti:
- Intestino tenue (chiamato anche piccolo intestino): composto da 3 porzioni (duodeno, digiuno, ileo), continua e porta a compimento la digestione;
- Intestino crasso: riassorbe l’acqua per formare le feci ed è composto da più porzioni; il colon destro (detto anche colon ascendente, che comincia dove termina l’intestino tenue, in corrispondenza dell’appendice ileo-cecale), il colon trasverso (che decorre orizzontalmente da destra a sinistra), il colon sinistro (o discendente), il colon sigmoide (o semplicemente sigma) e il retto (la porzione terminale, che sfocia all’esterno con lo sfintere anale).
Nelle aree che
circondano l’intestino sono presenti
gruppi di
linfonodi che drenano la linfa locale: in caso di tumore, questi possono essere raggiunti da cellule tumorali staccate dalla neoplasia. Le cellule migrate possono così entrare in circolo e dare luogo a metastasi in organi anche distanti rispetto al sito primario. Nel caso del tumore al colon, l’organo nel quale si verificano più di frequente le metastasi è il
fegato.
Le cause del tumore del colon: da cosa dipende e a che età si manifesta
Nella maggior parte dei pazienti, la malattia ha origine sporadica. Ma in una certa percentuale di casi può sopraggiungere come
complicanza di
altri disturbi, fra cui le
malattie infiammatorie croniche intestinali (morbo di Crohn, colite ulcerosa).
Nel 25% dei casi, si sviluppa in persone caratterizzate da una
predisposizione familiare (sindromi genetiche): per questa ragione, se hai consanguinei colpiti dalla malattia ti vengono raccomandati controlli regolari nel tempo più frequenti di quelli previsti per la popolazione generale. Le malattie familiari che aumentano il rischio includono la
poliposi familiare del colon (o poliposi adenomatosa familiare).
Avere dei polipi significa necessariamente sviluppare prima o poi un tumore?
No: la semplice presenza di lesioni di questo tipo non è univocamente legata allo
sviluppo di
tumori.
Il tumore del colon è ereditario?
No: ciò che si può ereditare è la
predisposizione (familiarità) al suo sviluppo. In generale, però, esso può originare anche da malattie ereditarie che non provocano la formazione di polipi (carcinoma del colon ereditario non associato a poliposi).
Uno dei fattori di rischio è dato dall’età: al di sopra dei 50 anni, la probabilità di andare incontro ad un tumore al colon sono significativamente maggiori. La fascia di età ritenuta più a rischio è quella compresa fra i 50 e i 69 anni. Gli anziani al di sopra dei 69 anni sono meno colpiti.
Un altro fattore di rischio è costituito dalla
dieta: il fatto che nei Paesi occidentali si mangi sempre più carne rossa e sempre meno verdura e che abitudini come il consumo di
alcol e il
fumo siano così diffuse è fra le condizioni che contribuiscono a mantenere alto il numero dei casi. L’
obesità e la vita sedentaria aumentano il rischio di sviluppare un carcinoma del colon. Di recente, la comunità scientifica si è detta preoccupata per l’estensione di queste abitudini anche ai Paesi in via di sviluppo (come la Cina e l’India), dove infatti l’incidenza del tumore al colon (e delle altre malattie legate agli stili di vita) sta pericolosamente aumentando.
Se ti è stata sospettata o accertata una predisposizione familiare non sei automaticamente condannato allo sviluppo della malattia: puoi comunque fare molto per
proteggerti e
prevenirne la comparsa, agendo sui tuoi
stili di
vita.
Come si manifesta e dove fa male
Il tumore del colon è ancora uno dei
big killers (così sono definite le neoplasie che uccidono di più) anche perché è spesso
asintomatico, almeno negli stadi iniziali.
Un
segnale che deve sempre essere accuratamente valutato è la presenza di
sangue nelle
feci. Non devi pensare solo al sangue rosso chiaro che vedi anche a occhio nudo: se il sangue proviene dai tratti più alti del colon, può essere di colore scuro e, pertanto, confondersi con il colore delle feci. Per rilevare possibili sanguinamenti da tutta la mucosa del colon, è consigliata la ricerca del sangue occulto nelle feci.
Altri possibili sintomi sono:
- Tenesmo: sensazione di dover andare in bagno anche quando non se ne ha necessità effettiva, come se non si riuscisse a svuotare l’intestino;
- Feci deformate;
- Stitichezza inusuale, resistente anche alle modifiche della dieta: il sintomo deve preoccupare se persiste per più di 6 settimane;
- Stitichezza alternata a diarrea;
- Dimagrimento non motivato da specifici disturbi;
- Anemia, dovuta al sanguinamento continuo;
- Dolore addominale: si tratta di un sintomo non sempre presente e non sempre localizzato nel punto corrispondente alla regione in cui si sviluppa il tumore;
- Stanchezza, spossatezza, debolezza generale.
Quando il tumore è in uno
stadio avanzato, può riuscire a raggiungere dimensioni tali da ostruire il passaggio delle feci. Si ha così un blocco intestinale, che si manifesta con nausea, vomito, dolore addominale intenso, pancia gonfia, febbre. Si tratta di una condizione seria, che richiede un
trattamento d’emergenza.
Come diagnosticarlo: gli screening gratuiti
La
diagnosi tempestiva della malattia migliora significativamente le possibilità di guarigione e il tempo di sopravvivenza. Per questo, in assenza di sintomi specifici che possono aiutare a individuare la patologia sul nascere, la comunità scientifica e le istituzioni sanitarie raccomandano di sottoporsi a controlli regolari, specialmente dopo una certa età, se si è affetti da una malattia infiammatoria cronica intestinale e se sono presenti casi di tumore del colon in famiglia.
Lo
screening più conosciuto è la
ricerca del sangue occulto fecale (SOF), conosciuto anche come
Hemoccult test: è un esame semplice, non invasivo e relativamente economico, che viene consigliato dopo i 40-50 anni. In alcune Regioni è attivo un protocollo specifico di screening che consente di accedere gratuitamente all’esame alcune fasce di popolazione considerate a rischio.
Se sei risultato positivo al test, non significa necessariamente che sei affetto da tumore: il sanguinamento della mucosa può essere dovuto anche ad altre cause benigne, ad esempio alla presenza di polipi o altre lesioni non cancerose. La positività al test del sangue occulto deve però essere valutata meglio: il tuo
medico di base ti prescriverà per questo una visita presso un
gastroenterologo specializzato nella diagnosi e cura della
patologia oncologica ed una colonscopia di
approfondimento.
Nel corso della visita, lo specialista raccoglie la tua
storia, anche intesa come storia familiare, allo scopo di individuare una possibile componente
ereditaria. L’esame obiettivo comprende l’esame rettale digitale, eseguito inserendo un dito coperto da un guanto di lattice e lubrificato nell’ano del paziente: questa procedura è non dolorosa e serve a cogliere la presenza di lesioni o masse.
Se rientri nelle categorie a rischio sopra citate, le istituzioni ti raccomandano di sottoporti sempre anche ad una
colonscopia. Mediante questa indagine, il gastroenterologo esaminerà tutta la mucosa del tuo colon, verificando l’eventuale presenza di polipi o lesioni di altro tipo. Per ridurre il fastidio che puoi percepire nel corso dell’esame, verrai lievemente sedato. Successivamente, verrai fatto girare sul fianco per l’inserimento di un endoscopio flessibile e sottile a fibre ottiche attraverso l’ano. Durante la colonscopia, vengono scattate fotografie della mucosa (utili per il confronto con le immagini risultanti da controlli pregressi o successivi) e possono essere effettuate delle
biopsie, per valutare la natura delle lesioni eventualmente riscontrate.
Il colon può essere studiato anche con
esami radiografici, come il clisma con bario. Se devi sottoporti a questa procedura, dovrai iniziare a prepararti nei giorni precedenti assumendo un lassativo e rimanendo a digiuno assoluto il giorno stesso, secondo le istruzioni che ti sono state consegnate all’atto della prenotazione. Il giorno dell’esame, verrai fatto sdraiare sul fianco e lo specialista potrà visualizzare l’interno dell’intestino inserendo nell’ano un tubicino attraverso il quale verrà fatto scorrere un leggero flusso di acqua. L’acqua deve essere trattenuta per qualche minuto; trascorso questo tempo, svuoterai l’intestino e verrai sottoposto ad un clistere a base di bario, una sostanza innocua e radiopaca (che può quindi essere visualizzata dall’esterno), e aria. Attraverso l’analisi della distribuzione del bario nelle anse intestinali, è possibile risalire ad eventuali anomalie.
Se non si riesce ad ottenere una diagnosi precisa con gli esami sopra citati, viene prescritta una colonografia a tomografia computerizzata (CTC).
Quando la diagnosi di tumore del colon viene confermata, occorre stabilire lo stadio al quale la neoplasia si trova, per poter progettare il trattamento. La biopsia permette di ottenere la stadiazione. Vengono eseguite le analisi del sangue, per valutare la condizioni generali del paziente e, quando indicato, per dosare una sostanza che rappresenta un marker del tumore, l’antigene carcinoembrionale (CEA). Il CEA non è tuttavia considerato un marker attendibile: può, infatti, essere positivo in assenza di tumore e negativo in presenza di neoplasia.
La presenza di metastasi può essere indagata con una
ecografia addominale, un
esame indolore,
non invasivo e di
semplice realizzazione. La stessa procedura può essere eseguita per via transrettale, inserendo una sonda nel retto (ecoendoscopia).
Possono essere effettuati esami quali:
TC con mezzo di contrasto (permette di visualizzare con precisione la mucosa del colon, alla ricerca di eventuali lesioni),
risonanza magnetica (per stadiare esattamente il tumore o valutare l’esecuzione di un ciclo di radioterapia),
PET (per esaminare la presenza di metastasi).
Stadiazione
Si tratta di un’operazione che consiste nel
descrivere le
dimensioni del tumore e la sua eventuale
distribuzione ad
altri organi.
In base agli esiti degli esami effettuati, il carcinoma del colon viene classificato in:
- Stadio I (primo stadio): localizzato all’interno della parete intestinale;
- Stadio II (secondo stadio): la mucosa è invasa per tutto il suo spessore ma i linfonodi locali sono indenni;
- Stadio III (terzo stadio): uno o più linfonodi locali sono stati invasi;
- Stadio IV (quarto stadio): il tumore si è diffuso ad altri organi (principalmente fegato e polmoni).
La diagnosi di recidiva viene posta quando il tumore è stato trattato con successo e si ripresenta a distanza di un periodo di tempo più o meno breve.
L’
aspetto delle cellule tumorali viene invece descritto attraverso il
grading:
- Grado 1 (grado basso): le cellule tumorali sono simili a quelle sane, tendono a proliferare lentamente e non hanno propensione ad invadere i tessuti circostanti o organi distanti;
- Grado 2 (grado intermedio o moderato);
- Grado 3 (grado alto): le cellule tumorali sono differenziate e tendono a proliferare rapidamente e ad aggredire gli organi circostanti e quelli distanti dal sito primario.
Come si cura e cosa fare dopo la diagnosi: il tumore del colon si può guarire?
La stadiazione del tumore e l’esame del paziente nella sua globalità (intesa anche come storia familiare) rappresentano le basi per la
progettazione del
trattamento. La terapia viene pianificata e messa in atto da un team composto da: un oncologo, un radioterapista, un radiologo, un medico specialista in
Medicina Nucleare, un infermiere specializzato nel trattamento dei
pazienti oncologici, un
dietista, un
fisioterapista e uno
psicologo. Data la necessità di un approccio multidisciplinare e di professionalità specifiche, è consigliabile rivolgersi ad un centro specializzato.
Lo sviluppo di farmaci innovativi ha reso questa malattia più curabile. Inoltre, è bene sottolineare che, in linea con l’approccio oggi usato per il trattamento delle patologie tumorali, vengono impiegate tutte le strategie terapeutiche disponibili (farmaci, chirurgia), secondo protocolli che variano in funzione delle caratteristiche del tumore e del paziente. La
personalizzazione della
cura permette di raggiungere le effettive necessità del singolo caso, offrendo ad ogni persona malata il protocollo migliore data la sua particolare situazione. Questo approccio massimizza le possibilità di successo della terapia e ne riduce al minimo gli effetti collaterali.
Chirurgia del tumore del colon
In genere, le forme che vengono diagnosticate nello
stadio iniziale vengono trattate in primo luogo con la
chirurgia: in questi casi, infatti, la lesione è di solito sufficientemente piccola e localizzata da poter essere asportata con un intervento, che viene eseguito a cielo aperto oppure con tecniche mininvasive, cioè nel corso di una colonscopia. Se i linfonodi regionali sono contaminati vengono asportati.
Qualche volta, la chirurgia può guarire anche da sola e quindi è l’unica terapia messa in atto. In altre circostanze, invece, è comunque necessario somministrare una
terapia farmacologica (definita adiuvante, ossia di supporto), allo scopo di
ridurre il
rischio che il
tumore ritorni (recidiva).
In ogni caso, la chirurgia deve essere praticata da una équipe specializzata nel trattamento oncologico. Dopo l’intervento, il paziente dovrà stare a letto per un periodo variabile, durante il quale effettuerà movimenti per mantenere attiva la circolazione e prevenire episodi di embolia. Per ridurre il
rischio di
fenomeni tromboembolici, gli viene somministrata una terapia anticoagulante a base di eparina. Fino a quando non è in grado di mangiare autonomamente, viene sottoposto ad alimentazione parenterale, con l’infusione di sacche per flebo contenenti tutti i nutrienti necessari.
Se sarai dimesso/a quando la
ferita non è ancora
cicatrizzata, dovrai eseguire le medicazioni a casa: in questo caso, è importante che tu riceva tutte le informazioni utili dal personale sanitario. Nel corso del colloquio in cui ti verrà spiegato come effettuare le medicazioni, poni tutte le domande che ritieni, in maniera da non avere dubbi al tuo ritorno a casa.
Dopo l’operazione non potrai svolgere attività fisiche pesanti per qualche tempo e dovrai seguire una dieta bilanciata.
Di seguito consideriamo i
diversi tipi di
intervento previsti.
Chirurgia del tumore del colon
Gli interventi a cielo aperto del colon prevedono un’incisione in
senso verticale, mentre quelli in
laparoscopia vengono eseguiti praticando quattro fori attraverso i quali vengono inseriti gli strumenti necessari.
In
tipi di intervento sono:
- Colectomia totale: viene asportato totalmente il colon;
- Emicolectomia: vengono asportati il colon destro o il colon sinistro;
- Colectomia con sigmoidectomia: vengono asportati colon e sigma;
- Colectomia segmentaria del trasverso;
- Resezione locale: nei tumori in fase molto iniziale, viene rimossa in endoscopia la regione malata; solo se la biopsia indica che si tratta di un tumore di grado alto, viene eseguito un secondo intervento, con il quale viene asportata anche l’area circostante.
Chemioterapia
Quando la neoplasia viene diagnosticata in uno stato avanzato, è più probabile invece che abbia fatto in tempo ad ingrandirsi localmente e a disseminarsi attraverso la circolazione sanguigna e che abbia dato luogo a metastasi: gli organi più colpiti sono il
fegato e il
polmone. La chirurgia, quindi, non basta per portare a guarigione il paziente, ma deve essere associata a
chemioterapia e
radioterapia, secondo modalità che variano di caso in caso.
La chemioterapia può essere effettuata:
- Prima dell’intervento chirurgico (neoadiuvante): per ridurre le dimensioni della massa tumorale ed effettuare una chirurgia il più conservativa possibile;
- Dopo l’intervento (adiuvante): per eliminare eventuali cellule cancerose residue.
Farmaci innovativi
Di recente sono stati
sviluppati medicinali capaci di aggredire il cancro risparmiando le cellule sane e, quindi, riducendo l’intensità degli effetti collaterali della terapia oncologica. Si tratta dei cosiddetti farmaci a bersaglio molecolare.
Questa classe di prodotti comprende gli
anticorpi monoclonali, in particolare quelli ad azione di inibizione dell’angiogenesi, che vengono somministrati in associazione con la chemioterapia. La presenza di specifiche mutazioni permette di utilizzare questi farmaci in
maniera personalizzata.
Per il trattamento del carcinoma del colon viene usata anche l’immunoterapia, con farmaci come il
pembrolizumab e il
trastuzumab.
Prevenzione e cosa mangiare
Il ruolo dell’
alimentazione nello sviluppo della malattia è stato documentato da numerosi
studi.
Oggi sappiamo che una dieta
ricca di
fibre e povera di
grassi, soprattutto se saturi (cioè di origine animale: burro, strutto), protegge la mucosa intestinale dalla formazione di tumori.
È importante sottolineare il ruolo promotore del
fumo e dell’
alcol nella
genesi del
tumore: rinunciare a entrambi significa avere
più possibilità di
protezione.
Come per molti altri tipi di cancro, la pratica di esercizio fisico regolare è parte della strategia di prevenzione, per diverse ragioni. In primo luogo, perché consente di mantenere più efficacemente il peso forma rispetto alla condizione di sedentarietà. E poi perché contribuisce a garantire una condizione fisica e un equilibrio intestinale migliori.
L’adesione alle campagne di screening organizzate dalle istituzioni sanitarie è uno strumento prezioso per una prevenzione economicamente sostenibile da parte del cittadino.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Domande e risposte
Che sintomi dà il tumore al colon?
I sintomi non sono sempre presenti, almeno nelle fasi iniziali. Un segnale che non deve essere sottovalutato è la presenza di sangue nelle feci, che può essere di colore scuro e confondersi con il colore delle feci. Altri possibili sintomi sono: tenesmo (sensazione di dover andare in bagno anche quando non se ne ha necessità effettiva), feci deformate, stitichezza inusuale (resistente anche alle modifiche della dieta, a volte alternata a diarrea), dimagrimento, anemia, dolore addominale, spossatezza. Quando il tumore è in uno stadio avanzato, si può avere un blocco intestinale, che si manifesta con nausea, vomito, dolore addominale intenso, pancia gonfia, febbre. Si tratta di una condizione seria, che richiede un trattamento d’emergenza.
Quanto si vive con il tumore del colon?
Nel nostro Paese, la sopravvivenza complessiva a 5 anni è del 65% per gli uomini e del 66% per le donne. Ma è il primo anno dal momento della diagnosi quello determinante: per i pazienti che lo hanno superato, la sopravvivenza per i successivi 4 raggiunge il 77% per gli uomini e il 79% per le donne.
Cosa provoca il tumore del colon?
Nella maggior parte dei pazienti, la malattia ha origine sporadica. Ma in una certa percentuale di casi può sopraggiungere come complicanza di altre malattie, fra cui le malattie infiammatorie croniche intestinali (morbo di Crohn, colite ulcerosa). Nel 25% dei casi, si sviluppa sulla base di una predisposizione familiare. Uno dei fattori di rischio per la malattia è rappresentato dall’età: fra i 50 ed i 69 anni le probabilità di andare incontro ad un tumore al colon sono significativamente maggiori. Un altro fattore di rischio è costituito dalla dieta: una alimentazione ricca di carne rossa e povera di ortaggi, il consumo di alcol e il fumo sono fra le condizioni che contribuiscono a mantenere alto il numero dei casi. L’obesità e la vita sedentari aumentano il rischio di sviluppare un carcinoma del colon.
Quando sospettare un cancro al colon?
Un segnale sospetto è rappresentato dalla presenza di sangue nelle feci. Non dobbiamo pensare solo al sangue rosso chiaro visibile ad occhio nudo, ma anche al sangue di colore scuro, che si confonde con il colore delle feci e può essere rilevato solo con la ricerca del sangue occulto. Altri possibili sintomi sono: tenesmo, stitichezza inconsueta o alternata a diarrea, perdita di peso, mal di pancia, stanchezza.