Sclerodermia o sclerosi sistemica: sintomi e mortalità

Sclerodermia o sclerosi sistemica: sintomi e mortalità

Indice

Domande e risposte

Introduzione: cos’è la sclerodermia o sclerosi sistemica

La sclerodermia (sclerosi sistemica) è una malattia cronica rara di tipo autoimmune, che colpisce il tessuto connettivo e si manifesta con un graduale ispessimento dei tessuti, in particolare della pelle. Questo disturbo si diffonde nei casi più gravi anche agli organi interni (polmoni e apparato digerente), che perdono la loro funzione vitale poiché sono ispessiti da un eccesso di tessuto cicatriziale.

Alla base di questa patologia c’è un difetto nel sistema immunitario, che erroneamente innesca un processo di difesa di tipo infiammatorio che porta alla fibrosi, cioè la produzione di una quantità eccessiva di collagene. Ciò determina l'ispessimento del tessuto cutaneo a tutti i livelli.

Le percentuali di invalidità civile connesse alla patologia variano in funzione del diverso coinvolgimento di organi e arti. Ecco le percentuali tabellari riconosciute:
  • Sclerodermia sistemica in assenza di segni di compromissione d’organo: 20%;
  • Sclerodermia sistemica diffusa in assenza di compromissione viscerale: dal 21 al 50%;
  • Sclerodermia sistemica con sindrome di crest e/o compromissione viscerale: dal 51 al 100%.

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Sintomi della sclerodermia 

La sclerodermia è una patologia rara, simile ad altre malattie autoimmuni. Generalmente ha un esordio individuabile con precisione e si manifesta con il cosiddetto fenomeno di Raynaud. Le dita delle mani, a volte anche dei piedi, diventano bianche e cianotiche e poi rosse in base alla temperatura esterna; a queste modifiche si associa la comparsa di alterazioni della sensibilità e formicolio (parestesie) delle estremità degli arti (superiori e inferiori). Questo sintomo è un campanello di allarme e precede la comparsa vera e propria della malattia in certi casi di anni.

La pelle diviene tesa e lucente, ipopigmentata o iperpigmentata, con perdita di peli sulle zone interessate, aderenza ai tessuti sottostanti e scomparsa graduale delle rughe e delle comuni linee di espressione. Sono frequenti prurito e ulcerazioni alle nocche e ai polpastrelli. Inoltre, possono svilupparsi calcificazioni sottocutanee al di sopra delle articolazioni o delle prominenze ossee. Sulle dita, sul petto, sul viso, sulle labbra e sulla lingua compaiono piccoli vasi che divengono visibili sulla cute e le unghie sono interessate da anomalie capillari. Spesso si verifica una limitazione progressiva nei movimenti e la contrattura delle dita, dei polsi e dei gomiti. 

Sintomi comuni nei pazienti affetti da sclerodermia sono anche:

  • Dismotilità del tratto digerente con discinesie;
  • Reflusso gastro-esofageo;
  • Sindrome da malassorbimento dovuta alla degenerazione della mucosa della pelle;
  • Stipsi;
  • Diarrea;
  • Incontinenza fecale.

Altri sintomi di questa patologia sono:

  • Ulcere;
  • Teleangectasie;
  • Ipertensione polmonare isolata o secondaria;
  • Fibrosi polmonare, che può compromettere gli scambi gassosi ed evolvere verso l'insufficienza respiratoria;
  • Cirrosi epatica, se viene coinvolto anche il fegato.

Possono essere presenti inoltre:

  • Artralgie;
  • Artrite;
  • Impegno renale: da una lieve insufficienza renale cronica alla crisi renale sclerodermica, una forma di insufficienza renale rapidamente progressiva;
  • Impegno cardiaco variabile, che si manifesta con aritmie cardiache e pericardite;
  • Alterazioni dei denti.

Il coinvolgimento di polmoni, cuore e reni è responsabile della maggior parte dei decessi. 

La sclerodermia può comparire in forma localizzata (che coinvolge solo cute e annessi) o generalizzata. Mentre nel primo caso la prognosi è più favorevole, nel secondo dipende dagli organi colpiti e dalla gravità con cui vengono intaccati dal processo infiammatorio.

Dita - Sclerodermia

Sclerodermia localizzata

La sclerodermia localizzata è la forma più comune nell’infanzia: il 95% dei bambini con sclerodermia ha la malattia in forma localizzata. 
Il decorso è imprevedibile. In alcuni pazienti l’infiammazione può avere inizio e successivamente, anche in assenza di terapia, bloccarsi anche per lunghi periodi di tempo per poi successivamente riattivarsi. Questo tipo di sclerodermia interessa solo la cute e gli annessi; altre aree che possono essere occasionalmente intaccate sono l’uvea (la membrana ricca di vasi sanguigni che nutre le strutture anatomiche dell’occhio) e le articolazioni: nel primo caso si ha uveite (il principale dei sintomi oculari della malattia), nel secondo caso artrite.

La fibrosi cutanea cambia l’aspetto della pelle, che diventa dura e lucida. In base all’aspetto delle lesioni prodotte dalla malattia, si possono distinguere due varianti di sclerodermia localizzata: 
  1. Morfea: attribuisce alla pelle un aspetto a chiazze (placche). La morfea ha principalmente impatto estetico sul paziente, legato alla variazione della colorazione cutanea. Nel tempo, la consistenza della pelle si ammorbidisce e le permette di recuperare in parte la sua elasticità. Alla morfea può essere associata una sintomatologia extra-cutanea, che comprende dolori articolari (artralgie), dolore e difficoltà alla deglutizione (disfagia) e sintomi neurologici;
  2. Sclerodermia localizzata lineare: è definita anche sclerodermia a strisce. Generalmente si manifesta linearmente su un intero arto (sclerodermia lineare), ma può intaccare altre aree, come il cuoio capelluto o il volto (sclerodermia a colpo di sciabola) oppure comparire con bolle diffuse (sclerodermia bollosa). Nel caso localizzato lineare il rischio di uveite è più elevato.  
La prognosi della forma localizzata di sclerodermia è più favorevole rispetto a quella sistemica, però l’impatto estetico sul corpo è forte: l’aspetto fisico dei pazienti si trasforma, così come l’espressione del viso. Con gli anni la pelle del viso diventa innaturalmente tesa, naso e bocca assumono una forma affilata. La bocca si riduce di dimensioni (microstomia, un’espressione che significa bocca piccola) e le mani sono sempre più rigide e funzionalmente limitate.

Benché la sclerodermia localizzata generalmente non provochi ripercussioni sugli organi interni, è possibile che intacchi le strutture anatomiche sottostanti la cute, come i muscoli e le ossa. La conseguenza più comune sulla muscolatura è rappresentata dalla trazione esercitata dalla pelle, rigida e dura, che ne penalizza lo sviluppo. In alcuni casi, gli effetti sulla morfologia dell’osso sono tanto importanti da causare l’accorciamento significativo di un arto rispetto al suo omologo controlaterale.

Sclerodermia sistemica

Si tratta di una malattia generalizzata, caratterizzata da:
  • Fibrosi di cute ed organi: la pelle si presenta dura e lucida; il coinvolgimento d’organo determina la prognosi della malattia e la qualità della vita del paziente. La malattia può intaccare i polmoni (generando fibrosi e interstiziopatia polmonare), il cuore (a livello del quale la fibrosi dà origine ad aritmie), l’apparato digerente (che manifesta disturbi della motilità, digestione lenta, malassorbimento intestinale, infiammazione dell’esofago dovuta al reflusso, bruciore di stomaco, dolore alla deglutizione, gonfiore e dolore addominale). La diffusione dell’infiammazione con conseguente fibrosi alle articolazioni (artrite) genera dolori articolari alle nocche delle mani, ai gomiti e alle ginocchia;
  • Obliterazioni vascolari: l’occlusione dei piccoli vasi sanguigni presenti nelle dita favorisce la comparsa di gonfiore alle dita (edema digitale) e ulcere sui polpastrelli (ulcere puntali); la cute dei polpastrelli è quella che normalmente indurisce per prima; alcuni capillari infiammati diventano evidenti attraverso la pelle (teleangectasie); il rallentamento della circolazione cutanea provoca atrofia della pelle stessa e del tessuto sottocutaneo. Nel sottocute possono verificarsi depositi di calcio (calcificazioni). 
La sclerodermia sistemica può manifestarsi come:
  • Sclerosi sistemica diffusa (dcSSc): caratterizzata dalla fibrosi cutanea delle estremità e del tronco, che si diffonde precocemente a tutti i principali apparati;
  • Sclerosi sistemica cutanea limitata (lcSSc o sindrome CREST): caratterizzata dall’associazione fra il morbo di Raynaud e la fibrosi cutanea limitata alle mani, al viso, ai piedi e a braccia e avambracci;
  • Sclerosi sistemica limitata (lSSc): caratterizzata dal coinvolgimento degli organi interni in assenza di fibrosi cutanea.
La sclerodermia sistemica è una malattia potenzialmente letale, la cui gravità dipende dall’entità del coinvolgimento d’organo.

La malattia non è incompatibile con la gravidanza, ma è essenziale pianificare la maternità in una fase di remissione.

Sclerosi sistemica: le cause

Ad oggi non si conoscono bene le cause di questa patologia rara. Un’ipotesi è che siano alcuni virus a innescare la risposta eccessiva del sistema immunitario del malato oppure l’esposizione a determinate sostanze chimiche (come solventi e metalli), che provocherebbero una fibrosi anomala nel soggetto, già geneticamente predisposto.

Come tutte le malattie autoimmuni, la sclerosi sistemica ha una genesi multifattoriale: è caratterizzata da una disregolazione di fattori che regolano la nascita di nuovi vasi e del sistema immunitario, con produzione di autoanticorpi specifici, spesso associati a diverse manifestazioni d'organo. 

Queste, in sintesi, i principali fattori (per tipologia) alla base della patologia:

  • Chimici: alcuni casi di malattia possono essere messi in relazione con il contatto con agenti chimici industriali;
  • Genetici: alcuni geni potrebbero predisporre all’insorgenza della malattia. Ci potrebbe essere una correlazione tra familiarità per la sclerodermia o altre patologie autoimmuni e la sua comparsa, benché non si tratti di una malattia ereditaria trasmissibile alla prole;
  • Infettivi: come molte malattie autoimmuni la sclerodermia sembra avere origine da una risposta immunitaria anomala che segue infezioni virali, talora anche asintomatiche. I virus più verosimilmente coinvolti sono il citomegalovirus e il parvovirus B19.

Quanto è diffusa e a quale età compare

Oggi in Italia si contano circa 20 mila malati di sclerodermia, con un’incidenza di 0,9-19 nuovi casi/milione di abitanti/anno. Ad essere colpite maggiormente sono le donne (il rapporto è di 3:1 rispetto agli uomini), nella fascia di età che va dai 40 ai 65 anni, ma si riscontrano casi anche in età più giovane. Nelle donne, infatti, la malattia esordisce in modo più precoce. 

Tra le malattie del sistema connettivo è la terza in ordine di frequenza. L’incidenza della sclerodermia è stimata, in Europa, tra 8 e 20 casi ogni milione di soggetti adulti. Possono verificarsi casi di familiarità, ma più spesso è una malattia è sporadica.

Come si diagnostica e quali sono gli esami da fare

In presenza del fenomeno di Raynaud e di altri sintomi indicativi (come manifestazioni cutanee, fibrosi polmonare o ipertensione polmonare) la diagnosi non incontra generalmente problemi. Esami del sangue specifici per la ricerca degli anticorpi (anticorpi anti-nucleo, ANA, che se positivi possono indicare la presenza di un disturbo autoimmune) e indagini strumentali mirate possono fornire un primo quadro clinico della malattia. Per avere risposte più precise ci si può sottoporre alla capillaroscopia, un esame non invasivo che analizza la microcircolazione nella zona circostante l’unghia ed evidenzia le eventuali anomalie nei capillari.

Immunologi e reumatologi possono diagnosticare questa patologia utilizzando come riferimento uno score internazionale in base ai risultati delle analisi e all'anamnesi del paziente. Questa scala consente di confermare la presenza della malattia se si ottiene un punteggio complessivo pari o superiore a 9 punti. A seconda dei sintomi, dei risultati dei test e degli esami clinici e di laboratorio, vengono assegnati dei punteggi che, sommati, indicano la presenza o meno della patologia.
L'ispessimento della pelle presente sulle dita di entrambe le mani è di per sé un criterio sufficiente per diagnosticare la sclerodermia. A questo sono infatti assegnati tutti e 9 i punti necessari.

I punteggi maggiori si ottengono in caso di riscontro di:

  • Sclerodattilia, cioè una deformazione che colpisce solo le mani (4 punti);
  • Lesioni cutanee ai polpastrelli tipo cicatrici puntiformi (3 punti);
  • Fenomeno di Raynaud (3 punti);
  • Analisi del sangue positive ad alcuni autoanticorpi (3 punti).
Sulla base di questi specifici criteri è dunque possibile diagnosticare la malattia. È importante rivolgersi, in questa fase, a centri specializzati che abbiano una solida esperienza nella diagnosi e nella gestione nel tempo del disturbo.

Il trattamento: come si cura la sclerosi sistemica

Ad oggi non esiste una cura definitiva per la guarigione della sclerodermia, che viene gestita con alcuni trattamenti in grado di ridurre gli effetti collaterali, rallentare il decorso clinico, alleviare la sofferenza e migliorare la qualità di vita dei pazienti (sia dal punto di vista motorio che psicologico).

I principali farmaci somministrati ai malati di sclerodermia sono i FANS (Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei) e i cortisonici, in grado di trattare le infiammazioni a carico dell’apparato circolatorio, cutaneo e respiratorio. Quando la malattia compare precocemente si preferisce somministrare farmaci DMARD, in grado di curare l’artrite reumatoide e che sembrano funzionare anche per ridurre i problemi articolari. Vengono utilizzati anche gli immunosoppressori, farmaci capaci di inibire la risposta del sistema immunitario che ritardano la comparsa della fibrosi tissutale, sia della pelle che degli organi interni, rallentando l’evoluzione della malattia, nonché i prostanoidi (iloprost).
Recenti studi hanno consentito lo sviluppo di nuove cure a base di farmaci biologici (es. nintedanib) che agirebbero sui linfociti B, le cellule coinvolte nella produzione degli auto anticorpi. Queste nuove cure, associate a dosi minori di immunosoppressori, stanno permettendo l’ottenimento di risultati significativamente migliori rispetto alle cure tradizionali.

Per contrastare le degenerazioni vascolari della malattia vengono somministrati farmaci vasodilatatori:

  • Calcio antagonisti;
  • ACE-inibitori;
  • Prostacicline.

Questi medicinali migliorano la circolazione del sangue e riducono la pressione arteriosa. 
Procinetici e antiacidi aiutano il paziente nella gestione delle manifestazioni della sclerodermia a carico dell’apparato digerente.
Gli antiaritmici sono indispensabili nel caso in cui la fibrosi cardiaca penalizzi la capacità contrattile di quest’organo. 

Smettere di fumare è una raccomandazione indispensabile per i malati di sclerodermia, in quanto il fumo influisce negativamente sulla circolazione sanguigna, determinando ulteriori anomalie nella struttura del collagene, che si sommano a quelle causate della malattia. Il fumo porterebbe anche a un’accelerazione del coinvolgimento polmonare in questo tipo di patologie croniche. In generale, è di fondamentale importanza cercare di mantenere uno stile di vita sano e salutare. È anche importante che i pazienti mantengano la temperatura degli ambienti in cui vivono al di sopra dei 20°C, mantengano sempre riparate le estremità e la testa sollevata rispetto al corpo durante il riposo, per contrastare il reflusso gastroesofageo

La fisioterapia ha un ruolo importante nel trattamento; il movimento guidato infatti:

  • Protegge le articolazioni dall’aggressione dell’infiammazione;
  • Le mantiene mobili e attive;
  • Previene le dismetrie fra gli arti;
  • Favorisce l’accrescimento dell’osso e lo sviluppo muscolare nel paziente pediatrico.

Allo scopo di mantenere la pelle, in particolare quella del viso, il più possibile morbida ed elastica, è utile il massaggio con creme molto idratanti

Di recente, si sono osservati miglioramenti in termini di contrasto alla degenerazione dei tratti del viso a seguito di iniezioni localizzate di acido ialuronico.

Aspettativa di vita per chi è affetto da sclerodermia

Tra le malattie reumatiche autoimmuni, la sclerosi sistemica è una delle più pericolose proprio perché interessa anche organi vitali. Questa patologia influisce drasticamente anche sulla qualità della vita del malato. I primi cinque anni circa dall’esordio della malattia sono i più difficili per l’incidenza relativamente elevata di complicanze, anche mortali (se sono interessati polmoni, cuore o apparato digerente), e le gravi ripercussioni sull’intero organismo. 

Quanto si vive con la sclerodermia?
Nella maggior parte dei pazienti a cui viene diagnosticata la sclerodermia, insorgono sintomi di depressione e l’aspettativa di vita cala drasticamente (secondo statistiche inglesi può variare da un minimo di 3 anni dalla diagnosi ad un massimo di 15). 

Sulla prognosi comunque influiscono:

  • L’età della persona;
  • La pregressa salute fisica;
  • Complicanze non dovute alla malattia.
 


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Domande e risposte

Cosa mangiare con la sclerodermia?

Quando una persona si trova ad affrontare una malattia cronica debilitante come la sclerosi sistemica, nella quale affaticamento, stanchezza, difficoltà digestive e insufficienze nutrizionali sono comuni, una dieta appropriata ha un ruolo importante per la qualità della vita e per una buona gestione dei sintomi. Non esiste una specifica dieta, ma è importante seguire un’alimentazione bilanciata che valorizzi i cibi che combattono l’infiammazione e che forniscono energia, proteine, vitamine e minerali.
Ecco alcune raccomandazioni generali:

  • Mangiare poco e spesso, facendo uno spuntino ogni tre o quattro ore. Se si è persa una quantità eccessiva di peso (il dimagrimento può essere importante) o si possono mangiare piccole quantità alla volta per ottimizzare l’assorbimento delle sostanze nutritive;
  • Evitare i piatti pronti e privilegiare la scelta di cibi freschi e poco elaborati;
  • Aggiungere ai cibi erbe e spezie antinfiammatorie e ricche di antiossidanti, come basilico, rosmarino, origano, cannella, zenzero, paprika, peperoncino, curcuma e curry;
  • Ridurre il consumo di zuccheri facendo ben attenzione a quelli nascosti negli alimenti: allo scopo, è utile controllare gli ingredienti in etichetta per rintracciare i termini quali saccarosio, succo di canna evaporato, fruttosio, sciroppo di amido, sciroppo d’acero, che fanno comunque riferimento a tale categoria di nutrienti;
  • Assumere integratori multivitaminici o minerali. Se si hanno problemi di gonfiore o meteorismo, la supplementazione con probiotici può essere utile per ripristinare le funzioni intestinali e alleviare i sintomi;
  • Bere adeguatamente alla propria età, abitudini e caratteristiche.

Cos’è e come si diagnostica la sindrome di Raynaud?

Il fenomeno di Raynaud (FdR) è una condizione clinica provocata da una improvvisa vasocostrizione delle piccole arterie che si manifesta con una variazione del colorito cutaneo, scatenata dal freddo, dalle brusche riduzioni della temperatura o da stress emotivi. Questo disturbo prende il nome dal medico francese Maurice Raynaud, che fu il primo a descriverla nel 1862.
La diagnosi parte dalla descrizione del fenomeno di Raynaud, associata a un’accurata anamnesi e all’esame obiettivo da parte del medico curante, a seguire dallo specialista reumatologo o dalle altre figure specialistiche coinvolte in base al sospetto diagnostico. Gli esami da eseguire sono sia di laboratorio che immunologici per la ricerca di autoanticorpi, sia strumentali come la capillaroscopia periungueale, che permette mediante la transilluminazione cutanea, di rilevare alterazioni del microcircolo dei capillari tipiche di alcune patologie reumatologiche.

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