Indice
Domande e Risposte
Introduzione: cos'è la salute mentale e perché è importante
Definizione e importanza
Cosa si intende per salute mentale, cosa vuol dire questa espressione? Come riportato nella definizione di salute stilata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, WHO), la salute mentale è parte integrante della salute e del benessere. L’OMS sancisce, in generale, che "la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non semplice assenza di malattia o di infermità" ma anche che “la salute mentale è molto più dell’assenza di malattia: è una parte intrinseca della nostra salute e del nostro benessere individuale e collettivo”.
La differenza tra salute mentale e malattia mentale
Le persone che soffrono di disturbi mentali hanno un più alto rischio di disabilità, di alcolismo e altre dipendenze e di mortalità precoce rispetto alla media della popolazione generale. Le persone con gravi disturbi mentali muoiono in media da 10 a 20 anni prima rispetto alla media. Questo anche perché queste condizioni possono aumentare a loro volta il rischio che sia sviluppata (o che peggiori, nel caso sia già comparsa) una malattia di altro tipo, ad esempio un tumore, una patologia cardiovascolare, un’infezione (tipico il caso dell’AIDS).
Il suicidio costituisce la seconda causa globale di morte nei giovani. E, da questo punto di vista, i dati registrati negli ultimi anni non sono ottimistici: nel 2019, quasi un miliardo di persone nel mondo ha sofferto di un disturbo di salute mentale; una persona su 100 è morta suicida e nel 58% dei casi il suicidio si è verificato prima dei 50 anni. La situazione è addirittura peggiorata in epoca pandemica: nel 2020, i casi di depressione e ansia sono aumentati di oltre il 25%.
Alti, altissimi anche i cost sociali legati a queste patologie. Secondo lo studio Global Burden of Disease, realizzato dall’OMS, complessivamente i disturbi mentali, neurologici e da uso di sostanze psicoattive sono responsabili di più del 14% dei DALYs (Disability adjusted life years). Tali condizioni si accompagnano a costi stimati in 20 miliardi € annui e perdite complessive per oltre 63 miliardi € legate alla ridotta produttività, all'assenteismo e alla disoccupazione di lunga durata.
I dati contenuti nel report La salute mentale come motore della crescita socio-economica dell’Italia, realizzato da Angelini Pharma in collaborazione con The European House – Ambrosetti mostrano come l’Italia investa attualmente il 3,4% della spesa sanitaria in salute mentale, una quota ancora insufficiente a garantire adeguata risposta ai bisogni della popolazione. Sono 3,3 miliardi € i costi evitabili attraverso interventi precoci e mirati sulla costruzione e sul mantenimento della salute mentale. Investimenti che porterebbero anche a migliorare la produttività del Paese.
Cosa danneggia la salute mentale
Il disturbo mentale è considerato una condizione caratterizzata da significativi problemi nel pensiero, nella regolazione delle emozioni o nel comportamento di una persona, causati da una disfunzione dei processi psicologici, biologici o dello sviluppo che compongono il funzionamento mentale. I disturbi mentali sono generalmente accompagnati da sofferenza o difficoltà nelle abilità sociali, occupazionali e altre attività significative.
I parametri che possono interferire con il benessere psicologico comprendono:
- Caratteristiche individuali: capacità di gestire i pensieri, le emozioni, i comportamenti e le relazioni con gli altri;
- Fattori sociali: livelli di protezione sociale, condizioni lavorative;
- Fattori culturali;
- Fattori economici;
- Fattori politici: policy sanitarie;
- Fattori ambientali: l’esposizione ad ambienti ostili nella prima infanzia è considerata un importante fattore di rischio per lo sviluppo di patologie mentali.
Quali sono i disturbi mentali più frequenti
Nel suo
World Mental Health Report 2022, l’OMS offre una valutazione del panorama globale della salute mentale, oltre ad una riflessione critica sugli obiettivi raggiunti e sui fallimenti registrati e un’indicazione delle azioni da intraprendere prioritariamente. L’OMS ribadisce che “
non vi è nessuna salute in assenza di salute mentale” e che quindi “
la salute mentale è di fondamentale importanza per tutti, ovunque”. E invita tutti gli attori coinvolti a cooperare per migliorare il contesto.
Ansia
L’
ansia è definita come uno
stato di attesa, agitazione e preoccupazione irrazionale per un evento/fatto/oggetto non definito.
Gli esperti non parlano di ansia come malattia, ma di disturbi d’ansia, a loro volta classificati in:
disturbo d’ansia generalizzato (
Generalized Anxiety Disease, GAD),
disturbo d’ansia sociale (fobia sociale o
Social Anxiety Disease, SAD),
disturbo da panico (
Panic Disease, PD),
il disturbo d’ansia da separazione, il
mutismo selettivo, fobie specifiche, agorafobia
Fondamentale, per la comprensione di queste malattie ma anche per capire come approcciarle, la differenza fra paura, ansia e ansia patologica. Da un punto di vista evolutivo la
paura è un
meccanismo di difesa: è una risposta emotiva dell’organismo che serve ad attivare tutta una serie di reazioni finalizzate a scampare un pericolo definito e che scompare quando l’allarme cessa. È ciò che ha consentito ai nostri progenitori di sopravvivere in ambienti ben più ostili di quelli che oggigiorno ospitano la razza umana.
L’ansia è una reazione emotiva scatenata da un pericolo meno definito, ma che viene percepito come minaccioso. Acuisce la circospezione, dà avvio ad eventi fisiologici che supportano la difesa o la fuga (il sistema cosiddetto
fight or flight): di per sé, quindi, è una risposta adattativa dell’organismo, anch’essa valido contributo alla difesa e alla sopravvivenza. Quando diventa patologica? Quando è eccessiva e persistente, quando non si limita a comparire con allarmi temporanei ma è presente cronicamente. In questi casi, al contrario dell’ansia fisiologica, essa peggiora la qualità delle prestazioni.
L’ansia è la seconda condizione psichiatrica più ricorrente, dopo la
depressione. La sua prevalenza una tantum nella popolazione mondiale è stimata attorno al 30%, mentre la prevalenza a 12 mesi è circa il 21%.
Ha maggiore incidenza nel genere femminile rispetto a quello maschile, con un rapporto di circa 2:1 che si accentua durante lo sviluppo e dopo l’adolescenza (40% vs 26%).
Depressione
È un
disturbo caratterizzato da modificazioni patologiche del tono dell’umore ben distinte dalle normali fluttuazioni dell’umore che si verificano a seguito di eventi spiacevoli. Tale manifestazione si associa a sintomi somatici e comportamentali.
La depressione ha decorso in genere periodico, essendo caratterizzata da episodi (che si protraggono per intervalli di tempo dell’ordine dei mesi) che si ripetono più volte nella vita.
Le conseguenze che può provocare sono potenzialmente severe, date le profonde interferenze con il funzionamento del soggetto che ne soffre. Si parte dalla compromissione del funzionamento sociale e lavorativo, per arrivare all’aumento del rischio che si sviluppino malattie concomitanti, anche psichiatriche.
Le persone che soffrono di depressione hanno un aumento del rischio di mortalità precoce rispetto alla popolazione generale (+15%), sia per un aumentato rischio di suicidio che per una maggiore probabilità di sviluppare patologie sistemiche potenzialmente gravi (malattie cardiovascolari, tumori, dipendenze). Più in generale, la depressione interferisce profondamente con la qualità soggettiva di vita di chi ne soffre.
La diffusione della malattia è in continuo aumento: i casi sono aumentati del 18% nell’arco di tempo compreso tra il 2005 e il 2015.
In Italia, questa condizione interessa più di 3 milioni di persone.
Stress e burnout
Lo
stress è un evento psico-somatico scatenato da sollecitazioni esterne (provenienti dall’ambiente circostante) o interne, che vengono definite stressor. Può assumere diversi livelli di potenza e/o durata e, di per sé, ha una connotazione neutra in chiave evoluzionistica. Di fronte a forti modificazioni degli ambienti in cui l’uomo si è trovato a vivere, alla successione di periodi di benessere economico e di carestie, alle fluttuazioni climatiche ha avuto maggiori possibilità d sopravvivenza chi ha saputo adattarsi meglio, cioè che ha saputo reagire meglio allo stress. Analogamente a quanto abbiamo detto per l’ansia, il problema non è lo stress, ma semmai una reazione esagerata (nei tempi e nelle modalità) ad esso.
Quando è sollecitato, il nostro organismo rilascia infatti sostanze che attivano le risposte di difesa, come il cortisolo e l’adrenalina, che, se restano in circolo troppo a lungo, possono provocare conseguenze anche serie (
deficit di concentrazione e attenzione, calo della memoria, malattie cardiovascolari, indebolimento del sistema immunitario).
Con il termine
burnout (il cui significato letterale fa rifermento alle condizioni di esaurimento, crollo o surriscaldamento) si intende una
condizione di stress sperimentata prevalentemente nel contesto lavorativo che determina un malessere psicofisico ed emotivo. Il disagio è associato a vissuti di demotivazione, delusione e disinteresse che portano a conseguenze sul piano professionale, personale e sociale. Il burnout non compare all’improvviso, ma
si manifesta lentamente e insidiosamente nella mente e nel corpo di una persona a:
- Livello cognitivo: distacco emotivo, trascuratezza degli affetti e delle relazioni sociali, importanza eccessiva data al lavoro, demotivazione, difficoltà di concentrazione, irritabilità e senso di colpa cronico;
- Livello comportamentale: aggressività, dipendenze, mancanza di iniziativa, assenteismo;
- Livello somatico: emicrania, insonnia, perdita dell’appetito, disturbi gastrointestinali, senso di prostrazione.
Oggi l’incidenza del burnout negli ambienti di lavoro è ai suoi massimi storici.
Disturbi del sonno e della concentrazione
Il sonno ci permette di disattivare l’azione degli stimoli che continuamente ci arrivano dal mondo esterno e, quindi, di riposarci, ricostituendo un tesoretto di energia disponibile per le azioni quotidiane. Durante il sonno, l’organismo ripristina le sue funzioni generali e l’integrità delle cellule che compongono il sistema nervoso.
Non esistono indicazioni assolute sul fabbisogno di ore di sonno, che varia in base all’età. Mentre un neonato dorme dalle 16 alle 20 ore al giorno distribuite in riposini relativamente brevi nell’arco delle 24 ore, in età adulta può essere sufficiente dormire anche fra le 6 ore e mezza e le 7 ore.
I disturbi del sonno compromettono sia la quantità che la qualità del sonno e producono ripercussioni significative su salute, benessere e qualità della vita di chi li sperimenta. Queste condizioni vengono classificate a livello internazionale (American Academy Sleep Medicine) in 6 classi diagnostiche:
- Insonnia;
- Disturbi del respiro nel sonno;
- Ipersonnia di origine centrale;
- Disturbi del ritmo circadiano;
- Parasonnia;
- Disturbi del movimento in sonno.
La deprivazione del sonno può interferire con l’attività dell’ippocampo, un’area del cervello che agisce da guardiano della memoria (tanto per intenderci, è quella più colpita dalle conseguenze dell’Alzheimer) e che svolge funzioni a garanzia della vigilanza e della concentrazione. Ecco perché dormire poco o male può avere forti ripercussioni sul funzionamento dell’individuo.
Strategie e rimedi per migliorare la salute mentale
Ecco le raccomandazioni degli esperti per proteggere e migliorare il benessere psicologico.
Alimentazione e salute mentale: cibi che proteggono il benessere psicologico
Gli studi che si occupano di definire le relazioni fra ciò che mangiamo e il nostro benessere mentale rientrano nel campo della Psichiatria nutrizionale.
Da tempo la comunità scientifica ha dimostrato l’importanza di elementi quali omega 3, vitamine del gruppo B (in particolare folato e B12), colina, ferro, zinco, magnesio, S-adenosil metionina (SAMe), vitamina D e amminoacidi a fini del mantenimento della salute mentale.
Ora però l’attenzione si sta spostando sull’impatto generale dello stile alimentare sul benessere psicofisico, di modelli dietetici piuttosto che di cibi consigliati e cibi da evitare. La narrativa attuale parla di disagi della civilizzazione per indicare le abitudini riconducibili allo sviluppo urbanistico che interferiscono con la salute psico-fisica (sedentarietà, deprivazione di sonno, adozione di diete disequilibrate). La scienza ha anche dimostrato che le persone con disturbi mentali presentano spesso anche condizioni quali infiammazioni croniche di basso grado e alterazioni del metabolismo.
Sull’onda della scoperta di correlazioni fra eccessiva assunzione di zuccheri e comparsa di stati di infiammazione generale, negli ultimi decenni hanno acquisito crescente popolarità alcuni schemi alimentari nei quali la presenza dei carboidrati è limitata.
La dieta chetogenica è basata su una presenza minima di carboidrati a vantaggio della quota di grassi e di proteine. Se correttamente seguito e laddove non controindicato, questo regime alimentare fornisce comunque l’energia necessaria allo svolgimento delle funzioni fisiologiche e contribuisce alla riduzione del livello di zuccheri e di insulina nel sangue. Indirettamente, la dieta chetogenica può partecipare al rallentamento dell’invecchiamento dei tessuti, alla prevenzione dei tumori e delle malattie neurodegenerative (Alzheimer, Parkinson, …) e produrre interferenze significative con il decorso di condizioni quali disturbo bipolare, depressione e schizofrenia.
Le evidenze scientifiche mostrano che una riduzione dell’apporto di carboidrati (dieta low carb) può avere effetti benefici nella perdita del peso corporeo e nella riduzione della sensazione di fame, migliorare la sensibilità insulinica, il profilo lipidico, il profilo glicemico, la pressione arteriosa e può ridurre il rischio cardiovascolare. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi per costruire un quadro chiaro ed esaustivo in questo ambito.
Attività fisica: benefici dello sport sulla mente
L’attività fisica è definita come ogni movimento corporeo che produca un sostanziale aumento della spesa energetica tale da produrre benefici sul piano della salute. Per parlare di salute, è meglio fare riferimento all'esercizio fisico, considerato un'attività strutturata, pianificata, ripetitiva e intenzionale, avente come fine il miglioramento della forma fisica.
L’esercizio fisico agisce parallelamente sulla fitness e sul funzionamento cognitivo, sul corpo e sulla mente, e i suoi effetti sul funzionamento cognitivo sono mediati da modificazioni fisiche. È correlato ad un miglioramento del benessere psicologico, in particolare quando l'esercizio è di intensità moderata. Inoltre, supporta la regolazione emotiva, aiutando la persona che lo compie a gestire in maniera più fisiologica le sue emozioni. Da un punto di vista più generale, induce rilassamento, migliora l’autostima, la consapevolezza, l’energia disponibile e la capacità di far fronte alle attività quotidiane.
I suoi effetti sulla mente sono mediati principalmente dal rilascio di β-endorfine, una tipologia di sostanze naturalmente presenti nel nostro organismo che agiscono come euforizzanti e antidolorifici naturali e migliorano la risposta agli stati di depressione e allo stress.
Tecniche di mindfulness e meditazione: esercizi pratici
La meditazione mindfulness insegna a diventare consapevoli del proprio respiro, del proprio corpo e della propria mente. Come già detto nei paragrafi precedenti, le emozioni rappresentano un’esperienza neutra (né positiva né negativa) nell’uomo, ma il senso comune tende a interpretarne alcune come negative e dannose e, pertanto, da eliminare. Questa credenza porta però a compiere azioni che, di fatto, intensificano l’emozione di partenza e ne ostacolano la gestione fisiologica. Queste azioni ostacolano, cioè, la naturale risposta adattativa della nostra mente. La mindfulness agisce proprio a questo livello, facilitando la naturale regolazione delle emozioni.
Questo tipo di meditazione si basa sull’adozione di un approccio non giudicante e sulla “disidentificazione” dai contenuti della mente: guardando la realtà attraverso questa lente, diventa più facile accettare le proprie emozioni e interpretarle per ciò che effettivamente sono.
La mindfulness prevede anche l’osservazione e la descrizione delle proprie emozioni, per chiarirle e comprenderle al meglio.
L'importanza del sonno: come migliorare la qualità del riposo
La Medicina del sonno è una scienza trasversale che va oltre la neurologia e ha connessioni con tutto l’organismo. Si occupa non solo della quantità di sonno, ma anche della sua qualità, che può essere penalizzata da cause quali disturbi fisici, disturbi psichici, disturbi del sonno endogeni, problemi circadiani, disturbi ambientali o dall’assunzione di sostanze che agiscono sul cervello e sulla psiche.
Ecco i consigli degli esperti per dormire meglio:
- Mantieni orari regolari per la routine serale e mattutina: rispetta l’orario della cena, quello a cui ti corichi e quello a cui ti svegli;
- Durante la giornata concediti una breve pennichella dopo pranzo, quando e se puoi e ne senti il bisogno;
- Evita l’alcol: è vero che fa venire sonno, ma provoca continui risvegli notturni e riduce la qualità del sonno;
- Evita il fumo: la nicotina abbassa la qualità del sonno;
- Evita la caffeina e le sostanze analoghe (contenute in caffè, tè, cioccolato, bibite energetiche) già dal pomeriggio;
- Opta per una cena completa ma leggera e lascia che trascorrano almeno un paio d’ore fra la cena e il momento in cui ti corichi: l’appesantimento delle funzioni digestive ti farà dormire peggio;
- Fai ogni giorno esercizio fisico;
- Mantieni il letto ordinato, ben rifatto, comodo e con lenzuola in fibra naturale;
- Usa il letto solo per dormire: non impiegarlo per lavorare, studiare o guardare la TV;
- Regola la temperatura della camera da letto in modo che tu non senta caldo né freddo durante la notte;
- Oscura la stanza;
- Evita di utilizzare dispositivi elettronici la sera e, se devi farlo, filtra la luce blu indossando occhiali appositi con lenti arancioni.
Quando preoccuparsi della salute mentale: chiedere aiuto a un professionista
Momenti di malessere psicologico sono comuni a tutte le persone, indipendentemente dalle caratteristiche personali e dal contesto di vita nel quale sono inserite.
Quando, però,
il disagio è correlato a sintomi fisici e interferisce con la vita quotidiana, con i rapporti interpersonali e la performance professionale, allora è il caso di considerare l’idea di un supporto esterno.
Facciamo un
esempio che può aiutare a chiarire questo punto. Se si avvicina una scadenza di lavoro particolarmente importante è normale che tu avverta agitazione, persino ansia. È l’espressione fisiologica, quindi perfettamente normale, delle azioni che il tuo corpo sta mettendo in atto per reagire allo stimolo e farvi fronte. Ma se questa ansia ti blocca, ti impedisce di ragionare e svolgere i tuoi incarichi, ti fa venire bruciore di stomaco e ti tiene sveglio la notte, allora le cose cambiano. Non si tratta di una reazione fisiologica, ma di una risposta alterata allo
stress, che deve essere interrotta o corretta per recuperare benessere. Se questo pattern si ripete quando lo stimolo stressogeno si ripresenta (anche sotto altre forme: scadenze burocratiche, imprevisti nella vita privata), puoi valutare una consulenza da parte di un professionista.
Chi cura la salute mentale? È importante, se decidi di chiedere aiuto esterno, che sia un esperto accreditato, uno Psicologo o uno Psichiatra. Nel caso ad avere bisogno di cure sia un bambino, lo specialista di riferimento è il Neuropsichiatra infantile.
Salute mentale e tecnologia: benefici e rischi
La
tecnologia ha permesso negli ultimi decenni lo sviluppo di soluzioni innovative che hanno portato ad un miglioramento netto dei parametri di salute dell’uomo. Ma ha contestualmente posto una serie di interrogativi, anche etici, inerenti il suo ruolo nell’insorgenza e nel peggioramento di determinate malattie.
Impatto dei social media sul benessere psicologico
Uno studio condotto di recente dalla
American Psychological Association ha mostrato come
l’uso dei social media sia correlato ad un aumento del rischio di ansia, depressione e suicidio. La ricerca ha anche messo in evidenza come le persone che usano i social media siano in qualche modo più esposte al rischio di sviluppare disturbi mentali.
Le ragioni dietro questo fenomeno sono essenzialmente legate ad un
tema di confronto sociale, in base al quale gli utenti si sentono inadeguate rispetto alla platea a cui sono esposte all’interno della loro “bolla”.
Non dimentichiamo, poi, la facilità con cui attraverso queste piattaforme possono essere diffuse e viralizzate informazioni false e fuorvianti.
Poiché
gli ambienti social e gli stessi dispositivi usati per accedervi sono studiati per massimizzare il coinvolgimento degli utenti, possono portare all’isolamento sociale. Si arriva così a un
paradosso: le persone scelgono di incontrare amici e parenti via social media anche quando questi sono facilmente raggiungibili fisicamente.
Per
prevenire questi effetti dannosi, puoi adottare le seguenti
precauzioni:
- Imposta dei limiti di tempo per navigare in Internet e nelle piattaforme social;
- Segui gli account che ritieni realmente utili e non seguire quelli che ti generano malessere;
- Non condividere informazioni che non ha verificato o che potrebbero nuocere ad altri;
- Verifica le informazioni che leggi, controllando le fonti;
- Utilizza i social media per migliorare le tue possibilità di interazione sociale, non in sostituzione di esse.
App e strumenti digitali per migliorare la salute mentale
La
e-therapy viene vista dagli esperti come uno
strumento interessante
per interventi base su forme lievi di depressione, ansia e stress. Un’attenzione condivisa con il pubblico: si stima che nel periodo dei lockdown più di 50 milioni di persone abbiano scaricato app di auto aiuto per la gestione dello stress e dell’umore.
Non tutte le app disponibili a questo scopo, però, sono state progettate con la consulenza di professionisti per la salute mentale e, talvolta, può essere molto difficile distinguere fra software strutturati e semplici videogiochi. È quindi
importante sapere distinguere fra:
- App di salute mentale sviluppate da professionisti del settore: offrono programmi specifici di terapia basati su evidenze scientifiche;
- App sviluppate da non professionisti: possono offrire strumenti più generici utili nella gestione dello stress e nel miglioramento del benessere psicologico (app per la respirazione e per la mindfulness).
Non dimentichiamo, poi, le terapie digitali, dispositivi medici che vengono sottoposti a sperimentazione clinica e approvati da enti regolatori. Per le loro caratteristiche, rappresentano soluzioni ideali da sole o a supporto dei trattamenti tradizionali, nell’approccio a disturbi mentali. In Italia è in corso il dibattito politico che dovrebbe portare ad una loro introduzione in terapia.
Come limitare gli effetti negativi dell'iperconnessione
Il
tecnostress è lo
stress indotto dall’uso eccessivo e inappropriato delle nuove tecnologie, correlato ad effetti collaterali di tipo fisico, mentale ed emotivo. Si tratta di un disagio causato dall’incapacità di vivere le nuove tecnologie del computer con approccio sano, che si manifesta anche attraverso la iper-identificazione con la tecnologia informatica.
Il
tecnostress deriva dall’incapacità di controllare il tempo che si trascorre connessi e tutelare il proprio spazio personale. Ciò espone ad un sovraccarico cognitivo dovuto al bombardamento di informazioni provenienti da fonti diverse, che creano confusione, ansia e tensioni. Fra le possibili conseguenze, spicca la
dipendenza da Internet.
Per poter gestire le esperienze di navigazione in modo appropriato,
gli esperti raccomandano di fissare un orario per la disconnessione serale, programmare un certo numero di uscite serali, scaricare la tensione accumulata durante la navigazione in rete praticando attività sportiva o facendo una passeggiata ogni giorno,
curare le relazioni sociali passando del tempo in compagnia delle persone care.
Come aiutare una persona in difficoltà?
Ecco qualche
consiglio utile per poter essere d’aiuto alle persone vicine in difficoltà per un malessere psicologico.
Segnali da non ignorare
Vi sono dei
segnali che singolarmente non assumono significato preoccupante ma che,
se si manifestano contemporaneamente e interferiscono con la quotidianità del soggetto,
devono orientare verso una visita con uno specialista.
I principali sono:
- Ritiro sociale: la persona è chiusa in sè, non si cura del proprio corpo e dell’igiene, esce poco di casa e si distacca da coloro che gli stanno vicini;
- Perdita d’interesse verso il mondo reale;
- Calo delle performance professionali o scolastiche;
- Ritiro dalle attività sportive;
- Difficoltà di concentrazione, deficit di memoria;
- Scollegamento da sé, sensazione di guardarsi dall’esterno (irrealtà);
- Riduzione della capacità di affrontare i problemi razionalmente;
- Sospettosità, circospezione immotivata verso le persone vicine;
- Alterazioni dell’appetito e del sonno;
- Sbalzi d’umore immotivati.
Cosa dire e cosa evitare
È difficile dare consigli sulle parole che possono aiutare e su quelle da evitare, dato che ogni persona ha le proprie distintive caratteristiche e vive un’esperienza di disagio diversa e unica.
Il
consiglio è quello di
rivolgersi ad un professionista per avere una consulenza personalizzata e indicazioni chiare e mirate, focalizzate sul singolo caso.
Risorse utili e numeri di emergenza
Con la Legge n. 197 del 2022 è stato istituito il contributo per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia (
Bonus psicologo), una misura diretta a sostenere le persone in condizione di ansia, stress, depressione o fragilità psicologica. I requisiti per potervi accedere sono rappresentati dalla residenza in Italia e dal possesso di una dichiarazione ISEE in corso di validità, con valore non superiore a 50mila euro.
Con l’approvazione dell’ultima Legge di Bilancio, il bonus psicologo è stato confermato anche per il 2025. Rispetto al 2024, saranno stanziati 1,5 milioni € aggiuntivi per rimborsare le sedute con psicologi e psicoterapeuti iscritti all’albo professionale. L’importo arriva fino a 1.500 € ed è erogato dalle Regioni.
Il bonus può essere richiesto sul portale INPS, attraverso la presentazione di una domanda online.
Il Ministero della Salute ha istituito, durante la pandemia, il
numero verde 800.833.833, una delle risposte predisposte al diffuso problema del disagio psicosociale.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
- Ministero della Salute. Che cos'è la salute mentale;
- Z.J. Ward et al. Global Burden of Disease Study 2021 estimates: implications for health policy and research. The Lancet. (2024);
- Institute for Health Metrics and Evaluation. Global Burden of Disease 2021 Findings from the GBD 2021 Study;
- Headway – A new roadmap in Brain Health in Italia: Focus Mental Health. La salute mentale come motore della crescita socio-economica dell’Italia. Angelini Pharma, The European House – Ambrosetti;
- World Health Organization. World Mental Health Report: Transforming mental health for all;
- World Health Organization. Depression;
- N. Frasure-Smith et al. Depression Following Myocardial InfarctionImpact on 6-Month Survival. JAMA. (1993);
- A. Abramson. Burnout and stress are everywhere. American Psychological Association. (2022);
- The AASM International Classification of Sleep Disorders – Third Edition, Text Revision (ICSD-3-TR);
- J. Sarris et al. Nutritional medicine as mainstream in psychiatry. Lancet Psychiatry. (2015);
- J. Rog et al. The Potential Role of the Ketogenic Diet in Serious Mental Illness: Current Evidence, Safety, and Practical Advice. Journal of Clinical Medicine. (2024);
- C.J. Caspersen et al. Physical activity, exercise, and physical fitness: definitions and distinctions for health-related research. Public Health Rep. (1985);
- L. Ianna et al. Mindfulness e benessere psicologico: Il ruolo della regolazione delle emozioni. Giornale Italiano di Psicologia. (2017);
- In brief: Limiting social media boosts mental health, the negatives of body positivity, and more research. American Psychological Association. (2023);
- C. Salazar-Concha et al. Analyzing the evolution of technostress: A science mapping approach. Heliyon. (2021);
- DSM- 5, 2013. Manuale internazionale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, American Psychiatric Association.
Domande e risposte
Cosa si intende per salute mentale?
La salute mentale è parte integrante della salute e del benessere. L’OMS sancisce, in generale, che "la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non semplice assenza di malattia o di infermità" ma anche che “la salute mentale è molto più dell’assenza di malattia: è una parte intrinseca della nostra salute e del nostro benessere individuale e collettivo”.
Qual è il disturbo mentale più frequente?
La depressione, un disturbo caratterizzato da modificazioni patologiche del tono dell’umore diverse rispetto alle normali fluttuazioni dell’umore che si verificano a seguito di eventi spiacevoli. La diffusione della malattia è in continuo aumento: i casi sono aumentati del 18% nell’arco di tempo compreso tra il 2005 e il 2015. In Italia, questa condizione interessa più di 3 milioni di persone.
Si tratta di una malattia con decorso periodico che può provocare conseguenze potenzialmente serie per la salute in senso generale.
Come capire se una persona non è sana di mente?
I principali segnali di allarme sono: ritiro sociale, perdita d’interesse verso il mondo reale, calo delle performance professionali o scolastiche, rinuncia all’attività fisica e sportiva, difficoltà di concentrazione, deficit di memoria, sensazione di guardarsi dall’esterno, riduzione della capacità di affrontare i problemi razionalmente; sospettosità immotivata verso le persone vicine, alterazioni dell’appetito e del sonno, sbalzi d’umore immotivati.
Cosa danneggia la salute mentale?
I fattori che possono interferire con la salute mentale sono: caratteristiche individuali (capacità di gestire i pensieri, le emozioni, i comportamenti e le relazioni con gli altri), fattori sociali (livelli di protezione sociale, condizioni lavorative), fattori culturali, fattori economici, fattori politici (policy sanitarie), fattori ambientali (l’esposizione ad ambienti ostili nella prima infanzia è considerata un importante fattore di rischio per lo sviluppo di patologie mentali).