Rettocolite ulcerosa: sintomi iniziali e aspettative di vita

Rettocolite ulcerosa: sintomi iniziali e aspettative di vita

Indice

Domande e Risposte

Introduzione

La rettocolite ulcerosa è una Malattia Infiammatoria Cronica Intestinale (MICI o IBD, da Inflammatory Bowel Diseases) che viene chiamata anche, più brevemente, colite ulcerosa. In realtà, il nome completo spiega meglio l’andamento della malattia, che ha sempre inizio a livello del retto e può, nel suo decorso, coinvolgere tutto il colon o una sua parte.
Le MICI comprendono, oltre alla colite ulcerosa, anche il Morbo di Crohn, patologia rispetto alla quale si pone spesso la questione della diagnosi differenziale, e la colite indifferenziata. 

Quanto dura? Essendo una malattia cronica dura tutta la vita. Ad oggi non sono disponibili farmaci che portino a remissione completa e guarigione; c’è però la possibilità di controllare la sintomatologia e prolungare i periodi di remissione.

In Italia sono presenti circa 120.000 malati; ogni anno si registrano 7 nuovi casi ogni 100.000 abitanti: il numero dei pazienti è aumentato significativamente negli ultimi anni, specialmente nei paesi industrializzati. 
La malattia colpisce in eguale misura entrambi i sessi ed esordisce fra i 15 e i 45 anni.
Malgrado sia caratterizzata da una certa familiarità, la rettocolite ulcerosa non è ereditaria. Diversi fattori, anche ambientali, contribuiscono alla sua insorgenza nelle persone geneticamente predisposte.

Quanto si vive? La colite ulcerosa è una malattia invalidante, ma non è associata a una riduzione significativa della aspettativa di vita.
 
Immagine che rappresenta una persona con il mal di pancia

Le cause della rettocolite ulcerosa: è una malattia autoimmune?

Le ragioni di questa malattia cronica non sono ancora ben chiare. L’ipotesi più accreditata sembra essere quella autoimmune. Questa teoria spiega anche perché un numero significativo di persone che soffrono di colite ulcerosa sviluppano nel tempo anche altre malattie autoimmuni, come l’artrite reumatoide

Un’infezione, di solito una gastroenterite batterica , confonderebbe il sistema immunitario: i batteri normalmente presenti nella flora intestinale verrebbero così visti come pericolosi patogeni e questo scatenerebbe una serie di reazioni a catena. Questo darebbe il via a un processo infiammatorio, responsabile del danno alla mucosa locale. 

Fra le cause scatenanti potrebbe avere un ruolo primario la dieta tipica dei Paesi occidentali (ricca di zuccheri e povera di fibra), che altera la composizione della flora batterica, riducendo l’eterogeneità dei microorganismi che compongono il microbiota.

Le caratteristiche della rettocolite ulcerosa

La rettocolite ulcerosa ha inizio a livello del retto.
Nella prima fase è caratterizzata dallo sviluppo di un intenso eritema nella mucosa dell’intestino. Questa irritazione degenera, fino ad alterare i vasi sanguigni, con formazione di aree emorragiche.
Dal punto di vista della distribuzione delle lesioni, può essere classificata come:
  • Proctite: se rimane confinata al retto (forma rettale o distale); in questo caso è associata ad una prognosi più favorevole;
  • Colite sinistra: se è localizzata al retto e al colon sinistro;
  • Pancolite: se è estesa a tutto il colon.
La colite ulcerosa interessa generalmente la mucosa e la sottomucosa, lo strato che si trova subito sotto. Solo nella forma grave è interessata anche lo strato in cui è compresa la muscolatura liscia (muscolaris mucosae).

Uno degli aspetti più caratteristici della malattia è la distinzione netta fra tessuto sano e tessuto malato: le lesioni appaiono separate dalle zone non intaccate dalla malattia da una vera e propria linea di demarcazione.
A differenza del morbo di Crohn, non comporta la formazione di fistole e ascessi, ma è caratterizzata dalla comparsa di ulcere superficiali. 
La colite ulcerosa può manifestarsi con diversi livelli di gravità. Di seguito, due delle varianti più diffuse.
 

La forma grave

È quella che interessa più profondamente il tessuto: le lesioni nella parete intestinale sono così profonde da arrivare alla tonaca muscolare. Si sviluppano vaste ulcere, da cui viene rilasciato abbondante liquido purulento. Fra le ulcerazioni sono presenti aree nelle quali la mucosa è iperstimolata e prolifera in maniera eccessiva (iperplasia), formando escrescenze definite pseudopolipi.

Oltre ai sintomi locali, la forma grave comporta crisi sistemiche accompagnate da malessere, febbre elevata, anemia, inappetenza e perdita di peso.
Durante la fase acuta delle crisi di solito viene disposto il ricovero. Il paziente viene tenuto in osservazione per due ragioni. La prima è la prevenzione delle complicanze potenzialmente letali, come il megacolon tossico. La seconda è la necessità di istituire una terapia endovenosa con alte dosi di cortisonici. Superata la crisi, viene sospesa la terapia cortisonica e adottata quella con gli aminosalicilati (fase di mantenimento).
 
Il paziente viene reidratato solo se ha perso molti liquidi a causa della diarrea, e sottoposto a trasfusioni di sangue quando necessario. Se non risponde alla terapia entro 3-7 giorni, si deve considerare l’ipotesi di somministrargli un immunosoppressore (ciclosporina) o un farmaco biologico (infliximab), entrambi per infusione endovenosa.
In casi estremi, la chirurgia rimane il trattamento risolutivo.  
La forma grave della colite ulcerosa è quella più associata al rischio di insorgenza di altre malattie infiammatorie, quali l’artrite reumatoide.
 

La proctite ulcerosa

La malattia viene definita proctite ulcerosa quando rimane confinata a livello del retto.
Questa forma è associata alla prognosi migliore: non è associata al rischio di manifestazioni sistemiche, complicanze tossiche, né al rischio di tumore.
Nel tempo, in un 20-30% dei casi la malattia si estende: in questi pazienti, il rischio che le terapie perdano efficacia è significativo.
Il trattamento della proctite ulcerosa prevede la somministrazione degli aminosalicilati (5-ASA) per clistere. Solo quando questi medicinali non sono efficaci o non vengono tollerati, il paziente viene sottoposto a clisteri di corticosteroidi e budesonide.
La chirurgia non è quasi mai necessaria e l’aspettativa di vita è paragonabile a quella della popolazione sana. 

Come si manifesta la rettocolite ulcerosa: i sintomi

La malattia ha un andamento cronico caratterizzato da un’alternanza di crisi (fase attiva, che viene impropriamente definita ricaduta o recidiva) e periodi di remissione (in cui è quiescente), in cui è clinicamente silente. La frequenza degli attacchi varia da 1-2 all’anno a numerosi episodi. 

Ogni crisi inizia in maniera acuta con:

  • Diarrea ematica o senza sangue più o meno intensa e protratta, spesso accompagnata da emissione di muco (sintomo che per la sua intensità consente di differenziare la patologia dal colon irritabile);
  • Bruciore anale, che può essere differenziato da quello causato da altri disturbi minori, come le emorroidi, per la presenza di altri sintomi addominali e sistemici;
  • Sanguinamento rettale;
  • Mal di pancia: dolori crampiformi ai quadranti inferiori dell’addome;
  • Urgenza di evacuazione;
  • Sensazione di evacuazione incompleta (tenesmo rettale);
  • Stitichezza paradossa: compare nel 10% circa dei pazienti affetti da proctite e colite sinistra.

Ci può essere una perdita di peso e dimagrimento, dovuti al fatto che la mucosa danneggiata non riesce ad assorbire correttamente i nutrienti. Nei bambini si può avere un ritardo nell’accrescimento.

Altri sintomi sistemici correlati alla crisi sono la stanchezza, la febbre e l’inappetenza.

Di colite ulcerosa si muore? Nel 10% circa dei pazienti il primo attacco è grave, con emorragia massiva, perforazione intestinale e sepsi (colite ulcerosa fulminante). In un altro 10% dopo il primo attacco la malattia, per ragioni non ancora chiare, volge a guarigione completa.

I sintomi peggiorano al sole, con la stagione calda? No. Diversi studi mostrano come i peggioramenti della malattia siano più frequenti in inverno e nella prime fasi della primavera, al contrario di quanto accade nel morbo di Crohn.

Quando preoccuparsi? La crisi acuta richiede assistenza ospedaliera. Per le persone che hanno sintomi ma non hanno ancora ricevuto una diagnosi, la presenza dei sintomi descritti impone una serie di approfondimenti da eseguire senza indugi. L’istituzione tempestiva della terapia opportuna previene infatti la formazione di lesioni irreversibili.

 

Le complicanze extra-intestinali

I sintomi extra-intestinali sono presenti nel 35% dei casi e comprendono:
  • Dolori articolari: possono comparire manifestazioni di diversa intensità, che vanno da dolori generici alle articolazioni (specialmente di mani e piedi) e alla colonna vertebrale, fino all’artrite reumatoide. La correlazione con l’artrite reumatoide, anch’essa malattia autoimmune, sembra confermare che alla base della colite ulcerosa ci sia una reazione immunitaria che porta alla produzione di autoanticorpi, responsabili dell’aggressione alla mucosa; 
  • Disturbi della pelle: in alcuni pazienti compare l’eritema nodoso, un disturbo del tessuto sottocutaneo caratterizzato dalla formazione di noduli palpabili e dolenti;
  • Disturbi degli occhi: l’occhio può essere interessato a livello della sclera e dell’uvea, cioè la membrana compresa fra la cornea e la sclera. Nel primo caso il disturbo viene definito episclerite e si tratta di un’infiammazione che provoca arrossamento (iperemia), irritazione e lacrimazione e che non mette a rischio la vista. Nel secondo, di uveite, un disturbo che, se non curato tempestivamente, può comportare gravi problemi, fino alla cecità
  • Malattie epatobiliari: la colangite sclerosante è la più importante. Si tratta di una patologia autoimmune che colpisce i dotti biliari intraepatici (quelli che scorrono all’interno del fegato), i quali progressivamente si induriscono e si restringono (da cui il termine “sclerosante); questa alterazione ostacola il passaggio della bile e, nel tempo, porta allo sviluppo della cirrosi epatica, condizione che può essere curata solo con il trapianto di fegato;
  • Osteoporosi: il rischio non deriva tanto dalla malattia, quanto dal trattamento a lungo termine con i cortisonici; nei pazienti trattati, viene di solito prevista una terapia con farmaci antiriassorbitivi, che proteggono il paziente dalla perdita di densità ossea; 
  • Disturbi circolatori: la rettocolite ulcerosa aumenta il rischio di formazione di trombi venosi e arteriosi;
  • Ritardo della crescita: si verifica in molti bambini affetti da colite ulcerosa, a causa del malassorbimento intestinale.
 

Le complicanze intestinali

Nel lungo termine, si osserva un aumento del rischio di:

  • Sanguinamento massivo, che viene trattato con trasfusioni di sangue;
  • Perforazione, una complicanza che può verificarsi a livello di un’ulcera particolarmente profonda;
  • Peritonite, causata dalla diffusione dell’infiammazione a tutta la cavità peritoneale;
  • Megacolon tossico, una dilatazione acuta del colon causata da una forma di paralisi. Il megacolon tossico impedisce la fuoriuscita di gas e feci e rappresenta un rischio serio per la vita del paziente. Per questo richiede un intervento tempestivo.
 

Il tumore del colon retto

La complicazione a lungo termine più grave della colite ulcerosa è il tumore del colon retto. Il rischio che si sviluppi una neoplasia è proporzionale alla durata della malattia e alla sua estensione, ma non alla gravità degli attacchi. 

Le statistiche mostrano che il 10% circa dei pazienti con colite ulcerosa sviluppa, nei 20 anni successivi all’esordio della malattia, un tumore. 

Alcuni studi hanno dimostrato che il trattamento con gli aminosalicilati (5-ASA) riduce il rischio che si sviluppi un tumore. 

Il rischio di sviluppare il tumore del colon retto è maggiore nei pazienti in cui è stata diagnosticata anche la colangite sclerosante. In questi casi è consigliato il monitoraggio della malattia con colonscopie periodiche. 

La diagnosi: gli esami previsti

È fondamentale che la diagnosi della rettocolite ulcerosa sia precoce, per evitare che l’infiammazione abbia il tempo di causare danni irreversibili.
Lo specialista gastroenterologo raccoglie il racconto del paziente e ipotizza che possa trattarsi di rettocolite ulcerosa sulla base dei sintomi descritti.

Il punto principale, in questa fase, è la differenziazione rispetto al morbo di Crohn, che viene effettuata sulla base dei risultati di alcuni esami:
  • Colonscopia con visualizzazione dell’ileo e biopsia: la colonscopia è l’esame indispensabile per la diagnosi. È importante che l’indagine si concentri in maniera particolare a livello del sigma (sigmoidoscopia), il tratto che precede il retto. Lo scopo è quello di valutare l’estensione della malattia e lo stato della mucosa; attraverso la biopsia ed il conseguente esame istologico è possibile rilevare i segni tipici dell’infiammazione cronica;
  • Coprocoltura: si esegue l’esame colturale e parassitologico per la diagnosi differenziale con la colite infettiva. Il test delle feci per lattoferrina e calprotectina fecale è utile per la differenziazione rispetto alla diarrea funzionale. La calprotectina è l’esame di primo livello nei pazienti con dolore addominale e diarrea. In caso di colite ulcerosa, i valori sono al di sopra della norma. Ma si tratta di un parametro aspecifico, che deve essere valutato nel quadro complessivo;
  • Esame del sangue: permette di verificare la presenza di segni di malassorbimento intestinale, come l’anemia (allo scopo vengono eseguiti emocromo, ferritina, sideremia), la riduzione della produzione di proteine plasmatiche (albuminemia), le alterazioni elettrolitiche (si valutano le concentrazioni nel sangue di potassio e sodio); vengono anche eseguiti gli esami di funzionalità epatica (fosfatasi alcalina, gamma-glutamil-transpeptidasi), che hanno lo scopo di tenere sotto controllo l’eventuale insorgenza della colangite sclerosante; vengono dosati gli indici di infiammazione (VES, PCR);
  • Radiografia diretta dell’addome: anche se può essere alterata in caso di rettocolite ulcerosa, non viene usata come esame diagnostico. Viene, invece, impiegata durante gli attacchi per stabilirne la gravità e valutare la distribuzione del gas, quando il paziente è a rischio di megacolon tossico;
  • Ecografia addominale: può essere effettuata per valutare lo stato della parete intestinale, con il vantaggio della non invasività;
  • TAC addominale;
  • Clisma opaco: evidenzia le ulcerazioni

Colite ulcerosa o morbo di Crohn?

La diagnosi differenziale con il Crohn si basa su alcune differenze peculiari:

  • La colite ulcerosa è limitata al colon retto, mentre il Crohn coinvolge per lo più il colon;
  • Nella colite ulcerosa c’è sempre diarrea emorragica, al contrario del Crohn;
  • Il Crohn comporta lo sviluppo di fistole e ascessi, cosa che non si verifica nella colite ulcerosa; 
  • Nella colite ulcerosa è possibile identificare una linea di demarcazione fra tessuto sano e tessuto malato, mentre nel Crohn aree sane e aree intaccate dalla malattia sono intersecate fra loro; 
  • Nella colite ulcerosa l’infiammazione è limitata alla mucosa e alla sottomucosa (se si eccettua la forma grave), mentre nel Crohn è di tipo focale e si estende attraverso la parete intestinale;
  • Il Crohn è caratterizzato dalla formazione di granulomi nella parete, assenti nella colite ulcerosa.

Il trattamento della rettocolite ulcerosa

Non esistono terapie definitive per la colite ulcerosa. Ma sono disponibili numerosi farmaci che hanno lo scopo di trattare le crisi e gestire le fasi di mantenimento. 

In presenza di un attacco acuto grave, i pazienti vengono ricoverati in ospedale, per essere sottoposti alle opportune terapie (in genere infusione endovenosa di cortisonici ad alte dosi) e monitorare il rischio di complicanze gravi. 
In questa fase vengono eseguite radiografie dirette dell’addome. Si preferisce evitare di sottoporre i pazienti a procedure come la colonscopia e il clisma opaco, che in fase acuta possono causare perforazioni intestinali.

La sigmoidoscopia può essere effettuata per valutare la gravità della crisi.
Vengono anche eseguiti esami del sangue per la valutazione di emocromo, conta piastrinica, VES, PCR, elettroliti, albumina e rilevazioni dei parametri vitali in caso di emorragia massiva.

I farmaci per la rettocolite ulcerosa

Antinfiammatori

I trattamenti più usati per la rettocolite ulcerosa sono quelli antinfiammatori.

Nella terapia di mantenimento, viene impiegato l’acido 5-aminosalicilico (5-ASA), un aminosalicilato che blocca localmente il rilascio di sostanze responsabili dell’infiammazione. Il 5-ASA ha lo scopo di ridurre il rischio di sviluppare il tumore del colon retto.
Per aumentare l’efficacia del 5-ASA può essere prescritta la sulfasalazina, che però è correlata ad un rischio alto di effetti collaterali (nausea, difficoltà di digestione, nausea e bruciore di stomaco, cefalea, interferenze con l’assorbimento dell’acido folico, nefrite interstiziale acuta). In alcune forme di rettocolite ulcerosa viene usata la mesalazina, in clisteri o supposte.

I cortisonici sono utili invece durante gli attacchi, ma non in fase di mantenimento. Nelle forme gravi si usa l’idrocortisone (in infusione endovenosa), oppure prednisone o prednisolone. I cortisonici vengono somministrati fino a quando i sintomi non regrediscono, poi la terapia è a scalare.

Nelle proctiti e nella colite sinistra si impiegano il clisma o la schiuma di idrocortisone.

La budesonide viene usata nella terapia acuta della colite ulcerosa. 

In caso di patologia epatica concomitante, occorre prestare attenzione al dosaggio di cortisonici.


Farmaci biologici

I farmaci biologici sono le soluzioni di più recente sviluppo. Si tratta di farmaci che riducono l’attività delle sostanze responsabili dell’infiammazione, in particolare del TNF (Tumor Necrosis Factor), e che vengono somministrati sia durante la fase acuta che nel mantenimento. 

Possono essere associati a medicinali tradizionali come la tiopurina (azatioprina) o il metotrexato, ma il trattamento deve essere personalizzato sulla base delle esigenze del paziente e della forma in cui compare la malattia, per massimizzare l’efficacia delle terapie e limitare il rischio di effetti collaterali. 

I farmaci biologici vengono somministrati in ospedale, per infusione endovenosa, ai pazienti che non rispondono alla terapia con quelli tradizionali. Quelli usati per il trattamento della rettocolite ulcerosa sono infliximabadalimumab e golimumab (nei pazienti refrattari all’infliximab). 
Il ricovero ospedaliero permette di sorvegliare l’eventuale comparsa di reazioni avverse durante l’infusione. Generalmente, gli effetti collaterali si limitano a eruzione cutanea, prurito, febbre, brividi, cefalea, nausea. In rari casi, può verificarsi una reazione anafilattica, che richiede intervento medico immediato.
  

Immunosoppressori

Gli immunosoppressori hanno lo scopo di tenere a bada il sistema immunitario e inibire la produzione di autoanticorpi diretti contro l’intestino. Vengono somministrati farmaci depressivi delle difese, come la ciclosporina o il tacrolimus. Questi farmaci vengono impiegati nei pazienti con la malattia in forma grave che non rispondono ai cortisonici e ai farmaci biologici.
 

Altri farmaci

Occasionalmente sono impiegati gli antibiotici.

probiotici (ma non i fermenti lattici) contribuiscono a favorire il mantenimento dell’equilibrio nel microbiota.
In caso di diarrea intensa può essere prescritta la loperamide, farmaco che deve però essere usato con grande cautela perché può scatenare il megacolon tossico.

Esistono dei farmaci da evitare? Se si intende assumere un farmaco o un integratore alimentare non previsti dalla terapia è opportuno consultare il medico, per prevenire eventuali interazioni con i medicinali abitualmente presi. 

Rettocolite ulcerosa e chirurgia

Quasi un terzo dei pazienti ha bisogno della chirurgia.

L’intervento di solito effettuato è la proctocolectomia ricostruttiva con anastomosi ileo-anale, che conserva lo sfintere e risolve definitivamente la malattia.
La proctocolectomia è indicata nei casi di tumore, stenosi (restringimento del lume intestinale), ritardo della crescita nei bambini, dipendenza dai corticosteroidi. 

La chirurgia riporta l’aspettativa di vita a livelli confrontabili con quelli della popolazione generale. 
La chirurgia d’emergenza è indicata quando il quadro clinico precipita durante una crisi particolarmente violenta.

L’alimentazione: cosa mangiare e cosa non mangiare

Nella fase acuta della malattia viene adottata una dieta priva di scorie, soprattutto fibre, che irritano la mucosa dell’intestino. Sono alimenti da evitare frutta (la frutta da evitare è soprattutto quella con semi e buccia, come i kiwi e l’uva) e verdura (soprattutto melanzane e pomodori), cereali, legumi e frutta a guscio.
L’assunzione di fibre causerebbe fermentazione e formazione di gas, responsabile di meteorismo (pancia gonfia) e dolore addominale. 
Anche i latticini (formaggio, latte, gelato, burro) sono sconsigliati: di solito i medici consigliano di osservare l’eventuale comparsa di benefici prima di eliminarli definitivamente dalla dieta.

Nelle fasi di remissione, sono da limitare gli apporti di proteine e grassi animali, a favore dei cibi di origine vegetale (ortaggi, frutta, olio d’oliva, legumi). Da limitare anche l’introduzione di carboidrati e grassi, che possono favorire le alterazioni del microbiota (disbiosi). 

Durante le crisi gravi può rendersi necessaria l’alimentazione parenterale, anche se i medici invitano i pazienti a mangiare autonomamente quando possibile. 

É in generale consigliata un’alimentazione leggera, povera di grassi. Viene raccomandato di evitare i cibi piccanti, l’alcol (non solo i superalcolici, ma anche il vino) e la caffeina, che irritano ulteriormente la mucosa dell’intestino. 
Il paziente deve idratarsi adeguatamente, soprattutto con acqua naturale e in particolare durante le crisi, quando il rischio di disidratazione è elevato. No alle bevande gassate, che dilatano l’intestino causando dolore addominale.


Gli integratori alimentari

Il paziente con rettocolite ulcerosa può andare incontro a carenze nutrizionali, a causa della riduzione dell’assorbimento intestinale. Per tale ragione, viene consigliata l’assunzione, sentito il parere del medico, di integratori multivitaminici che contengano anche ferro e acido folico. 
Non sono stati dimostrati effetti benefici derivanti dall’assunzione di integratori contenenti omega-3.
Non esistono prove di efficacia di rimedi come l’omeopatia o la naturopatia.

Vaccinazioni

Ai pazienti con colite ulcerosa sottoposti a trattamento immunosoppressore vengono consigliate la vaccinazione annuale antinfluenzale e la vaccinazione anti COVID.
Data la fragilità caratteristica dei pazienti, vengono raccomandate anche le vaccinazioni contro epatite (A e B), Herpes zoster, pneumococco e HPV.

La psicoterapia

Data la stretta interconnessione fra intestino e cervello, i pazienti con colite ulcerosa tendono a stare peggio nei periodi di forte stress. Pur non essendo una malattia psicosomatica, risente di situazioni di malessere psicologico ed emotivo.
Possono essere utili trattamenti di psicoterapia che permettano l’acquisizione di strumenti di gestione dello stress. Imparare a non accumulare la fatica fisica e la tensione psicologica aiuta a metabolizzare lo stress e a raggiungere e mantenere una qualità di vita migliore.

Colite ulcerosa e gravidanza

Molte pazienti sono spaventate da una possibile gravidanza e temono di non poter avere figli a causa della malattia. 
In realtà, i medici rassicurano su questa possibilità, ma consigliano di pianificare la gestazione in un periodo di remissione dei sintomi. Si è infatti osservato che in fase acuta aumenta il rischio di aborto spontaneo, parto pretermine e basso peso alla nascita. 

Un’altra paura riguarda le terapie: temendo che possano nuocere al bambino, molte pazienti le interrompono. A questo proposito, gli specialisti ricordano che i farmaci devono continuare ad essere assunti, anche durante la gravidanza e anche se i sintomi sono in remissione. 

Un discorso a parte è doveroso per i farmaci biologici, che devono essere interrotti a partire dalle 24-26esima settimana, soprattutto se la remissione della malattia è stabile. 

Le donne che si sono sottoposte alla chirurgia potrebbero avere difficoltà con il parto naturale: in questi casi, si opta per il parto cesareo. 

Spaventa anche il rischio di poter trasmettere la malattia ai figli. Ma, seppure venga osservata una predisposizione genetica allo sviluppo della patologia, in esso sono coinvolti anche altri fattori. Il rischio di sviluppare la colite ulcerosa nei figli di un genitore con la malattia è solo di poco più alto rispetto alla popolazione generale.

Legge 104, invalidità civile ed esenzione dal ticket

La colite ulcerosa è una malattia invalidante. La legge dispone che i pazienti diagnosticati con questa patologia, così come tutti quelli con malattie infiammatorie intestinali croniche, possano accedere ai benefici previsti nell’ambito dell’invalidità civile. 
La normativa prevede due classi di invalidità (dalla 3 alla 4). 
La colite ulcerosa rientra fra le patologie per cui è prevista l’esenzione dal pagamento del ticket, sia per gli esami clinici specifici che per i farmaci. 




RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Domande e risposte

Come si sviluppa la rettocolite ulcerosa?

La rettocolite ulcerosa riconosce una certa familiarità, ossia una predisposizione ereditaria allo sviluppo della malattia. Ma non è una malattia ereditaria in senso stretto. Esistono anche fattori ambientali che possono favorirne l’insorgenza, come la dieta di tipo occidentale, ricca di carboidrati e povera di fibre.

Quali sono i primi segni della rettocolite ulcerosa?

La diarrea ematica e il dolore addominale sono i sintomi iniziali con i quali la rettocolite ulcerosa si manifesta

Cosa non si deve mangiare con la rettocolite ulcerosa?

Non esistono cibi in grado di scatenare crisi di colite ulcerosa, ma è bene che i pazienti che ne soffrono osservino un’alimentazione leggera e povera di grassi, soprattutto se di origine animale. Mentre gli ortaggi andrebbero consumati in quantità adeguate durante le fasi di remissione, essi devono essere evitati nelle fasi acute. Alcol, cibi piccanti e caffè peggiorano l’irritazione dell’intestino.

Come si guarisce dalla colite ulcerosa?

La rettocolite ulcerosa non può essere curata definitivamente, ma esistono numerosi farmaci per trattare le crisi, gestire le fasi di remissione e ridurre il rischio di complicanze.

Dove fa male la colite ulcerosa?

Il dolore causato da questa patologia è localizzato al basso addome.

Qual è la differenza fra colite ulcerosa e morbo di Crohn?

Esistono più differenze fra queste due malattie: 

  • La parte di intestino interessata: la colite ulcerosa è limitata al colon retto, mentre il Crohn coinvolge per lo più il colon;
  • Il tipo di diarrea: nella colite ulcerosa c’è sempre diarrea emorragica, nel Crohn no;
  • Le complicanze: il Crohn comporta lo sviluppo di fistole e ascessi, cosa che non si verifica nella colite ulcerosa; 
  • L’aspetto della mucosa: nella colite ulcerosa è possibile identificare una linea di demarcazione fra tessuto sano e tessuto malato, mentre nel Crohn aree sane e aree intaccate dalla malattia sono intersecate fra loro; 
  • La profondità delle lesioni: nella colite ulcerosa l’infiammazione è limitata alla mucosa e alla sottomucosa (a parte la forma grave), mentre nel Crohn è di tipo focale e si estende attraverso la parete intestinale; 
  • Il tipo di lesioni: il Crohn è caratterizzato dalla formazione di granulomi nella parete, assenti nella colite ulcerosa.

La rettocolite ulcerosa può essere curata con rimedi naturali?

La rettocolite ulcerosa è una malattia infiammatoria cronica dell’intestino che ha ripercussioni pesanti sulla qualità della vita dei pazienti. La diagnosi deve essere tempestiva, per poter istituire tempestivamente una terapia farmacologica adeguata ed evitare che la malattia produca lesioni irreversibili. Non esistono prove scientifiche a supporto dell’efficacia di rimedi quali omeopatia e naturopatia.

Come si prende la colite ulcerosa?

Non si tratta di una malattia contagiosa, né ereditaria. Si può però ereditare la predisposizione a svilupparla. Il fatto che poi compaia o meno nel soggetto predisposto è determinato da una serie di fattori, anche ambientali, non completamente chiari.

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