Aggiornato il 30.07.2024
Quando pensiamo a morsi e punture, ci vengono sempre in mente le zanzare, innocue nella maggior parte dei casi, se non per il gonfiore e per il fastidioso prurito che provocano. Ma gli animali da cui possiamo essere punti o morsi sono diversi: ragni, zecche, api, vespe e calabroni, pulci, cimici da letto, tafani e molti altri. Più consistenti rischi possono derivare dalla puntura di tracina e dal morso di vipera.
Solitamente i sintomi di una puntura o un morso sono rappresentati essenzialmente da un rigonfiamento arrossato presente sulla cute, un indurimento locale, talvolta doloroso e accompagnato da prurito, che dura poche ore. Se non accuratamente pulita e disinfettata la ferita può infettarsi, con possibile presenza e fuoriuscita di materiale purulento (pus).
Alcune persone vanno incontro ad una leggera reazione allergica, caratterizzata da un arrossamento più ampio, che tende a gonfiarsi, arrossarsi e causare dolore anche per qualche giorno. Ma qualche volta le reazioni allergiche possono essere più gravi.
È importante sottolineare che la sintomatologia associata alle punture di insetto e le caratteristiche della lesione sulla cute permettono di distinguerle dalle cosiddette punture di spillo causate da alcuni disturbi della tiroide, dovute ad un interessamento dei nervi periferici.
Vediamo come riconoscere morsi e punture per tempo e come intervenire.
Punture di insetto e morsi di animali possono essere riconosciuti, per sommi capi, anche a partire dall’osservazione di immagini di casi analoghi.
In ogni caso, l’Istituto Superiore di Sanità invita a:
Mi ha punto un insetto ma non so quale: come faccio a capire se sto avendo una reazione allergica?
Negli individui allergici al veleno di insetti o animali, si manifesta una reazione intensa che, nei casi peggiori, può assumere caratteristiche di particolare severità (shock anafilattico), con difficoltà nella respirazione e marcato calo della pressione arteriosa.
Il rischio di reazioni allergiche gravi in occasione di una successiva puntura di imenotteri nei soggetti sensibilizzati dipende dal grado di gravità della reazione presentata in seguito alla puntura precedente: meno del 5% dei soggetti che hanno presentato una reazione locale estesa svilupperà una reazione generalizzata ad una successiva puntura; il 50 - 65% di quelli che hanno avuto una reazione generalizzata svilupperà invece una reazione analoga o più grave.
Di seguito sono riportati i quattro stadi di gravità delle reazioni generalizzate secondo la classificazione di Mueller.
Le vespe e i calabroni (le specie più grandi di vespa) sono gli insetti più temuti dal punto di vista del rischio di reazioni anafilattiche. I secondi, in particolare, iniettano una dose di veleno che può essere tripla rispetto a quella inoculata da una vespa.
In condizioni normali, il veleno di questi insetti non è letale per l’uomo, anche se talvolta il morso può essere molto doloroso.
Negli ultimi anni, sono stati segnalati avvistamenti dei celebri calabroni asiatici giganti, temuti insetti delle dimensioni di 3 e più centimetri di lunghezza. Ma si tratta di segnalazioni vaghe e ad oggi non documentate.
A parte qualche fastidio, la puntura di zanzara non è in genere correlata a rischi per la salute alle nostre latitudini.
I pericoli, rari, possono riguardare la trasmissione di malattie come la febbre West Nile, Chikungunya e Dengue, oggi presenti anche sul territorio italiano ed europeo.
I pappataci sono insetti molto comuni nelle sere estive, spesso confusi con le zanzare anche se il loro colore è più giallognolo. Non fanno alcun rumore quando si avvicinano e sono noti anche con il nome di flebotomi, termine che deriva dal greco e che significa “tagliatori di vene”.
Le loro punture colpiscono prevalentemente gli arti inferiori, data la scarsa propensione di questi insetti al volo. Sono correlate alla comparsa di arrossamenti anche estesi, spesso dolorosi, prurito e rigonfiamenti. I pappataci non albergano mobili e letti, come fanno invece alcuni tipi di cimici.
Il vero rischio associato alla puntura di pappataci è, però, legato al fatto che questi insetti possono essere vettori di malattie infettive come la leishmaniosi, un’infezione che può colpire sia i pet che l’uomo. Occorre perciò prestare attenzione all’insorgenza di sintomi quali la febbre nelle ore successive alla puntura.
Come consigliato per gli altri insetti, se la zona interessata dalla puntura è molto arrossata si può applicare immediatamente del ghiaccio e, se i disturbi non migliorano, chiedere aiuto al farmacista.
Le pulci sono ospiti comuni negli animali domestici (es. gatti e cani), che per questo devono essere protetti contro la loro puntura mediante l’uso di antiparassitari. Ma possono pungere anche l’uomo, soprattutto nei mesi estivi, quando il corpo è più scoperto: la specie che colpisce l’uomo è classificata come Pulex irritans. La puntura permette loro di succhiare il sangue dell’ospite, di cui si nutrono.
Tali punture sono legate alla comparsa di piccole lesioni cutanee, che nella maggior parte dei casi vengono confuse con quelle di zanzara.
Per ridurre il fastidio legato all’infiammazione, puoi applicare del ghiaccio e, in caso di reazione più importante (dopo avere sentito il medico) creme a base di cortisone.
Le cimici da letto sono animaletti dalla forma ovale e di colore bruno delle dimensioni di un seme di mela quando adulte. Si annidano in punti nascosti della casa, in particolare tra materassi e cuscini, ma talvolta anche in divani e poltrone. Possono essere diffuse negli alberghi caratterizzati dal mancato rispetto delle norme igieniche, ma non sono rare anche in alloggi puliti.
Le loro punture provocano la comparsa di piccole macchie rosse che prudono, molto fastidiose e, talvolta, lievi reazioni allergiche. Per eliminarle definitivamente, occorre trattare i capi di vestiario ad alta temperatura e avvalersi del supporto di un’impresa di disinfestazione.
Le tracine sono pesci tipici dei fondali sabbiosi dai 2 ai 50 metri di profondità, presenti in tutto il Mediterraneo e dotati di spine dorsali collegate ad un tessuto spugnoso che produce un veleno contenente tossine (fra cui la dracotossina).
Può capitare che, inavvertitamente, una mano o un piede finiscano sui suoi aculei: la puntura provoca il rilascio di veleno nei tessuti cutanei e la comparsa di dolore intenso. In generale, le sostanze iniettate non sono considerate pericolose per l’uomo, ma occasionalmente possono causare formicolii, perdita di sensibilità nella parte interessata dalla puntura, nausea, vomito e febbre.
Una volta che hai accertato l’avvenuta puntura, spremi delicatamente l’area circostante per far uscire il veleno e controlla l’eventuale presenza di aculei nella pelle, che possono scatenare un’infezione. Rimani a riposo, in un luogo fresco, e bevi per rimanere idratato/a.
Il dolore migliora se immergi la parte colpita in acqua calda, sia dolce che salata: il calore, anche se non particolarmente intenso, produce la degradazione della tossina della tracina.
Non ricorrere a rimedi fai-da-te (urina, sigarette spente), che potrebbero aumentare l’irritazione e il rischio di infezione. Se i sintomi sono intensi, puoi assumere antinfiammatori o analgesici o applicare pomate al cortisone. Se peggiorano con il tempo e avverti difficoltà respiratorie, fatti portare in Pronto Soccorso.
Verifica la copertura della vaccinazione antitetanica.
Nel 98-99% dei casi, il morso del ragno è innocuo e non richiede interventi specifici o terapia; solo nel 2% dei casi, esso comporta ferite necrotiche, tossicità sistemica e, più di rado, la morte.
Morso di ragno: cosa fare. Se la lesione non causa sintomi troppo intensi, basterà attuare semplici manovre di pronto soccorso, nello specifico applicare del ghiaccio e sollevare l’arto. In caso invece di allergia o tossicità sistemica è necessario l’intervento di un medico.
In Italia esistono 3 specie di ragni pericolose per l’uomo.
Il Loxosceles rufescens, o ragno violino, è chiamato così per via di una macchia scura presente sull’addome a forma di violino.
Questo ragno si trova distribuito su tutto il territorio; raramente attacca l’uomo se non viene disturbato nelle tane in cui si rifugia.
In alcuni casi può dare lesioni della pelle con necrosi dei tessuti.
La Lycosa tarentula o tarantola, anche nota come taranta, ragno ricoperto di peli neri e marroni che si trova più di frequente nel centro e sud Italia.
Il Latrodectus tredecimguttatus o vedova nera mediterranea, è diffuso in tutto il centro e sud Italia e nelle isole.
Il suo morso è potenzialmente letale (soprattutto nei bambini) per via del fatto che contiene una tossina neurotossica, ma non raggiunge i livelli di rischio della più conosciuta vedova nera. Il morso è responsabile dell’insorgenza di crampi, mal di testa, vertigini, tremori, sudorazione e salivazione eccessive, nausea e vomito, tachicardia e bradicardia.
Assolutamente da non sottovalutare, la zecca è endemica in diverse zone montane e di campagna italiane.
Si riconosce perché solitamente nera, grande come una capocchia di spillo e con un corpo dalla forma a goccia e otto zampette. Può essere più o meno grande a seconda della sua età: le larve, cioè le zecche appena nate, sono più piccole di un millimetro.
Osservata dopo il morso, appare come un puntino rotondeggiante conficcato nella pelle. La zecca non punge, ma morde. Inserisce la propria testa all’interno della pelle, da cui succhia il sangue, emettendo del veleno.
Morso di zecca: cosa fare. Se hai il dubbio di essere stato morso da una zecca, evita il fai-da-te, per evitare di spezzarla e lasciare frammenti del suo corpo nella pelle. Il metodo più appropriato per rimuovere una zecca è afferrarla con una pinzetta e ruotarla, come per svitarla dal tessuto cutaneo. Successivamente, disinfetta l’area del morso e quella circostante. Se non sei riuscito a rimuoverla o non sei sicuro di averla rimossa per intero, rivolgiti al Pronto Soccorso.
È importante rimuovere le zecche rapidamente e tenere sotto controllo eventuali sintomi a posteriori, perché questi animali possono essere veicolo, di malattie batteriche come la borreliosi (o Malattia di Lyme) o virali come la TBE (encefalite da zecca).
Per la malattia di Lyme non esiste vaccino: in caso di sintomi, è prevista la somministrazione di una terapia a base di antibiotico. L’encefalite è invece una malattia virale che colpisce il sistema nervoso centrale, per la quale non sono disponibili trattamenti specifici. Esiste un vaccino contro la TBE, che si assume in tre dosi ed è offerto gratuitamente nelle aree dove la presenza di zecche è importante.
Sono in commercio molti prodotti per tenere lontane le zecche, sia repellenti cutanei che dispositivi a ultrasuoni da portare con sé che infastidiscono l’animale.
In Italia la vipera vive praticamente su tutto il territorio al di sopra dei 300 metri di quota. È assente in Sardegna.
Le vipere italiane, la specie che morde più frequentemente è la Vipera aspis, hanno un morso che risulta fatale soltanto nello 0,1% dei casi e quasi sempre la mortalità dipende da complicazioni collaterali come reazioni allergiche, infarti o ictus e non dall’effetto diretto del veleno.
Morso di vipera: cosa fare e quale trattamento di primo soccorso. La prima cosa da fare in caso di morso, riconoscibile per i due fori visibili sulla pelle, è quella di chiamare i soccorsi. Non sempre il morso è accompagnato dal rilascio di veleno, ma è comunque sempre necessario, in attesa che il personale di soccorso arrivi sul posto, lavarlo con acqua e sapone e disinfettarlo con acqua ossigenata o permanganato di potassio. Evitare l’uso di alcol. Se la ferita è localizzata nell’arto superiore, è consigliabile sfilare anelli e bracciali o orologi prima della comparsa del gonfiore.
Deve essere poi applicato un laccio a circa 5-6 cm a monte della cute lesa per fermare la circolazione linfatica che veicola il veleno. Attenzione però a non stringere eccessivamente il laccio (deve poterci passare un dito) perché si corre il rischio di conseguenze quali l’ostruzione della circolazione sanguigna.
La persona morsa deve evitare qualsiasi movimento perché questo velocizzerebbe la distribuzione del veleno nell’organismo. Per questo, la posizione ideale è quella supina.
Non assumere alcolici.
Riconoscere la vipera distinguendola dalle comuni bisce è relativamente facile: ha la testa triangolare (a differenza delle bisce, la cui testa è ellittica), corpo piuttosto tozzo e non supera in nessun caso il metro di lunghezza. Gli occhi hanno la pupilla stretta e verticale similmente a quella dei gatti. La vipera si distingue inoltre per i due canini ben evidenti. Si trova più spesso sulle rocce, fra i sassi e all’interno di arbusti e rovi.
È bene ricordare che la vipera non attacca mai per prima, ma solo in reazione a quella che ritiene essere una possibile aggressione. Se programmi una giornata di trekking in montagna in una giornata di sole, indossa scarponi protettivi e porta con te un bastone per produrre rumore mentre cammini e spingerla a fuggire.
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Oltre alla richiesta immediata di un intervento medico, è necessario somministrare tempestivamente l’adrenalina e rimuovere il pungiglione (per le punture di ape). Altri farmaci utili a questo scopo sono gli antistaminici e i cortisonici; per alleviare le difficoltà respiratorie, è opportuno somministrare un broncodilatatore come il salbutamolo.
Solitamente si tratta di un puntino rosso con una zona circostante anch’essa rossa e gonfia, di 2-3 centimetri di diametro e dolorosa anche nell’istante della puntura. Se il gonfiore è molto più esteso e se ci sono altri sintomi come febbre, rigonfiamento dei linfonodi e dolori muscolari e articolari, mal di testa, tosse secca e affaticamento, è opportuno rivolgersi al medico.
La reazione alla puntura dipende dall’insetto e dal fatto che si sia scatenata o meno una reazione allergica. Normalmente la ferita e i disturbi regrediscono in 2-3 giorni. Sul momento si può applicare del ghiaccio per lenire rossore, prurito e gonfiore duro e caldo nelle prime ore. Se ciò non avviene e se anzi cominciano ad aggiungersi altri sintomi, è bene contattare un medico.
Le zecche si notano solitamente perché appaiono come puntini neri rotondeggianti conficcati nella nostra pelle. La zecca non punge, ma morde. Inserisce la propria testa all’interno della pelle, da cui succhia il sangue emettendo del veleno. È importante toglierla subito con una pinzetta non strappandola dalla cute ma “svitandola” da essa: in questo modo si riduce il rischio che rimangano frammenti residui. Nelle settimane successive, osservare se compaiono altri sintomi, come il noto eritema a forma di bersaglio arrossato indice di una possibile boreliosi. In questo caso contattare il medico che provvederà alla diagnosi e alla prescrizione della terapia antibiotica. Riguardo all’encefalite da zecca, nel 70% dei casi l’infezione è asintomatica mentre in 3 casi su 10 la malattia si presenta con sintomi di tipo influenzale (febbre alta, mal di testa importante, mal di gola, stanchezza, dolori muscolari e articolari), che durano alcuni giorni. Nel 10-20% dei casi si ha una seconda fase caratterizzata da segni di coinvolgimento del sistema nervoso centrale.
La cosa importante, una volta che abbiamo il dubbio che il piccolo sia stato morso da una zecca, è evitare il fai-da-te, per non rischiare di spezzare l’animale in più frammenti e lasciare la sua testa conficcata nella pelle. Il modo per togliere una zecca correttamente è afferrarla con una pinzetta e ruotarla, come si svita un tappo di sughero. Successivamente si può disinfettare la parte colpita; il rossore dovrebbe scomparire in un paio di giorni.
In base al periodo dell’anno, al clima e al tipo di posto che si è frequentato quando è presumibilmente avvenuta. Inoltre, ci si può basare su immagini di punture di insetti presenti in siti web di istituzioni sanitarie e società scientifiche.
In base alle raccomandazioni dell’Istituto Superiore di Sanità, occorre contattare un medico se: è presente uno stato di agitazione, i sintomi peggiorano con il tempo anziché migliorare, morso o puntura riguardano la bocca, la gola, la zona vicino agli occhi, la ferita mostra segni di infezione, compaiono sintomi generali (febbre, rigonfiamento dei linfonodi, dolori muscolari e articolari, mal di testa, tosse secca, affaticamento, difficoltà respiratorie, confusione mentale, rigonfiamento di bocca o gola, nausea o vomito, tachicardia, capogiri e vertigini).
La puntura di alcuni insetti è nota per essere in grado di rilasciare veleno nella cute della persona colpita. Ma nella maggior parte dei casi, questo veleno non ha effetti gravi. Il discorso può assumere invece una gravità diversa se la persona colpita è allergica ad una componente di tale veleno. In questi casi, il rischio peggiore è quello dello shock anafilattico.
I pappataci sono insetti molto comuni nelle sere estive, spesso confusi con le zanzare, che pungono prevalentemente gli arti inferiori, data la scarsa propensione al volo. La loro puntura è correlata alla comparsa di arrossamenti anche estesi, spesso dolorosi, prurito e rigonfiamenti, ma il vero rischio ad essi associato è legato al fatto che questi insetti possono essere vettori di malattie infettive come la leishmaniosi. Occorre perciò prestare attenzione all’insorgenza di sintomi quali la febbre nelle ore successive alla puntura.
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