Aggiornato il 27.10.2024
La psoriasi è una patologia cronica infiammatoria che comporta periodi di parziale remissione della sintomatologia seguiti da fasi di riacutizzazione. È apparentemente solo una malattia dermatologica, ma in realtà coinvolge più sistemi e si manifesta principalmente attraverso la comparsa di chiazze cutanee.
Il coinvolgimento delle articolazioni nel processo infiammatorio può essere causa di disabilità. Inoltre, da un punto di vista più generale, la psoriasi rappresenta un substrato che può creare predisposizione ad altre patologie.
Questa malattia interessa dal 2 al 4% della popolazione mondiale, in Italia circa 3 milioni di persone.
Si manifesta generalmente fra i 15 ed i 35 anni.
La comunità scientifica ha dimostrato una predisposizione genetica allo sviluppo della malattia, che tuttavia riguarda solo il 10% circa dei pazienti, nei quali sono state individuate le varianti genetiche responsabili. Solo nel 2-4% di questi pazienti la malattia si manifesta. Mentre le persone di carnagione chiara sono a maggior rischio di sviluppo della malattia, le persone di colore hanno una probabilità inferiore.
Le cause della psoriasi sono dunque in parte genetiche, in parte ambientali e in un’altra parte immunologiche: è proprio l’interazione fra questi tre aspetti a determinare se e come la malattia si svilupperà.
Sono stati identificate alcune mutazioni che potrebbero avere un ruolo nel causare l’insorgenza della malattia. Alcuni aspetti genetici della psoriasi sono comuni alle malattie infiammatorie croniche dell’intestino, che sono spesso copresenti nei pazienti. Le definizioni che ne vengono date di malattia dei forti e di malattia dei sani non sono quindi supportate da prove scientifiche.
La psoriasi non è di per sé una malattia ereditaria, ma avere due genitori malati di psoriasi comporta una probabilità del 50% di sviluppare la malattia.
No, non è una malattia contagiosa.
Il nome della malattia deriva dal termine spora, che significa prurito e che fu coniato da Galeno per definire una forma cutanea caratterizzata da arrossamento e desquamazione.
Non sono note modalità di prevenzione.
I pazienti affetti da artrite psoriasica e psoriasi possono richiedere l’esenzione del ticket per visite ed esami per patologia. È anche possibile richiedere il riconoscimento dell’invalidità civile per ottenere i benefici nell’ambito lavorativo previsti dalla Legge 104.
La psoriasi è causata da un’alterazione del sistema immunitario, responsabile di un processo infiammatorio, che aumenta la produzione di molecole quali il TNF-α (Tumor Necrosis Factor) nella pelle e a livello articolare.
Stimola la proliferazione dei cheratinociti, le cellule principali dell’epidermide.
Normalmente essi vengono prodotti negli strati più profondi dell’epidermide, per poi risalire durante la maturazione verso quelli più superficiali.
La malattia accelera il processo naturale di ricambio cellulare ad un ritmo incompatibile con il funzionamento fisiologico dei cheratinociti, che sono costretti a raggiungerne la superficie troppo presto.
La proliferazione ed il ricambio patologici dei cheratinociti portano allo sfaldamento della cute, che appare coperta di squame. Proprio in base a questo aspetto della malattia, essa viene anche definita come uno stato di instabilità della crescita dell’epidermide, che non riesce a trovare un equilibrio.
Per molto tempo si è ritenuto che alla base della malattia ci fosse un substrato autoimmunitario, teoria che è stata successivamente smentita.
Anche quando è presente una predisposizione ereditaria, sono stati individuati alcuni fattori che avrebbero un ruolo nell’attivazione della patologia:
La patologia si manifesta attraverso la comparsa di manifestazioni cutanee, macchie (che vengono definite chiazze) che hanno le seguenti caratteristiche:
Malgrado sia stata considerata in passato una malattia esclusivamente dermatologica, in tempi più recenti la visione della psoriasi è cambiata.
L’infiammazione prodotta dall’alterazione immunitaria alla base della malattia coinvolge anche il sistema articolare. Ne deriva la comparsa di dolore articolare:
Negli ultimi anni, gli approfondimenti effettuati riguardo le malattie dermatologiche hanno permesso di comprendere meglio alcuni aspetti un tempo sottovalutati. Anche la dermatite atopica, un tempo ritenuta di pertinenza esclusiva della pelle, ha mostrato di avere una patogenesi molto più complessa. Queste osservazioni sono risultate utili per affinare le procedure di monitoraggio della malattia e aumentare la protezione dei pazienti dal rischio di complicanze.
Le patologie che possono essere copresenti con la psoriasi riguardano il sistema cardiovascolare, metabolico, immunitario. Il fatto che nei pazienti con questa patologia sia persistente un basso grado di infiammazione aumenta il rischio di sviluppare sindrome metabolica e diabete.
Inoltre, una delle più note malattie associate alla psoriasi è l’artrite psoriasica (chiamata anche comunemente psoriasi alle ossa o psoriasi reumatoide), una artropatia che colpisce il 10-30% di questi pazienti, generando dolore e gonfiore, fino ad evolvere verso un processo degenerativo invalidante, che erode l’articolazione. Le sedi generalmente colpite sono quelle, piccole, delle mani e dei piedi, che vengono deformate irreversibilmente dalla malattia.
La diagnosi di questo disturbo può essere supportata dall’esecuzione di esami del sangue, in particolare del test specifico, della VES (che ha valori al di sopra della norma nel 40% circa dei pazienti), dell’emocromo (i pazienti con artrite psoriasica possono avere globuli bianchi aumentati in numero e globuli rossi diminuiti) e di altri parametri.
Anche il cuore può essere coinvolto, nella fattispecie mediante l’associazione con le coronaropatie, l’aumentato rischio di infarto miocardico e di ictus cerebrale. Condizioni per le quali il rischio nei pazienti psoriasici risulta aumentato del 20% rispetto alla popolazione generale.
La psoriasi può causare un aumento del rischio di sviluppare l’emicrania o disturbi a carico degli occhi come la blefarite (infiammazione della palpebra) o l’uveite (infiammazione dell’uvea, la sottile membrana posta fra la sclera e la cornea, che può causare la perdita irreversibile della vista).
In alcuni pazienti la psoriasi può essere associata a disturbi psichici. Di fatto, fra le persone che soffrono di questa malattia il tasso di suicidi e di dipendenza dall’alcol o dagli stupefacenti è più alto rispetto a quello della popolazione normale.
La psoriasi è considerata di grado lieve quando colpisce una superficie cutanea inferiore al 10%; quando è più estesa, può essere moderata o grave in base ai riferimenti proposti dai protocolli internazionali, come il Psoriasis Area and Severity Index.
La psoriasi può manifestarsi in forme diverse, che si differenziano per le caratteristiche macroscopiche delle chiazze ma che possono essere associate ad un diverso grado di compromissione di altri sistemi oltre a quello cutaneo:
La diagnosi della psoriasi si basa sul consulto da parte di un dermatologo qualificato in maniera specifica per questa patologia, che valuta l’aspetto clinico e la distribuzione delle macchie.
Non è, infatti, sufficiente che sia uno specialista in dermatologia a seguire il paziente, ma serve un professionista che conosca la malattia, le sue sfumature e che sappia personalizzare il trattamento, monitorando il paziente nel tempo.
L’appropriatezza prescrittiva, ossia la prescrizione dei trattamenti adeguati al paziente e al suo tipo di malattia, viene massimizzata ricorrendo alla consulenza di un esperto. Questo permette di migliorare la sintomatologia durante le fasi di riesacerbazione e di prolungare l’intervallo di remissione.
La visita accurata può essere seguita dalla biopsia cutanea, che viene eseguita di rado e assume un ruolo diagnostico vero e proprio soprattutto nelle forme non classiche.
Inoltre, il medico può prescrivere anche un esame del sangue, allo scopo di controllare lo stato generale di salute, in particolare perché la malattia può produrre un coinvolgimento multisistemico.
In termini generali, la comparsa di macchie rosse sulla superficie del corpo deve sempre suggerire il consulto medico. È importante non ricorrere all’autodiagnosi, per evitare di peggiorare la sintomatologia e ritardare l’istituzione della terapia opportuna.
La psoriasi può essere confusa con altre malattie che causano l’esfoliazione della pelle, come la dermatite seborroica, la dermatite allergica da contatto e le dermatofitosi (micosi, infezioni dermatologiche causate da funghi).
Inoltre, presenta alcuni aspetti comuni con altre patologie infiammatorie cutanee, come il lichen planus, il lichen simplex ed il lupus eritematoso.
Quando le placche sono isolate e non rispondono alla terapia, occorre considerare l’ipotesi che si tratti della Malattia di Bowen, un carcinoma della pelle.
Queste due malattie della pelle hanno diversi aspetti in comune.
In qualche raro caso, le macchie grigio argenteo possono essere scambiate per aree di depigmentazione, ma la psoriasi comporta una desquamazione accentuata che non si osservano nella vitiligine.
Si tratta di due patologie che coinvolgono, anche se in maniera diversa, il sistema immunitario e che possono essere associate ad altre malattie, come ipertiroidismo e diabete.
Per entrambe la fototerapia può essere un trattamento efficace ed entrambe causano ripercussioni psicologiche notevoli.
Nel trattamento della psoriasi, è particolarmente importante che il paziente segua scrupolosamente la terapia prescritta dal medico.
Se molti farmaci sono disponibili per gestire i sintomi, è altrettanto vero però che non sono ancora in grado di guarire la malattia e determinarne la scomparsa definitiva.
La persona con la psoriasi deve evitare di cambiare autonomamente lo schema del trattamento, ma, piuttosto, in caso di dubbio, consultare il medico per concordare con lui/lei un’eventuale modifica.
La massimizzazione dell’aderenza terapeutica può estendere la durata delle fasi di remissione e migliorare la sintomatologia durante le recidive della malattia. Diversi studi hanno dimostrato come la bassa aderenza terapeutica incida negativamente e significativamente sulla qualità della vita.
Per il trattamento delle forme lievi di psoriasi il medico può prescrivere medicinali per uso topico (formulati in crema, unguento o lozione) che hanno funzione emolliente (creme senza cortisone) e disinfiammante (anche cortisonici), oltre a prodotti detergenti specifici.
Gli emollienti comprendono creme e pomate a base di vaselina, paraffina che riducono la desquamazione cutanea.
Un altro farmaco utile ad attenuare l’aspetto desquamato della cute è l’acido salicilico, che le squame, facilitandone il distacco e migliorando così l’assorbimento degli altri farmaci per uso topico.
Ad effetto antinfiammatorio, invece, le preparazioni a base di catrame, che, applicate in forma di unguento o soluzione, rallentano l’iperproliferazione dei cheratinociti. Generalmente questi prodotti vengono spalmati la sera, lasciati agire di notte e rimossi la mattina.
Localmente possono essere applicati analoghi topici della vitamina D3, calcipotriolo e calcipotriene, che modulano la velocità di proliferazione dei cheratinociti.
Sulle lesioni che si manifestano sul viso, i medici preferiscono evitare l’applicazione di cortisonici e, in alternativa, ricorrere agli inibitori della calcineurina (tacrolimus e picrolimus), che comportano meno effetti collaterali.
Per il trattamento della psoriasi non sono indicati antibiotici.
Sebbene si sia osservato che la carenza di vitamina B12 è associata alla psoriasi, le sperimentazioni che hanno valutato l’efficacia della somministrazione parenterale (iniezioni) di questa sostanza non hanno evidenziato un miglioramento clinico.
Gli esperti ritengono che la supplementazione possa essere utile in particolare nei pazienti che seguono una dieta vegetariana.
Per il trattamento della psoriasi vengono impiegati anche retinoidi topici come il tazarotene, utile soprattutto nella psoriasi ungueale.
Le forme di gravità intermedia possono beneficiare della fototerapia (che consiste nell’esposizione a speciali lampade a raggi UV, non al sole) e della terapia farmacologica sistemica, orale o parenterale.
La fototerapia è generalmente indicata per i pazienti con psoriasi diffusa, su cui agisce riducendo la risposta immunitaria e la velocità di replicazione dei cheratinociti
La dose di radiazioni UVA somministrata deve essere calibrata adeguatamente per evitare ustioni.
Quella che viene comunemente definita psoriasi della testa, che interessa spesso anche le orecchie e l’area dietro le orecchie (psoriasi retroauricolare), è in realtà la psoriasi del cuoio capelluto. Le placche presenti in questa sede sono caratterizzate dalla produzione di copiose quantità di forfora e generalmente difficili da trattare.
In generale, i pazienti con psoriasi del cuoio capelluto non sono più a rischio dei soggetti sani per alopecia. Malgrado ciò, di recente sono stati osservati casi di clinici in cui la perdita dei capelli sembra essere direttamente correlata alla malattia. Questa condizione è definita alopecia psoriasica e richiede ulteriori approfondimenti.
Le lesioni del cuoio capelluto sono resistenti alla terapia sistemica. Inoltre, su di esse l’applicazione di farmaci topici e la rimozione delle squame sono rese impossibili dalla presenza dei capelli, che ostacolano anche il passaggio della radiazione UV della fototerapia.
La sera può essere applicata sulla testa una sospensione di acido salicilico al 10% in olio minerale, da strofinare sul cuoio capelluto con le mani o con uno spazzolino da denti. Per potenziare l’assorbimento ed evitare la contaminazione del cuscino, è opportuno indossare una cuffia da doccia.
Al mattino successivo la sospensione deve essere rimossa con uno shampoo al catrame, da lasciare in posa 5-10 minuti prima di essere sciacquato. Durante il giorno sul cuoio capelluto si possono applicare gocce di soluzioni di cortisonici.
Se le placche presenti sulla testa del cuoio capelluto sono resistenti ai trattamenti convenzionali, è possibile iniettare localmente una sospensione di triamcinolone acetonide.
Non bisogna dimenticare che i traumi meccanici sono fra le prime cause di riacutizzazione della psoriasi: pertanto è opportuno evitare di grattare il cuoio capelluto con pettini o spazzole.
Quando la malattia interessa il cuoio capelluto e si estende per gran parte della sua superficie, viene definita psoriasi a calotta.
La psoriasi del viso può estendersi anche alla barba.
Per migliorare la sintomatologia, è importante detergere il viso con prodotti specifici, tamponare delicatamente con un asciugamano di cotone e applicare trattamenti locali più volte al giorno secondo la prescrizione del dermatologo.
La psoriasi che interessa le mani e i piedi è più correttamente definita psoriasi palmo-plantare e coinvolge non solo l’aspetto estetico, ma provoca dolori e sanguinamenti sotto i piedi e tra le dita, nonché difficoltà nell’afferrare gli oggetti, nella scrittura o, addirittura, nello stringere la mano al proprio interlocutore.
La psoriasi palmo-plantare può essere più facilmente confusa con altre patologie dermatologiche (eczema da contatto, eczema atopico, micosi) rispetto ad altre forme della malattia. Per questo motivo è importante consultare un dermatologo specializzato prima di iniziare qualsiasi trattamento. Sia le mani che i piedi sono aree difficili da trattare.
Per quanto riguarda le mani, è difficile applicare prodotti ad azione emolliente e nutriente e poi continuare a svolgere le azioni quotidiane. Inoltre, soprattutto in questa fase pandemica, devono essere lavate molto spesso: questo aspetto rischia di aggiungersi ai fattori irritativi della malattia.
A loro volta, i piedi sono soggetti ad attrito e occlusione, un fenomeno che necessita di cure particolari.
Per prevenire il peggioramento delle lesioni palmo-plantari, è consigliabile utilizzare detergenti adatti (su consiglio del dermatologo o del farmacista), evitare i lavaggi troppo frequenti e l’acqua troppo calda. È anche bene applicare il trattamento emolliente dopo ogni lavaggio e ricordarsi di indossare guanti di gomma per proteggere la pelle quando si utilizzano detersivi o altre sostanze aggressive.
Nei bambini molto piccoli la dermatite seborroica (crosta lattea) può, in determinate circostanze, evolvere verso la psoriasi.
La psoriasi in età pediatrica può comparire come:
L'artrite psoriasica è un’evenienza molto rara in età pediatrica.
Nei bambini la psoriasi viene trattata quasi solo per via topica con creme a base di cortisonici, analoghi della vitamina D₃ (calcipotriolo), retinoidi (tazarotene), preparazioni a base di catrame vegetale, antinfiammatori non steroidei.
Sono molto utilizzate, e con grande efficacia, le creme emollienti ed idratanti.
Se la desquamazione è cospicua, possono essere applicate creme cheratolitiche, che facilitano il distacco e l’eliminazione delle squame, a base di acido salicilico, urea e miscele di alfa e beta idrossiacidi.
Nelle forme diffuse viene praticata la fototerapia, ma per questo trattamento nei bambini occorre valutare attentamente rischi e benefici.
La psoriasi è una malattia complessa, che, come approfondito nel paragrafo dedicato, mette a dura prova la resistenza psicologica dei pazienti. Gli studi mostrano una riduzione nell’aspettativa di vita, che va dai 3 anni negli uomini adulti ai 5 nelle donne rispetto alla popolazione normale. Fra i pazienti affetti da questa malattia il consumo di alcol e di sostanze stupefacenti è più diffuso rispetto alla popolazione di controllo. Inoltre, la psoriasi è spesso associata a malattie che minano l’integrità delle articolazioni o condizioni che possono evolvere verso il diabete e causare un aumento del rischio cardiovascolare.
Proteggersi da infezioni virali che possono contribuire ad una riacutizzazione della malattia è importante per tutte le persone che soffrono di psoriasi.
Malgrado sia sempre consigliato un consulto previo con il proprio dermatologo, la psoriasi non rappresenta una controindicazione in senso assoluto per la vaccinazione antinfluenzale, così come non lo è l’assunzione di terapie immunosoppressive.
Potrebbe essere opportuno rimandare la vaccinazione solo se la malattia si trova in una fase di riacutizzazione, nella quale agirebbe come fattore scatenante, secondo il Fenomeno di Koebner descritto nei paragrafi iniziali.
Non dovrebbe. Si è infatti osservato che, in un paziente su 4 il tatuaggio scatena un peggioramento della malattia. Viene definita reazione isomorfica e consiste nella comparsa di una risposta irritativa, che comporta arrossamento, prurito e desquamazione.
L’introduzione di pigmenti nella pelle altera il suo equilibrio e può causare una reazione infiammatoria che si sovrappone e inasprisce quella già associata alla malattia.
Solo nel caso della psoriasi cutanea senza danno d’organo è consentita la donazione di sangue. La presenza del danno d’organo esclude l’idoneità.
Fra le comorbidità associate alla psoriasi ci sono anche i disturbi dell’umore, un aspetto della malattia che in passato è stato sottovalutato. Spesso si tende a ridurre il coinvolgimento psicologico del paziente al tema dello stress nel peggioramento della malattia. Tuttavia, parlare di stress significa, qualche volta, banalizzare la questione. Non tutti i pazienti sono stressati, non tutti sono colpiti dalle ripercussioni psicologiche della malattia. Inoltre, il fatto che la gravità delle recidive dipenda anche dallo stress spesso spinge parenti e amici ad addebitare al paziente stesso la responsabilità delle sue condizioni, della sua incapacità di gestire lo stress.
Come precisato dalla dottoressa Vera Tengattini, specialista in Dermatologia e Venereologia, Assegnista di Ricerca presso l’Università di Bologna e Fondatrice del progetto PsoPsiche di fondazione Corazza, per molti pazienti si rende necessario un supporto psicologico, che diventa parte integrante della terapia. Occorre sviluppare una maniera personalizzata di gestire la malattia, che si adatti alle sue caratteristiche e a quelle del paziente.
Dall’esperienza professionale degli esperti emerge che coloro che fanno più frequentemente richiesta di un supporto psicologico sono le persone colpite dalla malattia in forma moderata-severa, che dovrebbero ricevere maggiore attenzione clinica. Ma anche alcune forme di psoriasi lievi possono comportare pesanti ripercussioni sul tono dell’umore. Pensiamo, ad esempio, alle forme che si manifestano in zone particolari del corpo, come l’area genitale, il cuoio capelluto o in parti molto esposte, come le mani e il viso.
“Le persone con psoriasi hanno maggiore possibilità di soffrire di depressione rispetto al resto della popolazione”, spiega la dottoressa Tengattini. “Una delle conseguenze della psoriasi può essere anche la cosiddetta pathological worrying” prosegue “ovvero una preoccupazione eccessiva per il peggioramento della patologia che, se estrema, può avere un effetto significativo e dannoso sull’outcome terapeutico”.
La continua ansia per le condizioni della propria pelle determina uno stato di agitazione che paradossalmente persiste anche durante le fasi di remissione: il paziente ha la certezza che la malattia tornerà, che la recidiva arriverà. Ma, non sapendo quando, considera ogni momento come buono.
Neppure il contesto sociale sembra aiutare le persone affette da psoriasi, almeno stando a quanto mostrato da alcune survey. Valeria Corazza, Presidente di Fondazione Corazza Onlus Psoriasi & Co. e APIAFCO, commenta i risultati sorprendenti di un sondaggio condotto su una popolazione di ragazzi in età da liceo: molti di loro ritengono la psoriasi una malattia contagiosa. Questo ed altri pregiudizi contribuiscono a creare uno stigma attorno alla psoriasi, che catalizza superstizione e paura e non promuove ma frena lo sviluppo di una consapevolezza piena sulla malattia.
Fondazione Corazza ha patrocinato negli scorsi anni la produzione di una mostra fotografica in 15 scatti d’autore, attraverso la collaborazione con talentuosi fotografi ed una madrina d’eccezione. Un evento che Micuro ha seguito da vicino per raccontare la malattia anche da prospettive inusuali. La mostra sarà visitabile a Bologna dal 26 al 31 ottobre.
Una bellissima paziente è diventata per l’occasione testimonial della Fondazione. Un impegno nella direzione dell’abbattimento delle barriere che ancora ostacolano la corretta gestione della malattia.
La mostra, curata da Manuela Valentini, ha come protagonista Carlotta Savorelli, che dice di se stessa: “Ogni scatto fotografico mi ha permesso di osservare Carlotta attraverso gli occhi dell’altro: solo così il mio giudice interiore è stato malamente licenziato, lasciando spazio ad una nuova visione di me. Più completa, arrendevole, accogliente, dolce”.
Le gigantografie prodotte per l’iniziativa "La Bellezza nell’Imperfezione" sono state esposte in 5 grandi città italiane (Milano, Torino, Bologna, Roma, Napoli): un inno alla bellezza, anche nell’imperfezione, che ne arricchisce il valore.
Fra i pazienti più popolari, di due delle sorelle più note in America, Kim Kardashian e Kylie Jenner, che sembrano avere ereditato dalla madre la predisposizione allo sviluppo della malattia.
Abituate a raccontarsi nei loro seguitissimi account Instagram, non hanno mai nascosto la malattia.
Kim ha descritto cosa ha significato per lei l’esordio della malattia, la sua incredulità nell’osservare il peggioramento di quello che credeva un eczema e l’intervento della madre, che ne ha riconosciuto la sintomatologia per prima.
Su Instagram ha ragguagliato i followers su come copre gli inestetismi causati dalla malattia e su come sia alla ricerca perpetua di un rimedio in grado di controllare la sintomatologia.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
La psoriasi si manifesta attraverso la comparsa di macchie rosse, a margini netti e regolari, ispessite e ricoperte da squame bianco-argenteo. Le placche della psoriasi possono comparire in qualsiasi area del corpo, comprese le unghie. Sono associate a prurito.
La psoriasi è una patologia cronica infiammatoria, apparentemente solo dermatologica (ma che in realtà coinvolge più sistemi) caratterizzata da andamento cronico e che si manifesta principalmente attraverso la comparsa di chiazze cutanee.
Le forme lievi vengono trattate con medicinali per uso topico (formulati in crema, unguento o lozione) che hanno funzione emolliente (creme senza cortisone) e disinfiammante (anche cortisonici, usati anche per le forme più intense), oltre a prodotti detergenti specifici. In alcuni casi, può trovare indicazione la fototerapia. I casi più gravi vengono trattati con antinfiammatori (metotrexato) o immunosoppressori e immunomodulatori biologici.
La psoriasi è una patologia cronica, che non guarisce completamente, ma che attraversa periodi di remissione, durante i quali le lesioni scompaiono o sono comunque meno visibili e sintomatiche.
Le placche presenti sul cuoio capelluto sono caratterizzate dalla produzione di copiose quantità di forfora e generalmente difficili da trattare. La sera può essere applicata sulla testa una sospensione di acido salicilico al 10% in olio minerale, da strofinare sul cuoio capelluto con le mani o con uno spazzolino da denti. Per potenziare l’assorbimento ed evitare la contaminazione del cuscino, è opportuno indossare una cuffia da doccia. Viene anche consigliato uno shampoo al catrame, da lasciare in posa 5-10 minuti prima di essere sciacquato. Se le placche presenti sulla testa sono resistenti ai trattamenti convenzionali, è possibile iniettare localmente una sospensione di triamcinolone acetonide.
La psoriasi non è una malattia contagiosa, ma è causata da un’alterazione del sistema immunitario, responsabile di un processo infiammatorio, che aumenta la produzione di molecole quali il TNF-α (Tumor Necrosis Factor) nella pelle e a livello articolare. Esistono fattori che possono promuoverne l’insorgenza: stress emotivi e fisici, fumo, alcol, sovrappeso, infezioni, traumi (interventi chirurgici, incidenti stradali), farmaci, deficit vitaminici, ustioni solari.
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