Polmonite: sintomi, tipi e cure da conoscere

Polmonite: sintomi, tipi e cure da conoscere

Indice

Domande e Risposte

Introduzione: cos’è la polmonite

La polmonite è un'infiammazione acuta dei polmoni di natura per lo più infettiva che, se non riconosciuta e curata opportunamente, può compromettere la capacità respiratoria e quindi, in casi estremi, mettere a repentaglio la vita di chi ne venga colpito.

Più comunemente si presenta in forma bilaterale, coinvolgendo entrambi i polmoni, proprio come accade anche nelle polmoniti da Covid-19 classificate come di tipo interstiziale. Vedremo più avanti cosa significa questo termine e i sintomi della polmonite interstiziale bilaterale.

Tra le manifestazioni più comuni:
  • Febbre;
  • Respiro corto, talvolta sibilante o difficoltoso;
  • Dolore al torace o mal di schiena;
  • Tosse (prima secca, poi grassa);
  • Spossatezza;
  • Inappetenza;
  • Stato di malessere e indebolimento generale. 

Ciascuno di noi può, una o più volte nella vita, ammalarsi di polmonite; non si tratta, infatti, di un'infezione rara. Basti pensare che in media, nella sola Italia, già prima della pandemia da Covid-19, ogni anno quasi 200.000 persone venivano ricoverate per polmonite, delle quali oltre 10.000, purtroppo, non sopravvivevano.
Questa malattia rappresenta la prima causa di morte per malattia infettiva nei Paesi occidentali.  

Sono, tuttavia, soprattutto i soggetti più fragili a essere vulnerabili a questo tipo di infezione, un discorso che vale anche per la polmonite da Covid-19: anziani, persone con malattie croniche del tratto respiratorio, bambini piccoli, pazienti immunodepressi, degenti ospedalieri sono le categorie di persone più esposte al rischio di contrarla o svilupparla. Fattori di rischio sono anche rappresentati dal fumo, specialmente se questa abitudine perdura da molti anni, e le infezioni ricorrenti delle prime vie respiratorie.  Inoltre, sembra che l’essere esposti all’inquinamento atmosferico come accade nelle zone più afflitte dallo smog (in Italia la Pianura padana) costituisce un altro importante fattore di rischio per tutte le malattie polmonari acute e croniche.  

Provocano la polmonite agenti infettivi di diversa natura: virus, come il Sars-Cov-2 (responsabile di Covid-19, che approfondiremo più avanti), batteri, funghi, protozoi. Ciascuna forma di polmonite assume caratteristiche un po’ diverse e prevede trattamenti differenziati. 
Ad esempio, una comune causa di polmonite negli over 65 non vaccinati è il virus dell’influenza, che dalle prime vie respiratorie può, in caso di debolezza immunitaria, raggiungere i polmoni e creare focolai infettivi a carico degli alveoli, le piccolissime strutture a forma di grappolo che permettono all’ossigeno di raggiungere il sangue. In questo caso parliamo di una polmonite che si trasmette da persona a persona, e che si può curare solo con farmaci sintomatici. 

Prima di entrare nel dettaglio e spiegare le cause delle diverse tipologie di polmonite e la sintomatologia con cui questa seria infezione respiratoria può manifestarsi, vediamo quanto è diffusa nel mondo, e in Italia. 
 

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immagine che mostra una donna con sintomi di febbre seduta sul divano e che tiene il termometro

Tipi di polmonite

La classificazione delle diverse tipologie con cui la malattia si manifesta può essere operata secondo diversi criteri (clinico, in base al luogo di contagio, …). 

Vediamo di seguito le principali categorie.


Polmonite batterica e polmonite virale

Dal punto di vista clinico le polmoniti possono essere classificate come:

  • Polmonite batterica: è caratterizzata da sintomi più importanti;
  • Polmoniti atipiche: possono essere provocate da virus (polmonite virale) o batteri atipici (come il Mycoplasma pneumoniae) e sono caratterizzate da sintomi più sfumati e inconsueti. 
La polmonite batterica è contagiosa? Si trasmette? In genere no. Una polmonite causata, ad esempio, dallo Streptococcus pneumoniae (lo pneumococco è responsabile della cosiddetta polmonite pneumococcica) può scatenarsi senza che vi sia stato alcun contagio da soggetto infetto. Questi microrganismi si trovano infatti comunemente nel nostro corpo, in particolare nelle mucose. Nei soggetti indeboliti, debilitati, anziani (allettati o no) o che vivono condizioni di stress particolari, tali germi possono diventare aggressivi e infettare i polmoni. Se la forma batterica può essere più pericolosa di quella virale e presentare sintomi più severi, è però vero che può essere curata con gli antibiotici, in particolare le penicilline. Nei casi in cui il quadro clinico appaia serio, è opportuno effettuare la terapia in regime di ricovero ospedaliero.

Il rischio di contagio nel caso di polmonite virale è, invece, più alto: in questi casi, si considera non più contagioso il paziente che non ha più febbre e sta complessivamente meglio.


Polmoniti comunitarie e polmoniti nosocomiali

In funzione del luogo in cui vengono acquisite, si parla di:
  • Polmoniti comunitarie: vengono definite anche con l’acronimo CAP (dall’inglese Community Acquired Pneumonia), a indicare i casi contratti da individui sani al di fuori delle strutture sanitarie (in luoghi quali uffici, abitazioni, palestre, scuole) o diagnosticata entro 48h dal ricovero in pazienti mai ospedalizzati nei 14 giorni precedenti. Sono per lo più causate da virus, batteri, funghi (polmonite fungina) e micoplasmi (microrganismi simili ai batteri, che infettano il tessuto interstiziale del polmone ma non gli alveoli);
  • Polmoniti nosocomiali: anche note con l’acronimo HAP (dall’inglese Hospital Acquired Pneumonia), le polmoniti prese in ospedale sono il risultato di un contagio avvenuto dopo almeno 48 ore dal ricovero per altra malattia o intervento chirurgico. Si tratta, in genere, di polmoniti batteriche più gravi rispetto a quelle comunitarie, spesso dovute a germi resistenti agli antibiotici, che colpiscono prevalentemente pazienti con fattori di rischio quali malattie polmonari, condizioni di immunodeficienza o bisognosi di supporto ventilatorio. Più in generale, queste forme vengono ricomprese nella estesa categoria delle polmoniti correlate all’assistenza sanitaria (genericamente chiamate polmoniti ospedaliere), che possono interessare le persone ricoverate in reparti di lungodegenza, che ricevono trattamenti in day hospital o dializzate.


Polmonite monolaterale o bilaterale

La polmonite monolaterale (o unilaterale) interessa un solo polmone.

Al contrario, quella bilaterale li colpisce entrambi; la polmonite da Covid-19 è un tipico esempio di infezione bilaterale.


Polmonite ab ingestis

Si tratta di una polmonite da ingestione (o aspirazione o inalazione), che si verifica quando nei polmoni giungono sostanze (alimenti, bevande, succhi gastrici, saliva) che, anziché andare o rimanere nello stomaco, finiscono nelle vie respiratorie. Una volta arrivate a livello polmonare, tali sostanze possono provocare la formazione di focolai infettivi e infiammare gli alveoli.

I sintomi della polmonite ab ingestis sono analoghi a quelli delle forme infettive più classiche: dispnea, febbre, tosse produttiva (grassa), raucedine e dolore toracico. Dopo quanto tempo si manifestano? Di solito, a distanza di qualche giorno.

A rischio di sviluppare una polmonite di questo tipo sono soprattutto i pazienti:
  • Con disfagia: si tratta di una condizione di difficoltà nella deglutizione che ha un’incidenza relativamente alta negli anziani, specialmente se affetti da Alzheimer o altre forme di demenza, ma che può comparire anche in fasce di età più giovani;
  • Che hanno subito procedure di tracheostomia (anche temporanee);
  • Reduci da intervento chirurgico complesso (polmonite post-operatoria). 
In queste persone, il rischio di inalazione di particelle di materiale di vario tipo (cibo, saliva, acidi gastrici) è alto.

La terapia è principalmente di supporto, ma può includere l’assunzione di antibiotici.

L’inalazione di derivati del petrolio e di oli di vario tipo, che ha invece cause professionali, può causare la cosiddetta polmonite lipoidea. Si tratta di una forma che rientra nella categoria più estesa delle polmoniti chimiche, causate dall'inalazione di sostanze irritanti o tossiche per i polmoni.


Polmonite da ipersensibilità

È una condizione caratterizzata da sintomi quali tosse, dispnea e malessere generale e dovuta ad una reazione anomala ad antigeni ambientali. Può essere causata dall’esposizione a sostanze irritanti, per ragioni professionali.

Viene trattata con cortisone e, soprattutto, interrompendo l’inalazione dell’agente che ha scatenato l’infiammazione.


Polmonite eosinofila

Comprende un gruppo di patologie causate principalmente da microorganismi che possono causare reazioni anomale del sistema immunitario. Alcuni funghi e parassiti, farmaci e altre sostanze chimiche possono provocare la produzione di un gran numero di globuli bianchi eosinofili. Se questi si accumulano nei polmoni, il soggetto colpito va incontro ad una serie di sintomi, fra cui tosse, dispnea, pesantezza al torace.

Ha una progressione piuttosto rapida e può portare in breve ad una riduzione consistente della saturazione di ossigeno nel sangue. Se non viene trattata tempestivamente e in maniera adeguata (con cortisonici), il paziente può correre seri rischi di morte.

La polmonite eosinofila cronica ha progressione molto più lenta e tende a risolversi nella maggior parte dei casi spontaneamente. Ma se non curata in maniera opportuna tende a ricomparire periodicamente, con rischi seri per il paziente.
 

Polmonite lupica

Una delle manifestazioni più severe del lupus eritematoso sistemico, una patologia rara di tipo autoimmune, è la polmonite lupica.

Si manifesta con la comparsa di tosse secca, dolore toracico di media intensità (che peggiora durante l’inspirazione), dispnea, febbre bassa (anche 37-37°C) che non passa. Gli attacchi di tosse sono spesso accompagnati da emoftoe, cioè emissione di sangue dalla bocca.
Nella maggior parte dei casi la malattia è innescata dall’indebolimento immunitario dovuto alla terapia del lupus.
 

Polmonite organizzata criptogenetica

La polmonite organizzata (e non organizzativa, come qualche volta si sente dire) è un disturbo la cui causa è ancora sconosciuta e caratterizzata da uno sviluppo rapido. Provoca un’infiammazione diffusa dei polmoni e la formazione di cicatrici che ostruiscono i bronchi più piccoli e gli alveoli.
 

Polmonite ostruttiva

Si manifesta quando una massa, per lo più di origine tumorale, ostruisce le vie respiratorie.
In questi casi il ristagno di aria e secrezioni porta alla proliferazione di germi che possono dare luogo a infezioni.


Polmonite attinica

Anche detta post attinica, questa malattia può rappresentare una complicanza della radioterapia per il trattamento di un tumore.
 

Polmonite uremica

È provocata dagli alti livelli di urea nel sangue, causati da una funzione renale compromessa.
Compare con manifestazioni analoghe a quelle dell’edema polmonare.
 

Polmonite lobare

L’infezione si localizza nei polmoni colpendo aree diverse.
Si parla di polmonite lobare quando interessa un lobo. La polmonite multifocale è quella che prende origine da più focolai all’interno dello stesso polmone.
 

Polmonite granulomatosa

Spesso viene definita impropriamente polmonite granulomatosa la malattia granulomatosa cronica, una condizione caratterizzata dalla presenza di globuli bianchi alterati che espone al rischio di infezioni ricorrenti.

Polmonite: epidemiologia

Anche prima della pandemia da Covid-19, la polmonite è sempre stata una malattia da non sottovalutare. Sebbene, infatti, la sua prognosi sia solo in casi rari negativa, il suo decorso e il fatto che colpisca organi vitali quali i polmoni affaticando la capacità respiratoria sono e devono restare condizioni da monitorare attentamente, in regime di ricovero ospedaliero quando necessario.

La situazione è grave principalmente nei Paesi più poveri, dove ammalarsi è più facile a causa della scarsa igiene, della malnutrizione e della insufficiente quando non inesistente assistenza sanitaria. Molti di questi bambini/e avrebbero potuto essere salvati, se avessero ricevuto le cure antibiotiche adeguate. In Italia ogni anno vengono ospedalizzate 150.000 persone circa a causa di questa patologia, che provoca circa 9.000 decessi. Nel mondo, le infezioni dei tratti respiratori bassi rimangono le malattie infettive correlate al maggior numero di morti.

Il 12 novembre è la Giornata mondiale contro la Polmonite (World Pneumonia Day), istituita nel 2009 per volontà dell’OMS e dell’Unicef, proprio allo scopo di sensibilizzare i governi e le istituzioni sanitarie globali a potenziare le misure per contrastare la diffusione della malattia, in primis le vaccinazioni anti-pneumococco, che come vedremo è uno dei principali agenti infettivi, e antinfluenzale.

Dal 2017 nel nostro Paese il vaccino anti-pneumococco è stato inserito nei nuovi LEA e viene somministrato gratuitamente agli over 65, i soggetti più a rischio di contrarre l’infezione e sviluppare complicanze. Uno studio pubblicato su The Lancet mostra come il 25% dei ricoverati in ospedale con polmonite sviluppi complicazioni cardiache e vada incontro ad un rischio di morte nel breve termine aumentato del 60%. 

Quali sono i sintomi della polmonite e della broncopolmonite

Diagnosticare una infezione acuta dei polmoni (polmonite, broncopolmonite, bronchite) dai sintomi non è sempre semplice, soprattutto se si considerano i sintomi iniziali, sia nei bambini che negli adulti. Talvolta, infatti, mancano segnali distintivi della malattia che consentano di differenziarla da un’altra infezione più “banale”, come un'influenza stagionale o un raffreddore che non guarisca. Specialmente le polmoniti virali possono presentarsi “quasi” asintomatiche, o con manifestazioni sfumate ed eterogenee che possono facilmente essere sottovalutate o confuse con altro genere di malattia infettiva. Soprattutto negli anziani possono presentarsi forme latenti, con sintomi aspecifici che si trascinano per lunghi periodi di tempo.

Nei bambini sotto ai 5 anni, che presentino sintomi, con o senza febbre, quali tosse e respiro faticoso, la malattia viene riconosciuta quando si osserva che la gabbia toracica, durante l’atto respiratorio, tende ad abbassarsi mentre l’addome si solleva. In condizioni di salute, infatti, quando si inspira si sollevano sia il torace che l’addome. La conferma della diagnosi si ottiene con appositi esami.

Inoltre, sempre nei bambini piccoli, il respiro appare accelerato e possono presentarsi in concomitanza altri sintomi specifici quali inappetenza (i neonati, ad esempio, non hanno voglia di attaccarsi al seno materno o alla tettarella del biberon), ipotermia, perdita di conoscenza e convulsioni. Da notare: la dispnea (ovvero la difficoltà a respirare) è un sintomo più comune nelle polmoniti virali.

La polmonite può presentarsi facilmente senza febbre, sebbene l’aumento della temperatura corporea sia un sintomo abbastanza frequente. La polmonite virale ha in molti casi origine da una precedente infezione alle prime vie respiratorie (naso, bronchi), e si manifesta inizialmente con sintomi simil influenzali tra cui mal di gola, mal di testa, febbre e brividi, spossatezza, dolori articolari e muscolari, inappetenza, tosse secca.

Da questo insieme non preoccupante di manifestazioni, che può durare da qualche giorno a una settimana, si può però scivolare in un rapido aggravamento della situazione generale, con la comparsa di disturbi severi tra cui:
  • Tosse che da secca si trasforma in grassa (quindi con espettorato);
  • Dolori al petto;
  • Difficoltà respiratorie;
  • Febbre alta;
  • Colorazione bluastra delle labbra;
  • Nei bambini nausea e/o vomito.
In alcuni casi una polmonite bilaterale può dare come sintomi anche dolori alla schiena, oltre che genericamente al torace. I sintomi sopra descritti suggeriscono la presenza di un’infezione virale. Se la malattia è di natura batterica,, allora fra i primi sintomi compare il cosiddetto brivido “scuotente”, determinato da una reazione del sistema immunitario alla “liberazione” della tossina nel corpo.

Spesso accade di osservare persone colpite da comuni infezioni virali dell’apparato respiratorio (raffreddori, tracheiti, bronchiti) che, per diverse ragioni, non guariscono e alle quali in un secondo momento si sovrappongono problemi di natura batterica più seri. Questa evoluzione è più frequente nei bambini piccoli e negli anziani. In questo caso, ai sintomi già visti per la polmonite virale, si associano febbre ancora più elevata accompagnata da abbondante sudorazione notturna, polso rapido e respiro ancora più difficoltoso, unghie bluastre (se l’organismo è in debito di ossigeno); l’espettorato può mostrare striature di sangue. In questi casi, è urgente l’intervento medico.

Oltre che a cause virali o batteriche, l’infezione può essere dovuta a microrganismi di altro tipo, come i micoplasmi (un esempio è il Mycoplasma pneumoniae). In questo caso si parla di polmonite atipica, una condizione che può avere sintomi più sfumati rispetto a quelli finora descritti. L’infiammazione polmonare da micoplasma si presenta senza febbre. Inoltre, tosse e difficoltà respiratorie si manifestano in ritardo, lentamente. Purtroppo, questo tipo di polmonite atipica è particolarmente subdolo proprio per i sintomi sfuggenti e per il fatto di essere silente, che può consentirle di progredire indisturbata e causare danni potenzialmente gravi. 

Polmonite e broncopolmonite: quali differenze

Per polmonite si intende una malattia infiammatoria del polmone dovuta ad infezione microbica (virus, batteri o funghi) o secondaria ad altre cause.

La broncopolmonite si differenzia dalla polmonite perché correlata ad uno stato infiammatorio che coinvolge, in maniera più o meno severa, anche i bronchi, i bronchioli e gli alveoli. Viene anche definita talvolta polmonite lobulare, per la presenza di focolai multipli che possono interessare grosse porzioni di polmone.

Occorre sottolineare che gli esperti ritengono il termine broncopolmonite ormai quasi del tutto abbandonato nella pratica clinica. Di fatto, non vi sono differenze in termini di sintomi, trattamento e decorso.

Le cause: come si prende la polmonite

La polmonite è una malattia infettiva che può essere causata da diversi agenti patogeni, tra cui virus e batteri. Quando questi microrganismi raggiungono i polmoni e li infettano, accade che gli alveoli, ovvero le componenti più piccole dell’albero respiratorio, che possiamo immaginare come piccole sacchettine cave che permettono lo scambio gassoso tra l’aria inspirata e il sangue, si infiammano riempiendosi di pus e compromettendo, in tal modo, la capacità respiratoria.

Nella lista dei patogeni più comuni troviamo:

  • Streptococcus pneumoniae (o pneumococco): un batterio responsabile della maggior parte delle polmoniti nei bambini. In questo caso si parla di polmonite pneumococcica, contro la quale è possibile vaccinarsi;
  • Haemophilus influenzae di tipo B: il comune virus dell’influenza stagionale, che è anche la seconda, seppur indiretta, causa di polmonite batterica;
  • Staphylococcus aureus: un batterio piuttosto aggressivo, che può creare focolai infettivi in diverse zone del corpo e successivamente migrare attraverso il sangue fino ai polmoni, infettandoli a loro volta. La polmonite necrotizzante da Staphylococcus aureus produttore di leucocidina è un’infezione ad altissimo rischio di morte;
  • Il virus respiratorio sinciziale (VRS): provoca la maggioranza dei casi di polmonite virale nel mondo. Si tratta di un microrganismo molto diffuso e contagioso, alla base di infezioni alle vie respiratorie, superiori e inferiori. Questo tipo di polmonite virale è particolarmente diffuso tra i bambini. Oggi sono disponibili gli anticorpi monoclonali per la prevenzione dell’infezione nei bambini;
  • Nei soggetti, in particolare bambini, malati di HIV il microrganismo che più frequentemente provoca complicanze polmonari è lo Pneumocystis jiroveci, un fungo, che si comporta da agente patogeno in soggetti immunocompromessi;
  • Un caso a parte è rappresentato dalle polmoniti atipiche, in cui a infiammarsi non sono tanto gli alveoli, quanto gli spazi interstiziali tra un alveolo e l’altro. A causare queste forme di polmonite possono essere, i seguenti microrganismi:
    • Mycoplasma pneumoniae: è un microbo simile ad un batterio che di norma tende a infettare persone giovani (under 40), che vivono o lavorano in ambienti affollati. Sovente questa forma di polmonite si manifesta in modo subdolo, subacuto, ragion per cui chi ne viene colpito presenta sintomi sfumati, non di rado assenza di febbre, e la diagnosi arriva solo quando il quadro generale comincia ad aggravarsi. La terapia si basa sull’uso di antibiotici;
    • Chlamydophila pneumoniae: questo microrganismo provoca più comunemente infezioni delle prime vie respiratorie, ma in alcuni casi può anche degenerare in polmoniti non acute;
    • Legionella pneumophila: si tratta di un batterio noto per provocare la “malattia del legionario”, o legionellosi, una forma di polmonite non contagiosa che può avere gravi conseguenze. Come si prende? Il microrganismo che la causa si annida per lo più in ambienti acquatici e nelle condotte dell’aria e da queste fonti arriva agli esseri umani;
    • Klebsiella spp: quella da klebsiella è una forma di polmonite rara e grave, che provoca la formazione di ascessi polmonari e di empiema ed è diffusa specialmente tra i pazienti diabetici e gli alcolisti cronici. 
L’infiammazione dei polmoni può rappresentare la complicanza di un’influenza stagionale, anche dovuta a virus meno tipici, come H1N1, il patogeno responsabile della cosiddetta influenza suina.

Possiamo trovarci di fronte ad una condizione asintomatica. Le polmoniti atipiche non sono rare (al contrario!), ma vengono definite in questo modo perché, come abbiamo spiegato, si manifestano in modo diverso rispetto alle altre infezioni del polmone. Spesso, infatti, non danno sintomi acuti e improvvisi e compaiono senza febbre. Inoltre, all’esame radiografico (RX) i polmoni si presentano in modo diverso rispetto a chi abbia contratto infezioni batteriche tipiche.

In estate, non è raro sentire parlare di polmonite da aria condizionata. In realtà, l’aria condizionata non è direttamente responsabile della malattia, ma la persona che vi è esposta può essere soggetta a forti sbalzi di temperatura che concorrono all’insorgenza dei sintomi. Un’altra possibile causa correlata all’aria condizionata è quella della presenza nei filtri non sottoposti ad adeguata manutenzione di microorganismi che possono venire inalati.

Fattori di rischio

Tutti possiamo ammalarci di polmonite, naturalmente, ma ci sono dei precisi fattori di rischio di cui tenere conto, che aumentano le probabilità che questo avvenga. Per lo più sono a rischio tutti coloro che abbiano un sistema immunitario compromesso o indebolito, come, ad esempio, i malati di AIDS, sia bambini che adulti, i pazienti ricoverati in ospedale e in particolare chi sia reduce da interventi chirurgici, i dializzati e i neo trapiantati.
Altre categorie a rischio sono:

La diagnosi: come riconoscere la polmonite

Per diagnosticare una polmonite in atto può essere sufficiente una visita del proprio medico curante che, attraverso l’auscultazione dei polmoni e la valutazione dei segni clinici e dei sintomi lamentati dal paziente, si accorga che vi è un'infiammazione a carico dei polmoni.
Per avere la certezza di una polmonite di qualunque tipo, è però utile sottoporre il paziente a una radiografia toracica. La lastra non solo permette di confermare la diagnosi, soprattutto in casi dubbi, quando la sintomatologia sia sfumata e in parte sovrapposta a quella di una bronchite o di un’altra infezione respiratoria, ma aiuta anche il medico a capire quanto sia estesa l’infiammazione. La TC è, invece, la procedura diagnostica più accurata per il riconoscimento della polmonite da Covid-19.

Per individuare il microrganismo che ha provocato l’infezione polmonare, e quindi stabilire il tipo di terapia farmacologica adeguata al caso (soprattutto se parliamo di polmonite batterica o atipica, trattabili con antibiotici), può essere utile anche un esame dell’espettorato al microscopio o l’emocoltura, ovvero la ricerca dei microrganismi infettivi nel sangue.
In presenza di polmoniti di grado severo in cui il quadro clinico generale del paziente sia più drammatico, sarà necessario anche procedere a una serie di analisi più approfondite per capire se e in quale misura l’infezione si sia estesa ad altri organi quali reni e cuore, e all’emogasanalisi, necessaria per verificare la capacità respiratoria del malato/a.

Consulta le Strutture Sanitarie che effettuano una Radiografia del torace:Dove effettuare una Radiografia del torace? 

Il trattamento: come si cura la polmonite

Il trattamento della polmonite dipende da diversi fattori quali:

  • Età e condizioni generali di salute del paziente;
  • Gravità dei sintomi;
  • Tipologia di polmonite.
In generale, sia le polmoniti virali che quelle batteriche o atipiche, possono essere curate a casa, o necessitare di un ricovero ospedaliero, se l’intervento terapeutico è appropriato e tempestivo.

Scopo di qualunque terapia è quello di ridurre i tempi di guarigione dall’infezione, ma anche di prevenire eventuali complicanze; per tale ragione è importantissimo evitare il fai da te e seguire con scrupolo le indicazioni del proprio medico, o del pediatra, in caso la malattia abbia colpito un bambino.

La polmonite batterica necessita di terapia antibiotica, In caso di polmonite virale acuta, tuttavia, la cura antibiotica risulta inutile per contrastare l’infezione e alleviare i sintomi, perché questi farmaci non sono efficaci contro i virus. Spesso, infatti, la malattia guarisce da sola; non viene trattata farmacologicamente, specialmente se il paziente è in buone condizioni generali, perché il sistema immunitario è in grado di superare l’infezione da solo.

Cosa fare oltre a questo: ci sono altri rimedi? Il trattamento sintomatologico prevede:
  • Somministrazione di antipiretici in caso di febbre elevata; 
  • Assunzione di molti liquidi per combattere la disidratazione che la febbre e la sudorazione possono provocare, e per fluidificare il muco intrappolato nelle basse vie respiratorie e facilitarne l’eliminazione.
In caso di tosse, è bene evitare di assumere farmaci specifici o sciroppi in autonomia. Per quanto fastidiosa, infatti, la tosse è utile al corpo per eliminare i germi infettivi, e “bloccarla” farmacologicamente potrebbe rallentare il processo di guarigione. Nei bambini, se la tosse è molto fastidiosa e impedisce di dormire o di mangiare, o magari provoca conati di vomito, è opportuno consigliarsi con il pediatra per stabilire se, e cosa, usare per alleviare il sintomo.

Fare attenzione all’umidità degli ambienti in cui si trova il malato. Il microclima non deve essere troppo secco, pertanto occorre umidificare l’aria (l’umidità dovrà essere almeno del 50%), e ogni tanto è bene arieggiare. Il paziente dovrà inoltre stare lontano/a da fumo o altre fonti inquinanti.

L’alimentazione dovrà essere, soprattutto nella fase acuta della malattia, semiliquida, e basata per lo più su alimenti tiepidi e di facile digestione, quali latte caldo, tè, passati di verdure e minestroni, brodi, tisane ecc.
Il riposo dovrà essere assoluto fino al completo recupero.

Quanto dura la polmonite, quanto tempo ci vuole per guarire? In genere, se non insorgono complicazioni, una polmonite acuta, virale o batterica, si supera nel giro di qualche settimana. Tuttavia, come abbiamo visto, non sempre le cose vanno così lisce.

Quando preoccuparsi e andare in ospedale? In alcuni casi può rendersi necessario un ricovero ospedaliero per un trattamento d’urto o d’emergenza. In questi casi di norma viene seguito un protocollo collaudato che prevede una terapia antibiotica ad ampio spettro, la somministrazione di fluidi per endovena e, eventualmente, la terapia con l’ossigeno per aiutare la respirazione.

Quanti giorni può durare il ricovero? Dipende dalla velocità con cui il corpo reagisce alle terapie. Può bastare una settimana, come può essere necessario un mese. Spesso questa malattia lascia spossati, stanchi, smagriti, ma è importante non forzare i propri tempi di recupero, o quelli dei bambini e/o degli anziani che ne siano stati colpiti.

Per sincerarsi dell’avvenuta guarigione, i medici (anche il proprio medico di famiglia o pediatra, in caso di cure a domicilio), in genere prescrivono una seconda radiografia del torace, tramite la quale è possibile valutare lo stato dei polmoni. 

Le complicanze

La polmonite è una malattia seria, da non sottovalutare, che può evolvere in complicanze. Tra queste:

  • ​​​​​Insufficienza respiratoria, che può rendere necessario l’ausilio di macchinari per la respirazione artificiale o l’ossigenoterapia;
  • Sepsi: si verifica quando l’infezione si dissemina in tutto il corpo attraverso la circolazione sanguigna;
  • Ascesso polmonare: compare quando si formano sacche di pus derivanti dalla proliferazione dei microorganismi responsabili della polmonite. Può rendere difficile la respirazione. Di solito viene praticato un drenaggio per svuotarlo;
  • Versamento pleurico: se il germe che ha causato l’infezione si diffonde attraverso la cavità pleurica, che circonda i polmoni, questa si riempie di liquido e li comprime, rendendo ancora più difficile la respirazione;
  • Sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS): l’infezione porta alla liberazione di sostanze che causano un’infiammazione acuta generalizzata, che può avere esiti letali. Una delle manifestazioni di questa condizione è la cosiddetta tempesta citochinica, della quale abbiamo sentito parlare molto nelle cronache tremende dei primi mesi di pandemia. Nelle persone colpite da ARDS la polmonite può essere fulminante e portare a morte in brevissimo tempo, non solo nei pazienti anziani.
Tali complicanze, come abbiamo visto, sono più probabili nei bambini piccoli e negli anziani, e in coloro che abbiano un sistema immunitario indebolito o soffrano di altre patologie croniche. Alcune di esse possono determinare conseguenze a lungo termine in termini di capacità respiratoria.

Polmonite da Covid-19: sintomi e trattamento

Proprio come altre malattie infiammatorie, anche l’infezione da Covid-19 può provocare danni a lungo termine ai polmoni. Nel 20% dei casi circa, l’infezione da SARS-CoV-2 produce una polmonite bilaterale interstiziale, che può avere come esito la morte. 
Possibili complicanze di Covid-19 sono la sindrome da distress respiratorio acuto e la sepsi. Ricordiamoci infatti che stiamo parlando di un’infezione sistemica multiorgano, che può interessare molti sistemi e apparati, non solo le vie respiratorie.  

Come abbiamo visto, quando ci si ammala di polmonite i polmoni si infiammano, riempiendosi di fluido e rendendo in tal modo assai difficoltosa la respirazione, soprattutto quando ad ammalarsi sono entrambi contemporaneamente, proprio come accade nel caso del Covid-19. All’interno dei polmoni gli alveoli non riescono a garantire lo scambio gassoso perché ad infiammarsi è il tessuto di raccordo tra un alveolo e l’altro (interstizio), che quindi ostacola la dilatazione degli alveoli stessi (da immaginare come minuscoli palloncini), con conseguente insufficienza respiratoria.

I sintomi della polmonite da Covid-19 sono:

  • Difficoltà respiratoria (dispnea), dovuto alla ridotta ossigenazione del sangue;
  • Tosse secca a stizzosa sia diurna che notturna;
  • Senso di peso al torace e dolori al petto;
  • Febbre, in genere superiore ai 38 gradi. Non sempre, però, il rialzo febbrile nella polmonite da Covid-19 è presente, così come accade anche per le altre polmoniti infettive;
  • Qualora la tosse fosse accompagnata da abbondante produzione di catarro di colore giallo-verdastro, sarebbe sintomo di una sovrainfezione batterica, che richiederebbe una pronta terapia antibiotica, non necessaria nella polmonite da Covid-19 “semplice” perché di natura virale;
  • La saturazione, in una polmonite interstiziale bilaterale da Covid-19, può scendere sotto il livello di guardia del 90% di saturazione, che richiede l’immediato ricovero ospedaliero; i sintomi della polmonite negli anziani possono rapidamente peggiorare e richiedere un intervento tempestivo.
La diagnosi di polmonite interstiziale bilaterale da Covid-19 prevede un iter non diverso da quello visto per le altre polmoniti, che include un controllo generale dello stato di salute, l’auscultazione del torace, la misurazione della temperatura e della saturazione del sangue con il saturimetro, nonché la valutazione di altri sintomi eventualmente riconducibili all’infezione da nuovo coronavirus tra cui anosmia e ageusia (scomparsa di olfatto e gusto).

Una radiografia toracica serve a confermare la diagnosi e soprattutto a capire la gravità della situazione, ma anche una TC può essere rilevante specialmente se vi è il sospetto di una embolia a carico delle arterie polmonari. Una delle caratteristiche dell’infezione da Covid-19 è infatti quella di essere sistemica e quindi multi-organo, e sebbene la polmonite (quindi il coinvolgimento dell’apparato respiratorio) sia la conseguenza più comune, il virus Sars-Cov-2 è in grado di colpire in modo grave anche l’apparato circolatorio provocando tromboembolie che aumentano la letalità della malattia.

La TC nei soggetti affetti da polmonite bilaterale da coronavirus restituisce spesso immagini cosiddette a vetro smerigliato (ground glass) comuni anche ad altre affezioni polmonari.

Come purtroppo ben sappiamo, la polmonite interstiziale bilaterale da Covid-19 può manifestarsi in forma grave, comportando strascichi dopo la guarigione che perdurano per mesi che lasciano le persone spossate e con persistenti sintomi respiratori. Ciò accade perché i tessuti polmonari hanno subito gravi attacchi, che hanno prodotto danni a lungo termine e la formazione di cicatrici interne che alterano il parenchima polmonare.

Come sappiamo, esistono delle categorie di pazienti più a rischio di sviluppare forme severe di polmonite da Covid-19, tra cui:
  • Gli anziani;
  • Le persone diabetiche o con patologie pregresse, soprattutto di tipo cardiovascolare;
  • I malati oncologici;
  • Le persone con sistema immunitario iper-reattivo che tende a reagire all’attacco del virus Sars-Covid-19 in modo eccessivo e sistemico scatenando un'infiammazione difficile da spegnere. 
Attualmente non esiste un'unica cura risolutiva della polmonite bilaterale interstiziale da Covid-19, ma ci sono diverse opzioni farmacologiche approvate dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), che vengono utilizzate con successo su molti pazienti, tra cui:
  • Antivirali, in particolare inibitori della proteasi. Una caratteristica dei virus come il SARS-CoV-2 è quella di penetrare nelle cellule “ospiti”, in questo caso quelle del corpo umano, e di usarle per replicarsi e quindi diffondersi. Alcuni farmaci antivirali sono in grado di bloccare questo tipo di moltiplicazione virale;
  • Anticorpi monoclonali: indicati per le persone di età pari o superiore ai 12 anni, non ospedalizzate, non in ossigenoterapia, con sintomi di grado medio o moderato e ad alto rischio di complicanze;
  • Idrossiclorochina e clorochina: non sono raccomandate né a scopo preventivo né terapeutico;
  • Antinfiammatori: AIFA raccomanda l’uso di paracetamolo o FANS per trattare febbre e dolori muscolari o articolari.
  • Corticosteroidi, sempre allo scopo di spegnere l’infiammazione sistemica che causa anche la polmonite. Sono indicati nei pazienti con malattia grave in ossigenoterapia.
  • Antibiotici, indicati solo per il trattamento delle sovrainfezioni batteriche. Negli altri casi non modificano il decorso della malattia, come emerge da numerosi studi.
  • Eparine a basso peso molecolare, indicate quando vi sia un rischio tromboembolico associato alle difficoltà respiratorie date dalla polmonite.
Oltre alla terapia farmacologica, in caso di polmonite da Covid-19 che renda difficoltosa la respirazione autonoma, sono indicati i supporti meccanici alla ventilazione che vanno dall’ossigenoterapia alla NIV (ventilazione a pressione positiva non invasiva). Nei casi più gravi si procede all’intubazione e alla pronazione. La terapia pronata, usata in tutte le forme di polmonite che comporti una respirazione deficitaria, è utile perché aiuta l’espansione polmonare e comporta l’immobilizzazione del paziente al letto in posizione “pancia sotto”.

Prevenire la polmonite

Una buona notizia è che prevenire la polmonite in molti casi è possibile. Come? Vediamo quali sono i suggerimenti degli esperti:

  • Vaccinarsi: il vaccino antinfluenzale e il vaccino specifico anti-pneumococco sono disponibili per tutti, e in particolare per le categorie a rischio quali anziani e bambini piccoli, donne in gravidanza, persone con malattie croniche, personale medico e chiunque viva o lavori a contatto con tante persone potenziali veicoli dei germi patogeni. La prevenzione della polmonite nei bambini e nelle categorie di individui fragili può essere ottenuta con successo attraverso la vaccinazione;
  • Lavarsi spesso le mani: sembra un atto scontato, ma non lo è. La maggior parte dei germi con cui entriamo in contatto e che possono infettarci fino a provocarci malattie gravi come la polmonite arrivano dalle nostre mani. Attenzione, quindi, a lavarcele spesso soprattutto quando ci troviamo in luoghi pubblici affollati, usiamo mezzi pubblici, sostiamo in un ospedale o in un ambulatorio medico;
  • Non fumare: il fumo è, come abbiamo visto, uno dei principali fattori di rischio delle malattie polmonari, perché compromette la capacità di questi organi della respirazione di reagire agli agenti infettivi una volta “attaccati”. Pertanto, oltre ad essere fortemente stimolati a smettere, i fumatori, specialmente se di lunga data, sono anche invitati a vaccinarsi contro lo pneumococco;
  • Evitare le bevande alcoliche o consumarle con moderazione e occasionalmente;
  • Curare le proprie condizioni di salute generali: questo significa fare attenzione a tutti i minimi segnali anomali che il nostro corpo ci invia, soprattutto se si tratta di sintomi che non passano da soli o che peggiorano nel tempo, quali tosse, dolore al torace, febbricola, fiato corto, senso di spossatezza ecc.; 
  • Rinforzare il proprio sistema immunitario attraverso una dieta sana, una vita attiva, un sonno di qualità e, quando necessario, con integratori di vitamine (ad es. vitamina C, betacarotene, vitamine del gruppo B) dietro prescrizione del medico.
Per quanto riguarda la prevenzione della polmonite interstiziale acuta da Covid-19, può essere utile ricordare le norme che ormai da tempo seguiamo per evitare il contagio di questa infezione così facilmente trasmissibile, ovvero:
  • Indossare la mascherina (chirurgica o ffp2) anche all’aperto se ci si trova in prossimità di altre persone;
  • Rispettare il distanziamento sociale di almeno due metri, soprattutto al chiuso;
  • Sanificare oggetti e postazioni di uso comune o che siano entrati in contatto con persone potenzialmente infette;
  • Lavarsi spesso le mani e/o igienizzarle con soluzione idroalcolica al 70%;
  • Arieggiare spesso gli ambienti soprattutto nelle ore di luce.

Quali vaccini proteggono dalla polmonite

Poiché, come abbiamo visto, la polmonite può riconoscere diverse cause, essa può essere prevenuta con più vaccinazioni, ognuna delle quali diretta contro uno dei microbi che possono provocarla.


Vaccino anti-pneumococcico

Protegge dall’infezione dovuta alle varianti di pneumococco che più spesso sono alla base della malattia. Sono disponibili diverse tipologie di vaccino, contro differenti sierotipi del batterio.  

La vaccinazione consiste in una iniezione intramuscolare che viene eseguita nel braccio (muscolo deltoide) o nella coscia (nel caso dei bambini piccoli). Si tratta di una pratica gratuita, oltre che raccomandata, nei bambini entro i 2 anni di età e nelle persone dai 65 anni in su. Nei piccoli, la prima dose di vaccino viene somministrata a 2 mesi compiuti, la seconda a 4 mesi compiuti, mentre la terza a 10 mesi compiuti.


Vaccinazione antinfluenzale

La campagna vaccinale 2024-2025 è partita in ottobre e si concluderà a fine dicembre. Una volta eseguita la vaccinazione, l’efficacia in termini di protezione dall’infezione subentra a circa 2 settimane di distanza; l’immunità dura per 6-8 mesi. Ogni anno, quindi, l’immunizzazione deve essere ripetuta. 

La vaccinazione antinfluenzale può essere effettuata dai 6 mesi di età nelle persone che non hanno controindicazioni ed è particolarmente raccomandata e gratuita nelle categorie a rischio:

  • Persone a partire dai 65 anni di età;
  • Donne in gravidanza e nel post partum;
  • Soggetti a rischio per complicanze da influenza e loro familiari e caregiver;
  • Persone ricoverate presso strutture per lungodegenti;
  • Personale sanitario.


Vaccinazione anti-COVID

La campagna vaccinale anti-COVID 2024-2025 segue le scadenze di quella antinfluenzale e sta procedendo con la somministrazione del vaccino monovalente adattato alla variante JN.1 (Comirnaty).

La vaccinazione viene effettuata a partire dai 6 mesi di età ed è particolarmente raccomandata alle seguenti categorie a rischio:
  • Persone di età pari o superiore a 60 anni;
  • Ospiti delle strutture per lungodegenti;
  • Donne in gravidanza o post partum;
  • Operatori sanitari e sociosanitari; 
  • Studenti di medicina e delle professioni sanitarie che effettuano tirocini in strutture assistenziali e tutto il personale sanitario e sociosanitario in formazione;
  • Persone con elevata fragilità per patologie o condizioni che aumentano il rischio di COVID-19 grave (malattie croniche dell'apparato respiratorio o dell’apparato cardiocircolatorio, malattie cerebrovascolari, diabete, morbo di Addison, panipopituitarismo, malattie neurologiche gravi, obesità, dialisi o insufficienza renale cronica, malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatie, tumori, trapianti d’organo o di cellule staminali ematopoietiche, terapie con cellule CAR-T, immunodeficienze, assenza della milza, infezione da HIV, malattie infiammatorie croniche e sindromi da malassorbimento intestinali, sindrome di Down, cirrosi epatica o epatopatia cronica grave, disabilità gravi ai sensi della legge 104/1992 art. 3 comma 3).
La vaccinazione è consigliata anche a familiari, conviventi e caregiver di persone con gravi fragilità ed è disponibile gratuitamente anche per coloro che non rientrano nelle categorie a rischio.




RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Domande e risposte

Come si capisce se hai la polmonite?

I sintomi tipici sono tosse, dolore al torace, febbre e malessere generale. Ma non sono sempre tutti presenti. Il medico riconosce la malattia il più delle volte grazie all’auscultazione dei rumori prodotti dall’aria mentre entra ed esce dai bronchi. In caos di sospetto, prescrive l’esecuzione di un RX torace o altri esami specifici.

Cosa può provocare la polmonite?

La causa può essere infettiva: virus (herpes, virus sinciziale respiratorio…), batteri (principalmente lo pneumococco), funghi (colpisce per lo più i soggetti immunocompromessi per infezione da HIV o altre ragioni).
Può subentrare anche a causa dell’inalazione accidentale di particelle di cibo o altre sostanze (polmonite ab ingestis).
Può essere una conseguenza di altre malattie, come nel caso del lupus.

Cosa si rischia con la polmonite?

Possono verificarsi diverse complicanze. Le principali sono: l’ascesso polmonare (compare quando si forma una sacca di infezione che rende difficile la respirazione), il versamento pleurico (quando l’infezione si diffonde nella cavità pleurica, rendendo ancora più difficile la respirazione), sindrome da distress respiratorio acuto (il microorganismo innesca una reazione anomala del sistema immunitario che causa un’infiammazione generale, molto rischiosa per la vita del paziente).

Quanto è grave la polmonite?

La polmonite è una malattia generalmente curabile e guaribile in tempi relativamente brevi. Può, in determinate circostanze, andare incontro a complicanze anche serie, ad alto rischio per la vita del paziente. Per questa ragione, se la sintomatologia generale non migliora malgrado il passare del tempo e la saturazione dell’ossigeno nel sangue peggiora è bene recarsi con urgenza in ospedale.

Quali sono i dolori della polmonite?

Questa malattia può dare dolori al torace, uniti ad un senso di oppressione e a difficoltà a respirare, e alla schiena.

La polmonite è contagiosa?

In genere la polmonite batterica non lo è. Una polmonite causata, ad esempio, dallo Streptococcus pneumoniae (pneumococco), o altri microorganismi che si trovano comunemente a livello delle mucose anche in condizioni normali, negli individui fragili può comparire senza che vi siano stati contatti con soggetti infetti. Il rischio di contagio nel caso di polmonite virale è maggiore: si considera non più contagioso il paziente che non ha più febbre e sta complessivamente meglio.

Quando rivolgersi al medico?

La comparsa di sintomi quali febbre alta e tosse che non guarisce né migliora nel giro di 24-48 ore o che addirittura tende a peggiorare merita in ogni caso un approfondimento. Nei soggetti fragili o per i quali subentrano difficoltà respiratorie può rendersi necessario un ricovero ospedaliero per un trattamento d’urto o d’emergenza (terapia antibiotica d’emergenza, somministrazione di fluidi endovena, ossigenoterapia).

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