Indice
Domande e risposte
Quando ci si definisce sovrappeso e quando obesi
Si definisce in
sovrappeso una persona con un
Indice di massa corporea (Imc o BMI usando l’acronimo inglese Body Mass Index)
compreso tra 25,0 e 29,9 kg/m².
Si definisce
obesa la persona con BMI
uguale o superiore a 30.0 kg/m².
Chiaramente
non sono valori assoluti: ci sono differenze legate al
sesso. A parità di
Bmi: le
donne tendono ad avere più grasso corporeo e gli
anziani rispetto ai
giovani. Inoltre, una persona molto
sportiva, un atleta, potrebbe pesare di più per una massa muscolare molto sviluppata, senza per questo essere sovrappeso o obeso.
Tuttavia per le persone non atlete o non molto sportive, sono indicatori
validi per stimare il
rischio di sviluppare malattie croniche come:
Oltre a essere un indicatore di
maggior difficoltà nella
gestione della
malattia da COVID-19.
Le
cause dell’obesità sono un
eccessiva assunzione di calorie, magari già dall’età infantile,
sedentarietà, oltre a fattori
genetici che predispongono all’accumulo di peso.
Come calcolare il proprio BMI?
Ci sono diversi siti dove è sufficiente inserire il proprio peso e la propria altezza per avere in risposta il BMI. Si tratta di un calcolo che possiamo tuttavia fare anche con carta e penna.
Il BMI si ottiene dividendo il nostro peso (espresso in kg) per il quadrato dell’altezza (espresso in metri).
L’unità di misura del BMI è quindi kg/m2.
Una volta ottenuto il valore desiderato si confronta con le classi di peso per gli adulti, che sono:
-
Valori <18,5: significa essere sottopeso;
-
Valori fra 18,5 e 24,9: significa essere normopeso;
-
Valori fra 25 e 29,9: significa essere sovrappeso;
-
Valori > 30: significa obesità. In particolare si parla di obesità I grado con BMI 30- 34.9, di Obesità di II grado con BMI 35-39.9 e Obesità di III grado con BMI superiore a 40.
Obesità androide e ginoide
Spesso si sentono le espressioni Obesità androide e ginoide, o in alcuni casi “obesità a mela” e “obesità a pera”. Ma che significa? Non tutte le persone sono obese allo stesso modo, e per ognuna è importante impostare una dieta adatta:
- Si parla di obesità androide (a mela) per indicare accumulo di grasso corporeo preponderante nelle aree superiori e relativamente basso nelle zone inferiori. Una situazione più comune fra gli uomini che fra le donne. indica un eccesso nella formazione del grasso per un’anomalia dell’asse ipotalamo-ipofisi-corticosurrene e iperinsulinismo causato da adeguamento funzionale;
- Nell’obesità di tipo ginoide (obesità a pera) invece prevale l'accumulo nelle zone adipose sottocutanee. Si manifesta con accumulo di grasso nelle zone inferiori del corpo, come cosce e glutei, nella zona bassa dell’addome e nella parte posteriore delle braccia, e riguarda maggiormente le donne.
Obesità e malattie croniche
La letteratura medica è concorde da tempo nell’indicare l’obesità come
fattore di
rischio per diverse
malattie croniche ed eventi acuti, in particolare quelle dell’
apparato cardio-vascolare.
L’obesità, essendo un rischio per l’
ipertensione - nel senso che fra le persone obese la percentuale di ipertesi è maggiore rispetto al gruppo di non obesi – e di colesterolo alto, porta a un maggior rischio di
infarto,
aterosclerosi,
ipercolesterolemia,
ictus,
scompenso cardiaco e
fibrillazione atriale.
Un’indagine condotta nell’ambito del progetto
Cuore dell’Istituto Superiore di Sanità su uomini e donne tra i 35 e i 69 anni d’età, senza precedente evento cardiovascolare, ha stimato che se le persone
sovrappeso o
obese avessero diminuito il proprio BMI di 1 unità (cioè avessero perso anche solo pochi chili), il
rischio medio di malattie cardiovascolari si sarebbe
ridotto a 0,6% per le donne e a 3,9% per gli uomini, contro rispettivamente il 2,4% e il 10,7% di rischio se non avessero perso peso.
L’obesità mette in difficoltà anche i nostri
reni: le
malattie renali croniche (MRC) e l'
insufficienza renale sono infatti molto più presenti in pazienti obesi.
Un’altra relazione è quella fra
obesità e
insorgenza diabete di tipo 2. In realtà negli ultimi anni la comunità scientifica ha individuato due modalità tramite cui l’obesità facilita il diabete.
Anzitutto favorendo la
perdita di funzionalità da parte delle cellule beta del pancreas, alla base del diabete di tipo 2, ma anche stimolando l’insorgenza di forme di diabete di tipo 1, che solitamente colpisce i bambini e gli adolescenti, in età adulta. Si parla in questo caso di diabete “intermedio”, NIRAD (Non Insulin Requiring Autoimmune Diabetes).
Obesità e COVID-19
Per molti mesi gli ospedali si riempiri di
pazienti COVID-19 positivi e si osserva che le
persone con
obesità anche lieve sono statisticamente
molto presenti nei reparti d’emergenza e presentano gli esiti peggiori della malattia. Non si tratta dell’obesità in sé, ma del fatto che le persone obese hanno, come si è visto,
più malattie croniche invalidanti che rendono loro più
difficile superare COVID-19.
L’obesità è per questo inclusa insieme ad altri nell’ultima circolare ministeriale sulle cure domiciliari COVID-19, fra i
fattori di
rischio da considerare per decidere un
eventuale approccio farmacologico.
Curare l’obesità. L’alimentazione giusta e lo sport
Non esiste la
dieta che
vale per tutti allo stesso modo, e soprattutto le persone obese difficilmente riusciranno a perdere sensibilmente peso restando in salute con qualche consiglio fai da te, come può capitare a persone con semplicemente qualche chilo di troppo . La cosa migliore se si è davvero motivati a perdere molto peso è
recarsi da uno specialista nutrizionista, che saprà valutare la nostra situazione clinica e il contesto sociale in cui viviamo, strutturando un regime alimentare basato su abitudini e tempi che siamo in grado di gestire. Lo specialista inoltre
affiancherà il
cambiamento di
alimentazione a un
programma di
attività fisica adatto, efficace e che non ci metta in pericolo.
Chiaramente è necessario
evitare gli
eccessi, attenendosi al fabbisogno calorico che il medico avrà elaborato su misura.
Obesità infantile: come prevenirla?
Se l’
obesità nei bambini non viene trattata per tempo, il bambino obeso diventerà un adulto obeso. È bene sapere che il bambino tende a ingrassare anche se non assume apporti calorici esagerati, e pertanto è importantissima un’alimentazione equilibrata sin da piccoli.
Ci sono quattro momenti “
critici” per lo sviluppo dell’obesità nei bambini:
- Un basso peso alla nascita seguito da un rapido recupero: è indice ci una possibile tendenza all’ingrassare;
- Uno svezzamento precoce prima dei tempi indicati, con apporto eccessivo di proteine;
- Intorno ai 4-6 anni, se il bambino accumula peso sarà indice che lo accumulerà anche gli anni successivi, senza una presa di coscienza del problema;
- Un ragazzo che arriva alla pubertà con forte sovrappeso, senza un adeguato intervento diventerà un adulto obeso.
La cosa migliore e più semplice per combattere l’obesità è intervenire sul
regime e sulle
abitudini alimentari del bambino, rispetto a farlo in età più avanzata.
Ogni genitore
può rivolgersi al proprio pediatra, che saprà consigliare lo specialista giusto per un primo consulto.
Obesità e gravidanza
Sovrappeso e soprattutto obesità possono dare conseguenze alle
donne in gravidanza, sia per complicanze materne sia per complicanze al feto.
Le
conseguenze sulla gravidanza sono anzitutto maggiore prevalenza di
diabete gestazionale e di
ipertensione gestazionale. Lo stesso vale per la precampsia, che può provocare distacco di placenta e/o parto pretermine, aumentando il rischio di problemi del neonato.
Gli effetti possibili sul feto sono dunque la
maggiore frequenza di parto pretermine e di
macrosomia, cioè di bambini nati con elevato peso (superiore ai 4-4,5 kg), ma anche la distocia di spalla, cioè quando la testa del bambino appare sul perineo, ma sembra essere tirata indietro strettamente contro di esso. Si riscontra maggiore incidenza di
sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) dove i polmoni del bambino
non sono in grado di funzionare correttamente.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
In collaborazione con
Cristina Da Rold, giornalista freelance e consulente nell’ambito della comunicazione digitale. Si occupa di giornalismo sanitario data-driven principalmente su Infodata - Il Sole 24 Ore e Le Scienze. Lavora per la maggior parte su temi legati all’epidemiologia, con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 è consulente per la comunicazione social media per l’Ufficio italiano dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Collabora con alcune riviste mediche più specialistiche per Il Pensiero Scientifico Editore, con cui ha pubblicato nel 2015 il libro “Sotto controllo. La salute ai tempi dell’e-health”. Dal 2022 è docente di Social Media e Salute presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
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