Morbo di Crohn: che cos'è, sintomi iniziali e cura

Morbo di Crohn: che cos'è, sintomi iniziali e cura

Indice

Domande e risposte

Che cos’è il Morbo di Crohn

Il Morbo di Crohn (in inglese Crohn Disease) è una Malattia Infiammatoria Cronica (MICI) che può riguardare tutto il tratto intestinale, anche se nel 90% a essere colpito è l’intestino tenue. Il morbo di Crohn è considerato una malattia autoimmune, poiché il sistema immunitario aggredisce il tratto gastrointestinale provocando l'infiammazione. Non è quindi una patologia contagiosa.

Il morbo di Crohn si caratterizza come ulcere intestinali che se non trattate possono dare conseguenze gravi come stenosi (restringimento anomalo e innaturale di un vaso sanguigno) o fistole (tratto patologico che mette in comunicazione due organi che dovrebbero rimanere separati), che possono richiedere un intervento chirurgico.

Fortunatamente non si muore di morbo di Crohn. Si tratta di una condizione molto fastidiosa e dolorosa, talvolta invalidante se non trattata adeguatamente, con un andamento cronico e recidivante, ma le cure previste per la malattia di Crohn permettono al paziente di condurre una vita regolare, controllando la progressione dell’infiammazione.

Al momento non sono note le cause scatenanti, ma la medicina ha compreso quali sono i fattori che predispongono l’individuo a soffrirne: la predisposizione genetica, fattori ambientali, fumo di sigaretta, e alterazioni della flora batterica intestinale e della risposta immunitaria. Non è comunque considerata una malattia ereditaria, né genetica. Molti sono infine gli studi che analizzano la componente psicosomatica - stress, ansia, depressione - nelle malattie infiammatorie nel tratto intestinale.

Come e quanto si vive con il Morbo di Crohn

Non ci sono differenze statistiche nell’aspettativa di vita fra persone con e senza Crohn, ed grazie ai farmaci è possibile fare una vita normale per una persona che è colpita da morbo di Crohn. Si calcola che in Italia ci siano almeno 150.000 persone affette da malattie infiammatorie intestinali di cui probabilmente il 30-40% affetti da Malattia di Crohn. La malattia si presenta prevalentemente in età giovanile, intorno ai 20-30 anni, ma può colpire a tutte le età, anche i bambini. In questi ultimi i sintomi prevalenti sono diarrea, sangue nelle feci, febbricola e dolore addominale, come crampi. Si può osservare inoltre un possibile arresto della crescita, per un cattivo assorbimento dei nutrienti a livello intestinale.
È bene sottolineare che non ci sono differenze statistiche nell’aspettativa di vita fra persone con e senza Crohn. Si calcola che in Italia ci siano almeno 150.000 persone affette da malattie infiammatorie intestinali di cui probabilmente il 30-40% affetti da Malattia di Crohn.


Immagine che illustra i sintomi e le conseguenze del Morbo di Crohn

Il Morbo di Crohn: sintomi

La maggior parte delle persone presenta dei sintomi, ma non tutti: alcuni possono essere asintomatici per un lungo periodo all’inizio della malattia. I sintomi possono variare dal dolore addominale, alla diarrea cronica, alla perdita di peso o alla febbricola, ma la malattia può manifestarsi in maniera diversa a seconda delle localizzazioni intestinali. 
I sintomi più comuni sono:
  • Diarrea cronica persistente per più di 12 settimane, spesso notturna, associata a dolore addominale talvolta con feci di consistenza semiliquide o liquide (raramente con sangue che può essere presente soprattutto nella localizzazione colica della malattia, a volte con pus);
  • Dolori addominali continui o crampi anche molto dolorosi che nei casi più severi si accompagnano a nausea e vomito;
  • Febbre persistente;
  • Stanchezza;
  • Meno appetito;
  • Riduzione dell’assorbimento degli alimenti con conseguente dimagramento.
Quando la malattia initeressa il tratto perianale (retto-ano) si possono avere dolore o perdite di fluidi vicino o attorno all'ano a causa dell’infiammazione o della formazione di alcune lesioni.
Non sempre la malattia dà origine a sintomi già nella sua fase iniziale. Ci possono essere casi di persone asintomatiche che scoprono la malattia “per caso”, per esempio quando una stenosi non trattata dovesse dare origine a problemi più gravi come un'occlusione intestinale.

La malattia può interessare anche altri tratti della mucosa digestiva, come la bocca: fino  al 50% dei pazienti mostri presenta manifestazioni all'interno del cavo orale: afte, gengiviti; ulcere alla lingua, ingrossamento della lingua, cheiliti angolari, cioè piccole lesioni agli angoli delle bocca e stomatiti.

Per quanto riguarda altri sintomi, negli ultimi anni si è osservato che problemi alle articolazioni - in primis artrite e atralgia - sono tra le complicanze più comuni tra chi soffre di malattia infiammatorie intestinali croniche. L’artrite in particolare colpisce circa il 15-20% dei pazienti con malattia di Crohn.

Spesso i pazienti vivono una condizione psicologica ed emotiva alterata, a causa del disagio che induce avere una malattia che costringe a recarsi spesso alla toilette. Molte persone, specie giovani, manifestano ritrosie nell’approccio alla sessualità o vergogna a parlarne sul luogo di lavoro.

Il Morbo di Crohn: diagnosi

La diagnosi del Morbo di Crohn può avvenire tramite le seguenti metodiche diagnostiche:
  • Colonscopia con visualizzazione dell’ileo e con biopsia intestinale: serve a valutare lo stato della mucosa intestinale e a valutare se, a livello microscopico, ci sono aspetti tipici dell’infiammazione cronica (alterazioni strutturali del tessuto, infiltrati di globuli bianchi). È essenziale per la diagnosi;
  • Ecografia delle anse intestinali: permette di valutare la parete intestinale in maniera non invasiva, per escludere o diagnosticare complicanze da malattie;
  • Risonanza Magnetica addominale con mezzo di contrasto: permette di localizzare l’infiammazione, di valutare eventuali complicanze e di valutare l’estensione e l’attività infiammatoria. È una procedura non invasiva che non espone a raggi dannosi;
  • Entero-TC con mezzo di contrasto: ha lo stesso valore diagnostico della risonanza, ma dev’essere utilizzata con cautela poiché espone ai raggi X;
  • Esofagogastroduodenoscopia: per valutare se esiste una localizzazione di malattia a livello della parte alta dell’intestino, soprattutto in fase di diagnosi;
  • Enteroscopia con videocapsula: è una metodica endoscopica non invasiva per diagnosticare lesioni del piccolo intestino che non sono accessibili con la colonscopia. È limitata dalla impossibilità di fare biopsie e dal rischio di ritenzione, in caso di stenosi intestinali;
  • Esplorazione chirurgica in anestesia: è una metodica chirurgica che va impiegata in casi selezionati di morbo di Crohn perianale. 

Trattandosi di una malattia autoimmune, si osserva la presenza di alcuni anticorpi specifici. Gli Anticorpi perinucleari Citoplasmatici Antineutrofili (ANCA) sono presenti nel 5-20% dei pazienti con morbo di Crohn, mentre gli anticorpi anti-Saccharomyces cerevisiae sembrano più specifici per questa patologia, anche se non sono raccomandati nelle analisi del sangue di screening perché non sono sufficienti per identificare nello specifico il Crohn rispetto ad altre MICI.  

Morbo di Crohn: esami da fare e terapia

La terapia per la malattia di Crohn ha lo scopo di “spegnere” l’infiammazione intestinale, attraverso l’azione sui meccanismi cellulari e molecolari dell’intestino e del sistema immunitario.

Vi sono diversi trattamenti farmacologici, a base di cortisone e non, che il medico prescrive a seconda della specifica forma della malattia, della sede e delle condizioni cliniche complessive del paziente. La mesalazina per esempio agisce direttamente come anti-infiammatorio sulla mucosa intestinale durante il transito intestinale; gli immunosoppressori inducono la morte della gran parte dei globuli bianchi attivati, responsabili dell’infiammazione; gli steroidi agiscono anch’essi sopprimendo la risposta immunitaria.

Poi ci sono le nuove terapie biologiche: i cosiddetti farmaci biologici (infliximab, adalimumab): anticorpi prodotti in sintesi ingegnerizzati per fare in modo che blocchino una delle molecole principali responsabili dell’infiammazione. Attenzione: parlare di terapie biologiche è cosa diversa da parlare di terapie “naturali”, cioè non farmacologiche. Di fronte a un problema serio e potenzialmente invalidante se non trattato come il Crohn, è bene evitare pericolosissimi fai da te, ma affidarsi al proprio medico.
Se la malattia di Crohn non viene curata, gestita a livello farmacologico o comunque tenuta sotto controllo medico, le possibili conseguenze di un aggravarsi della cronicità possono essere anche molto gravi, portando anche alla morte. In ogni modo non ci sono differenze nell’aspettativa di vita fra pazienti con e senza Crohn.

Il trattamento chirurgico per la malattia di Crohn è eseguito in rarissimi casi di emergenza, nei casi di malattia complicata, come nel caso di una perforazione dell'intestino.

Quello che dobbiamo fare noi è monitorare la situazione con gli esami giusti, per prevenire l’insorgere di eventuali complicanze. Alcuni esami utili sono:
  • Analisi del sangue, delle feci e un esame non invasivo dell’addome (ecografia o TC o RMN) in caso di diarrea e/o dolori addominali continui per più di 4 settimane, perdita di peso, sintomi notturni, specie in soggetti con familiarità per malattie autoimmuni, e in caso di diagnosi conclamata di Crohn;
  • Colonscopia con biopsie seriate ogni 12 mesi in caso di morbo di Crohn esteso nel colon, a partire dai 10 anni dalla diagnosi, come forma di prevenzione delle neoplasie intestinali;
  • Nei pazienti che si sottopongono a terapie immunosoppressive croniche per il morbo di Crohn, è raccomandata la vaccinazione anti-influenzale ogni 12 mesi, la vaccinazione anti-pneumococco ogni 5 anni, e la vaccinazione per l’epatite B al momento della diagnosi, se non già effettuata. Nelle donne, è consigliato, in questi casi, anche la vaccinazione per l’HPV.

Morbo di Crohn e COVID-19

In caso di rischio di contrarre malattie infettive come il Coronavirus (COVID-19), gli esperti non consigliano di sospendere le terapie immunosoppressive, ma di adottare le stesse precauzioni mirate a ridurre il rischio di contagio che il Ministero della Salute ha rivolto alla popolazione sana: lavarsi spesso le mani, evitare di toccarsi occhi e bocca e fare massima attenzione nel momento in cui si ricorre ai bagni pubblici per evitare il contagio oro-fecale.

Riguardo alle vaccinazioni, a 9 mesi dall’inizio della campagna in tutto il mondo e dagli studi clinici, pare che i pazienti che soffrono di MICI (Crohn incluso) e che sono in trattamento solo con mesalazina siano equiparabili alla popolazione generale, non avendo alcun tipo di controindicazione alla vaccinazione Covid. I pazienti con tale patologia in Italia sono stati inseriti all’interno delle categorie fragili che hanno potuto ricevere il vaccino nelle prime fasi.

Dieta: che cosa mangiare per evitare l’aggravarsi della malattia

Purtroppo non si può prevenire l’insorgenza del Morbo di Crohn, ma affiancando alle cure farmacologiche una dieta idonea si possono controllare i sintomi e allungare il tempo tra le riacutizzazioni. 
Può essere utile per esempio tenere un diario alimentare per tenere traccia di quello che si sta mangiando, e di come ci si sente. Se si scopre che alcuni alimenti stanno causando sintomi particolari, si può provare ad eliminarli.

Di seguito si possono trovare alcuni suggerimenti che possono essere d’aiuto:
  • Limitare i prodotti lattiero-caseari. Molte persone con malattia infiammatoria intestinale notano che problemi come la diarrea, il dolore addominale e il gonfiore migliorano limitando o eliminando latticini;
  • Provare cibi a basso contenuto di grassi: Nel caso di malattia di Crohn del piccolo intestino, si potrebbe non essere in grado di digerire o assorbire normalmente i grassi. Quindi, i grassi passano attraverso l'intestino, facendo peggiorare la diarrea. Evitare il burro, la margarina, la crema e i cibi fritti;
  • Limitare l’uso di fibra: in caso di malattia infiammatoria intestinale, cibi ricchi di fibre, come frutta e verdura fresca e cereali integrali, possono peggiorare i sintomi. Se frutta e verdura cruda provocano fastidio, provare la cottura a vapore, o stufatura. In generale, si possono avere più problemi con alimenti della famiglia del cavolo, come broccoli e cavolfiori, e con noci, semi, mais e popcorn. Usare una dieta a basso residuo di fibra se si presenta di un restringimento dell’ intestino (sub-stenosi);
  • Evitare inoltre cibi piccanti, alcol e caffeina che possono peggiorare i segni ed i sintomi della malattia.
Date le problematiche associate all’assorbimento dei nutrienti, il medico potrebbe suggerire degli integratori, per esempio i multivitaminici, stabilendo lui dosaggio, durata e tipologia. Tra le vitamine è spesso inadeguato nei pazienti l’apporto di vitamine A, C ed E, di vitamina D, B12 e acido folico e di vitamina K. 
Altri comportamenti utili sono le seguenti:
  • Fare piccoli pasti: i pazienti riferiscono di trovarsi meglio nel fare cinque o sei piccoli pasti al giorno invece di due o tre più abbondanti;
  • Bere molti liquidi: provare a bere molti liquidi al giorno. L'acqua è il liquido preferibile. Alcol e bevande che contengono caffeina stimolano la motilità intestinale e possono peggiorare la diarrea, mentre le bevande gassate producono spesso gas;
  • Parlare con un dietista: se si inizia a perdere peso o la dieta è diventata molto limitata, in accordo con il gastroenterologo, è opportuno consultare un dietista.

Consulte le strutture che effettuano una Visita gastroenterologica:
Dove effettuare una Visita gastroenterologica?

Morbo di Crohn e gravidanza

La malattia di Crohn non dà di per sé infertilità, né è una patologia per la quale si sconsiglia la gravidanza, ma sono necessarie piccole accortezze, in primis affrontare la gravidanza quando la malattia è in remissione almeno da tre mesi, per azzerare i rischi di abortività, parto pretermine e di basso peso alla nascita. La gravidanza invece non influenza il decorso della malattia.

Nelle donne affette da malattia di Crohn l’infiammazione a livello pelvico in corso può dare dei problemi di fertilità, così come una pregressa chirurgia addomino-pelvica, mentre i farmaci non influenzano la fertilità, contrariamente a quanto accade negli uomini, ma l’effetto in questi ultimi è comunque reversibile.

Morbo di Crohn e stress

Anche se lo stress non può causare direttamente una malattia infiammatoria intestinale, può però peggiorare i segni ed i sintomi e può innescare le riacutizzazioni della malattia. È consigliato provare ad aiutarsi nel controllo dello stress con:
  • Esercizio fisico: anche una lieve attività fisica può aiutare a ridurre lo stress, alleviare la depressione e normalizzare la funzione intestinale. E’ opportuno parlare con il proprio medico per programmare un piano di esercizio adatto alla propria persona;
  • Esercizi di respirazione: un modo efficace per far fronte allo stress è quello di eseguire esercizi di respirazione. 


 
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Domande e risposte

Come capire se ho il morbo di Crohn?

La diagnosi del Morbo di Crohn può avvenire tramite le seguenti metodiche diagnostiche:

  • Colonscopia con visualizzazione dell’ileo e con biopsia intestinale: serve a valutare lo stato della mucosa intestinale e a valutare se, a livello microscopico, ci sono aspetti tipici dell’infiammazione cronica (alterazioni strutturali del tessuto, infiltrati di globuli bianchi). È essenziale per la diagnosi;
  • Ecografia delle anse intestinali: permette di valutare la parete intestinale in maniera non invasiva, per escludere o diagnosticare complicanze da malattie;
  • Risonanza Magnetica addominale con mezzo di contrasto: permette di localizzare l’infiammazione, di valutare eventuali complicanze e di valutare l’estensione e l’attività infiammatoria. È una procedura non invasiva che non espone a raggi dannosi;
  • Entero-TC con mezzo di contrasto: ha lo stesso valore diagnostico della risonanza, ma dev’essere utilizzata con cautela poiché espone ai raggi X;
  • Esofagogastroduodenoscopia: per valutare se esiste una localizzazione di malattia a livello della parte alta dell’intestino, soprattutto in fase di diagnosi;
  • Enteroscopia con videocapsula: è una metodica endoscopica non invasiva per diagnosticare lesioni del piccolo intestino che non sono accessibili con la colonscopia. È limitata dalla impossibilità di fare biopsie e dal rischio di ritenzione, in caso di stenosi intestinali;
  • Esplorazione chirurgica in anestesia: è una metodica chirurgica che va impiegata in casi selezionati di morbo di Crohn perianale. 

Trattandosi di una malattia autoimmune, si osserva la presenza di alcuni anticorpi specifici. Gli Anticorpi perinucleari Citoplasmatici Antineutrofili (ANCA) sono presenti nel 5-20% dei pazienti con morbo di Crohn, mentre gli anticorpi anti-Saccharomyces cerevisiae sembrano più specifici per questa patologia, anche se non sono raccomandati nelle analisi del sangue di screening perché non sono sufficienti per identificare nello specifico il Crohn rispetto ad altre MICI.

Quanti anni si può vivere con il morbo di Crohn? 

Fortunatamente non si muore di morbo di Crohn. Si tratta di una condizione molto fastidiosa e dolorosa, talvolta invalidante se non trattata adeguatamente, con un andamento cronico e recidivante, ma le cure previste per la malattia di Crohn permettono al paziente di condurre una vita regolare, controllando la progressione dell’infiammazione.

Non ci sono differenze statistiche nell’aspettativa di vita fra persone con e senza Crohn, ed grazie ai farmaci è possibile fare una vita normale per una persona che è colpita da morbo di Crohn. Si calcola che in Italia ci siano almeno 150.000 persone affette da malattie infiammatorie intestinali di cui probabilmente il 30-40% affetti da Malattia di Crohn. 

Quando viene il morbo di Crohn?

La malattia si presenta prevalentemente in età giovanile, intorno ai 20-30 anni, ma può colpire a tutte le età, anche i bambini. In questi ultimi i sintomi prevalenti sono diarrea, sangue nelle feci, febbricola e dolore addominale, come crampi. Si può osservare inoltre un possibile arresto della crescita, per un cattivo assorbimento dei nutrienti a livello intestinale.

Cosa si può mangiare con il morbo di Crohn?

Si consiglia di:

  • Limitare i prodotti lattiero-caseari. Molte persone con malattia infiammatoria intestinale notano che problemi come la diarrea, il dolore addominale e il gonfiore migliorano limitando o eliminando latticini;
  • Provare cibi a basso contenuto di grassi: Nel caso di malattia di Crohn del piccolo intestino, si potrebbe non essere in grado di digerire o assorbire normalmente i grassi. Quindi, i grassi passano attraverso l'intestino, facendo peggiorare la diarrea. Evitare il burro, la margarina, la crema e i cibi fritti;
  • Limitare l’uso di fibra: in caso di malattia infiammatoria intestinale, cibi ricchi di fibre, come frutta e verdura fresca e cereali integrali, possono peggiorare i sintomi. Se frutta e verdura cruda provocano fastidio, provare la cottura a vapore, o stufatura. In generale, si possono avere più problemi con alimenti della famiglia del cavolo, come broccoli e cavolfiori, e con noci, semi, mais e popcorn. Usare una dieta a basso residuo di fibra se si presenta di un restringimento dell’ intestino (sub-stenosi);
  • Evitare inoltre cibi piccanti, alcol e caffeina che possono peggiorare i segni ed i sintomi della malattia.

Dove colpisce il morbo di Crohn?

La Malattia di Crohn (o morbo di Crohn, in inglese Crohn Disease) è una Malattia Infiammatoria Cronica (MICI) che può colpire tutto il tratto intestinale, anche se nel 90% a essere colpito è l’intestino tenue. Il morbo di Crohn è considerato una malattia autoimmune, poiché il sistema immunitario aggredisce il tratto gastrointestinale provocando l'infiammazione. Non è quindi una malattia contagiosa.

Come si cura la malattia di Crohn?

Il Morbo di Crohn è una condizione molto fastidiosa e dolorosa, ma le cure previste permettono al paziente di condurre una vita regolare, controllando la progressione dell’infiammazione, anche se  l’andamento di questa patologia è cronico e recidivante caratterizzato dall’alternarsi di episodi acuti seguiti da periodi di remissione clinica. La terapia per la malattia di Crohn ha lo scopo di “spegnere” l’infiammazione intestinale, attraverso l’azione sui meccanismi cellulari e molecolari dell’intestino e del sistema immunitario. 
Vi sono diversi trattamenti farmacologici, a base di cortisone e non, che il medico prescrive a seconda della specifica forma della malattia, della sede e delle condizioni cliniche complessive del paziente. La cosa importante è sempre evitare i fai da te che possono dare conseguenze anche gravi, ma affidarsi al proprio medico.
Quello che dobbiamo fare noi è monitorare la situazione con gli esami giusti, per prevenire l’insorgere di eventuali complicanze.

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