Meningite: che cos'è, come si prende e cura

Meningite: che cos'è, come si prende e cura

Indice

Domande e risposte

Che cos'è la meningite

La meningite è una grave malattia spesso di origine infettiva che colpisce sistema nervoso centrale e midollo spinale ed, in particolare, le meningi, che ne costituiscono la guaina protettiva.
La patologia consiste in uno stato di infiammazione che può estendersi al parenchima cerebrale fino a degenerare in meningoencefalite (infiammazione di meningi e cervello).
Può colpire persone di ogni età, ma le fasce più a rischio sono quelle dei bambini fino ai cinque anni (con particolare vulnerabilità dei lattanti sotto i 12 mesi) e degli adolescenti. In Italia, la forma più pericolosa è la meningite fulminante (rapidissima e drammatica nel decorso), meningococcica, in particolare causata dal meningococco dei sierogruppi B e C. Nel nostro Paese, l’infezione da meningococco B e C ha una frequenza di circa 200 casi ogni anno e una mortalità pari al 10%. L’incidenza è in genere stabile, la meningite non è, infatti, una malattia che possa diffondersi a macchia d’olio generando epidemie, come accade, ad esempio, con le influenze e le infezioni da coronavirus. Le misure igieniche di protezione dal contagio, però, sono più o meno le medesime, come vedremo. 



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Cause ed epidemiologia della meningite

Nella maggior parte dei casi la meningite è di origine infettiva, causata da microrganismi quali batteri, virus, funghi o parassiti. Meno frequente è la meningite da causa diversa, ad esempio conseguente ad un tumore (meningite neoplastica), farmacologica o di natura autoimmune. Partendo dalla meningite infettiva, ecco un excursus sui patogeni ad essa correlati, la loro incidenza e diffusione.

Quanti tipi di batterio possono causarla? I principali responsabili della meningite batterica sono:

  • Meningococco (Neisseria meningitidis): la maggior parte delle malattie meningococciche nell’uomo è dovuta ai tipi A, B, C, W135 e Y; in Italia ed in Europa i più diffusi sono, attualmente, il B ed il C, mentre in Africa è prevalente il tipo A. Questo batterio alberga spesso nelle mucose delle alte vie respiratorie (naso, gola) senza dare malattia. Quanti casi vengono registrati? L’Italia rimane uno tra i Paesi a bassa incidenza: nel 2016 l’incidenza annuale di malattie invasive da meningococco (meningiti e sepsi) rilevata era pari a 0,38 casi per 100.000 abitanti e nel 39% dei casi il responsabile era il sierogruppo B1. Se si considerano i dati provenienti da tutti i Paesi dell’Europa i numeri si fanno più consistenti; nel 2014 sono stati registrati 2.760 casi di malattie invasive da meningococco e, relativamente alle fasce di età più colpite, la percentuale più alta si è registrata nei neonati (10,1 casi per 100.000) e nei bambini di età 1-4 anni (2,5 per 100.000). La maggior parte dei casi era riconducibile al sierogruppo B (64%), mentre il sierogruppo C si è dimostrato predominante nei Paesi in cui l’immunizzazione non era prevista dal piano vaccinale;
  • Pneumococco (Streptococcus pneumoniae): seppure responsabile di una malattia infettiva, non dà luogo a focolai epidemici; di conseguenza i contatti stretti dei malati non necessitano di profilassi antibiotica. In Italia, nel 2016 l’incidenza annuale di malattie invasive da pneumococco è stata pari a 2,41 per 100.000 abitanti (per un totale di 1.462 casi) ed ha colpito prevalentemente gli anziani (> 64 anni);
  • Haemophilus influenzae del tipo b: in età pediatrica colpisce prevalentemente quando termina l’effetto protettivo degli anticorpi materni. Prima dell’introduzione della vaccinazione contro questo patogeno, i casi da Haemophilus rappresentavano il 20% di tutte le meningiti;
  • Staphylococcus aureus oppure S. epidermidis: gli stafilococchi sono batteri che albergano sulla superficie cutanea e nel corso di traumi cranici o interventi neurochirurgici possono essere accidentalmente trasportati a contatto con le meningi provocando meningiti a liquor torbido;
  • Pseudomonas aeruginosa o Listeria monocytogenes: possono comparire nel corso di sepsi. La malattia ha quasi sempre un decorso gravissimo perché colpisce soprattutto soggetti defedati o immunodepressi. La listeria può causare forme da intossicazione alimentare (meningite alimentare);
  • Mycobacterium spp.: la meningite tubercolare, oggi non molto frequente, prediligeva l’età infantile ed era quasi sempre secondaria a diffusione linfoematogena;
  • Treponema pallidum (meningite luetica): la sifilide meningovascolare viene descritta nel 10-12% dei soggetti con interessamento del sistema nervoso centrale.

Le forme virali sono causate perlopiù da:

  • Enterovirus (come il Coxsackie virus): colpisce nel periodo estivo-autunnale soprattutto i bambini fino ai 4 anni di età;
  • Parvovirus: responsabile della parotite epidemica, che nel 10-20% dei casi si complica con meningite;
  • Herpes simplex ed Herpes virus umano 6 (meningite erpetica): possono provocare meningite in seguito ad una infezione primaria oppure per riattivazione di una infezione latente. I virus erpetici possono dare una forma ricorrente detta meningite di Mollaret;
  • Citomegalovirus: provoca infezione nel feto per passaggio placentare o in pazienti immunocompromessi.

Le forme ad eziologia micotica (meningite fungina) sono provocate soprattutto a causa da Cryptococcus neoformans, un microrganismo opportunista che dà luogo ad infezioni in soggetti affetti da HIV o in chi è sottoposto a terapie immunosoppressive (trapiantati o pazienti in trattamento antineoplastico per leucemie e linfomi).

Le meningiti elmintiche sono causate da parassiti quali Trichinella spiralis, Taenia spp, Echinococcus spp.

L’espressione meningite asettica viene usata per indicare tutte le forme (infettive e non) provocate da agenti non batterici. Pertanto una meningite asettica può essere di tipo virale (più comune), micotica o, più raramente, essere causata da farmaci quali FANS (ibuprofene, salicilati, nimesulide ecc.).

Per quanto riguarda, invece, la meningite non infettiva, generalmente si manifesta in modalità subacuta (cioè che si sviluppa nel giro di qualche giorno o qualche settimana) o cronica (se perdura per più di 4 settimane). Le cause più frequenti sono:

Immagine che rappresenta una Tabella che mostra le cause della meningite non infettiva

I sintomi della meningite negli adulti e nei bambini: come si manifesta

I sintomi della meningite batterica non si differenziano fra la forma B, la C e quelle causate dagli altri sierotipi.

La meningite infettiva può presentarsi in forma acuta, subacuta o (più raramente) cronica; vi è poi un 10-20% di casi in cui la malattia è fulminante, ovvero rapidissima nel decorso. La gravità del quadro clinico è pertanto assai variabile: può andare da forme asintomatiche o subcliniche (con sintomi lievi o moderati che accompagnano molti casi di meningite cronica o subacuta) a forme gravissime e talmente aggressive da portare al decesso in poche ore anche in presenza di un tempestivo trattamento ospedaliero. 

Nei neonati e nei bambini molto piccoli, in genere, i sintomi di esordio della meningite sono rappresentati da sonnolenza, mancanza di appetito, pianto acuto e irritabilità, sguardo fisso, pallore. Nei bambini più grandi e negli adulti la meningite acuta o subacuta esordisce invece con sintomi quali cefalea (mal di testa), sonnolenza e inappetenza. Altra differenza nella sintomatologia della meningite è quella relativa alla febbre: nei bambini è più comune che si presenti subito alta, mentre negli adulti può essere assente. Generalizzando, il quadro clinico di una meningite acuta è caratterizzato dai seguenti sintomi:

  • Febbre (spesso elevata, oltre i 39°C);
  • Cefalea;
  • Rigidità nucale;
  • Fotofobia;
  • Vomito a getto e/o nausea;
  • Alterazione dello stato di coscienza;
  • Convulsioni e/o tremori.

I segni obiettivi di irritazione delle meningi sono presenti in circa il 50% dei casi e sono più evidenti nella meningite batterica; la loro assenza non esclude quindi la diagnosi. Essi sono:

  • Segno di Kernig: flessione accentuata degli arti inferiori al sollevamento passivo del tronco;
  • Segno di Brudzinski: flessione accentuata degli arti inferiori alla flessione passiva del capo;
  • Rigor nucalis: contrattura muscolare che rende difficile o impossibile la flessione passiva del capo.

L’evoluzione del quadro clinico nella meningite batterica fulminante può rapidamente condurre alla sepsi (5-20% dei casi), allo shock e all’insufficienza multi-organo. Inoltre, anche in caso di sopravvivenza, una meningite batterica acuta può avere conseguenze gravissime e lasciare danni neurologici permanenti soprattutto nei neonati e nei bambini, come l’idrocefalo post-meningitico, la perdita dell’udito (per nevrite dell’acustico) e della vista (per neurite del nervo ottico o paralisi di altri nervi cranici). Se la meningite si è evoluta in sepsi con necrosi dei tessuti, è necessario procedere all’amputazione delle parti del corpo irrimediabilmente danneggiate, in genere gli arti. Altra possibile conseguenza di meningite batterica sono le petecchie (macchie della pelle) e altre lesioni della pelle, che spesso lasciano profonde cicatrici. La vicenda di Bebe Vio, la giovane campionessa di scherma paralimpica, è in tal senso emblematica. Ne parleremo più avanti.

Immagine infografica che rappresenta i sintomi della meningite
 

Come si prende e periodo di incubazione

La meningite infettiva si diffonde attraverso invisibili goccioline di saliva provenienti dalla gola e dal naso che il soggetto malato (anche asintomatico) immette nell’aria quando tossisce, parla o starnutisce. La trasmissione della malattia avviene, dunque, tramite l’inalazione di queste goccioline contenenti l’agente infettivo da parte delle persone che sono nelle vicinanze (entro 2 metri). Se, una volta inalato, l’agente infettivo raggiunge le meningi può provocare meningite.
È importante ricordare che la meningite non ha una contagiosità elevata. Affinché si verifichi la trasmissione da soggetto infetto a soggetto sano occorre che vi sia un contatto prolungato, perché i germi della meningite sopravvivono pochissimo fuori da un organismo ospite e sono assai vulnerabili al calore. 

Quando è contagiosa? Il periodo di tempo in cui la persona infetta può trasmettere la meningite, è ristretto ai giorni che precedono la manifestazione clinica della malattia e a quelli in cui i sintomi sono più intensi. Pertanto, anche un soggetto infetto ma (ancora) asintomatico può contagiare la meningite. 

Per i motivi sopra elencati rischiano di ammalarsi con più probabilità i bambini della scuola materna e primaria, gli studenti delle scuole superiori e gli universitari, i militari e, in generale, le persone che frequentano luoghi di ritrovo molto affollati e in ambienti chiusi. La meningite meningococcica del tipo B predilige i bambini molto piccoli, sotto il primo anno di vita, e in generale la fascia più vulnerabile è quella al di sotto dei cinque anni. 
Non sempre, però, il germe arriva dall’esterno. Spesso, come accade nel caso della meningite pneumococcica o da streptococco (provocata dal batterio Streptococcus pneumoniae) o della meningite stafilococcica (causata dallo Staphilococcus aureus), esso alberga già in organi, tessuti o mucose del corpo e per varie cause, tra cui,  traumi o interventi chirurgici, arriva ad infettare le meningi usando il sangue come mezzo di “trasporto”. 

Quanti giorni di incubazione? Il periodo di incubazione dipende dalla causa. In caso di meningite batterica si va dai due ai dieci giorni, più spesso 3-4 giorni; le meningiti virali si manifestano quasi sempre dopo 3-6 giorni dal momento dell’infezione; le meningiti fungine hanno una incubazione molto variabile, da pochi giorni a più di un mese.

La diagnosi: le analisi da fare e come riconoscerla

La diagnosi di meningite acuta è quasi sempre rapida a quadro conclamato, ma può presentare difficoltà nelle fasi iniziali della malattia e nei bambini. Per chiarire ogni dubbio è necessario ricorrere alla rachicentesi, anche definita puntura lombare, agli esami del sangue e ad altre analisi. La rachicentesi è una procedura invasiva mirata al prelievo del liquido cefalorachidiano, ovvero il liquor cerebrospinale in cui sono immersi sia il cervello che il midollo spinale, che viene successivamente analizzato per rilevare la presenza di elementi utili alla diagnosi. La rachicentesi permette anche la diagnosi differenziale rispetto a condizioni quali ascessi cerebrali, tumori, emorragie subaracnoidee, tetano, leucemia ecc. 

La diagnosi differenziale della meningite può giovarsi in alcuni casi del ricorso ad altre tecniche di approfondimento come TAC (Tomografia Assiale Computerizzata) e RMN (Risonanza Magnetica Nucleare).

L’esame del liquor è fondamentale in caso di sospetta meningite infettiva per identificare il patogeno responsabile. Mentre le forme batteriche rendono il liquor più torbido, molte di quelle virali lo lasciano inalterato nell’aspetto (meningiti a liquor limpido).

Immagine infografica che rappresenta una puntura lombare

Come si cura la meningite

Una volta certi della diagnosi, la terapia antibiotica per la cura della meningite batterica deve essere instaurata il prima possibile e, preferibilmente, in regime di ricovero ospedaliero, dove il paziente potrà essere sottoposto a isolamento e osservato con continuità per la valutazione ed il monitoraggio delle funzionalità cardiocircolatoria, renale e neurologica. Per i contatti stretti del paziente viene disposta la profilassi antibiotica. 

Nel caso di meningite virale va praticata la terapia con antivirali, se indicati.

Per le meningiti di origine non infettiva il trattamento è mirato alla rimozione della causa sottostante. 

Il vaccino: la prevenzione 

Oggi esiste uno strumento sicuro ed efficace per la prevenzione della meningite batterica: la vaccinazione. In Europa, i sierotipi più coinvolti nell’immunizzazione sono il B e il C. Il vaccino viene somministrato per via intramuscolare. 

Ecco le diverse tipologie di vaccino disponibili:

  1. Vaccino coniugato contro il meningococco di sierogruppo C (MenC): protegge solo dal sierotipo C;
  2. Vaccino coniugato tetravalente, che protegge dai sierogruppi A, C, W e Y. Sia il vaccino antimeningococco di sierogruppo C che tetravalente vanno somministrati ai bambini entro il tredicesimo mese di vita, in unica dose senza necessità di richiamo;
  3. Vaccino contro la meningite B (MenB): protegge esclusivamente contro questo sierogruppo. Perché la protezione sia massima, deve essere somministrato in prima dose entro i due mesi di vita del neonato e, in seguito, il piccolo deve ricevere altre 2 dosi entro il primo anno, a un mese di distanza. È previsto un richiamo tra i 12 e i 23 mesi. 

Il “Decreto-Legge prevenzione vaccinale” del 28 luglio 2017 prevede, sia per la vaccinazione anti-meningococcica B che per la anti-meningococcica C, l’offerta attiva e gratuita, ma senza obbligo, da parte di Regioni e Province Autonome, in base alle indicazioni del calendario vaccinale relativo all’anno di nascita. Quindi, ai nati dal 2012 al 2016 è offerta gratuitamente la vaccinazione anti-meningococcica C, ai nati dal 2017 anche la vaccinazione anti-meningococcica B.

Negli adulti la vaccinazione è raccomandata solo per prevenire la meningite da pneumococco, anch'essa contagiosa. Per quanto riguarda, invece, il vaccino quadrivalente antimeningococco, si tratta di una profilassi raccomandata solo a poche categorie di adulti, quali coloro già affetti da patologie croniche (talassemici, diabetici, soggetti con malattie epatiche ecc.) e a chi debba recarsi in viaggio in regioni del mondo ove la malattia è più diffusa. 

Sono, inoltre, disponibili altri vaccini per la prevenzione della meningite batterica:

  • Vaccino anti Hib (Haemophilus influentiae di tipo b): si somministra in combinazione unica con altri cinque vaccini, e per questo viene definito esavalente (vaccino DTPa contro tetano, difterite e pertosse, vaccino antipolio (IPV) contro la poliomielite, vaccino anti epatite B); il vaccino esavalente viene inoculato nei bambini al terzo, sesto e undicesimo mese di vita senza necessità di richiamo ulteriore;
  • Vaccino anti pneumococco: disponibile in due formule, ovvero vaccino anti pneumococcico PVC13 (che immunizza nei confronti dei 13 tipi di pneumococco più diffusi in Occidente e viene somministrato nei neonati in combinazione con il vaccino esavalente di cui sopra, in tre dosi, al terzo, quinto e undicesimo mese) e vaccino anti pneumococcico PVC13 (inoculabile anche nei bambini più grandi, ad esempio in due dosi fra i 12 e i 23 mesi, oppure in unica dose tra i due e i cinque anni); il vaccino anti pneumococcico polisaccaridico 23-esavalente viene somministrato esclusivamente nei bambini al di sopra dei 2 anni non precedentemente vaccinati con il PVC13 e negli adulti. 

Per quanto riguarda la vaccinazione antimeningococcica, il calendario vaccinale consiglia la vaccinazione con vaccino coniugato quadrivalente (o tetravalente) negli adolescenti, sia come prima dose che come richiamo. Il vaccino coniugato quadrivalente antimeningococcico (gratuito, come gli altri) è raccomandato negli adolescenti, che rappresentano una fascia a rischio di meningite acuta, anche come richiamo, al fine di potenziare la durata dell’immunizzazione. 

Come per tante altre malattie di cui è disponibile la vaccinazione, anche l’inoculo del vaccino antimeningococcico ha la doppia finalità di proteggere l’individuo e la comunità, attraverso il meccanismo dell’immunità di gregge.

Di seguito una tabella del calendario vaccinale che include i vaccini antimeningite.

Tabella che rappresenta il calendario vaccinale del Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019


Le misure igieniche

Per quanto riguarda le misure igieniche di prevenzione della meningite infettiva, esse sono più o meno quelle previste per tutte le malattie contagiose, ovvero:
  • Lavarsi spesso le mani, specialmente quando si frequentano luoghi pubblici;
  • Mantenere la distanza sociale di sicurezza da persone che manifestano sintomi quali raffreddore o tosse;
  • Aerare spesso i locali in cui si soggiorna ed evitare, quando possibile, i luoghi molto affollati e chiusi;
  • Negli ambienti a rischio indossare una mascherina FFP2.

Sopravvivere alla meningite: la storia di Bebe Vio

Atleta paralimpica amatissima, Bebe Vio è diventata la portabandiera dell’Italia nella sua disciplina sportiva, la scherma, nella quale ha avuto grandi successi, ma soprattutto la principale sostenitrice dell'importanza del vaccino contro la meningite. Raccontare brevemente la sua storia ci aiuta a comprendere meglio quanto sia necessario usare tutti gli strumenti a nostra disposizione (il vaccino è al momento quello più sicuro ed efficace) per proteggerci dalla meningite e dalle sue drammatiche conseguenze. Classe 1997, Beatrice Maria Vio (questo il nome completo della fiorettista) si ammala gravemente di meningite nel 2008, all’età di 11 anni. I primi sintomi sono forte mal di testa e febbre, curati a casa per alcuni giorni senza successo. La piccola Bebe viene dunque ricoverata a Padova, nel reparto di terapia intensiva pediatrica, dove le viene diagnosticata una sepsi da meningite meningococcica di tipo C, infezione contro cui non era stata vaccinata.

Una volta in ospedale, le condizioni di Bebe peggiorano bruscamente e la bambina viene colpita da emorragie e necrosi estese che costringono i medici ad amputarle le gambe e gli avambracci per salvarle la vita. Rimangono profonde cicatrici, risultato delle violente eruzioni cutanee. Dopo le amputazioni e scongiurato il pericolo di morte, Bebe rimane in ospedale per diversi mesi, durante i quali viene sottoposta anche ad interventi di chirurgia plastica ricostruttiva, cui segue un lungo periodo di riabilitazione presso il Centro protesi di Budrio. In questa fase difficile di “rinascita”, Bebe riprende gli allenamenti del suo sport d’elezione, la scherma, che già praticava dall’età di 5 anni. Ovviamente con modalità del tutto diverse, dovendo utilizzare le protesi alle gambe per muoversi e imparare ad imbracciare il fioretto con il braccio artificiale. Il resto è storia. Una storia vincente, fatta di medaglie e di ribalta, di successo mediatico e popolarità.

Ma il messaggio di Bebe Vio va parte luminosa, perché l’ombra della malattia che ha dovuto attraversare le è costata gli arti e per poco non l’ha uccisa. Bebe Vio è diventata la testimonial più efficace e credibile della vaccinazione antimeningite, la prova vivente della necessità di proteggere una sempre più ampia fetta di popolazione, specialmente quella fatta di bambini e adolescenti, contro questa temibile infezione. 
La forma fulminante della meningite batterica, come quella che l’ha colpita, può provocare il decesso (10% del totale dei casi) o lasciare invalidità gravi e permanenti tra cui ritardo cognitivo, perdita dell’udito o della vista, amputazione degli arti (3 casi su 10).

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Domande e risposte

Quali sono i sintomi della meningite in generale?

Nella forma acuta e/o fulminante, la sintomatologia ricorrente è la seguente:

  • Rigidità nucale (la parte posteriore del collo non può essere estesa senza causare dolore resistenza al movimento e dolore intenso);
  • Febbre alta;
  • Vomito o forte nausea;
  • Sonnolenza, torpore (soprattutto nei bambini sotto ai 5 anni);
  • Convulsioni;
  • Nei neonati edema della fontanella anteriore del cranio.

Quali sono i sintomi della meningite negli adulti?

Le manifestazioni cliniche della meningite negli adulti sono un po’ diverse rispetto a quelle che si possono riscontrare nei bambini. In generale, i sintomi nell’adulto sono, o possono essere:

  • Torpore, sonnolenza e difficoltà a svegliarsi;
  • Fotofobia;
  • Spasmi muscolari;
  • Dolore al collo, nuca rigida;
  • Irritabilità;
  • Febbre;
  • Nausea e/o vomito;
  • Rush cutaneo;
  • Crisi convulsive.
In generale, gli adulti colpiti da meningite manifestano subito febbre, vomito, forte mal di testa e sensazione di malessere generale. Dolore agli arti, pallore, mani e piedi freddi sono ugualmente segnali precoci di possibile meningite, che possono essere seguiti da fotofobia, eruzione cutanea, rigidità del collo e confusione mentale. 

Come ci si ammala di meningite?

Per lo più la meningite batterica si trasmette da soggetto malato a soggetto sano, ed è quindi un’infezione contagiosa. Alcune forme di meningite, anche molto gravi, sono invece causate da microrganismi presenti normalmente in altri tessuti o mucose del corpo, che possono entrare nel sistema circolatorio e infettare le meningi. La meningite batterica può scatenarsi anche quando i batteri infettano direttamente le meningi, come accade (raramente) dopo un trauma cranico, oppure (più frequentemente), come conseguenza di un’infezione alle orecchie o ai seni nasali (sinusite). Pneumococco e meningococco sono i batteri che più comunemente provocano la meningite, ma sono poco contagiosi. In generale, l’infezione si trasmette da persona infetta (anche asintomatica) a persona sana soprattutto per contatto o per via aerea qualora si inalino goccioline di saliva o altri umori in cui è presente il germe infettivo. Tuttavia, la meningite non è una malattia che si trasmette facilmente come le infezioni virali da coronavirus o l’influenza stagionale. Esistono infine meningiti non infettive, causate non da germi, ma da condizioni di indebolimento dell’organismo (come accade nelle meningiti oncologiche o nelle forme autoimmuni) o dalla somministrazione di farmaci o sostanze di contrasto usate in alcuni esami (sono casi rarissimi). 

Si muore di meningite?

Purtroppo circa il 10% delle persone colpite da meningite batterica, la più pericolosa, non sopravvive. Nella forma più aggressiva, che procede in modo estremamente rapido tanto da essere definita fulminante, la meningite può portare alla morte nel giro di 24-48 e questo nonostante la terapia antibiotica. Una percentuale di coloro che riesce a superare l’infezione, inoltre, ne rimane comunque segnata a vita. Danni e disabilità di tipo neurologico e cognitivo, epilessia, sordità, amputazione degli arti possono essere alcune delle conseguenze temibili di una meningite batterica. 

Quali sono i tre tipi di meningite?

Nelle forme più pericolose la meningite è causata da batteri che possono essere già presenti nell’organismo, o entrarvi in contatto per contagio diretto o indiretto. La meningite virale è meno aggressiva e spesso da sintomi più sfumati. In rari casi questa malattia infettiva può essere causata anche da altri microrganismi quali funghi o persino da composti chimici (es. mezzi di contrasto o principi attivi farmacologici). Per quanto riguarda la meningite batterica, i germi che la possono causare con più probabilità sono:

  • Il meningococco C e B (i più presenti in Italia, altri sierotipi sono A, Y, W135);
  • Lo Streptococcus pneumoniae o pneumococco;
  • Haemophilus influentiae di tipo B.

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