Gravidanza e ipertensione: prevenzione e cure per una gravidanza sicura

Gravidanza e ipertensione: prevenzione e cure per una gravidanza sicura

Indice

Domande e Risposte

Introduzione

Durante la gravidanza, circa una donna su dieci può manifestare un aumento della pressione sanguigna. Questa condizione, nota come ipertensione gestazionale o preeclampsia,  può causare delle complicanze per mamma e bambino, ma è trattata tendenzialmente solo dal ginecologo, mentre dovrebbe essere prevenuta e seguita, anche dopo il parto, dal medico di medicina generale, come suggeriscono le ultime linee guida del National Institute for Health and Care Excellence (Nice) britannico e pubblicate in italiano su Evidence di Gimbe.

Come anche il diabete gestazionale, l’ipertensione in gravidanza non deve essere sottovalutata perché aumenta, nella donna il rischio cardiovascolare, cioè la probabilità che si verifichi un ictus o un infarto e, nel bambino, un ritardo nella crescita, parto prematuro, un peso più basso alla nascita e possibile necessità di cure intensive neonatali.
Opportunamente trattata, questa condizione può essere gestita e non compromettere il buon esito della gravidanza e la salute di mamma e bambino. Servono però delle attenzioni, come evidenziano gli esperti britannici del Nice.

Ipertensione in gravidanza: serve più informazione

“Si parla relativamente poco di questa patologia”, afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, “spesso affrontando solo la punta dell’iceberg, ovvero la preeclampsia, già nota come gestosi, che complica circa il 5% delle gravidanze”. Sarebbe invece necessario considerare sia l’ipertensione cronica (diagnosticata prima della gravidanza o entro la 20a settimana di gestazione), sia quella gravidanza-correlata che include ipertensione gestazionale e preeclampsia, condizione a volte fatale. Il Primo Rapporto sulla sorveglianza della mortalità materna dell’Iss documenta che i disordini ipertensivi della gravidanza sono al secondo posto tra le cause dirette di morte materna nel periodo 2006-2012 e al terzo posto nel periodo 2013-2017.

immagine che mostra una dottoressa che misura la pressione ad una donna incinta

Approccio multidisciplinare e coinvolgimento della donna

Le linee guida Nice, aggiornate a giugno 2019 e inserite anche nella sezione “Buone Pratiche” del Sistema Nazionale Linee Guida, gestito dall’Istituto superiore di sanità, formulano raccomandazioni su vari aspetti clinici, ma anche organizzativi.
L’ipertensione gestazionale, infatti, è spesso sottovalutata, mentre la gestione dovrebbe essere condivisa tra cure primarie, assistenza specialistica e ospedaliera guidata da percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali (Pdta) basati su linee guida di elevata qualità metodologica. Gli esperti del Nice sottolineano la necessità che la donna sia adeguatamente informata e coinvolta nella scelta delle opzioni terapeutiche per la cura dell’ipertensione in gravidanza e nel post partum (anche per non compromettere l’allattamento al seno), oltre che sulle adeguate strategie di prevenzione per ridurre il rischio di altre patologie cardiovascolari a lungo termine.

Fattori di rischio di preeclampsia

Le condizioni che possono aumentare le probabilità di innalzamento della pressione durante la gravidanza includono:
  • Età. Essere un’adolescente o una donna di età superiore ai 40 anni;
  • Prima gravidanza;
  • Avere bambini a meno di 2 anni di distanza o a più di 10 anni di distanza;
  • Gravidanza con un nuovo partner anziché il padre dei figli precedenti;
  • Ipertensione prima di rimanere incinta;
  • Una storia di preeclampsia o una madre o una sorella che ne hanno sofferto;
  • Obesità, diabete, malattie renali, lupus o artrite reumatoide;
  • Gravidanza multipla;
  • Fecondazione in vitro.

Sintomi

L’aumento della pressione in gravidanza si caratterizza per alcuni segnisintomi correlati:
  • Mal di testa persistente;
  • Vista offuscata / fotosensibilità (sensibilità alla luce);
  • Gonfiore a viso e mani. A volte anche dei piedi (questi sintomi sono comuni a moltissime gravidanze sane);
  • Dolore addominale.
Tutte queste sensazioni possono tuttavia essere causate anche da altri disturbi, così come possono verificarsi anche in gravidanze sane.
Un’indicazione può arrivare da alcuni dati clinici:
  • Aumento della pressione del sangue;
  • Aumento della concentrazione delle proteine nelle urine (proteinuria).
 
Consulta le Strutture Sanitarie che effettuano un Monitoraggio della pressione arteriosa sistemica:
Dove effettuare un Monitoraggio della pressione arteriosa sistemica?

Rischi per la salute di feto e futura mamma

L’ipertensione è causata da un irrigidimento e restringimento del calibro delle arterie che causa una riduzione della quantità di sangue che arriva ad alcuni organi. Durante la gravidanza, tale condizione può interessare anche la placenta, che serve a fornire il nutrimento e l’ossigeno necessari al feto, che così può avere un rallentamento della crescita. In alcuni casi può verificarsi un distacco di placenta, che si manifesta con un’emorragia che mette in pericolo la vita fetale.

Le donne con preeclampsia sono a maggior rischio di danni a reni, fegato, cervello e altri organi. Le complicazioni nel decorso della gravidanza comprendono quindi il distacco della placenta, il parto pretermine e l’aborto spontaneo.
Nei casi più gravi la preeclampsia può evolvere a eclampsia, che può sviluppare di crisi epilettiche durante le quali sia la madre che il feto sono esposti al rischio di complicazioni potenzialmente fatali. Anche se la pressione alta e i disturbi correlati durante la gravidanza possono essere seri, la maggior parte delle donne con pressione alta e coloro che sviluppano gestosi hanno gravidanze di successo.

Classificazione dell’ipertensione in gravidanza 

L’ipertensione arteriosa (pressione sistolica >140 mmHg o pressione diastolica >90 mmHg) in gravidanza comprende sia l’ipertensione cronica, cioè diagnosticata prima della gravidanza o entro la 20a settimana di gestazione, sia quella correlata alla gravidanza, che include l’ipertensione gestazionale e la preeclampsia. Si possono distinguere:  
  • Ipertensione cronica, se presente già prima della gravidanza o prima della 20a settimana di gestazione;  
  • Ipertensione gestazionale: ipertensione insorta dopo 20 settimane di gravidanza;
  • Pre-eclampsia: ipertensione che si manifesta dopo 20 settimane di gestazione in concomitanza con altre condizioni che indichino problemi nel funzionamento di reni, fegato, complicanze neurologiche, ematologiche o disfunzione utero-placentare come il ritardo di crescita fetale.

I consigli per il trattamento ottimale

Nelle donne con ipertensione cronica, durante la gravidanza, secondo le linee guida Nice valgono le stesse raccomandazioni sul controllo dei valori pressori, dieta e stile di vita delle donne che non sono incinte.
In generale, quindi, è necessario tenere sotto controllo il peso corporeo, dato che è uno dei fattori chiave nello sviluppo del problema, svolgere con regolarità esercizio fisico, smettere di fumare e avere un’alimentazione sana riducendo il consumo di sale.
In alcuni momenti può essere indicato il riposo, privilegiando la posizione stesa sul fianco sinistro. In generale la terapia si ritiene efficace, per le donne in gravidanza, quando raggiunge un target pressorio di 135/85 mmHg.

Particolare attenzione si deve avere nella scelta dei farmaci antipertensivi che possono essere diversi durante la gravidanza, per tenere conto dei potenziali effetti collaterali sul feto. Tra i farmaci più indicati ci sono il labetalolo, la nifedipina, se il labetalolo non è indicato, oppure la metildopa, se non sono indicati labetalolo e nifedipina. 
Nella cura dell’ipertensione in gravidanza, non devono essere utilizzati medicinali del gruppo di:
  • ACE-inibitori;
  • Inibitori del recettore dell'angiotensina II;
  • Antagonisti dell'aldosterone
Le raccomandazioni aggiornate, pur evidenziando la necessità di monitorare altri parametri come la proteinuria (presenza di proteine nelle urine), consigliano di interpretate i dati nell’ambito di una valutazione clinica complessiva, visto che alcune donne possono sviluppare pre-eclampsia senza proteinuria.
Possono essere intensificati i controlli prenatali e le ecografie, per verificare la regolarità della crescita del feto, il suo benessere. Il parto dovrebbe avvenire entro la 40° settimana di gravidanza per evitare possibili complicanze. Il ricovero ospedaliero non è quindi più raccomandato per tutte le donne con pre-eclampsia, ma solo in presenza di altri elementi clinici, tra cui la pressione arteriosa maggiore di 180/110 mmHg.

Il parto nelle donne con preeclampsia 

L’unico vero modo per risolvere la preeclampsia è espletare il parto prima che la situazione sia troppo grave per la madre e per il bambino, talvolta può essere necessario effettuare il taglio cesareo.
Le nuove raccomandazioni sono state aggiornate anche sulle indicazioni e sulle tempistiche ottimali per il parto in donne con preeclampsia. In generale il consiglio è di continuare la sorveglianza tranne in presenza di indicazioni per pianificare un parto pretermine, fino alla 37° settimana. Quando si pianifica un parto in una donna con preeclampsia è importante, secondo le raccomandazioni, coinvolgere un team multidisciplinare composto da ginecologo, anestesista, e neonatologo, se sono previste complicanze neonatali.

Consulta le Strutture Sanitarie che effettuano una Visita ginecologica:
Dove effettuare una Visita ginecologica?

Assistenza post-partum: è possibile allattare al seno 

Molte donne affette da ipertensione in gravidanza potrebbero avere necessità di una terapia antipertensiva anche nel post-partum, sebbene la durata del trattamento sia variabile. La scelta dei farmaci dipende da efficacia, sicurezza e tollerabilità.
Al fine di migliorare l’aderenza terapeutica sono raccomandate preparazioni con mono-somministrazione giornaliera compatibili con l’allattamento al seno, per non privare mamma e bambino di questa esperienza importante. Gli esperti consigliano che le decisioni terapeutiche siano prese insieme alla donna, in relazione alle sue preferenze.

È inoltre utile che la mamma segnali se nel bambino compaiono sonnolenza, letargia, pallore, estremità fredde o scarsa alimentazione per verificare che non siano effetti dovuti alle terapie. Le donne che hanno sofferto di un disordine ipertensivo in gravidanza dovrebbero parlarne con il proprio medico di medicina generale o con lo specialista per individuare le strategie per ridurre il rischio cardiovascolare, incluso quello di disturbi ipertensivi.
Nelle donne che hanno sofferto di pre-eclampsia o ipertensione con parto pre-termine prima della 34a settimana, si dovrebbe considerare un consulto pre-gravidanza per mettere in atto strategie adeguate per ridurre il rischio di disturbi ipertensivi in caso di gravidanze future. 

Conseguenze a lungo termine dell’ipertensione in gravidanza

In caso di preeclampsia non complicata, l’ipertensione e gli altri sintomi della madre di solito tornano alla normalità entro 6 settimane dal parto, tuttavia la ricerca ha dimostrato che le donne interessate dalla condizione sono esposte a una probabilità 4 volte più elevata di sviluppare successivamente ipertensione e altri disturbi cardiocircolatori.
L’ipertensione insorta in gravidanza aumenta la probabilità di recidive di disturbi ipertensivi in gravidanze successive (1 su 5) e il rischio a lungo termine di ipertensione e altri disturbi cardiovascolari nel corso della vita. Ecco perché non va sottovalutata, ma gestita. 

Domande e risposte

Perchè l'ipertensione in gravidanza non deve essere sottovalutata?

L'ipertensione durante la gravidanza comporta vari rischi, tra cui la diminuzione del flusso sanguigno verso la placenta. Se la placenta non riceve abbastanza sangue, il bambino potrebbe ricevere meno ossigeno e meno nutrienti. Ciò può portare a un maggiore rischio di problemi cardiovascolari per la mamma e un rallentamento della (restrizione di crescita intrauterina), basso peso alla nascita o parto prematuro.
 

Com'è considerata la pressione alta nella donna incinta?

Una pressione sanguigna superiore a 140/90 mmHg o superiore di 15 mmHg rispetto al numero massimo da dove era prima della gravidanza può essere motivo di preoccupazione. Comprende sia l’ipertensione cronica, cioè diagnosticata prima della gravidanza o entro la 20a settimana di gestazione, sia quella correlata alla gravidanza, che include l’ipertensione gestazionale e la preeclampsia. 

Quali sono i sintomi con cui si manifesta l'ipertensione gestazionale o preeclampsia?

Oltre al gonfiore, alle proteine ​​nelle urine e alla pressione alta, i sintomi della preeclampsia possono includere: rapido aumento di peso causato da un significativo aumento di liquidi, dolore addominale, forte mal di testa, cambiamenti nei riflessi, riduzione della diuresi, vertigini, disturbi nella visione. Tutti questi sintomi possono però essere dovuti ad altre condizioni, per questo vanno riferite al medico
 

Si può avere una gravidanza sicura anche in presenza di ipertensione?

È possibile avere una gravidanza sana e di successo, ma se si soffre di ipertensione si ha una probabilità leggermente maggiore di complicanze rispetto ad altre donne. La cosa importante è parlarne con il medico per individuare la terapia più opportuna anche dopo il parto, perchè la mamma ha un maggior rischio di problemi cardiovascolari anche dopo la gravidanza. 

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