Indice
Domande e risposte
Fibrosi Cistica: una malattia genetica rara
La
fibrosi cistica (detta anche
mucoviscidosi) è una
malattia genetica ereditaria rara multiorgano caratterizzata dalla
produzione di
sudore ad
alto contenuto di
sali e
muco eccessivamente denso e
viscoso. Si tratta di una malattia che insorge nella
prima infanzia ed ha
andamento cronico progressivo.
In pochi, rari casi si manifesta già al momento della
nascita, con il cosiddetto
ileo da meconio, ossia un’
ostruzione intestinale totale. Esistono anche
forme ad
insorgenza tardiva, più lievi e poco sintomatiche.
La
fibrosi cistica è la
malattia genetica ereditaria grave più diffusa. Essendo dovuta ad una
mutazione genetica, non è contagiosa. È caratterizzata da una
prevalenza di 1-9 casi su 100.000 e da una
incidenza di 1 su 2.500-3.000 nati vivi e significativamente meno comune nelle popolazioni africane e asiatiche rispetto a quelle europee e nord-americane.
Colpisce senza differenze maschi e
femmine. In Italia sono circa 5.000 i pazienti affetti da fibrosi cistica, con una frequenza di un caso ogni 2.500-3.000 nascite.
Malgrado le
mutazioni finora
descritte siano circa
2.000, l’alterazione all’origine della malattia riguarda un solo gene, quello che codifica per la proteina
CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane Regulator), localizzato sul cromosoma 7. Perché il
bambino nasca con un’
alterazione del gene CFTR in grado di generare la malattia, deve averne ereditato da ciascuno dei due genitori una copia alterata. Entrambi i genitori devono quindi essere
portatori sani della
mutazione.
Questa
patologia non impatta sull’
aspetto del corpo, in nessuna fase del suo corso: per questa ragione viene anche definita la
malattia invisibile.
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Quali sono le cause della fibrosi cistica
La causa della fibrosi cistica è un’alterazione della proteina
CFTR, che regola il flusso di
elettroliti attraverso la membrana cellulare.
Questa proteina trasporta ioni cloro al di
fuori delle
cellule epiteliali, le cellule che rivestono cute e mucose.
Quando funziona poco o male o non funziona affatto, il cloro rimane intrappolato in queste cellule. Si genera quindi uno
squilibrio elettrolitico che richiama all’interno della cellula anche acqua e ioni sodio.
Di conseguenza il
liquido extracellulare, l’ambiente che circonda tutte le cellule, si
disidrata. Negli organi secretori, la conseguenza è la produzione di
secrezioni più concentrate e
dense.
Come viene trasmessa la fibrosi cistica
La fibrosi cistica è una
malattia autosomica recessiva.
Questo significa che la malattia viene espressa solo nei soggetti omozigoti, cioè che hanno entrambe le copie del gene malato.
I genitori di un
bambino con la malattia sono
entrambi portatori della
mutazione e
asintomatici.
Cos’è la fibrosi cistica
Anche se la fibrosi cistica può interessare tutti gli organi, in maniera variabile da individuo a individuo, i sistemi sempre coinvolti sono quello
respiratorio e il
digerente. L’interessamento del primo comporta
frequenti infezioni e
difficoltà respiratorie anche
gravi, mentre quello del secondo genera con
ripercussioni negative sull’accrescimento.
Altre
manifestazioni relativamente
ricorrenti nei pazienti sono la
riduzione della quantità di
anticorpi circolanti (che è causa di immunodeficienza) e la
sterilità maschile causata dall’
ostruzione delle vie seminali (azoospermia ostruttiva).
Di seguito riportiamo una
breve disamina che tratta le
ripercussioni della
malattia sui
principali sistemi.
La fibrosi cistica: cosa comporta nell’apparato respiratorio
Il coinvolgimento di
bronchi e polmoni è tanto importante che la
fibrosi cistica viene spesso
classificata come
malattia respiratoria. Le manifestazioni a carico di questo sistema coincidono anche con i sintomi iniziali di questa malattia.
Il
muco denso e
viscoso prodotto dalle cellule dell’apparato respiratorio nelle quali la proteina CFTR
non funziona correttamente porta
all’ostruzione dei
bronchi. Il muco non riesce ad essere espettorato e ristagna, diventando sede di
proliferazione batterica, alla base delle
infezioni ricorrenti. Con il trascorrere del tempo, gli episodi infettivi sono così
frequenti da causare un quadro di bronchite cronica.
La
tosse, come meccanismo di
difesa del
corpo che tenta di
liberarsi del
muco in
eccesso, è un
sintomo persistente, dapprima
secca e poi
catarrale. Il respiro del paziente è
sibilante e
affannoso a causa dell’
ostruzione delle vie aeree.
La
persistenza dell’infiammazione polmonare porta al
deterioramento del
tessuto, all’alterazione della sua architettura e alla perdita progressiva della funzionalità d’organo. Questo è il
quadro della
fibrosi cistica polmonare, la causa più
importante di
morbilità nei pazienti con
fibrosi cistica.
La fibrosi cistica e l’apparato digerente
I
succhi digestivi prodotti dal
pancreas vengono
trasportati fino
all’intestino tenue, precisamente nel suo
tratto iniziale (il duodeno), dai
dotti pancreatici. A livello duodenale, con il supporto degli enzimi pancreatici, si realizza la
digestione dei
grassi.
Nella fibrosi cistica, il
muco denso non riesce a
fluire in questi
condotti e li
ostruisce. Viene così impedita la digestione dei lipidi, che ristagnano
localmente senza poter essere assorbiti.
Di conseguenza,
non possono essere
assorbite dall’organismo neppure tutte quelle sostanze che, per
affinità chimica, sono disciolte nei grassi. Come le
vitamine liposolubili (
A,
D,
E,
K), che infatti diventano
carenti.
In generale, il
malassorbimento delle
sostanze nutritive introdotte con l’alimentazione causa un
rallentamento nell’
accrescimento e nello
sviluppo del
corpo.
I
pazienti possono soffrire di
diarrea cronica con
steatorrea (ossia produzione di feci oleose), a causa della
permanenza dei
grassi ingeriti e
non assorbiti.
L’ i
nsufficienza pancreatica è presente nell’
85% dei pazienti con fibrosi cistica.
Ileo da meconio
L'
ileo da meconio è uno dei
sintomi precoci della fibrosi cistica ed è causato da
secrezioni gastrointestinali molto viscose che
aderiscono alla
mucosa intestinale. L’ileo è la porzione terminale dell’intestino tenue, mentre meconio è il termine con cui vengono indicate le prime feci del neonato.
Quando quest’ultimo è molto denso, l’intestino si blocca e le feci non possono essere emesse. L’occlusione intestinale causa vomito e distensione addominale.
Fra l’
80 ed il 90% dei neonati con ileo da meconio viene
diagnosticato con la fibrosi cistica. Per questa ragione tutti i piccoli che
presentano questo
disturbo devono essere
sottoposti al
test per questa malattia rara.
Se il meconio non riesce ad essere espulso con un
clisma e altri
trattamenti medici e
farmacologici, si deve ricorrere alla
chirurgia.
Stasi biliare
Il coinvolgimento del
fegato nella fibrosi cistica (epatopatia da fibrosi cistica) è
presente in circa il 25-30% dei pazienti, è in genere
asintomatico e può
manifestarsi, in
età scolare o nell'
adolescenza, con
ingrossamento dell’
organo (epatomegalia) ed
alterazioni degli
indici di
funzionalità epatica.
L’
assenza di sintomi chiari è responsabile del ritardo nella diagnosi delle complicanze epatiche della malattia, che giunge quando le possibilità di
intervento sono ormai molto
limitate. Per
prevenire questo rischio le persone con fibrosi cistica vengono sottoposte a
screening periodici della funzionalità del fegato che, poiché non sufficientemente predittivi delle reali condizioni dell’organo, vengono spesso affiancati da
altri test.
In circa il
10% dei pazienti, le lesioni del tessuto epatico peggiorano evolvendo in
cirrosi biliare. Una delle manifestazioni di questo quadro clinico è l’
ipertensione portale: il danno tissutale è così
esteso e
grave da alterare
completamente l’
architettura dell’organo. Il
fegato e le
vie biliari si induriscono (fibrosi) e i
vasi sanguigni locali non possono più distendersi e contrarsi per modulare la pressione arteriosa. Il risultato è l’ipertensione portale, ovvero nella vena che porta il sangue dall’intestino al fegato, la
vena porta, la più grande della cavità addominale.
La
viscosità della
bile non ne permette il
deflusso: la colestasi (ristagno della bile), come l’ileo da meconio, può essere il sintomo di esordio della fibrosi cistica.
L’epatopatia da fibrosi cistica viene trattata piuttosto efficacemente con
acido ursodesossicolico (UDCA), anche se non vi è ancora evidenza del suo effetto sul prolungamento della sopravvivenza e sulla
progressione dell'epatopatia.
Per il
trattamento dell'ipertensione portale severa, si ricorre alla
chirurgia, con la realizzazione di un
collegamento fra la
vena porta e la
circolazione sistemica (shunt porto-sistemico), allo
scopo di
ridurre la
pressione. Questa procedura consente un prolungamento del tempo di sopravvivenza ed un miglioramento della qualità di vita dei pazienti.
Infine, il trapianto di fegato viene proposto ai pazienti con
insufficienza epatica e compromissione polmonare lieve o moderata. Produce una
sopravvivenza a un anno pari all’80% circa.
Quali sono le
effettive cause di
morte per i pazienti con fibrosi cistica? L’
ipertensione portale è il problema epatico clinicamente più
rilevante nei pazienti con fibrosi cistica, per i quali l'
epatopatia rappresenta la seconda causa di morte,
dopo la
broncopneumopatia.
La fibrosi cistica e la pelle
A
livello cutaneo questa malattia causa la
produzione di
sudore con
elevato contenuto in
sali: la pelle delle persone malate di fibrosi cistica è tipicamente
salata.
Le
conseguenze di questo fenomeno possono essere:
- Disidratazione: il soggiorno prolungato di un paziente affetto da fibrosi cistica in ambienti caldi e umidi può causare gravi forme di disidratazione. Una delle complicanze legate a questo fenomeno, che si presenta specialmente nei bambini al di sotto dei due anni, è la Sindrome pseudo-Bartter. La perdita eccessiva di ioni cloro attraverso il sudore può causare una grave alcalosi metabolica con livelli molto bassi di cloro e potassio nel sangue. Durante l’estate, i pazienti particolarmente predisposti possono prevenire questo rischio assumendo un’adeguata integrazione di sali minerali ed evitando la permanenza protratta in ambienti troppo caldi;
- Scompensi elettrolitici: possono comportare aumento della frequenza cardiaca, affaticamento e debolezza, riduzione della pressione sanguigna;
- Colpi di calore.
Per la sua
azione di
impoverimento in sali sull’organismo, la malattia può anche rappresentare un
fattore di
rischio per
osteoporosi.
Come si manifesta la fibrosi cistica
La fibrosi cistica nei neonati
La
fibrosi cistica si manifesta in
tenerissima età, spesso alla
nascita.
Nel
15-20% dei neonati con la malattia, la fibrosi cistica manifesta con l’
ileo da meconio, che consiste (come approfondito nei paragrafi precedenti) nell’
ostruzione dell’intestino dovuto alla viscosità e densità delle feci che il neonato produce nei primissimi giorni di vita.
Questa
condizione può complicarsi
causando una
perforazione intestinale e una conseguente
peritonite che, in
assenza di un intervento immediato, può essere
fatale.
Quasi sempre,
a breve distanza, i neonati che hanno avuto l’ileo da meconio sviluppano
altri sintomi della patologia. Ad esempio, non riacquistano il peso perduto dopo il calo ponderale che segue fisiologicamente la nascita.
Altri sintomi della malattia possono essere le
feci abbondanti,
frequenti e
maleodoranti accompagnate da gonfiore addominale.
La fibrosi cistica nei bambini e negli adulti
Quando la
fibrosi cistica non esordisce con l’ileo da meconio e le altre
manifestazioni che
compaiono a
ridosso del
parto, generalmente dà segno di sé attraverso infezioni respiratorie ricorrenti, anche da batteri atipici, come la
Burkholderia cepacia (B. cepacia). Il
sintomo più importante è la
tosse, persistente e accompagnata da emissione di
catarro denso, che
altera il
sonno e può causare
vomito.
Gli
episodi infettivi che si susseguono
riducono la
capacità respiratoria e possono provocare la comparsa di sibilo all’espirazione,
difficoltà respiratorie (
dispnea) e
l’assunzione di una
postura caratteristica dovuta alla
deformazione della
gabbia toracica (torace a botte).
I
bambini con fibrosi cistica sono
intolleranti all’esercizio fisico e hanno spesso il naso congestionato e i seni nasali infiammati. Questi
sintomi si configurano talora in una
sinusite cronica con poliposi nasale.
Sia gli adulti che i bambini possono
soffrire di
stipsi e
ostruzione intestinale, fenomeno che, in alcuni casi, può cronicizzare generando blocco intestinale. In altri casi, si può avere
emissione di
feci oleose e
maleodoranti.
Il
malassorbimento intestinale provoca un
deficit nell’accrescimento e
nello sviluppo del
bambino, sia per quanto riguarda la statura che il
peso.
Quando la
temperatura dell’ambiente è
elevata i pazienti possono andare incontro a fenomeni di
disidratazione, con conseguenti alterazioni dell’equilibrio elettrolitico anche
gravi.
Perché le persone che soffrono di fibrosi cistica non possono stare vicine?
Un
celebre film che ha come protagonisti due ragazzi affetti da questa malattia si intitola "
A un metro da te". L’espressione è significativa e ricorda i
rischi del contagio. Le persone con fibrosi cistica
sono esposte al continuo rischio di
infezioni respiratorie, che rendono ancora più difficile la respirazione e provocano una
continua evoluzione dell’alterazione del tessuto polmonare. Sono quindi
abituate a
proteggersi, mantenendo il distanziamento sociale.
Fibrosi cistica atipica
A volte i pazienti ricevono una diagnosi di fibrosi cistica in età adulta. Tuttavia, anche se la scoperta della fibrosi cistica avviene tardivamente, il paziente
ne è affetto fin dalla nascita.
In alcuni pazienti i sintomi della patologia si manifestano in modo
grave solo in
età adulta: in questi casi si parla di fibrosi cistica atipica.
Il quadro clinico della fibrosi cistica atipica, che si presenta nel 10% dei pazienti,
è caratterizzato da sufficienza pancreatica: questo significa che i dotti pancreatici non sono ostruiti e gli enzimi pancreatici possono svolgere correttamente il loro
ruolo digestivo.
Gli esperti ritengono però che il termine
atipica (la malattia viene anche chiamata fibrosi cistica lieve) non
sia corretto: anche se compaiono
tardivamente, i sintomi evolvono
comunque nella stessa
direzione e con la
medesima gravità rispetto alle
forme considerate normali della
malattia.
Le complicanze della fibrosi cistica
Con
gli anni una malattia
incurabile come la fibrosi cistica, soprattutto se si
manifesta in forma
grave,
aggressiva,
produce numerosi
danni a tutti gli organi e i
tessuti in cui il
muco si
accumula.
Le frequenti
infezioni respiratorie e il conseguente stato infiammatorio persistente portano
all’alterazione dell’architettura del tessuto polmonare. Le conseguenze possono essere malattie respiratorie croniche come le
bronchiectasie e la
BPCO, che
aumentano il
rischio di
infezioni e
riducono la
capacità respiratoria, aumentando il rischio di
insufficienza respiratoria. In questi pazienti, la
tosse può essere accompagnata dall’
emissione di sangue (emottisi), dovuta alla
rottura di vasi sanguigni di neoformazione.
La
persistenza di
infiammazione a livello
nasale è spesso causa di
poliposi.
Le
carenze nutrizionali dei pazienti con fibrosi cistica sono dovute al fatto che il
muco blocca gli
enzimi pancreatici e
impedisce loro di raggiungere l’intestino, dove partecipano alla
digestione. Questa è la
ragione principale per cui i
bambini affetti da questa patologia hanno un
accrescimento ritardato e
scarso rispetto ai coetanei.
Se la formazione di
secrezioni dense rallenta o
blocca la
secrezione di insulina da parte del pancreas, rendendo difficile o impossibile il metabolismo degli zuccheri, la conseguenza è il
diabete. Circa il 30% dei malati di fibrosi cistica sviluppa anche questa malattia.
Il
ristagno della
bile e del
succo pancreatico causa
un’infiammazione delle
vie biliari (colecistite) e del
pancreas (pancreatite) e
produzione di calcoli della colecisti (colecistolitiasi).
La
complicanza più seria nell’immediato è l’
ostruzione intestinale, che si verifica quando il normale passaggio delle feci e dei gas viene
impedito.
Fra le possibili
complicanze, l’
osteoporosi, causata dalle
carenze nutrizionali, e gli
squilibri elettrolitici dovuti
all’eccessiva sudorazione, che possono provocare affaticamento,
palpitazioni,
pressione arteriosa molto bassa.
Chi ha la fibrosi cistica può avere figli?
Oltre a queste, che sono senza dubbio le principali complicanze della fibrosi cistica, si devono considerare anche quelle che affliggono o possono affliggere l’
apparato riproduttivo, sia maschile che femminile.
Nell'
apparato genitale maschile il muco impedisce in parte o del tutto agli spermatozoi di attraversare i dotti che collegano
testicoli e
prostata;
Nell'
apparato genitale femminile, invece, possono verificarsi problemi soprattutto a livello ovarico, che possono rendere
difficile il
concepimento.
A proposito di
gravidanza va detto che questa condizione aggrava i sintomi e aumenta i rischi connessi con la fibrosi cistica, pertanto è importante vagliare tutti i pro e i contro di tale scelta prima di programmare una gestazione.
Come si diagnostica la fibrosi cistica
Il test del sudore
La
diagnosi della fibrosi cistica può essere effettuata attraverso il
test del sudore, che misura la
concentrazione di
cloro in
questo fluido. Con questa prova è possibile diagnosticare il 90% di casi della patologia.
Si esegue sui
bambini risultati
positivi allo
screening neonatale e anche in quelli con
ileo da meconio che hanno avuto un
risultato negativo allo screening neonatale. Il test del sudore viene effettuato anche nei piccoli con
infezioni respiratorie ricorrenti, scarso accrescimento e diarrea cronica, anche quando sono negativi allo screening neonatale.
Viene inoltre
eseguito in
adolescenti e adulti con pancreatite cronica o ricorrente, infertilità maschile, sinusite cronica, infezioni polmonari ricorrenti.
Secondo le ultime
linee guida il
risultato del test è:
- Positivo se la concentrazione di cloro è uguale o maggiore a 60 mmol/L;
- Dubbio se risulta tra 30-59 mmol/L;
- Negativo se inferiore a 30 mmol/L.
Poiché questa
prova è piuttosto
sensibile ad
errori procedurali, deve essere eseguita da personale esperto in centri che lo eseguono con una
frequenza elevata.
Lo screening neonatale
L’
esame che valuta il
dosaggio della tripsina (un enzima pancreatico) è noto dalla fine degli anni ‘50 e la Legge n.104 del 5 Febbraio 1992 lo ha reso
obbligatorio nell’ambito dello
screening neonatale.
La misurazione della
concentrazione di
tripsina viene effettuata su una goccia di sangue prelevata dal tallone del neonato entro le prime 72 ore di vita in tutti i centri nascita italiani. Nella
stessa sede e sulla stessa goccia si eseguono anche tutti gli altri test per le altre
patologie metaboliche.
Se lo screening risulta negativo le famiglie non ricevono alcuna comunicazione. Vengono, invece, invitate a ripetere il test se i livelli di tripsina sono elevati.
Se anche questo secondo esame è
alterato rispetto ai valori normali si procede con prove più precise, come il test genetico e il test del sudore.
Il test genetico
Il
test genetico identifica la mutazione del gene della
proteina CFTR. Questo gene viene studiato con una tecnica molecolare definita
Next Generation Sequencing (NGS), che consente di
identificare fino al 97% delle mutazioni.
Le linee guida internazionali raccomandano l’esecuzione del test genetico in tutti i soggetti con segni e sintomi della malattia anche se hanno avuto esito
negativo al test del sudore.
La diagnosi prenatale
È possibile ottenere la
diagnosi prenatale con la villocentesi eseguita dopo l’ottava settimana di gravidanza.
È anche disponibile un test per sapere se si è portatori sani di una mutazione del gene coinvolto nella malattia, stato che non determina la comparsa di alcun sintomo. Questa indagine genetica può essere utile in particolare a chi pianifica una gravidanza e ha motivo di intravedere un rischio genetico in fase di concepimento nel caso fosse portatore sano.
La valutazione della funzione pancreatica
Il
paziente con fibrosi cistica viene sottoposto
regolarmente ad
esami per la valutazione della
funzione pancreatica che hanno lo
scopo di
monitorare lo stato di salute dell’organo.
Queste procedure possono
basarsi sulla rilevazione della
presenza di
grasso nelle
feci, sulla ricerca di enzimi (elastasi fecale)
nelle feci o sul
test del
respiro (che è tuttavia poco sensibile se la riduzione della funzionalità pancreatica è modesta), sul
dosaggio della
chimotripsina, della proteina associata alla pancreatite e dei trigliceridi nel sangue.
Come si cura la fibrosi cistica
Non esistono, ad oggi,
cure risolutive per la fibrosi cistica.
Tuttavia, pur essendo
praticamente solo
sintomatico, il trattamento ha permesso di
prolungare notevolmente la sopravvivenza dei pazienti affetti da questa malattia. Mentre negli anni ’60 la morte sopraggiungeva prima dei 5 anni d’età nella maggior parte dei casi,
oggi l’aspettativa di vita per una persona affetta da fibrosi cistica è di circa 40 anni.
È
indispensabile che i pazienti siano
seguiti in
centri multidisciplinari specializzati per la cura della fibrosi cistica e che siano trattati con un
approccio terapeutico personalizzato.
I modulatori di CFTR
La
ricerca ha consentito lo sviluppo di farmaci che
correggono il
difetto alla
base di alcune forme della malattia, anche se l’obiettivo è sviluppare medicinali in grado di agire su tutti i tipi di mutazione.
Sono i
cosiddetti modulatori di CFTR, che permettono di
ripristinare, almeno in parte, la
funzione della proteina CFTR che la mutazione ha
penalizzato. I modulatori di CFTR sono i
farmaci che hanno
cambiato la storia della malattia e hanno trasformato la fibrosi cistica da malattia letale a disturbo cronico compatibile con la vita, che solo nel 17% circa dei casi genera invalidità.
Ivacaftor è efficace nei pazienti con
mutazioni di
gating: producono una proteina CFTR capace di raggiungere la superficie delle cellule ma incapace di funzionare correttamente. Il farmaco, che agisce come potenziatore dell’attività di CFTR, aiuta la proteina a svolgere il suo ruolo fisiologico e permette di negativizzare il test del sudore. In Italia, solo il 2,5% dei pazienti è portatore di questa tipologia di mutazione.
Lumacaftor funziona da correttore dell’attività di CFTR: aiuta la proteina a raggiungere la sua posizione all’interno della membrana cellulare e a funzionare correttamente. Viene associato a ivacaftor nei pazienti con 2 mutazioni F508del, delle quali una è ereditata dalla madre e l’altra dal padre. Questa
combinazione permette di
ridurre significativamente la
frequenza delle
infezioni polmonari ricorrenti.
La
mutazione F508del è la più frequente a livello mondiale, essendo presente nel 60% dei pazienti con fibrosi cistica, ma nel nostro Paese i pazienti con due mutazioni di questo tipo sono solo il
25%.
Ivacaftor viene combinato con tezacaftor, che agisce da modulatore dell’attività di CFTR, per il trattamento dei pazienti con
doppia mutazione F508del o mutazione F508del associata ad altre mutazioni che consentono una parziale funzionalità residua della proteina
CFTR (residual function).
La combinazione di
tre molecole (Kaftrio®), due correttori (elexacaftor e tezacaftor) e un
potenziatore (ivacaftor), viene impiegata per
trattare la
stessa mutazione F508del.
Altri farmaci per la fibrosi cistica
I pazienti vengono trattati con
antibiotici formulati in
aerosol o
polvere da inalare allo
scopo di
prevenire le
infezioni delle vie respiratorie.
Per facilitare l’espettorazione del muco, vengono utilizzati farmaci
fluidificanti delle
secrezioni bronchiali.
La supplementazione
Alla persona con fibrosi cistica devono essere somministrati vitamine e integratori energetici per sopperire alle carenze legate al malassorbimento. A causa dell’insufficienza pancreatica, che
impedisce la
digestione e l’assorbimento dei
grassi, essa deve
assumere per tutta la vita le
vitamine liposolubili (A, D, E, K).
L’i
nsufficienza pancreatica richiede anche la
somministrazione di
enzimi digestivi (terapia enzimatica pancreatica sostitutiva). La terapia viene istituita
già nei lattanti e
prosegue per
tutta la
vita.
Poiché i pazienti con fibrosi cistica sono affetti da
malassorbimento, devono assumere un
numero di calorie il 20-50% maggiore rispetto al suo fabbisogno giornaliero. La nutrizione delle persone con questa patologia deve essere non solo
ipercalorica, ma anche
iperproteica. Questo obiettivo viene difficilmente raggiunto con i soli pasti principali. Per questa ragione ai pazienti sono consigliati
frequenti spuntini durante la giornata. Anche i neonati allattati al seno devono ricevere l’integrazione di sali, mentre quelli che si nutrono di latte artificiale devono riceverne la formulazione più calorica.
È anche necessaria una s
upplementazione di minerali: i sali minerali, in particolare il
sodio, devono essere reintegrati per prevenire il rischio di disidratazione.
Le terapie mediche
Le
terapie mediche permettono alle persone che soffrono di fibrosi cistica di mantenere il più possibile pervie le vie respiratorie, riducendo la frequenza delle infezioni e migliorando la qualità di vita.
Le tecniche devono essere eseguite da un
professionista specializzato, che, in alcuni casi, può
insegnare al
paziente come gestire la procedura in autonomia a casa propria.
La
fisioterapia respiratoria consiste in una serie di
manovre esterne (come la percussione del torace, il drenaggio posturale e la vibrazione) che hanno lo scopo di aumentare la clearance mucociliare, ossia l’insieme dei meccanismi che mantengono deterse le vie respiratorie.
Normalmente è la
tosse a mantenere puliti i bronchi, ma la
viscosità del muco nei pazienti con fibrosi cistica è
tale da renderla
inefficiente. La
fisioterapia respiratoria deve essere effettuata da un terapista della respirazione.
Il
drenaggio posturale bronchiale permette di
mantenere aperte le
vie respiratorie anche quando la viscosità del muco ostruisce i bronchi. Il soggetto viene ruotato o inclinato su un lato e sottoposto a
lievi percussioni sul torace e sul dorso, con le
mani o con uno
strumento meccanico, per mobilizzare le
secrezioni a
facilitarne l’eliminazione.
Il trapianto di polmone
I pazienti con insufficienza respiratoria grave che non rispondono più alla terapia medica devono essere sottoposti a
trapianto d’organo. I risultati raggiunti nell’ambito anestesiologico e nelle tecniche chirurgiche hanno permesso di arrivare ad un tasso globale di
sopravvivenza a 3 anni pari al 75%.
Le
statistiche indicano che i casi di maggior
successo riguardano pazienti di
età superiore ai 18 anni.
Le principali
complicanze sono rappresentate dal
rigetto dell’organo, dalla comparsa del
diabete di tipo II (NIDDM, quello che
non richiede, almeno nella sua fase iniziale, la
somministrazione di
insulina) e le
infezioni bronchiali e
polmonari. Queste
eventualità sono più frequenti nei pazienti sottoposti a
sostituzione d’organo prima dei 18 anni.
Domande e risposte
Quando si manifestano i primi segni di fibrosi cistica?
Molto precocemente, anche nei primissimi giorni di vita. Il 20-25% dei neonati con fibrosi cistica vanno incontro ad una condizione definita ileo da meconio, che comporta una grave ostruzione intestinale a poche ore dalla nascita.
Come si fa a sapere se si ha la fibrosi cistica?
L’esame più utilizzato per la diagnosi della fibrosi cistica è il test del sudore, che misura la concentrazione di cloro nel sudore. Esiste anche un test genetico, che rileva la presenza della mutazione genetica alla base della malattia e che può essere usato per conferma oppure quando sussistono segni e sintomi della patologia ma il test del sudore è negativo. Dal 1992 tutti i neonati vengono sottoposti ad uno screening prenatale che comprende anche il test per la fibrosi cistica.
Come si cura la fibrosi cistica?
Non esiste, ad oggi, una cura definitiva, ma sono disponibili farmaci efficaci per alcune forme e trattamenti sintomatici, oltre alle terapie mediche per facilitare l’espettorazione del muco e la chirurgia (in particolare il trapianto di polmone). Le persone affette da questa malattia vengono sottoposte a frequenti trattamenti antibiotici per ridurre il rischio di infezioni polmonari ricorrenti.
I farmaci che hanno cambiato la storia della malattia sono i modulatori dell’attività della proteina CFTR, alterata nella fibrosi cistica.
Come si sviluppa la fibrosi cistica?
La fibrosi cistica è causata da una mutazione genetica che colpisce il gene che codifica per una proteina situata nella membrana cellulare. Questa proteina permette il passaggio degli ioni cloro dalla cellula all’esterno e viceversa. Quando è alterata, questo flusso non si verifica e il cloro rimane intrappolato nella cellula, attraendo in loco anche ioni sodio (per bilanciare l’equilibrio elettrolitico: il cloro è caricato negativamente, mentre il sodio positivamente) e acqua (per osmosi). A livello degli organi secretori questo fenomeno determina la produzione di un secreto denso e viscoso.
La trasmissione della mutazione è ereditaria, con meccanismo autosomico recessivo.
Come sospettare la fibrosi cistica negli adulti?
Nel 10% dei casi, la fibrosi cistica si manifesta in età adulta. Questo accade perché i sintomi possono non essere tanto evidenti e passare inosservati o essere attribuiti ad altre patologie. Impropriamente, queste forme vengono definite lievi o atipiche. Possono essere diagnosticate perché il soggetto manifesta improvvisamente una serie di infezioni respiratorie molto ravvicinate nel tempo, oppure perché inizia a soffrire di stipsi ostinata o ancora perché ha frequenti episodi di diarrea con emissione di feci oleose e maleodoranti.