Indice
Domande e risposte
Che cos’è il diabete di tipo 2
Il
diabete è una
malattia cronica caratterizzata da un’alterazione del
metabolismo dell’insulina, un
ormone che controlla il trasporto del glucosio dal sangue nelle cellule, che grazie al suo giusto apporto producono energia. I pazienti diabetici
non producono sufficiente insulina per tenere sotto controllo i livelli di glucosio nel sangue, con un conseguente eccesso di glucosio (glicemia).
I livelli di glucosio nel
sangue di una persona
senza diabete, dopo 8 ore di digiuno, sono normalmente
inferiori a 100 milligrammi/decilitro (mg/dl).
Se i
livelli sono più
elevati, cioè se il diabete
non è
sotto controllo, le
conseguenze per l’organismo sono severe e con il tempo possono diventare letali:
Fortunatamente oggigiorno le terapie se seguite correttamente permettono a chi
sviluppa il diabete una
vita senza troppi disagi e con un’aspettativa di vita nella norma.
In realtà con l’espressione
Diabete di tipo 2 si intende un
gruppo eterogeneo di
alterazioni caratterizzate da gradi
variabili di
insulino-
resistenza (ridotta sensibilità all'insulina da parte dei tessuti bersaglio, quali muscolo, fegato e tessuto adiposo),
alterata secrezione insulinica da parte del
pancreas e aumentata
produzione epatica di glucosio.
Con il passare dei decenni la prevalenza della malattia è aumentata. Secondo i dati della rilevazione PASSI dell’Istituto Superiore di Sanità, nel 2020 il 4,7% dei 18-69 enni ha il diabete. Se consideriamo anche i più anziani la prevalenza sale al 5,9% pari a oltre 3,5 milioni di persone. Fra gli over 75 convive con il diabete il 21% delle persone, cioè una su cinque.
Che differenza c’è fra diabete di tipo 1 e di tipo 2?
Il
diabete mellito di tipo 2 (DM2) è la forma
più comune di diabete e rappresenta circa il 90% dei casi di questa malattia, mentre il restante 10% riguarda il
diabete di tipo 1.
La
differenza fra diabete di tipo 1 e 2 è che il primo coinvolge una risposta immunitaria e insorge in pazienti giovani, solitamente all’inizio della pubertà. Il diabete tipo 1 è infatti una
malattia autoimmune: il sistema immunitario non riconosce le cellule del pancreas (chiamate cellule beta) che producono un ormone, l’insulina, e come conseguenza le distrugge. Il
pancreas a poco a poco
non è più in grado di
produrre l’insulina, che avrebbe il compito di trasportare il glucosio all’interno delle cellule.
Il
diabete di tipo 2 invece non è una malattia autoimmune ma una malattia cronica, dovuta a
molti fattori che provocano resistenza all'insulina
periferica e alterata secrezione di insulina da parte di alcune cellule del pancreas, e che si
sviluppa nel tempo.
Più precisamente quindi, il diabete di tipo 1 induce
insulino-deficienza, mentre il diabete di tipo 2
insulino-resistenza.
Diabete di tipo 2: diagnosi
La
diagnosi di diabete si effettua mediante la
rilevazione di almeno uno dei seguenti criteri:
- Glicemia a digiuno ≥ 126 mg/dl (o 7 mmol/l);
- Glicemia ≥ 200 mg/dl (o 11,1 mmol/l) 2 ore dopo aver assunto 75 g di glucosio (test di tolleranza al glucosio);
- Glicemia random ≥ 200 mg/dl (o 11,1 mmol/l) e presenza di sintomi di iperglicemia tra i quali poliuria e polidipsia.
La
positività a uno dei suddetti test va
confermata con l'esecuzione di almeno
un altro dei
due rimanenti.
Come riconoscere i primi sintomi?
I
sintomi principali del diabete di tipo 2 sono:
Non tutti questi sintomi si presentano in maniera acuta, e pertanto
si può convivere con un inizio di diabete di tipo 2 senza saperlo, se non vengono effettuate le
analisi del sangue. La
diagnosi precoce è tuttavia
fondamentale per tenere sotto controllo la malattia ed evitare future conseguenze agli organi.
Cause del diabete di tipo 2
La malattia si manifesta solitamente dopo i 30-40 anni, con maggiore prevalenza nelle fasce d’età più anziana. Non c’è un’unica causa scatenante, ma diversi fattori di rischio:
- La familiarità, quindi fattori genetici ereditari;
- Lo scarso esercizio fisico;
- Il sovrappeso (indice di massa corporea ≥ 25 kg/m²). L’80% delle persone con diabete di tipo 2 oggi è in sovrappeso o obesa, e questo fattore aumenta nel tempo la mortalità per tutte le cause, in primis per le malattie cardiovascolari. In Italia si possono stimare in circa 4 milioni le persone adulte obese. L’ISTAT, relativamente all’anno 2020, rileva che in Italia, nella popolazione adulta, la quota di sovrappeso è pari al 36,1% (maschi 43,9%, femmine 28,8%), mentre gli obesi sono l’11,5% (maschi 12,3%, femmine 10,8%). Fra i più giovani, i dati ISTAT 2019 sui giovani in età scolastica (6-17 anni) denunciano che il 24,7% di essi è in condizioni di eccesso ponderale (27,1% per i maschi, 22,2% per le femmine) e che circa il 35% degli stessi ha entrambi i genitori nella stessa condizione, il 24% solo il padre, il 30% solo la madre. Complessivamente, quindi, circa l’89% ha almeno un genitore in eccesso ponderale.
- L’appartenenza ad alcune etnie.
Convivere con il diabete, oggi
Dal diabete di tipo 2 non si può guarire. A oggi
non esiste una
cura definitiva per il diabete e pertanto è necessario seguire per tutta la vita una terapia per mantenere la glicemia entro i valori normali. Il primo passo è essere
indirizzati dal proprio
medico di medicina generale presso il
centro diabetologico più vicino (ce ne sono in ogni ASL d’Italia) che vi prenderà in carico e vi seguirà.
Come si è detto, il
diabete di tipo 2 non
produce insulino-deficienza come nel caso del diabete di tipo 1, ma
insulino-resistenza.
Il
diabetologo procede dunque nel caso del diabete di tipo 2 in due modi:
- Supportando il paziente nella modifica del proprio stile di vita, sia dal punto di vista alimentare che di attività fisica. È necessario optare per una dieta povera di zuccheri e di grassi, e soprattutto che permetta di ridurre il peso. L’obesità è un acclarato fattore di rischio per lo sviluppo del diabete di tipo 2. Sì dunque al pesce, alla carne magra e cotta senza grassi, via libera ai cibi ricchi di fibre, ai cereali integrali, a legumi, frutta e verdura. Mentre è preferibile ridurre i latticini o preferire quelli magri;
- Per molti pazienti dieta e sport non bastano, ed è necessario ricorrere a una terapia farmacologica. Il farmaco di prima scelta è la metformina che migliora la sensibilità dei tessuti all’azione dell’insulina. Se la situazione lo richiede si può aggiungere un altro farmaco per il controllo glicemico. Oggi sono disponibili oltre sette classi di farmaci per tenere sotto controllo il diabete mellito di tipo 2.
Il diabete si può prevenire?
Pare di sì.
Possiamo parlare di prevenzione in termini di
riduzione dei fattori di rischio predisponenti allo sviluppo in età adulta/anziana del diabete di tipo 2 (obesità e scarsa attività fisica), e di monitoraggio di persone con valori non ancora sufficienti per diagnosticare la malattia ma che sono indice di sviluppo del diabete entro pochi anni.
Queste
condizioni di pre-allerta sono:
- Emoglobina glicata fra 6.00 e 6.49% (alto rischio di diabete);
- Glicemia a digiuno fra 100 e 125 mg/dl (alterata glicemia a digiuno);
- Glicemia due ore dopo glucosio orale fra 140 e 199 mg/dl (ridotta tolleranza glucidica)
Come spiega la
Società Italiana di Diabetologia, una persona su 5 che ha questi fattori predisponenti sviluppa diabete entro 5 anni.
Diabete e attività fisica
I benefici di una regolare attività fisica sono di diverso tipo:
- A carico dell’apparato cardiovascolare, si riscontra un miglior controllo della pressione arteriosa e delle aritmie, minore viscosità ematica e aumento dell’attività fibrinolitica con conseguente riduzione degli eventi cardio e cerebrovascolari maggiori;
- A livello metabolico, è possibile osservare un miglior controllo del peso corporeo, calo ponderale (soprattutto nel paziente sovrappeso o obeso), miglior controllo glicemico e del profilo lipidico;
- A livello dell’apparato muscoloscheletrico, viene preservata o ritrovata la funzionalità osteo-articolare grazie all’aumento della forza e della resistenza muscolari.
Il 3 novembre 2021 la Conferenza Stato-Regioni ha approvato il documento “Linee di indirizzo sull’attività fisica. Revisione delle raccomandazioni per le differenti fasce d’età e situazioni fisiologiche e nuove raccomandazioni per specifiche patologie” che aggiorna e integra le precedenti Linee di indirizzo sull’attività fisica del 2019. Secondo le raccomandazioni:
- L’attività fisica dovrebbe essere svolta possibilmente ogni giorno cercando di evitare due giorni consecutivi di inattività;
- Si consiglia di camminare per almeno 30 minuti al giorno (individualmente o in gruppi) riduce il rischio di sviluppare il diabete nei soggetti affetti da sindrome metabolica;
- Importante, interrompere regolarmente (ad esempio, ogni 20-30 minuti) il tempo trascorso in posizione seduta e/o reclinata;
- I pazienti adulti con un buon controllo glicemico possono praticare in sicurezza molte attività, compresi vari tipi di sport previa idonea valutazione medica;
- Per i pazienti anziani è necessario consigliare esercizi adattati, per tipologia e intensità, a particolari condizioni e limiti oggettivi.
Diabete e COVID-19
Stando alle ricerche finora pubblicate, i
pazienti COVID-19 positivi diabetici hanno presentato un andamento della malattia da COVID-19
peggiore rispetto alla media, anche in termini di mortalità. Lo
studio CORONADO - pubblicato a febbraio 2021 sulla rivista della European Association for the Study of Diabetes, condotto su 2.796 partecipanti di 68 centri ospedalieri francesi - mostra che
un paziente diabetico su 5, ricoverato per Covid, è morto entro 28 giorni dal ricovero. Va detto che le persone che soffrono di diabete di tipo 2 sono tendenzialmente in sovrappeso o obese e presentano oltre al diabete anche altre malattie croniche. Tuttavia, il
diabete, essendo una patologia strettamente associata alle modificazioni del sistema immunitario, può
coinvolgere anche la
risposta anticorpale.
Nessuna controindicazione al vaccino anti COVID-19 per le persone diabetiche, dal momento che i vaccini non suscitano cambiamenti dal punto di vista glicemico.
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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Domande e risposte
Perché viene il diabete di tipo 2?
La malattia si manifesta solitamente dopo i 30-40 anni, con maggiore prevalenza nelle fasce d’età più anziana. Non c’è un’unica causa scatenante, ma diversi fattori:
- La familiarità, quindi fattori genetici ereditari;
- Lo scarso esercizio fisico;
- Il sovrappeso (indice di massa corporea ≥ 25 kg/m²). L’80% delle persone con diabete di tipo 2 oggi è in sovrappeso o obesa, e questo fattore aumenta nel tempo la mortalità per tutte le cause, in primis per le malattie cardiovascolari;
- L’appartenenza ad alcune etnie.
Come si cura il diabete di tipo 2?
A oggi non esiste una cura definitiva per il diabete e pertanto è necessario seguire per tutta la vita una terapia per mantenere la glicemia entro i valori normali. Il primo passo è essere indirizzati dal proprio medico di medicina generale presso il centro diabetologico più vicino (ce ne sono in ogni ASL d’Italia) che prenderà a carico il paziente.
Il diabetologo procede in due modi:
- Supportando il paziente nella modifica del proprio stile di vita, sia dal punto di vista alimentare che di attività fisica;
- Per molti pazienti non basta ed è necessario ricorrere a una terapia farmacologica. Il farmaco di prima scelta è la metformina che migliora la sensibilità dei tessuti all’azione dell’insulina. Se la situazione lo richiede si può aggiungere un altro farmaco per il controllo glicemico. Oggi sono disponibili oltre sette classi di farmaci per tenere sotto controllo il diabete mellito di tipo 2.
Che differenza c'è tra il diabete tipo 1 e tipo 2?
Il diabete mellito di tipo 2 (DM2) è la forma più comune di diabete e rappresenta circa il 90% dei casi di questa malattia, mentre il restante 10% riguarda il diabete di tipo 1. La differenza fra diabete di tipo 1 e 2 è che il primo coinvolge una risposta immunitaria e insorge in pazienti giovani, solitamente all’inizio della pubertà; mentre il secondo è una malattia cronica dovuta a molti fattori che provocano resistenza all'insulina periferica e alterata secrezione di insulina da parte di alcune cellule del pancreas, e che si sviluppa nel tempo.
Più precisamente quindi, il diabete di tipo 1 induce insulino-deficienza, mentre il diabete di tipo 2 insulino-resistenza.
Come capire se si ha il diabete di tipo 2?
Con le analisi del sangue. La diagnosi di diabete si effettua mediante la rilevazione di almeno uno dei seguenti criteri:
- Glicemia a digiuno ≥ 126 mg/dl (o 7 mmol/l);
- Glicemia ≥ 200 mg/dl (o 11,1 mmol/l) 2 ore dopo aver assunto 75 g di glucosio (test di tolleranza al glucosio);
- Glicemia random ≥ 200 mg/dl (o 11,1 mmol/l) e presenza di sintomi di iperglicemia tra i quali poliuria e polidipsia.
La positività a uno dei suddetti test va confermata con l'esecuzione di almeno un altro dei due rimanenti.